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3 ore di Mugello

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campionato vintage endurance 2015 mugello
di Alberto Sala
Foto di Maurizio Pesenti, Cristina Cortinovis e Arianna Borghi

 

Cominciamo col dire che non ha piovuto, il che, al cospetto del tempio della scorrevolezza, della dea delle piste, dellla dittatura della goduria, della madonna delle pieghe, del dolce su-e-giù mugellante, del nastro d’oro grigio, delle arrabbiate che ti fanno felice, è una gran figata.

Non so se si capisce bene che il Mugello mi piace. I più sensitivi forse hanno percepito qualcosa. Pensavo di introdurre un concetto base (nonché inedito): il Mugello è una goduria pazzesca. E’ la pista perfetta per le nostre opulente caldaie fucinate a Mandello. Al bando le curve lente (finalmente!) e con un’asfalto semplicemente perfetto, lasciarsi sedurre dalla Casanova, abbandonarsi alla Savelli, prendere la prima arrabbiata alla brutto dio e lentamente scarrocciare verso l’esterno sull’orizzonte della seconda, ignari di quel che c’è dopo, chiedersi “ma quando finisce?” nell’immenso tornantone da 180 e più gradi che è il correntaio, prendere velocità come una fionda tra le biondette (suona meglio che al maschile) e precipitarsi giù nel golem della bucine, coi suoi mille modi di farl…

Scusate, mi dicono dalla regia che c’è qualcuno che non ha mai girato al Mugello. Chiedo scusa per la mia imperdonabile insensibilità, passo immediatamente al lato minchitudo della vita, alla M-side, a quelli che tra la pillola rossa e quella blu, hanno preso la leopardata.

Comincia PierPiero, subito di mattina fresco, sfruttando ben benino la freschezza della minchitudo appena colta con la rugiadina sulla punta. Pronti via! dentro, anzi fuori! Alla seconda arrabbiata tira dritto. In effetti a tirar dritto nella sabbia lì non si veda niente, dev’essere un bell’acido… Com’era, Piero? Uno sballo? Ci sta? Bella lì, zio!

E poi ci siamo noi. E mica possiamo tirarci indietro. Basta poco più di un mesetto da Imola per dimenticarsi tutto. Salgo e cerco la cintura di sicurezza, aggiusto lo specchiett… ah già scusate. Entro per terzo stavolta, dopo Mattia e Antonio (magari non mi vedono) e, al solito, faccio subito cagare.
Rientro e Giorgio, il nostro inflessibile team manager a cui tocca la pena di vedere per primo i nostri vergognosi tempi, parte in stereo. Canale sinistro:

“Cazzo Albe, com’è possibile che dai quasi 20 kmh a Antonio in fondo al rettilineo, e poi ti pigli tre secondi nel resto della pista?!?”

Canale destro:

“Cazzo, Anto, com’è possibile che dai tre secondi a Albe, e poi ti pigli 20 kmh sul dritto?!?”

Tranquilli, è solo l’inizio. Tra l’altro, abbiamo le Bridgestone, quindi nessuna scusa come a Imola.

Anche i più piccini scuotono la testa.

Ma arriverà il riscatto, lo so.
Intanto Anto insolitamente si candida per la partenza. Bene, chissà che magari stavolta veda gli scacchi della bandiera finale.
Manco il tempo di fare l’appello che è già ora di partire. In pole la famiglia Pellizzon, i collaudatori Aprilia, manco vi dico i tempi da professionisti che strappano. Appena alle loro spalle, ecco Daniele ‘al Mugello in giornata mai!!’ Sasselli, in versione *mi piace vincere facile* accasato nel team Horvarth, in sella a un super-super-supermotore Guzzi da paura, difatti sarà nettamente il più veloce in rettilineo (ci battono solo per quello, eh). Poco distanti il team Moretti, quello di Roberto. QUEL Roberto, reduce dal volo di Imola.

“no ragazzi… la caviglia è ancora gonfia… non posso permettermi un’altra caduta, vado tranquillo”.
Cronometro: 2.13.

La prossima volta dichiaro anch’io una frattura, magari funziona… no, eh?
Tra i Motoeuropi, dopo il grande Live at Imola Park, torna a furor di fratelli Licini Beppino Titanium, il primo a godere del nuovo jobs act con regolare assunzione per tutto il campionato!!

Ha capito subito che l’Endurance è assolutamente il meglio: correndo per tutte queste ore hai molte più possibilità di fare cagate.

Grande Beppino!!
Torna anche il grande Ruzza a lenire la solitudine di Fantini, orfano del Sasselli e del nonno Veniero che da tempo ha abbandonato il Pane e Nutella (ma solo come team).
Ma parlavamo di minchitudo, giusto? Quindi pronti, via! ed ecco il Forlati finisce il lavoro di Piero sparendo dai teleschermi. Al box vediamo tornare nell’ordine: il codino, il cupolino, estratti omeopatici di pedane, la moto infine lui, unico illeso dopo un aisaid alla Materassi. Ragazzi, non è che perchè si chiama Materassi dobbiamo verificarne la morbidezza, eh! direbbe Bersani.
Intanto, gironzolando nel paddock lancio continui guanti di sfida al Dino (con Graziano non oso, troppo divario). Data la presenza di bambini all’ascolto, non posso riportare fedelmente le parole di reazione, comunque funziona, visto che lungo le tre ore ho visto otto Licini, due Agueci, un Duranti ma nessun Dino.
Dopo la partenza di Antonio, Mattia mi stupisce scendendo costantemente coi tempi. Nel nostro piccolo (ma proprio piccolo) siamo in palla. Dài, magari qualche foto viene bene. Anche Antonio lima. Mentre faccio abbastanza cacare nel mio primo turno, i nostri soci Minchions 21 sono nelle canne. Ma a fumare non sono queste, ma il motore, purtroppo. Qui la minchitudo è tutta di Luigino, che da bravo ingegnere è sempre tecnicamente in cerca di strade nuove. Per adesso, tutte senza uscita, ma è un dettaglio… prima o poi sono sicuro che imbroccherà l’autostrada! (spero nel senso giusto).

Siamo agli ultimi sgoccioli di minchitudo: dopo l’abbondante sfottò a vicenda tra me e Antonio, entro armato di riscatto. Orfeo va da dio, non ci sono più scuse, e martell… ehm tiro un po’ più convinto. Finalmente mi sento bene, godo come un riccio a vedere accendersi la lucina rossa nei tempi intermedi… “questo è il giro giusto!!” mi dico da solo, arrivo come un fulmine (..) appropinquandomi alla casanova, pieg… azz bandiera gialla a strisce rosse: rallento (e mi passa la Ducati di Rossi/Damiani…), qualcuno è volato alla prima arrabbiata, peccato; intanto comunque sto sul 2.26, sarà per il prossimo giro, di nuovo lucina rossa, DAI!! invece le bandiere sventolano inesorabili per altri due giri, poi finalmente pista libera, siii di nuovo lucina rossa anche alla scarperia, dopo le biondetti luce rossa porno, sono sotto di due secondi, FIGO stavolta ci sono, scendo la bucine gasato come un pirla gasato, TIRA TIRA TIRA TIRA… AZZ TROPPO! tutto infoiato in uscita tengo troppo la terza, supero quota ottomila senza bombole d’ossigeno e il limitatore scatta implacabile. NOOOOOO!!! Mattia mi aveva avvertito che quando scatta il limitatore, non si sa percome e perché, smette di dare corrente al motore per almeno cinque-dieci secondi.

Percorro l’inizio del rettilineo col braccio su e le orecchie giù,

segnalando l’improvviso rallentamento a chi sopraggiunge, mentre gli astanti leggono “imbecille”. Presente, mi brucio il giro buono.
Nel frattempo, con la coda dell’occhio avevo notato che dalla nostra postazione al muretto i miei soci mi stavano incitando infoiati come foibe. Che carini, mi sostengono, suppongo perché manca poco alla fine della gara… che gentili! Riprendo a tirare, ci sono ancora una manciata di giri buoni, ma prima un doppiato, poi l’ennesima bandiera gialla, stavolta per segnalare il volo del povero Ruzza, tradito dai singhiozzi dell’impianto elettrico e atterrato al Poggio Secco (il copywriter del circuito è un sadico), alla fine mi avete rotto i maroni, e mi gusto tranquillo gli ultimi godendomi le curve e la bandiera finale, bella lì!!
Arrivato al parco chiuso, scopro che siamo noni assoluti, e l’ottavo era davanti a me di quattro secondi. Ma poorc…! Ma non potevano scrivermi sulla lavagna “tira, pirla, che prendi quello davanti”? E’ vietato parlare al conducente, ma scrivere sì! Segnato: comprare una quarantina di lettere per la tabella di segnalazione.

Ma le sorprese della minchitudo non hanno mai fine.

Non so queste ultime se belle o meno… la prima riguarda lo staff del circuito. Già al briefing ho avuto qualche sospetto al momento in cui candidamente il direttore di gara ha ammesso la non presenza della safety car e delle bandiere bianche per la pioggia. A tre quarti di gara, una bella Ducati rosso e gialla vola all’esterno della bucine, col pilota steso immobile per almeno trenta secondi, prima che qualcuno dei commissari si faccia vivo. Sembra poco, ma vi assicuro che sono tantissimi, e ci vorrà ancora parecchio prima di vederli assistere degnamente l’infortunato, che grazie al cielo lentamente ricomincia a dare segni di vita.

Infine, il balletto finale. Ma chi ha vinto?

Rossi/Damiani sono passati primi sul traguardo, seguiti da Sasselli/Horvarth, ma dapprima vengono retrocessi, poi riabilitati. Uai? All’ultimo cambio, Damiani si è fermato ai box, è sceso, ha accennato a un passo di salsa e poi è ripartito ancora lui. Tempo massimo individuale superato, ma formalmente, non ha fatto due turni “consecutivi”. Ballare fa miracoli!!

Epilogo

Raccattiamo le carabattole e rassegnati all’idea, ci prepariamo al terrificante viaggio di ritorno: Mugello-Bergamo a 80 kmh, per via dei carrelli e roulottes che gli zingari ci fanno un baffo. “mangiamo al primo autogrill col gpl” “OK!”. Peccato che il primo autogrill col gpl sta a Modena. Arriviamo che sono ormai le 22 e passa, ho una falda di S. Andrea al posto dello stomaco, entriamo nell’area di servizio e ci rendiamo conto che tutto il nord Italia che si è fatto il ponte si è dato appuntamento a QUESTO autogrill, anche se non hanno il gpl. Dopo mezz’ora di arrancare raggiungo il bar, ordino un bufalino e mi portano una bufala di panino: un paio di fette di cartone oliate con un po’ di pelle di daino e due spugnette giallastre. Ma ho troppa fame, l’addento e mi ustiono la lingua. Disperato, lo butto e il Double Wooper che mi prendo dopo mi pare preparato da Gualtiero Marchesi. Riprendiamo il ritorno sperando non ci esploda ancora una gomma del carrello (come all’andata, ci piace cominciare bene).
That’s all folks, appuntamento per le prossime avventure Minchions a Vallelunga!

