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I mie primi km sulla mia prima Guzzi

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Racconto di Giacomo

Ebbene si.. il sogno si è avverato..

Fin da piccolo ho sempre sognato di guidare una Guzzi.. ogni volta che sentivo i “grandi” che ne parlavano.. e raccontavano dei loro viaggi.. pensavo sempre “chissà se un giorno ne avrò una anche io..”

Anche mia mamma ci ha fatto qualche viaggio prima che nascessi.. mi parlava spesso di quella “Guzzi 1000” con cui viaggiava da giovane.. e da quando me ne ha parlato è sempre rimasta nei miei pensieri..

Finalmente, dopo anni di lavoro e di risparmi, dopo qualche anno di purgatorio con un paio di giapponesi, sono riuscito a regalarmene una in occasione del mio 27simo compleanno, passato qualche giorno fa..

E’ il mio quarto acquisto a due ruote.. dopo una Aprilia RS 125 (presa a quattro soldi per imparare..) una Suzuki Marauder VZ800 (Custom) e una Honda CBR 600F..

Ed ora finalmente.. sono riuscito a comprarmi una MOTO con tutte le lettere maiuscole..

Dico così.. perché tutte le altre che ho avuto non reggono minimamente il confronto a nessun livello con la nuova Guzzi!

Vi racconterò brevemente la mia prima giornata con la mia Breva 1100.

Sono di San Benedetto del Tronto (AP) e la moto in questione l’ho trovata a Grosseto, per cui ho dovuto organizzarmi con il pullman, fino a Siena, e con il treno da Siena fino a Grosseto.. circa 6 ore di viaggio..

Beh vi dispenso dal racconto del viaggio.. che come potete immaginare è stato abbastanza noioso..

Arrivo in concessionaria, già abbastanza stanco.. con il mio casco e il mio zaino, contenente giacca in pelle, pantaloni lunghi, guanti ecc..

La mia Brevona è lì.. ancora nel salone.. in bella mostra.. e il mio sorriso inizia a crescere…

Svolgo tutte le pratiche di acquisto, passaggio.. ecc… il concessionario mi consegna le chiavi e.. la Brevona è finalmente mia!

Metto su il casco.. e parto subito alla volta di San Benedetto..

La Brevona procede docile sulle strade toscane.. e inizio subito a prendere confidenza con la strumentazione, con il cambio, le leve della frizione e del freno.. e noto subito che in marcia è bilanciata molto bene, nonostante sia un po’ pesante negli spostamenti da fermo (ma credo sia questione di abitudine)

Qualsiasi asperità del terreno viene annullata completamente: sulla Breva si viaggia come in macchina.. comoda, rapida, scattante quando serve..

Non ha la potenza del mio vecchio CBR ma non mi importa.. non cercavo una moto da far urlare a 12.000 giri sulle curve… cercavo una compagna di viaggio, con cui osservare il mondo e con cui macinare chilometri e chilometri nella più totale libertà.. e mai nessun acquisto fu più azzeccato!

La prima sensazione è stata quella di una grande emozione.. stavo guidando la mia Guzzi, la moto con cui aveva viaggiato mia madre, che avevo sognato da piccolo, un pezzo di storia italiana.. un’Aquila di Mandello!

Certe emozioni non si possono spiegare.. vi posso solo dire di averle provate.. e credo che solo chi ha una Guzzi può capire..

Il viaggio procedeva tranquillo, con il mio sorriso stampato sulle labbra (invisibile agli altri per via del casco) e il mio cuore che batteva rapido, mentre l’asfalto scorreva veloce sotto la mia Brevona..

Pensavo di fare un viaggio tranquillo.. dovevo solo arrivare a Foligno, passando per Siena e poi Perugia e poi prendere la superstrada fino a Civitanova.. per poi arrivare comodamente a San Benedetto in Autostrada.. (non mi andava di buttarmi subito a fare curve in piega, data la mia scarsa conoscenza del mezzo e data la stanchezza dovuta al viaggio).. ma purtroppo non conoscevo bene quella zona e mi sono ritrovato senza accorgermene in una stradina buia che portava da Foligno verso Norcia..