 

Grazie a:

– a tutto il mio team, compreso Nazareno e Icio, grazie per il prezioso aiuto. Siamo un team fantastici!!

– la Federazione: il campionato su queste piste e con questa organizzazione è tutt’altra cosa

 

GALLERY

GALLERY DI CRISTINA CORTINOVIS

GALLERY DI ARIANNA BORGHI

85° Braticola Trophy

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Partenza

Roma 8 aprile 2015

L’85° BT comincia con un rebus, l’appuntamento della partenza.

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Il tagliandone è stato fatto, le gomme ci sono, la sacca porta tutto è carica, mancano solo DBM e un po di vestiario. La temperatura è scesa ma voci di corridoio danno la location sul mare, menù pescetariano. Ho messo Castel Volturno tra le mete, Ivan ha suggerito il parco del Vesuvio.
OrEsTe non ha detto dove si farà il BT, arriveremo a destinazione con una caccia al tesoro.

Come non detto …
In attesa dei ritardatari, e alla faccia dei servi della gleba, facciamo uno spuntino ricco di calorie, la strada sarà lunga …

Superstrada veloce per Sora, e poi, finalmente il valico di Forca d’Acero. Tutti presenti. La temperatura è scesa decisamente, serviranno ancora un po di calorie e ripristinare il liquidi perduti. Ho avuto una specie di déjà vu sardo …

Ripartenza

Qualche tappa e poi arrivo a Pescocostanzo, dove incontriamo l’altro OrEsTe, GrazieSandro, per un aperitivo a base di pane, olio e pecorino. Stagionato in grotta, buonissimo !
Il tempo è ottimo e OrEsTe ha deciso per un picnic, invece del pranzo classico in trattoria, ha già acquistato tutto il necessario, pane, affettati, formaggi, vino … oltre la produzione casalinga dei braticolari. Peccato per i fagioli di Skianto, erano veramente pochi …
Tanto per vivacizzare il viaggio sono partito con la borsa aperta e ho sparso il contenuto lungo la strada. Ringrazio tutti per la meticolosa operazione di raccolta.

Freschie e riposati … burb! … riprendiamo il viaggio per completare le prossime tappe

Braticola 85esimoPer me le strade nuove sono tutte belle.
Arrivati a Lanciano incontriamo Massimone, che ci porterà alla misteriosa destinazione. Si prosegue per San Vito Chietino e poi per la litoranea, verso Vasto, svolta a sinistra verso il mare e poi l’immancabile stradina sterrata, finiamo sulla costa accanto a quello che a me sembra un bilancione per la pesca. Trabocco Punta Isolata.
Siamo arrivati, si scarica l’armamentario, si montano le tende e si fa la conoscenza del signor Enrico, che gestisce il trabocco, convertito a risotrante, ma ancora usato per la pesca … e che pesca ! ci fa vedere un secchio con delle seppie vive di mezzo chilo abbondante.
Il posto è molto suggestivo, Enrico ci dice che la stradina sterrata era il vecchio binario della ferrovia adriatica, inaugurata nel 1872 e dismessa nel 2005, e trasformata in pista ciclabile.

Cena deliziosa a base di pesce, ovviamente, e abbondante vino bianco locale … le tende sono vicine, l’unico rischio è finire in mare dal ponte. Fine cena con dolcetti, caffè, grappa speciale, e zuccherini alle amarene by Porcherrimo

Sabato mattina si recuperano i sopravissuti, si riarma la moto, e si decide per il percorso del ritorno. Tiburtina. Tappa per il pranzo a Raiano, poi Forca Caruso, che facevo per la prima volta, Collarmele, Carsoli per la sosta benzina e Arsoli per l’ultimo caffe della giornata

Pochi inconvenienti in questo braticola, la truppa invecchia, le moto cadono da ferme … Mollicone ci ha dato qualche diversivo col motorino d’avviamento guasto.

Nello

Foto di Nello, Beppe e Skianto

tre punto zero

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road
di Alberto Sala

E tre!
Dopo il primo page builder di Fange nel lontano 2001, il secondo di Pagine Libere (il primo fatto con cms) datato 2009, e dopo la nuova versione responsive del forum, eccoci alla terza versione del sito di Anima Guzzista, che nasconde sotto al cofano il motore di WordPress.
Perché WordPress? Perché è un motore collaudato, conosciuto, sempre aggiornato e affidabile, senza vincoli particolari, ma soprattutto, facile.
Ma l’idea del nuovo sito non nasce solo per dare una mano di vernice, o solo per cambiare piattaforma (era necessario economicamente), o per essere finalmente responsive, cioè visibili e fruibili perfettamente da ogni dispositivo. Nasce soprattutto dalle potenzialità date dalla sua facilità, per poter facilmente aggiungere contenuti, racconti, report, fotografie e quant’altro, il tutto con meno difficoltà dell’uso di Microsoft Word, programma che tutti sanno usare.
Quello che vedete ora è, diciamo così, la beta del nuovo sito (dovremmo siglarla 3.0b continuando la similitudine informatica): mancano ancora non solo molti contenuti del vecchio sito, ma anche alcune funzionalità che saranno a breve operative: tutti i soci di Anima Guzzista riceveranno username e password inizialmente per accedere all’area 57. Ma l’idea (vediamo se sarà effettivamente realizzabile) è che ognuno possa scrivere direttamente il suo pensiero sotto forma di racconto, report, tecnica, special e così via. La prossima volta che Peppino straccerà di nuovo la bandiera a scacchi per primo, non dovrà scrivere il report con quel terribile! programma che è Word, raccogliere e mandare le foto separatamente zippate, ed attendere che lo staff impagini e pubblichi, ma sarebbe splendido se potrà farlo lui direttamente, senza aspettare mesi ma al massimo solo una conferma che non abbia accidentalmente scritto “faccia di culo” al secondo arrivato. La prossima volta che Magneto deciderà di creare una nuova special (non importa di che marca, anche un Solex, basta che sia dentro quel garage!!), non piazzerà quelle splendidi ed eccit… ehm luminose foto nel forum, dove si perderanno inevitabilmente nel tempo come raggi di Tannhoiser nel buio ed è ora di esticazzi, ma potrà renderle immortali nella sezione Special, compresi tutti i suoi trucchetti e adattamenti, preziosi come oro. Potrebbe essere una possibilità in più: il tempo dirà se meglio di faccialibro o meno… Di sicuro non sarete mai profilati e nessuna informazione su di voi uscirà mai da Anima Guzzista.

La nostra Associazione gode di ottima salute; scusate del ritardo ma a breve riceverete la convocazione d’assemblea col bilancio allegato, così potrete constatarlo; tra due mesi si parte per un nuovo Incontro di Primavera che promette faville, avremo l’occasione di consegnare il Libro delle Firme a uno dei concessionari più preziosi che abbiamo, e non solo come “concessionario”, ma soprattutto come persona: chiunque conosce Roberto sarà fiero di potergli consegnare la propria firma nel Libro; incontro che condivideremo anche con gli amici del Motoclub Aquile del Conero; avremo modo di vedere da vicino le opere del grande, grandissimo Ettore Gambioli che tanto ha dato alla nostra Associazione, non solo con il monumento. Dando uno sguardo al mondo delle corse, il Trofeo Guzzi è ormai una realtà stra-consolidata, e il campionato Endurance non è mai stato così bello, ben organizzato e su piste così belle come non mai (forse anche grazie a una certa letterina)… spero che questo nuovo sito sia una – altrettanta – bella notizia, che di questi tempi è merce non proprio facile e scontata.
Buon divertimento, minchioni!!

 

Foto: all-free-download.com

Aquile Sibilline – 16° Incontro di Primavera

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Aquile Sibilline 2015 Incontro di primavera Anima Guzzista

Ah, l’Umbria, cuore verde d’Italia! Ah, Assisi: città d’arte, storia e cultura come poche altre al mondo!… Basta solo nominarle ed ecco che con la mente iniziamo a viaggiare tra Giotto, San Francesco, Piero della Francesca, festival di teatro o jazz e chi più ne ha, più ne metta! Questo, ovviamente, a meno che non siate Guzzisti.
Perché il Guzzista a sentir parlare di Umbria, magari a fine Maggio, non pensa a queste cose ma piuttosto entra in estasi e si esprime in codici e sigle misteriose: Umbria? Umbria come Millecurve? Intendi dire Umbria come: SS77, SS444, Millecurve? Colfiorito? Valnerina, Castelluccio? Apecchiese, Bocca Serriola?… Nomi e sigle poco conosciute ai più ma comprensibilissime però per chiunque abbia attraversato in moto una delle più goduriose regioni di Italia. L’Umbria offre infatti strade motociclistiche emozionanti, panorami e scenari mozzafiato e una cucina genuina a prova di Guzzista!

E’ quindi con l’acquolina in bocca che vi annunciamo che dopo aver toccato Lazio, Marche e Toscana, quest’anno l’Incontro di Primavera di Anima Guzzista tocca proprio all’Umbria, e sarà dal 31 maggio al 1 Giugno 2015!

Faremo base ad Assisi, e il programma della due giorni prevede, tra una piega e l’altra una visita alla storica Concessionaria Moretti di Macerata, Tempio della Moto Guzzi e più antica concessionaria tuttora in attività, durante la quale consegneremo il Libro delle Firme, che raccoglie tutte le firme della petizione che lanciammo lo scorso anno; una visita nello studio dell’artista più amato da Guzzisti, il nostro grandissimo Ettore Gambioli autore tra l’altro del nostro monumento a Carlo Guzzi, e tantissimo altro ancora. I giri in moto, come sempre, saranno su misura nel senso che gli amanti dei panorami, i cacciatori di selfie e i piallatori di pedane avranno ciascuno la possibilità di esprimersi e godersi i trasferimenti a loro piacimento. Le soste sono state studiate in luoghi dove poter assaporare a pieno l’autenticità della vera cucina umbra e la sera del sabato, a grande richiesta, la Guzzisti Liberi Blues Band continuerà il Reunion Tour iniziato l’anno scorso a Norma!

Alloggio

Alloggeremo presso il camping hotel Fontemaggio dove saremo accomodati nelle loro camere, oppure per chi preferirà ci sarà la formula campeggio.

Programma

Domenica 31 maggio

Alle 9,30 incontro a Macerata presso il concessionario Primo Moretti e consegna del Libro delle Firme

partenza massimo 11:00

Sosta Pranzo a Montefortino (FM) ore 13:30 c/o Agriturismo Santa Lucia dei Sibillini
Pranzo veloce con Lasagna, maiale arrosto e contorno, dolcetti secchi, acqua, vino e caffè.

Sera, arrivo ad Assisi c/o Camping hotel Fontemaggio,
Cena h 20:30, menu in corso di definizione.

Itinerario completo

Lunedì 1 Giugno

Partenza ore 9:30 in direzione di Cagli, dove saremo accolti presso la dimora del grandissimo artista Ettore Gambioli, dove attorno alle 12 ci sarà aperitivo ed esposizione delle opere del maestro.

Pranzo ore 13:30 a Cagli (PU) presso l’Agriturismo La Colticciola

Cena h 21:00, menu in corso di definizione.
A seguire Concertone della GuzzistiLiberi Blues Band e open bar!!

Itinerario completo

Martedì 2 Giugno
Colazione, saluti e baci!

 

Quote di partecipazione

– Pernotto in hotel

Quota soci di Anima Guzzista: 135 euro

Quota non soci: 146 euro

Le iscrizioni sono chiuse

– Pernotto in campeggio

Quota soci di Anima Guzzista: 110 euro

Quota non soci: 121 euro

Iscrizione

LE ISCRIZIONI SONO CHIUSE, FOTTETEV… EHM SIAMO SPIACENTI!

1 –  se eravate meno cagadubbi, potevate effettuate il pagamento

con bonifico sul conto bancario UBI IBAN IT76 G 05428 3392 000 000 000 5993 intestato ad Anima Guzzista, con la causale “Incontro di Primavera 2015”

2 – se vi sbrigavate, avreste potuto compilare il modulo di iscrizione online,

invece vi resta il famoso atollo.

3 – scaricate il modulo di scarico di responsabilità

(questo link lo lasciamo, we know our chicken)

da consegnare obbligatoriamente il primo giorno di raduno, debitamente compilato.

ATTENZIONE: no scarico responsabilità, no party!

Attenzione: le iscrizioni si chiudono improrogabilmente entro il 20 maggio

Affrettatevi perchè i posti sono limitati!

Cover image © stockvault.net

Oli Motore

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di Fange

Come si è già accennato, nell’articolo sulla lubrificazione, all’olio motore sono affidate varie importanti funzioni.

Esse possono essere così riassunte:

— Formare in qualsiasi condizione di esercizio un adeguato strato lubrificante sui vari accoppiamenti meccanici in movimento relativo, allo scopo di limitare al massimo resistenza di attrito e l’usura delle superfici a contatto.
— Assicurare la pulizia del motore prevenendo la formazione di depositi.
— Proteggere le parti del motore dalla formazione di ruggine e dall’attacco chimico di prodotti acidi derivanti dalla combustione.
— Collaborare con le fasce elastiche alla tenuta tra pistone e camicia, in modo da impedire, per quanto possibile, perdite di potenza.
— Integrare il sistema di raffreddamento del motore, in modo da mantenere la temperatura entro quei limiti che ne assicurano il buon funzionamento.

Data la varietà delle funzioni che devono svolgere è necessario che gli oli siano formulati in modo da possedere determinate caratteristiche e proprietà. Esamineremo qui di seguito le più importanti.

Viscosità

La viscosità è la caratteristica che riveste importanza primaria nella lubrificazione dei motori; essa deve essere contenuta entro opportuni limiti. Un olio troppo viscoso creerebbe problemi notevolissimi, specialmente alle basse temperature, nei riguardi dell’avviamento del motore e della circolazione dell’olio nelle canalizzazioni del circuito di lubrificazione. Infatti il tempo che impiega l’olio a raggiungere tutti i punti da lubrificare dipende essenzialmente dalla viscosità dell’olio stesso alla temperatura d’avviamento.

Quanto maggior è tale viscosità, tanto più lentamente l’olio entra in circolazione; ciò comporta evidentemente maggiori usure.

È però necessario che un olio per motori abbia una viscosità sufficiente alle alte temperature, tipiche del normale funzionamento a regime: infatti, qualora la viscosità fosse troppa bassa, il velo lubrificante si potrebbe interrompere provocando in un primo tempo sensibili usure e successivamente grippaggio o fusione negli accoppiamenti meccanici più delicati (perno-bronzina, pistone-camicia, ecc.).

Bisogna tenere presente infine che la viscosità influisce sul consumo d’olio e sulle perdite di potenza. Più fluido è l’olio, minori sono le perdite di potenza per attrito interno del lubrificante e maggiore è l’asportazione di calore.

Il legame tra viscosità e consumo d’olio è invece più complesso; infatti, mentre la quantità d’olio che viene aspirata nelle camere di combustione attraverso le guide delle valvole diminuisce all’aumentare della viscosità, il consumo attraverso l’accoppiamento pistone-cilindro può essere influenzato da una maggiore viscosità in modo positivo o negativo a seconda della struttura del motore e delle condizioni di esercizio.

Indice di viscosità

La viscosità di un lubrificante aumenta al diminuire della temperatura e viceversa. Le variazioni di viscosità, sempre di entità rilevante nell’intervallo di temperatura che si riscontra nei motori, differiscono per i vari tipi di olio e sono misurate mediante una grandezza appositamente definita, denominata indice di viscosità.

L’indice di viscosità assume valori tanto più alti quanto minori sono le variazioni di viscosità al variare della temperatura.

Da quanto esposto nel paragrafo precedente risulta che le variazioni di viscosità devono essere mantenute entro i limiti più ristretti; ciò ha condotto alla formulazione di oli motore con indice di viscosità sempre più elevato. Per ottenere l’aumento dell’indice di viscosità si è ricorso in un primo tempo alla scelta di particolari grezzi e di opportuni processi di raffinazione ed in un secondo tempo alla aggiunta di appositi additivi (Viscosity Index Improvers).

Questi sono costituiti da polimeri come i polimetacrilati, polisobutileni, copolimeri etilene-propilene, copolimeri sti-rolo-butadiene, ecc.

L’azione di tali additivi è tanto maggiore quanto maggiore è il loro peso molecolare e ciò è spiegabile con le variazioni di forma che subiscono le loro molecole al variare della temperatura.

All’aumentare della temperatura queste molecole aumentano di volume ed inglobano una maggiore quantità di olio ostacolandone lo scorrimento. Viene così parzialmente compensata la diminuzione di viscosità dell’olio in cui sono disperse.

Alle basse temperature, invece, le molecole assumono una forma compatta con volume minimo ed influenzano in misura più limitata la viscosità dell’olio base. Con il crescere del peso molecolare diminuisce però la resistenza al taglio di queste molecole polimeriche che, spezzandosi, perdono parzialmente la loro efficacia. Occorre perciò bilanciare opportunamente le loro dimensioni in modo da non avere una eccessiva riduzione di viscosità durante l’esercizio.

Alcuni di questi additivi esercitano anche azioni complementari in quanto contribuiscono ad abbassare il punto di scorrimento e ad aumentare il potere disperdente del lubrificante. Queste proprietà verranno trattate più dettagliatamente in seguito.

Punto di scorrimento

II punto di scorrimento è la più bassa temperatura alla quale l’olio possiede ancora la capacità di scorrere.

È importantissimo che il punto di scorrimento di un lubrificante sia sempre inferiore alla temperatura minima ambiente. Se ciò non accadesse l’olio sarebbe praticamente congelato nella coppa e nelle tubazioni per cui non potrebbe entrare in circolazione e giungere a lubrificare organi. Tra l’altro, dato che anche l’eventuale film di olio rimasto sulle superfici dei cilindri e degli altri organi si troverebbe allo stato solido, l’attrito da vincere sarebbe molto maggiore e notevolissimo l’assorbimento di energia richiesto per l’avviamento. Poiché il punto di scorrimento degli oli minerali attualmente impiegati nei lubrificanti per motore dipende principalmente dalla grandezza dei cristalli di paraffina che si formano in seguito al raffreddamento, per abbassarlo vengono aggiunti speciali additivi (Pour Point Depressants) i quali creano intorno ai primi cristalli formatisi una sorta di rivestimento che ne rende molto difficile l’accrescimento. Gli additivi Pour Point Depressants più impiegati sono costituiti da polimetacrilati di peso molecolare più basso di quelli che si adoperano come Viscosity Index Improvers.

Volatilità

Gli oli minerali sono costituiti da diverse frazioni di idrocarburi con differente peso molecolare; le più leggere, che sono anche le più fluide, evaporano più facilmente di quelle più pesanti.

La presenza di frazioni molto leggere in un lubrificante comporta una maggiore evaporazione e di conseguenza elevati consumi di olio, aumento di viscosità del lubrificante, in quanto costituito dalle frazioni pesanti non evaporate e formazione di lacche e di depositi carboniosi dovuti alla decomposizione dei vapori di olio sulle parti più calde del motore.

Per limitare il più possibile questo fenomeno è necessario che le frazioni di idrocarburi contenute in un olio motore distillino in un intervallo di temperatura molto ristretto cioè che le loro volatilità siano il più possibile vicine. Ciò è particolarmente importante per gli oli più fluidi che sono quelli che presentano la maggiore volatilità. Tali considerazioni sono valide soprattutto per gli oli multigradi i quali sono ottenuti miscelando oli base fluidi, e di conseguenza molto volatili, con additivi che aumentano l’indice di viscosità.

Per tale motivo negli oli multigradi si può ridurre notevolmente la volatilità sostituendo la parte più fluida, e quindi più volatile, dell’olio minerale con una opportuna percentuale di olio di sintesi avente volatilità molto più bassa rispetto agli olio minerali di pari viscosità.

Stabilità all’ossidazione

Tutti gli idrocarburi possono reagire con l’ossigeno quando sono esposti all’aria a temperature elevate e per un periodo di tempo sufficientemente lungo. Nel caso dei lubrificanti la tendenza all’ossidazione è più o meno pronunciata a seconda della costituzione dell’olio, della temperatura a cui opera e dei tipi di metalli con i quali si trova a contatto.

Questi ultimi, infatti, agendo da catalizzatori, possono accelerare i processi di ossidazione.

L’ossidazione dell’olio ha luogo per fasi successive:

inizialmente si formano dei perossidi organici che, oltre ad essere importanti agenti corrosivi per alcuni tipi di metalli dei cuscinetti, agiscono quali promotori di ulteriori reazioni di ossidazione nella restante massa di lubrificante; si arriva così alla formazione di prodotti complessi acidi e corrosivi, di morchie e di prodotti insolubili, nonché all’aumento della viscosità dell’olio.

Per limitare la formazione di prodotti ossidati, oltre ad una accurata scelta delle basi, vengono aggiunti all’olio opportuni additivi.

Tali additivi, detti inibitori di ossidazione, rallentano sensibilmente il processo ossidativo decomponendo i perossidi organici formatisi e trasformandoli in prodotti del tutto inerti. Alcuni additivi antiossidanti, inoltre, hanno efficacia anche nel proteggere i cuscinetti dalla corrosione, formando sulle superfici metalliche un film protettivo.

Gli additivi antiossidanti più comuni sono:

— solfofenati organici
— composti fendici
— composti organici solfo-fosforizzati.

Negli oli motore vengono prevalentemente impiegati gli

additivi dell’ultimo tipo.

Detergenza e disperdenza

La progettazione del motore, le prestazioni che deve fornire, le sue condizioni di utilizzazione e di manutenzione, il carburante o il combustibile e l’olio lubrificante sono i fattori principali che influiscono sull’entità dei depositi che si formano all’interno dei motori.