Erano ormai le 8 di sera e tra le montagne iniziava a far fresco.. così ho parcheggiato la Brevona sul ciglio della strada (non c’erano posti per fermarsi) e mi sono spogliato in mezzo alla strada (tanto non c’era un’anima).. infilo i pantaloni lunghi, metto la maglia a maniche lunghe e infilo il giubbino di pelle.. metto su i guanti e riparto..

Mi attendeva una stradina asfaltata deserta, senza lampioni, tra le montagne, di notte.. e senza un’anima nei paraggi.. ma per fortuna lo zaino si era alleggerito di parecchio e la guida era diventata più agile e leggera..

Non nascondo di aver avuto una certa paura su quella strada sconosciuta: reggerà la mia Brevona? Sarà affidabile? Dopotutto l’ho presa solo oggi.. come si comporterà su questa lunga stradina di montagna? Sarò in grado di gestirla?

Beh.. ovviamente erano tutte paure che poi mi sono lasciato alle spalle dopo le prime due curve!

La luce illuminava alla grande quella stradina.. e sebbene fosse tutto al buio, vedevo tutto molto bene.. (tranne qualche curva molto nascosta che mi ha costretto a un paio di frenate brusche).

La Brevona scendeva in piega da sola.. pennellavo curve come non ero mai riuscito a fare con il mio vecchio CBR.. la Guzzi si è dimostrata solida, tosta, sempre pronta in piega e mai stanca di aprirsi in brevi allunghi nei pochi rettilinei che ho incontrato..

Era buio, non c’era nessuno, ma il mio sorriso si era oramai allargato ulteriormente sotto al casco.. e la Brevona sembrava sorridere insieme a me..

E’ stato un tragitto di 50 km fino a Norcia.. i più emozionanti che abbia mai provato su 2 ruote!

Guidavo in una stradina di montagna sconosciuta, di notte, la mia nuova moto, la mia nuova GUZZI.. e non c’erano altri pensieri nella testa che mi distraessero da tutto ciò: solo una bellissima sensazione di libertà e che in quei momenti mi rendeva orgoglioso e contento..

L a strada scorreva senza strappi, senza problemi, senza timori.. solo io, le montagne, l’asfalto, l’aria fresca della sera, le stelle.. e.. la mia Moto Guzzi Breva 1100.

Arrivato a Norcia ho ripreso subito estrema confidenza con la strada, visto che la conoscevo bene.. e ho potuto godermi la Brevona al 100%.. visto che quel tragitto già l’avevo fatto tante volte anche con le altre mie moto precedenti..

Beh non c’è bisogno di dire che quella strada non me l’ero mai goduta appieno.. con la Brevona le curve scorrevano veloci, le pieghe venivano da sole, difficoltà di guida praticamente nulle.. solo il piacere dei chilometri percorsi lasciati alle spalle.. e il piacere di quelli che dovevano ancora arrivare..

La stanchezza ad ogni modo iniziava a farsi sentire.. erano quasi le 10 di sera.. e dopo le 6 ore di viaggio della mattina e le 5 ore di viaggio sulla moto, iniziavo a dare segni di cedimento..

Finalmente arrivo ad Ascoli e mi ritrovo sulla superstrada… mi metto sui 100/110 km/h e apprezzo nuovamente la grande comodità della mia Brevona, che con quel soffuso rombo rassicurante sembrava sussurrarmi “non ti preoccupare.. riposati ora.. ti porto io a casa”

E senza neanche avere il tempo di apprezzare appieno la sensazione di estrema tranquillità che mi trasmetteva la mia Brevona sulla superstrada, mi sono ritrovato sotto casa.. esausto.. e con quel sorriso che ancora non accennava ad andarsene..

Parcheggio la moto.. ancora calda.. tolgo il casco.. faccio un paio di sospiri.. e scendo dal mio salott.. ahem.. dalla mia Breva..

Mi giro per ammirarla.. e guardo in alto.. le stelle che avevo visto nella stradina di montagna erano ancora lì.. e continuavano a brillare.. così come la mia Brevona.. e come i miei denti, ancora scoperti dal mio sorriso..

Per provare certe emozioni credo che non basta avere una moto.. bisogna avere una Guzzi..