La natura dei depositi dipende in primo luogo dalla temperatura delle superfici metalliche sulle quali si formano. Si può quindi procedere alla distinzione qui di seguito riportata.

Depositi sulle superfici ad alta temperatura

Essi si formano appunto sulle superfici che si trovano ad alta temperatura cioè nelle camere di combustione, sulle teste dei pistoni e delle valvole.

Tra le cause di formazione di questi depositi, oltre alle condizioni di utilizzazione ed alla configurazione del motore, sono da elencare il tipo di carburante o di combustibile, il tipo di olio lubrificante (natura dell’olio base, contenuto di additivi organometallici) e le polveri provenienti dalla usura e dall’aria aspirata nel motore.

Nei motori ad accensione per scintilla questi depositi costituiscono dei punti caldi che possono essere la causa dell’insorgere del fenomeno della preaccensione; inoltre possono impedire la chiusura perfetta delle valvole di scarico, quando si formino in quantità eccessiva sulle loro sedi.

I lubrificanti non hanno alcuna possibilità di asportare i depositi di questo tipo, data la posizione e le condizioni in cui si formano; tuttavia è possibile evitare almeno in parte che i lubrificanti concorrano alla formazione dei depositi limitando l’impiego degli additivi che contengono metalli.

Uno

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di Beppe Braga

“Beppe come è finita la gara, come ti sei piazzato?” “uno … anzi UUUUNOOOOOOO !!!!!!”
Ma andiamo con ordine, non si parte dalla fine, se no si toglie il gusto di scoprire il finale, vabbè ormai è fatta!
Allora il report è finito? Ma no dai vi racconto un po’ come è andata.
Sabato 8 novembre 2014: UINTERPARTI: tutto inizia qui, solito o meglio insolito incontro di chiusura anno di Anima Guzzista, un incontro imperdibile per chiudere in bellezza l’anno incontrando, rincontrando belle e brutte facce di piccoli grandi Amici con una insana passione e una malattia incurabile: la GUZZITE cronica, e si perché una volta infettati non se ne esce più (anche se qualcuno ci prova cambiando cavalcatura, ma si rimane Guzzisti nell’anima per sempre).
Durante le lunghe pause tra una portata e l’altra, tra una canzone e l’altra, tra un bicchier di vino, di acqua, di bibite più o meno gassate e più o meno alcooliche, vengo avvicinato dal mitico duo Licini-Licini: senti Beppe (ecco che ricominciano, già sentito il discorso un paio di anni fa, ma andato a finire in nulla), la prendono alla larga, “che licenza fai quest’anno?” … dipende quella che potrebbe servirmi per fare il Trofeo Guzzi, “ma se ti chiedessimo di fare una gara di Endurance con noi? Sai il 22 marzo c’è l’apertura del Campionato e io (Mario) devo lavorare (gli capiterà un giorno all’anno, ma la sfiga che ha una mira micidiale, gli ha giocato un brutto scherzo e ha scelto il giorno inaugurale del campionato) e come sai c’è Imola (bip-bip-bip-bip ci sono parole che nessuno avrebbe il coraggio di ripetere, anche il tatuato si vergognerebbe, perché è chiaro che il Licini M. è … diciamo un po’ contrariato per non poter partecipare)”
Quando un Amico chiede aiuto, di solito lo si manda a quel paese, ma se ti chiede di correre al suo posto, e per di più a Imola, come fare a dire di no???
I giorni passano, ci si tessera con AG (imprescindibile atto che se non eseguito ti porta a sentirti più fuori di testa di quello che già uno è da solo), e chiede alla nostra Santa Tesoriera, nonché Presidente ombra, Rosella di farci la licenza, ma quella bbona, quella che serve per correre l’Endurance, “Ma Beppino, sei sicuro?” Ma Ros fai correre il tuo maritino, nonché Presidente “vero” di AG e non vuoi far divertire anche me??
Ripassano i giorni, visita medica: passata (meno male non che non fanno i test psico-attitudinali se no di quelli che fanno l’Endurance …. Vabbè non ci sarebbe neppure il campionato per mancanza di iscritti), documenti inviati alla Ros, anche quelli che devi tenerti perché servono a te, ma Rosella capisce.
Intanto solo una telefonata di Mario per avere conferma della mia disponibilità, ma ohibò io sono un uomo (?) di parola, se ti dico che sono disponibile, non me lo devi richiedere, “ma si certo che ci sarò”.
Mancano solo pochi giorni e si fa sentire anche Valerio, “è tanto che dovevo chiamarti” (e il dubbio ti assale, non è che ci hanno ripensato, d’altronde chi ci crede che il BeppeTitanium è un Pilota? Viene da ridere solo a pensarci) “allora sei pronto?”, sospirone di sollievo “Certo, mi sono pure allenato (e il naso si allunga peggio che a Pinocchio, perché l’unica attività di movimento fatta tra il Uinterparty e oggi sono stati quei lunghissimi 6 minuti di tapis roulant per l’ECG da sforzo alla visita medica)”
È venerdì 20 marzo 2015, Imola è sempre lì, anche perché chi penserebbe mai di spostare una cittadina, e i cancelli si apriranno non prima delle 15.00, allora al mattino si prepara il tutto: tuta, casco, guanti, calze tecniche, paraschiena, occhiali, sacco a pelo, materassino e moto …. e sì perché uno come me non si accontenta, inizia anche il Trofeo Moto Guzzi Vintage, è l’ottavo anno, mi sono perso solo un paio di gare, ma Imola non me la perdo di sicuro, e quindi gareggerò in due classi. Dopo pranzo, baci e abbracci a casa, e viaaaaaaaa.
Il furgone corre veloce (col pensiero), ma nonostante tutto riesco a superare Gas Gas in autostrada e mi dico: “almeno uno l’ho sorpassato”
Imola.
Già l’ingresso e il personale che controlla e ti chiede cose strane tipo “che numero è il suo box?”, ti fanno capire che questo non è un circuito qualunque, questo è un VERO CIRCUITO, per veri piloti, per vere moto, ma io che ci faccio qui??? Ma ormai ci sono e devo godermelo questo fine settimana.
Iscrizione, verifiche della mia moto, verifiche della 33, transponder per la mia (tasca sinistra) transponder per la 33 (tasca destra), scelta dei bracciali con il giusto colore, ci va Valerio e meno male che non si sbaglia perché se mi fosse capitato il bracciale rosso, mi toccava scendere dalla V35 Titanium per salire subito sulla 33, invece il bracciale giallo mi consente di riposare un turno. Finisce il venerdì non senza essere salito a motore spento sulla 33. È la prima volta che la tocco, è la prima volta che si poso il fondoschiena, è la prima volta che salgo su una moto dove le pedane sono appena sotto le ascelle e in 10 secondi già mi stanno per venire i crampi alle gambe, ma io sono previdente mi sono portato quattro bustine di Polase contro i crampi (e meno male che mi sono ricordato, sono state molto utili, molto molto utili).
Si cena, si canta, e si qualcuno ha anche portato una chitarra …. Yamaha (ma non ci sono chitarre Guzzi, bisogna accontentarsi).
Non è tardi non sono ancora le 23.00, ma è bene andare a dormire. Mi avvio verso il furgone che già molte volte è stato il mio B&B preferito, anche se non mi offre mai la colazione. Una gonfiata al materassino, si apre il sacco a pelo estivo, si rimane in boxer e maglietta e … si prova a dormire, alcuni pensieri ti distraggono, non solo quelli della pista, della moto che dovrai guidare che non è tua, anzi è del Team Campione Italiano 2014, ma anche quelli di casa. Verso le 3 della notte però mi sveglio, sono un ghiaccolo, e il materassino ha incominciato a cedere, di corsa a eliminare i liquidi in eccesso, si rigonfia il materassino (è proprio un vero circuito dove anche di notte la security è attenta e vigile, e chissà cosa avrà pensato il tipo che vedeva il furgone muoversi con cadenza e ritmo, ondeggiava come se ….), mi infilo calzini, felpa, giubbotto e si riprova a dormire, ma il freddo ormai è dentro le ossa e le 7.00 sono così lontane.
Sabato.
Tocca non so a chi iniziare le danze in pista, ma subito dopo il Trofeo Guzzi incomincia la stagione. La V35 Titanium si accende al primo colpo (come sempre, ma stavolta non piò destare invidia, i miei compagni di merende sono al box 2 e io al 23 con i Teams Moto-Europa.
Via, giusto 3 giri cronometrati per essere qualificato, il tempo di fare il giro migliore in 3’.00” e scoprire per la prima volta (a parte la primissima gara di esordio a Magione nel 2008) di essere l’ultimo, ma non fa nulla tanto il Trofeo è gara di regolarità e i tempi sul giro li devi “solo” ripetere in modo costante.
Endurance
Ecco che entra Valerio, ma io mi devo concentrare, moto diversa, moto non mia, moto campione, moto 750 pompata (anche se a detta di tutti la più povera di cavalleria del circus) al posto di un 350 completamente originale.
Tocca già a me, l’obiettivo: NON CADERE, NON CADERE, NON CADERE e magari fare meglio che con il V35. “vai la pista è buona” ma io lo so già ho girato da poco!!
Giù la visiera, c’è il limite a 60Km/h nella pit-line, a nulla è valsa la domanda al Monza: “per andare a 60, che marcia e a quanti giri tengo la moto?” perché la risposta è stata laconica “che ne so io??”. Vabbè tengo la 2° a 5000 giri e speriamo di non attivare il motovelox. Calma, ma che calma questa moto appena tocchi il gas accelera!!! Mi aiuta molto avere Sette di Nove, certo lei è molto meglio, ma la dolcezza che uso con lei la riverso sul gas della 33 … e sembra funzionare, primo giro lanciato, si vola sul rettilineo, o meglio sembra di volare perché ti passa a fianco la moto n. 1 a velocità curvatura, ma è il primo giro, lasciamo perdere, 2°, 3°, 4° e 5° in abbastanza rapida sequenza e anche abbastanza rapidamente si avvicina il Tamburello le prime due curve sinistra destra, 4°, 3° e ti chiedi “basterà?”, ma si proviamo a buttarci dentro così, sono larghe hanno un buon raggio di curvatura, senza cambiare c’è subito un altro accomodamento a sinistra, si può allungare un po’ allora si infila la 4° e la 5° (poi capirò che è sufficiente la 4°), si arriva presto alla Villeneuve altra doppietta sinistra destra da fare anche queste in 3° uscita in allungo e 4° e si arriva alla Tosa, tornate a sinistra cieca che nasconde la salita che a vederla in TV non sembra ma ha una bella pendenza, la salita impegna un po’ la moto, che però sale di giri bene e ti obbliga a mettere la 4°, ma che ci fanno questi cartelli con scritto: 200 – 150 -100 – 50 la strada è dritta, come no, in realtà ti trovi la Piratella, una curva a sinistra larga, che sembra dolce, ma che in alcuni casi ti potrebbe lasciare con l’amaro in bocca, e si scende eccome se si scende è una vera discesa che si conclude una doppia destra delle Acque minerali, infime, la prima ti accoglie e ti chiede, anzi ti invita anche spinti dalla discesa a entrare veloci, ma la seconda è lì attaccata, molto più stretta, io metto la 2° perché non si sa mai e perché dopo il motore deve spingere bene, eccoti un’altra salita che porta alla Variante alta, tira bene il motore allora 3° e 4° e un’altra volta che ci fanno questi cartelli con scritto: 200 – 150 -100 – 50 la strada è dritta, come no, hanno anche messo un semaforo alto alto che lampeggia in giallo in caso di necessità perché quando arrivi vicino al cartello dei 50 ne capisci lo scopo, la Variante alta è un destra sinistra con angoli inferiori ai 90° che ti costringono a una frenata che devi ben dosare aiutato anche dalle scalate per riportare il cambio in 2° e in uscita serve qualche secondo anche per far tornare lo stomaco al suo posto, sballottato a destra e a sinistra dalla variante. Altra discesa, ma è un circuito o sono montagne russe???, discesa che inizia con la moto inclinata verso sinistra e che devi poi riportare verso destra, 3°, 4° 5° piena, chissà a quanto vado, e meno male che c’è solo il contagiri e non l’indicatore di velocità, non fai in tempo a raddrizzare la moto che ti si presenta un asfalto tutto segnato dalle gomme che ti urlano che ci sono le due Rivazza, doppia sinistra da fare in 3°, ci provo a raccordarle per farle diventare un curvone unico, quelli bravi ci riescono, io no. Altro allungo e salita di marcia per arrivare all’ultima variante, la Variante bassa, speculare alla Variante alta, sinistra destra da affrontare in 2° sperando di uscire senza aver perso troppi giri motore.
Beh il primo giro è andato, vediamo dove si può migliorare, nessuno davanti a farmi da lepre, qualcuno dietro che fa da lupo e che mi mangia in un sol boccone. Penso di aver fatto molti giri, anche perché la pista è oggettivamente lunga (pochi metri meno di 5 km), e rientro ai box.
Il primo turno è andato, e io sono riuscito a sopravvivere, ma prima di ogni altra cosa serve il Polase. I polpacci, le cosce e i fianchi sono un crampo unico.
Vado a prendere i tempi: primo giro lanciato 2’59”522 (mi sono dato ½ secondo dal V35), ma poi i tempi migliorano e stampo un 2’49”644, ma in tutto ho fatto solo 5 giri!!!
Secondo turno dopo pranzo consumato con i “miei avversari” del Trofeo Guzzi, dopo il secondo turno con il V35 (dove ho migliorato e girato in 2’58”).
La pista ormai è mia amica, la moto va bene, non scuote (forse perché vado piano?), le gomme tengono, insomma è una moto sincera con il pilota … piRlota. Girerò un po’ più a lungo, poi mi accorgerò di aver fatto solo 4 giri, ma sono stati intensi, dopo i sorpassi (subìti) tentavo di stare in scia e a seguire le traiettorie e i risultati si sono visti infatti ho stampato un 2’43”476 e allora sono felice.
Si avvicinano le 18.00 c’è il briefing obbligatorio, vado e metto in crisi chi sta illustrando le regole … e non ho ancora avuto risposta. C’è una falla nel regolamento, infatti il regolamento dice che un pilota non può stare in pista più 45 minuti consecutivi, se si supera il limite ci sono delle penalità, un pilota non può stare in pista meno di 20 minuti (complessivi, perché uno può fare anche un giro solo e poi cambiare) e anche qui ci sono le penalità, un pilota non può stare in pista complessivamente più di 2h e 30’, ma qui non sono previste penalità e quindi alla mia domanda “se io non reggo e il mio secondo pilota (e mi viene da ridere perché io sono il secondo pilota) sta in pista 45’, io ne faccio 15’, lui ne fa altri 45’ e io 15’ e così fino alla fine io sono stato in pista 1h e lui 3h: che penalità ci sono?” sconcerto e impossibilità di fornire una risposta, se non un “mi informo e vi faccio sapere” … e io sto ancora aspettando.
Vabbè è ora di cena, un pentolone di spezzatino con le patate cucinato con estrema perizia dal nostro cuoco-meccanico di fiducia: il Monza.
Butto uno sguardo alla mia V35 Titanium e mi accorgo con orrore che c’è una gocciolina d’olio vicino alla testata di destra, Monza aiuto!!! Così dopo 7 anni alla V35 vengono aperte le teste, sostituite le guarnizioni e sistemato il gioco delle valvole: domani anche il V35 volerà e sarà al massimo splendore.
Ancora a cantare con la Yamaha, ma stavolta il freddo dentro il furgone non lo prendo più, dormo in box con gli altri. Si rigonfia il materassino, il terzo materassino in 3 anni, ma appena mi sdraio sento sotto di me il materassino che si appiattisce, non ho più l’età per fare il clochard, ma non ho alternative, un tappetino, un telo che di solito avvolge i Cali 1400 e un cartone di Mamma Guzzi e il giaciglio è fatto, è di un comodo che non potete immaginare, si può solo provare, e la notte non passa mai. Dolore in ogni dove, il materassino fa la fine che si merita, ma è domenica: è il giorno delle gare. E si parte con il Trofeo Guzzi.
Già al primo giro la mia motina tossisce, non reagisce bene, in scalata sembra accelerare e quando apro non se la sente di salire di giri, ma tanto la gara è di regolarità e non mi interessa andare veloce, il problema è che non riesco nemmeno ad andare regolare. A fine gara prendo il Monza: “che hai fatto alla mia moto, oggi proprio non andava!”, ma al Monza basta uno sguardo alla moto e la sentenza non lascia scampo: “pirla hai corso con l’aria aperta!!!”.
Vabbè ora c’è una gara di contorno, ma poi si deve dare inizio alle danze dell’endurance. Allora la strategia è:
1) si deve arrivare alla bandiera a scacchi, non ci interessa quanto si va veloci (un po’ si), ma dobbiamo arrivare. Questa primo punto mi piace un sacco, anche perché è l’anima dell’endurance che mette a dura prova i piloti, il team e la moto, e le gare finiscono solo alla bandiera a scacchi … e i piloti vogliono tornare a casa sulle proprie gambe!!
2) parte Valerio per 40 minuti e poi entro io PER 40 MINUTI!! Come, non posso fare di meno? Io soo abituato a gare di 8 giri, che per me quando mi va bene sono 7 perché mi doppiano, 40 minuti non li reggerò mai
Ma la strategia è strategia, stare in pista di meno vuol dire anche sballare tutti i calcoli dei rifornimenti, poi Valerio potrebbe “sforare” le 2h30’ (ma se non ci sono penalità che regola è??
Si decide che ci provo, a ogni passaggio si guarda la pit-line e si vede se c’è il cartello box, se non ce la si fa più si deve in qualche modo far capire che vuoi uscire, ma devi comunque attendere il cartello box se non il compare di gara magari non è pronto.
Parte Valerio, con la partenza di poco modificata, pilota da una parte della pista, moto quest’anno spenta dall’altra, via! Corsa verso la moto, si salta in sella, si accende e si parte.
Dei 27 iscritti totali divisi in tre categorie: 750 (la nostra), 1000 e Open, siamo in griglia la 25° posto.
Come è andata la partenza? “Valerio ha mantenuto la posizione”. Bene mi vien da pensare, solo dopo scoprirò che i partenti reali sono solo 25!!
I minuti scorrono veloci, in pit-line si è montato un accrocco rialzato per farsi vedere meglio e dove c’è anche uno schermo per seguire i tempi: che organizzazione, così sappiamo tutto in tempo reale. Ma io mi estranio da tutto, ripasso la pista, mi autosomministro un Polase preventivo e aspetto il cenno di intesa con i membri del team che annunciano: “preparati, abbiamo dato il cartello box a Valerio”.
Orpo ora si fa sul serio, arriva Valerio, noto per le multe salate per aver superato i limiti in pit-line in quasi tutte le piste del mondo, ma speriamo che qui non lo faccia perché al secondo superamento c’è la bandiera nera. Scende dalla moto e ci salgo io, Beppe tieni i 5000 giri in 2° sennò li superi tu i limiti.
Alla fine della pit-line giù la visiera, il mondo è solo la moto, la pista e il cronometro. Devo ricordarmi la sequenza dei cambi marcia, devo ricordarmi le curve, devo ricordarmi quando cambiare, devo ricordarmi che fortunatamente la coppia Licini-Licini ha il cambio “normale”, così come sul mio V35, così non posso sbagliarmi nei cambia marce, e questo mi è di conforto.
Conto i primi giri, i crampi fortunatamente non arrivano, guardo la pit-line e faccio capire che ho visto dove sono e che posso capire bene quando mi daranno box, già quando mi danno box?, un giro dietro l’altro, ma quando mi danno box? Dopo un tempo interminabile, nel quale sono stato più volte superato da diverse moto e dove mi sembra che la moto n. 1 e la moto n. 46 mi passano tre volte a giro, ma dove ho anche avuto l’opportunità di fare anche io un paio di sorpassi (ma che si stavano fermando questi?), finalmente arriva il tanto agognato cartello box. Bene, non rallentare la gara non è finita devi “solo” rientrare, ti devi “solo” ricordare il limite di velocità, ti devi “solo” ricordare di arrivare in “folle”, ti devi “solo” ricordare …. Ma quante cosa ci sono da ricordare nell’endurance!!!
Arrivo in pit-line, in lontananza si vede …… la prominenza della panza del Monza, e capisco che è lì che mi devo fermare, cerco la folle e la trovo subito, attendo a scendere che mettano la moto sul cavalletto, mi ricordo anche di spegnere la moto, anche se ci deve pensare il Monza, scendo, faccio tre passi e mi butto a terra: “ma chi me l’ha fatto fare! Mi avete tenuto dentro due ore e adesso ci danno una penalità! Ma voi siete tutti matti!” scopro di avere dei muscoli che neanche le lezioni di anatomia mi hanno insegnato essere presenti nel nostro corpo!
Si deve bere un po’, ma non si riesce a buttare nello stomaco niente di solido, anche se sono le 12.30.
Mi giurano che sono stato dentro solo 38 minuti, mi confortano con il tempo che ho stabilito 2’38”. Questo mi fa ringalluzzire un po’, ma c’è tempo per eliminare i liquidi in eccesso nella vescica che si avvicinano minacciosi i ragazzi del Team: “preparati al prossimo giro diamo box a Valerio”
Il senso del tempo è molto strano e uno si domanda: come mai i 40 minuti in moto sono molto, molto ma molto più lunghi dei 40 minuti di sosta?
Ok, si rientra, e si ricomincia con il film mentale della pista, dei cambi marcia, delle curve, dei sorpassi  subiti e fatti, uno mi è piaciuto molto, in fondo alla salita delle acque minerali, in ingresso della Variante alta faccio un bel sorpasso, non chiedetemi chi fosse, non avevo tempo di leggere i numeri, e non mi interessa nulla, io sto facendo il mio sporco lavoro di piRlota, devo passare quelli che riesco e soprattutto devo rispettare il punto 1) di arrivare alla bandiera a scacchi.
Passano i giri e la leva della frizione diventa di cemento, guardo con un desiderio sempre crescente la zona della pit-line dove mi devono dare il cartello box, ma niente, niente, niente, e allora si va avanti, a un certo punto decido: non ce la faccio più, non guardo in direzione della pit-line, ma prendo la decisione, al prossimo giro mi farò capire: DEVO uscire, e al giro successivo lancio lo sguardo e vedo tutti sbracciarsi e addirittura sventolare una bandierina dell’Italia e la scritta BOX, faccio un cenno per far capire che ho capito, ma dentro sono più felice che mai: mi hanno richiamato loro, vuol dire che ho resistito.
Rientro e devo “solo” ricordarmi quelle cose che mi sono ricordato di fare anche al primo cambio, scendo, ma non mi butto più per terra, e sento una voce “Beppe non volevi più uscire? Ti abbiamo dato due volte il cartello box e stava per finire la benzina, meno male che hai guardato nella nostra direzione, eravamo in pensiero”. Ok il tempo, la percezione del tempo che passa è un qualcosa di incomprensibile.
Come stiamo andando?, ma a questa domanda le risposte risultano vaghe: dovremmo essere 20° o 18° assoluti, si ma gli altri 750 dove sono, ma a questa domanda nessuno sa dare risposta perché sui monitor non c’è la classe di appartenenza, la prossima volta ricorderò loro di segnarsi prima della partenza i numeri dei “veri” avversari, d’altronde il mio passato di team manager può essere d’aiuto.
Ancora una volta il tempo si altera, con queste poche chiacchere, con una bustina di Polase e con l richiesta dei tempi sul giro (intorno a 2’35”) ecco che è già il momento del rientro di Valerio e dell’ultimo turno in pista prima della bandiera: “abbiamo tenuto dentro Valerio il più possibile, ora devi “solo” chiudere”
“Solo”
Questa parola incomincia a dare sui nervi, “solo” questo, “solo” quello, “solo” “solo”, in realtà questa parola ha un vero senso un unico senso: quando sei sulla moto sei “SOLO”.
Ricomincia, per l’ultima volta, il tour de force del turno. Al primo vero giro lanciato mi sento bene, mi sembra di volare e allora al secondo in fondo al rettilineo decido di fare un cambio forse più rapido del solito nel passaggio 5°-4°-3° mi butto nella prima curva a sinistra del Tamburello, pelo il gas e mi accorgo di essere in folle! La marcia non è entrata, forse era meglio che mi facessi prestare dei pannoloni, lascio scorrere la moto, tento all’uscita della destra di inserire una marcia e mi ci vogliono due-tre tentativi e non so neppure in che marcia sono, sono scosso, ma pian piano mi riprendo, e i giri diventano routine.
A ogni passaggio si guarda il timer sul rettilineo, ma i minuti fanno fatica a scorrere finché finalmente il tempo indicato è sotto i 3 minuti e allora capisco che è l’ultimo giro.
A ogni cambio marcia un dolore lancinante al polso sinistro, riduco il numero delle cambiate tirando un po’ di più il motore, ma senza mai superare gli 8000 giri come mi ha detto il Monza.
Fine
La bandiera a scacchi eccola che sventola di fronte a me. È impossibile descrivere la sensazione che si prova quando un perfetto sconosciuto ti sventola davanti agli occhi quella bandiera, e la sensazione è diversa anche da quando la vedi sventolare nella gara del Trofeo Guzzi, qui la bandiera ti sta dicendo: “Ehi tu, sei un Pilota, sei uno che è arrivato, in una gara dove oltre alla moto e oltre al team, conti TU”
Il giro di rientro, lento, molto lento per salutare tutti i commissari di pista che ti salutano come fossi Valentino o Troy Bayliss, sono sinceri nei saluti, riconoscono in te l’impresa che hai compiuto …… anche se qui non si vince un mondiale, ma si lotta contro i propri limiti e le proprie capacità.
All’arrivo al parco chiuso ci si abbraccia, ci si fa i complimenti e ci si chiede: “Come siamo arrivati?” Ma che importa abbiamo raggiunto l’obiettivo 1), e poi i ragazzi del team hanno smontato tutto prima della fine e scollegato il monitor, nessuno sa come siamo messi in classifica, incontro i ragazzi marchigiani del Trofeo Guzzi, Francesco è arrivato primo e sono sinceramente felice per lui, anzi per loro, un terzetto con tanto di pilotessa che in questi anni è molto migliorata e che in velocità fa mangiare la polvere al mio V35. Nessuno sa come ci siamo piazzati finché non ci dicono che la coppia Braga-Licini deve andare sul palco per la premiazione, e solo lì ci dicono che siamo arrivati primi!!
“Beppe come è finita la gara, come ti sei piazzato?” “uno … anzi UUUUNOOOOOOO !!!!!!”
Epilogo
Dopo le chiamate di rito alla compagna, a Livio e Lalla di cui sono stato Team-manager nelle loro ormai passate ma gloriose stagioni in Endurance quando il campionato era non solo italiano, ma europeo (magari si riaprirà questa possibilità), quando si andava a Cartagena e si vinceva con 750 l’assoluto, dopo le urla di gioia “UUUUNOOOO!!!” si torna a casa, stanchi, doloranti, fortunatamente senza crampi, ma senza sentire più il polso sinistro.
Non ho controllato i tempi subito, ne ho approfittato lunedì quando il mio Amico Valter mi ha chiamato, ho cercato i tempi online, ho cercato la classifica online e ho scoperto che nell’ultimo turno, nonostante i dolori ho girato in 2’33”736 (16 secondi di miglioramento tra il primo turno di prove e la gara), ho scoperto che gli equipaggi che sono riusciti a vedere la bandiera a scacchi sono stati solo 15 su 27 iscritti e 25 partenti, che ci siamo piazzati 12 assoluti, che siamo la terza Guzzi assoluta su sei arrivate alla fine, che quindi al 13°, 14° e 15° posto assoluto ci sono 3 Guzzi tra cui al 13° posto la Open dei Minchionss Team del Presidente di Anima Guzzista (Sala, Mattavelli e Alborghetti), al 14° posto la 1000 dei Trottalemme (Forlati e Mombello) e al 15° il nostro diretto avversario Blue Flag Racing Team (Martini, Piccirillo e Scilla) sull’altro 750 che è riuscito a vedere la bandiera a scacchi.
E giovedì l’ultima soddisfazione nel leggere un messaggio di Licini, il Mario però, quello che per motivi di lavoro mi ha ceduto la sella a Imola: “Che ne diresti di partecipare anche al resto del campionato? Pare che il tuo contributo sia stato particolarmente apprezzato” e in tipico stile Frankenstein junior, la mia risposta è stata: SI PUO’ FARE!!
Che dire: avete creato un mostro!

Analisi tecnica dei tempi e classifiche

 Video della partenza

Gallery di Cristina Cortinovis

 

Gallery

foto di Arianna Borghi

Piove di Sacco

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AnimaGuzzista Incontri Piove di Sacco
Di Antonella "Apemaia"

 

Il mio resoconto, abbiate pazienza ma mi sa che sarà un po’ lungo.
Siamo alla fine del mese di marzo oramai, le giornate incominciano ad allungarsi (complice anche l’ora legale appena scattata) ma l’aria non è ancora così mite da pensare di fare qualche bel giro lungo.
Così la proposta di Franco di partecipare al raduno vicino a casa sua appare subito interessante, come anche la formula di partecipazione: ognuno porta qualcosa da mangiare e dopo il giro si fa base in una casa di campagna a fare la sosta pranzale. Naturalmente, visto che Franco gioca in casa, sarà lui a farci da apripista e organizzare il nostro “fuori porta” primaverile.
Seguo l’evolversi della lista dei partecipanti nei vari aggiornamenti che vengono fatti, leggo un buon numero di adesioni e mi fa davvero piacere: se c’è una bella compagnia la riuscita della giornata è assicurata!
Alla sera preparo lo zaino con il necessario, un’impresa caricare qualcosa sulla mia signora visto che non è proprio attrezzata per il “trasporto merci”!
Mi resta solo da sistemare un piccolo problema del quale mi sono ricordata tardi: la freccia sinistra posteriore non funziona , la smonto venerdì e la trovo rotta e riesco solo sabato sera a prendere delle lampadine per cambiarla, ma con il buio (in box dove tengo la moto non ho corrente) non posso intervenire e lo faccio giusto prima di partire; ok sembra tutto a posto, si va.
Non ho molta strada da fare per raggiungere il punto d’incontro, circa una cinquantina di chilometri e in parte in tangenziale a tre corsie, e quindi arrivo puntuale e subito vedo il nostro gruppo. Nonostante l’orario buono di arrivo…..sono l’ultima anche stavolta, mannaggia!
Va be’ dai, sembra che non se ne sia accorto nessuno. Consegno ciò che ho preparato alla moglie di Franco e intanto incomincio a salutare tutti i presenti e conoscere nuovi/e, notando con piacere che la presenza femminile è decisamente aumentata dall’ultima volta che ci siamo trovati.


Il raduno, forse visto anche una giornata meteorologicamente parlando bella, è davvero numeroso così si fa un giro a vedere un po’ di altre moto constatando la davvero variegata presenza di motocicli, della serie “non è bello ciò che è bello, è bello ciò che piace” (ma davanti a qualche particolare esemplare le domande cosmiche si pongono senza remore: ma come cavolo fa questo a guidare una cosa del genere? ). Si avvicina l’ora della partenza per il giro ma pare che abbiamo tutti lo stesso pensiero e così incominciamo a fare pressione sul nostro mentore per non accodarci a una simile orda di variopinti bipedi motorizzati, ma di fare un giro girello tutto per conto nostro…..dopotutto avendo una guida locale perché non approfittarne?
Una volta convinto Franco attendiamo che i partecipanti al giro prendano il largo e ci prepariamo anche noi ma mi ricordo della freccia e mi penso di controllare: non funziona, accidenti e si scopre che si è rotto un filo (grazie Mauro) e adesso? So che finché resto in gruppo non avrò problemi, per il ritorno ci penserò.
Fotina di gruppo prima della partenza e via: un piccolo serpente di bicilindriche Mandelliane si snoda in una scia di luci che è uno spettacolo da vedere nello specchietto retrovisore.
Dopo aver aggirato il gruppone del giro (che però riusciamo ad incrociare) seguiamo la Brevina di Franco nelle strade di campagna del circondario, seguendo il corso del fiume Brenta, attraversando il verde aperto di prati che si stanno risvegliando, ascoltando il silenzio di strade prive di traffico (favoriti forse anche dall’ora oramai di pranzo), respirando un’aria fresca ( e per nostra fortuna non ancora in piena stagione di moscerini) che ci riempie i polmoni con aria salmastra (in alcuni punti siamo nelle vicinanze di barene), seguendo con lo sguardo il lento fluire dell’acqua e la fauna locale che le gravita intorno.
Sì, lo so, sono forse stata un po’ idilliaca nella descrizione ma questo è quello che ho provato; chi pensa che la pianura non sia interessante e solo la montagna sia l’ideale per fare giri in moto secondo me si sbaglia di grosso! Non ci siamo scatenati in pieghe e danzato tra curve e tornanti, è vero, ma abbiamo (per quello che so anche gli altri sono rimasti affascinati dai posti visti) potuto godere di una quiete insolita per la vita che oramai la maggior parte di noi conduce, percorso strade con un traffico così ridotto che ci si poteva permettere di guardarsi intorno senza preoccuparsi dei soliti pericoli che si possono vivere (autovelox compreso), vivendo per un breve momento come sospesi in un’altro mondo in una pace naturale, cosa che posso dire rilassa molto.
Facciamo un paio di tappe per ammirare panorami e posti nascosti, ripromettendoci di tornare organizzando magari un week-end per assaporare meglio la possibilità di contatto con la natura che queste zone offrono.


Tutto molto bello, coinvolgente, idilliaco certo ma la dura realtà (leggasi fame) ci riporta con i piedi per terra e quindi ci affrettiamo verso la destinazione finale: un casolare di campagna (posto in una zona così tranquilla che quando arriviamo un povero gatto scappa a gambe levate spaventatissimo dal frastuono delle nostre cavalcature) di proprietà di uno zio di Franco, appena restaurato, arredato con un gusto country shabby che ben si intona all’ambiente (alcuni pezzi sono opera della padrona di casa, bravissima), con un ampio spazio verde e un porticato allestito da volonterose signore (la moglie di Franco e la moglie dello zio) che ci attende per l’agognata pausa pranzo.
Tra chiacchere e degustazioni di ottime pietanze il resto del tempo passa via velocemente, come sempre quando si sta bene.
Alla fine ci raggiunge anche Lorenzo con la morosa e suo padre, che ci stupisce arrivando con un bellissimo Monster bianco!
Una giornata bellissima, in ottima compagnia….che chiedere di più?
Può sembrare banale e monotono fare questi incontri ripetuti con lo stesso copione ma allora perché, ci si potrebbe domandare, piace farli ancora? Sono convinta che lo stare in compagnia in modo così spontaneo, senza tanti se e tanti ma, sia una emozione e una gioia per chi lo vive che non si corre il pericolo di annoiarsi o stancarsi d farlo.
Ringrazio davvero moltissimo Franco e la sua famiglia e parenti tutti per l’ospitalità che ci hanno dato, è stata davvero una bella giornata, di quelle da ricordare.

Che cos’è una motocicletta?

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editoriale 60
di Alberto Sala - n. 60 - 17 ottobre 2014

Che cos’è una motocicletta?
Ieri mattina scendo in box con l’idea di inforcare il California per andare in ufficio, dato che l’auto è dal meccanico. Giro la chiave e non parte. Bastano tre tentativi a vuoto per far esalare l’ultimo respiro alla batteria, morta da tempo. Forse oggi arriva quella nuova, ordinata in internet… già, ma intanto sono a secco. Mi faccio aiutare da un vicino a spingerla su dalla salita della corsia box, per un ultimo tentativo: lanciarla giù dalla rampa, in terza. Di solito parte. Invece, dopo un flebile starnuto, la ruota posteriore si blocca impotente. L’incazzatura è a mille: un cacciavite a croce e una doppia chiave a tubo snodabile del 10-11 saggiano la durezza del pavimento in cemento. E ora che faccio? Tra raggiungere la fermata del pullman e compiere il tragitto metropolitana compresa ci vorranno due ore e sono già le 8,30, penso mentre sono fermo davanti alla Giulia. Già… la Giulia, la mia Vespa 200 Rally… orpa, però non ho fatto la revisione. Affrontare il territorio nemico delle automobili all’ora di punta nella guerra tra agenti, camionisti e impiegati mi incute un po’ di paura. Resto a pensarci un po’, poi mi decido. Correrò il rischio.
Man mano che percorro tremolante il primo dei quattro nastri della A4 verso la città dei marchettari, pian piano le nubi si dissolvono e affiora una bella sensazione. Ancor più al ritorno, nonostante il buio delle diciannove e trenta e la flebile luce della Vespa, si stagliano i ricordi della Camargue, delle colline di Zarauz bagnate dalla pioggia inesorabile dei paesi Baschi, delle insenature di Santander, della calura della Maremma e i canti a squarciagola della mia compagna, il chinarsi insieme aerodinamici per superare i camion, il furioso temporale del Lago Maggiore il primo weekend di test della nuova tenda… Sto percorrendo il nastro di ritorno, con tra le gambe, nel magico spazio che solo la Vespa ha, la nuova batteria al gel appena arrivata. Che leggerezza.

Che cos’è una motocicletta?
Leggo l’annuncio di un amico che vende le sue moto. Mi chiedo istintivamente “come potrei separarmi delle mie?” Ma allo stesso tempo, forse per la mia situazione attuale più precaria del solito, mi rendo conto che sì, potrei. E’ un oggetto di ferro. Solo un oggetto, non ha anima né vita sua. Non è tuo figlio né la tua compagna.
Sì, ma che cos’è una motocicletta?

Tra due settimane rivedrò i compagni scout della mia adolescenza. Mi metto d’accordo con il mio capo scout di allora che non sentivo da decenni, e saputo che sono appassionato di moto mi chiede “hai visto la nuova scrambler Ducati? Bella, vero?” Sì, molto carina, penso, però la tua Scrambler versione enduro 450 che avevi trent’anni fa era veramente unica… ma non me la sento di chiedergli se ce l’ha ancora, anche perché ne dubito.

E allora, cos’è una motocicletta?

Dopo il nostro incontro di Primavera, urgeva la sostituzione delle gomme ormai quasi alle tele. Visto quanto sono andate bene da consumate, volevo nuovamente le Bridgestone BT45 e in contemporanea montare i cerchi del T5 che mi avrebbero consentito di eliminare le camere d’aria. Ma la California non stava in strada. Prima di individuare la difettosità della nuova BT45 anteriore (completamente senza carcassa…) c’è stato un momento di vero smarrimento, tra cuscinetti di sterzo cambiati, distanziali dei cerchi, smontaggi e serraggi di forcellone e telaio… e dato che le gomme arrivavano via internet, la restituzione è stata talmente lunga e complessa che l’estate mi ha sorpreso con una configurazione veramente balorda: davanti una vecchissima Metzeller, intatta di battistrada ma vecchia di dieci anni, dietro la Battlax nuova. Questa è stata l’assetto per tre giorni in Friuli a trovare Jejo e i miei parenti, a conoscere meglio una terra che mi affascina e che nella zona di frontiera conosco poco, e a recuperare un po’ di serenità dopo un burrascoso fine luglio lavorativo. La fiera California andava talmente balorda che pensavo fosse necessario sostituire anche la forcella, ma poi, prese le dovute misure, mi ha condotto lievemente per strade bianche, a lambire i vasti alvei del Tagliamento e del Cellina, a risalire di quest’ultimo la parte torrentizia scoprendo panorami mozzafiato, vasti come fossimo in Canada e immersi nel suo turchese unico, fino alla gran pelata del monte Toc, con continue soste per fotografare sì il torrente ma compresa la moto, e in una di queste anche una miriade di farfalle dipinte nel pacifico assalto a grappoli di fiori fucsia, nei pressi di un piccolo ponte sospeso sul bianco greto rigato di turchese.

Siamo a ottobre inoltrato, mancano solo due settimane alla fiera delle motociclette, dove tanti marchy ci presenteranno nuovi modelli e risponderanno alle interviste sfoggiando asset, target, focus, equity e strategy. Ma sono sicuro che sapranno anche davvero cos’è una motocicletta.

 

Cola profonda

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cola profonda

di Goffredo Puccetti – n. 59, 12 gennaio 2014

Molti appassionati si sono interrogati in questi giorni sulla decisione di Piaggio di revocare la concessione Moto Guzzi a diversi concessionari storici della penisola. Particolare scalpore ha destato la revoca della concessione alla Primo Moretti di Macerata, prima Concessionaria Moto Guzzi al mondo. Alla sorpresa si è aggiunta l’indignazione del popolo Guzzista per i modi poco urbani con cui tale decisione è stata comunicata agli interessati.
Anima Guzzista è ora in grado di svelarvi tutti i retroscena del caso! Pubblichiamo integralmente il reportage della riunione segreta tenutasi nei primi di dicembre in Piaggiù, alla presenza dei vertici dell’Ufficio Minchiate del Gruppo.
La riunione si è svolta nella massima segretezza nella Sala Orso Bubù nella nuova ala della rinnovata fabbrica di Mandello.
Erano presenti:

Laporsocapo Pallavicini Pallalontani, Vice Presidente Magagne e Cazzabbubboli.
Oderisi Nel Dubbio, Assistant Manager Customer Orchite.
Xavier du Nascimento, detta Lola, Battona transgender, Strategie Mondiali e gangbang.
Gigi Esposito detto ‘o Pazzariellu, Mago di strada e Product Manager.
Olaf di Nikki e King III, il pastore tedesco di Gigi, addetto alle relazioni con il pubblico.
Nicola Becci, bimbo di Abbadia Lariana, di anni sette, che passava di lì, confuso dagli usceri con un manager del gruppo Piaggio. Incaricato seduta stante del post-vendita.

 

A condurre la riunione era nientemeno che Jean L’Amour, braccio destro esecutivo di Colaninno per le strategie Guzzi e indimenticabile cantante confidenziale della Capannina negli anni 60.

Presente via collegamento Skype anche un mattone di tufo, consulente aziendale.

Un nostro incaricato, travestito da persona per bene con quoziente di intelligenza nella norma, si è seduto al tavolo con un registratore. Non è stato ovviamente notato grazie al criptico travestimento che lo ha reso sostanzialmente invisibile agli occhi del management Piaggiù. Quella che segue è la trascrizione della riunione:

– Ragazzi, ragazzi, forza iniziamo la riunione che prima finiamo e prima ce ne andiamo a casa!

– allora finiamo subito, ciao!

-Lola, per favore, dai iniziamo. Olaf, siediti, e resta concentrato, e continua a redigere il verbale che sei quello che scrive meglio di tutti qui!

-woof! Woof!

-Grazie Olaf, sitz! Sitz! allora ragazzi, innanzitutto vi volevo ringraziare per la vostra disponibilità e per il vostro tempo: lo so, è pazzesco, una riunione di lunedì pomeriggio in piena stagione sciistica, messa in agenda con soli sei mesi di anticipo, ma, credetemi, è una vera emergenza. Ci attende una sfida epocale.

Di che si tratta, Jean?

– Ve lo dico subito, ma prima un momento musicale! Via con la base, Lola, balla, balla per noi!

(segue performance di Jean sulle note di: “Manager, Moi?”)

-Ecco fatto, allora, ieri mi ha chiamato il capo… si tratta di Moto Guzzi.

-Di che?

– Moto Guzzi.

– E che cazzo è?

– Guarda il foglio excel, Gigi, è una nostra azienda, fanno moto qui a Mandello!

-Eh?

-Scusa intendevo: è un brand del group, sinergicamente un asset nel segmento mobility due ruote urban e leisure, con location in Mandello.

-Ah, e parla come mangi, cazzo!

-Vabbè, si capiva pure dal nome, no? Moto Guzzi…

-E tu chi sei?

-Nicola.

-Ecco, Nicola, allora prima di fare tanto il saputello dovresti sapere che il naming branding asset è una cosa molto complessa. Come facevo a sapere che Moto Guzzi fa moto? Eh? Eh? Che Dolce & Gabbana fanno torte? Che Bauli fa valigie? No, fa pandori! Eh, l’ho scoperto a mie spese in aeroporto, porca troia, non mi funziona più l’iPad adesso tutto sporco di zucchero a velo… e sentilo il saputello! Hai voglia a studiare prima di diventare un manager come noi!

-Lapo, lascia stare, è un bambino.

-Bambino una sega, mi han detto giù in Risorse Umane che guadagno il doppio di voi.

-Per favore, ragazzi, dai, restiamo concentrati. Anche lei, dottor bimbo Nicola, la prego, è stato appena assunto… Dai, dai: belli concentrati che abbiamo una sfida epocale davanti a noi. Dicevo, mi chiama il capo e mi dice che abbiamo un problema in Guzzi: nonostante i nostri sforzi, nonostante tutto quello che abbiamo fatto, nonostante i giorni passati in spiaggia, nonostante mesi e mesi di sudoku via excel, ebbene… Pare che le cose in Guzzi si stiano mettendo bene.

-Eh? Jean non scherzare!

-Non scherzo: la California è piaciuta. Ce la ordinano da tutto il mondo. Il V7 continua a piacere.. Si rivedono Guzzi in giro, insomma nonostante la crisi, la Guzzi tiene e…

-E???

-E, ecco… insomma… La gente cominicia a chiedersi se non sia il caso di puntare più su Guzzi che su Aprilia…

-Jean, cazzo, ma è pazzesco!!!!

– Woof!! Woof!!

-È colpa di quegli maledetti informatici! Hanno fatto un sito web che funziona! Le schede prodotto corrispondono ai modelli!!!

-Anni di minchiate in Flash buttati!!

-E non solo, ragazzi, anche le ultime campagne pubblicitarie erano ben fatte… E il lancio della California, beh, spettacolare… È chiaro che poi arrivano dei risultati!

-Ma porca miseria e noi che dobbiamo fare adesso? Io ho già pronto il redirect del sito su Candy Crush! Vado?

-No, no, ragazzi non ci siamo… Il capo mi ha chiesto di più. Ha detto che serve il colpo di reni.. Il lampo di genio… Mi ha detto che dobbiamo fare come quando c’era lui!

-Nooo!??!??!

-Sì!!!! Dobbiamo tornare ad essere odiati! Ci vuole qualcosa che fughi ogni dubbio! Altroché modelli nuovi, belli e fighi! Altroché Ewan McGregor!! Qui bisogna far capire che Moto Guzzi è saldamente in mano a noi: diversamente manager!!!
Io voglio che per Natale tutti i guzzisti di Italia ci detestino!! Forza, con le idee, cacchio!

-Chiudiamo i loro siti internet!!!!

-Già fatto, Gigi! Dai, cerchiamo di essere orginali, eh! Non voglio sentir parlare di boicottargli libri o altri dispettucci, dobbiamo volare più alto! Ragazzi… voi lo sapete, io sono arrivato in Piaggio solo da quattro anni, mi sono perso il Periodo d’Oro ma voi…

-…Ah, che anni… L’Era delle Cazzate al Vento… solo a pensarci mi commuovo…

-Eh, la 1200 Sport in pista! Le maquette di Terblanche per scherzare… Figaaata, e coso, ricordate? Quello che voleva fare le corse… Mandato a Pontedera a fare i Beverly…

-Genio puro… E poi le minacce di chiusura… Dal trionfale lancio della Griso nel 2006 al Moto di Protesta… Miiii se siamo stati bravi!! E quanto si erano incazzati quella volta, pure sotto l’acqua!!!

-Esatto, esatto! Dai, ragazzi, questo è lo spirito!!! Ce la possiamo fare!!! Siamo pur sempre quelli che non riescono a piazzare in Italia una moto sportiva italiana vincitrice del Superbike!!

-Scusa I don’t understand? Do you speak Italian?

– Oh perdonami Oderisi, dimenticavo la tua allergia allo sport e alle competizioni!

-Beh, scusa, ma se mi hanno preso in Guzzi proprio per questo?!

-Ok, però dai adesso non divaghiamo!!! Fuori le idee!!!

-Mmmmm…. Ci sono: Niente più GMG!!!

-Ma dormi??? Sono anni che tiramo fuori questa gag! Ormai se le fanno da soli, cazzo!

-Evento a scomparsa: annunciamo un mega raduno e poi facciamo finta di niente!

-Già fatto per l’Eicma, dai ragazzi, un po’ di originalità!!

-Scriviamo aCquila con la C davanti alla q!!

-Uffa… Faattto!!! E dai, su!!! Voglio minchiate nuove! Nuove!

-Jean, scusa ma ci metti troppa pressione! È quasi come lavorare, cioè, mi stanco… Non pensi che forse si potrebbe chiamare il mattone?

-Forse hai ragione, Lapo! Ci costa una tombola ma è il miglior consulente sulla piazza! Lola, chiamamelo via skype ora!

-Skype? E come si fa?

-io lo so!

-Grazie dottor bimbo Nicola; ecco, abbiamo in linea il mattone. Mattone, buonasera, sono L’Amour da Mandello… Ci serve il suo genio, è pronto per un brainstorming con noi?

-…

-Ecco, fedele al suo stile, tace e quindi acconsente. Grande Mattone!! Noi procediamo, lei mi raccomando, quando vuole può intervenire. Dai ragazzi, con l’aiuto del Mattone, via al brainstorming!!

-Potremmo picchiarli!

-Chi?

-I guzzisti! Entrano in concessionaria per comprarsi una moto e noi: Bam!! li picchiamo! A mazzate li prendiamo, ‘sti stronzi che ancora comprano Guzzi!

-Eh, idea geniale, è dal 2007 che ci penso! Ma sai quanto ti costano almeno due o tre picchiatori per ogni concessionaria?

-Picchiamo i concessionari!!

-Ecco, questo è già più interessante… Però quelli hanno la pelle dura, figurati che quando in Aprilia facevano i motori con le bolle, quelli di notte se li smontavano e li ripulivano…

-Ah, Aprilia, che geni!

-Sì ma noi li abbiamo superati! Non ci siamo seduti sugli allori!!! Ricordate?? Tutti, tutti a dire che sarebbe stato impossibile fare peggio di Aprilia! Ma alla fine si sono ricreduti! Eccome!! E ora dobbiamo superare noi stessi! Dai che ci siamo!!! Secondo me quella dei concessionari è la strada giusta! Li dovremmo umiliare, più che picchiare… Che ne dite di una… lettera?

-Tipo la Q?

-Oderisi, hai ripreso a bere candeggina? No, intendevo una lettera in cui noi gli togliamo la concessione, senza spiegazioni! Pensa che figata!!!! I concessionari storici, i punti di riferimento dei Guzzisti in Italia, pof! Fuori dalle palle! E concessioni nuove date a vanvera!

-Ma non è un film già visto pure questo?!

-Beh no dai, fino adesso li strangolavamo ma li lasciavamo respirare… La revoca per posta è una finezza senza precedenti: proprio li mortifichiamo! Mattone, che gliene pare?

– …

– Wow! Grazie del feedback! Però allora, Jean, che sia raccomandata, eh! Dai, che ci siamo! Sì, sì! Pensa che bello: la vedova di Luigi Paparo appena premiata e noi le togliamo la licenza! Figo!! E quello di Macerata come si chiama…. Moretti!!!!

-Moretti!!!! Moretti!!! Il primo Concessionario Guzzi al mondo!! Da 92 anni in attività!
Una vetrina che è monumento nazionale! Perfetto: una raccomandata e vai a cagare!!! Dai che figo!!

– E a Genova: Stagi!!!!! Alè!!!

– Vai!! Vai!!! Ma vi immaginate le reazioni??? Contratti strappati, lettere ai giornali, le prese per il culo, dai!! Dai!!!!! Vai così in tutta Italia!!!!

– Ragazzi, sono eccitatitssimo!!!! È fantastico!!! È….

-Sì, sìiii, oh Xavier!!!! Sì!!!

-Mi sembra incredibile ma credo che se ce la giochiamo bene..

-Dillo!!! Dillo!!!

– Se riusciamo a fare partire le lettere in tempo… Di modo che arrivino giusto prima di Natale…

– Sì!!! Sì!!!!

-Ebbene riusciremo nell’impresa!!! La più grande stronzata della Storia della Moto Guzzi in Italia dal 1957!!!! Si può fare!!!!

-Sìiii!! Godoooo!!!!

-Ragazzi, però ora si tratta di trovare qualcuno che riesca a dettare una raccomandata senza errori in sole tre settimane!!

-Woof! Woof!

-Olaf! Giusto! Ce la puoi fare??? Fantastico!!! Sitz, sitz, Olaf! Bravo!
Dai ragazzi, al lavoro, vi aspetto fra dieci minuti in palestra per il debrief!!

(fine della registrazione)

 

Una postilla:
abbiamo voluto affiancare questo ‘scottante documento’ all’editoriale della settimana scorsa, caso mai quest’ultimo risultasse troppo difficile per le menti finissime che hanno prodotto tutte le Raccomandate di questo periodo natalizio.
Anche di fronte a situazioni inaudite cerchiamo uno sfogo nell’ironia per farci, nonostante tutto, quattro risate e al contempo guardare al futuro in modo costruttivo, sperando che tutto si possa accomodare. Per tale ragione continueremo con i nostri contributi, anche quando da dei manager sempre più disattenti e ignoranti arrivano messaggi che li fanno mandare all’inferno da chi per quasi un secolo è stata la vera bandiera del marchio. Siamo tutti a fianco della signora Lidia e degli altri preziosi concessionari storici, perché come loro amiamo la Moto Guzzi che, rendetevene conto una volta per tutte, è oltre che un pezzo di Italia, la vera risorsa di cui avete bisogno per fare utili, non un “brand” con cui fare esperimenti di marketing che ormai appartengono al secolo passato. Se non siete capaci di capirlo, fatevi da parte una volta per tutte.

Dragon Rally

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dragon rally racconto Anima Guzzista
di Mauldinamica

Prendetevi un bicchiere di brandy (o altra bevanda di vostro gusto) e mettetevi comodi: eccovi il lungo racconto di Mauldinamica sul suo viaggio verso la mitica isola di Man.

dragon rally

 

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