Grazie Brevona..sono state emozioni che non dimenticherò mai!
Giacomo, 27 anni, San Benedetto del Tronto (AP)

Bruno Scola

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Bruno Scola

Introduzione di Fabrizio Angelelli, Intervista di Alberto Sala

La sua sede è a Carate Brianza, in provincia di Milano. Chi frequenta la sua officina usa appellarla come “IL TEMPIO di Bruno Scola”.
Lui è una persona disponibile, simpatico e affabile.
Quella persona così amichevole era in forza al reparto esperienze della Moto Guzzi già quando Lino Tonti progettò il suo celeberrimo V7-Sport.
Lo si vede sulle foto delle riviste di moto d’epoca insieme a personaggi come Tonti, Mandracci, Lafranconi. Quelle foto sembrano appartenere ad un’epoca lontana e invece a conoscere Bruno sembra che di tempo non ne sia passato poi tanto.
In Guzzi si occupava dei motori da corsa e l’esperienza maturata in tale campo gli ha consentito di mettere a punto una miriade di parti meccaniche che oggi costituiscono un riferimento fondamentale per chiunque voglia cimentarsi nell’elaborazione anche minima di un motore Guzzi. Di queste parti ne parliamo più avanti.
Oggi Bruno è il titolare di una concessionaria Moto Guzzi con annessa officina in cui lavora con impareggiabile abilità e passione Tiziano, il meccanico più disponibile che abbia mai conosciuto. Nella foto sotto è ritratto anche Davide De Martin, nostro amico, che per un breve periodo ha avuto la fortuna di essere accolto come aiutante nel tempio di Scola.

In occasione della nostra visita a Carate, Bruno si è reso disponibile ad accompagnarci a visitare il museo della Moto Guzzi svelandoci una notevole quantità di notizie sulle moto che lui stesso ha visto nascere e ha poi cenato con noi a Mandello del Lario. Niente male come rapporto concessionario-appassionati.

L’intervista

Partiamo dall’inizio: come è nata la concessionaria?

Bruno: Siamo all’inizio degli anni ‘80, la situazione in Moto Guzzi non si evolve più, la concessionaria di Lecco, Riva -che era anche il mio ex corridore- mi ha fatto la proposta di andare a lavorare con lui in società e quindi sono uscito dalla fabbrica; poi dopo due anni che sono stato con Riva mi sono messo per conto mio e tre anni dopo nell’87 ho aperto la concessionaria a Lecco. E lì sono stato fino al ’94. Nel ‘93 è morto Maurizio Valli e nel ‘94 ho ritirato la sua concessionaria.

Con Maurizio Valli avevi già un rapporto?

Si, ci incontravamo a Mandello quasi tutte le settimane, lui veniva a prendere ricambi e quindi bene o male a Mandello ci si incontrava, pero’ non ero mai stato nella sua concessionaria.
Poi a Lecco la situazione era diversa perchè stava terminando il ciclo delle moto, la Guzzi non esisteva quasi più, le vendite erano bassissime, ma in questa zona (Carate Brianza) si vendeva ancora molto, o quantomeno fino a quando Maurizio è morto, poi le vendite sono crollate, non per colpa sua ovviamente; per il mercato.

Invece tu Tiziano sei qui a Carate da…

Tiziano: Ufficialmente dal 16 marzo del ‘95. Però in realtà sono 15 anni che frequento. Conoscevo bene Maurizio, ho cominciato come meccanico imparando con passione con lui, mi ha dato l’opportunità a tempo perso di dargli una mano, poi Maurizio era una persona molto simpatica, socievole, aveva visto che avevo passione, ho coltivato questa cosa finchè ne ho avuto possibilità, poi è arrivato Bruno, i fatti sono stati quelli che conosciamo, Maurizio si ammalò e poi morì. C’è stato un anno di completo sbando di questa officina, non si sapeva bene cosa poteva accadere, se sarebbe stata chiusa… la Moto Guzzi aveva interesse che questo posto rimanesse aperto perché Maurizio aveva fatto un grosso lavoro, c’era un consolidato giro di clienti soprattutto perchè Maurizio aveva un grande carisma; era riuscito a creare qualcosa di particolare rispetto alle altre officine, dove tu arrivi, lasci la moto, te ne vai e non conosci, non sai cosa fanno sulla tua moto. Maurizio aveva creato l’esatto opposto: tu arrivi, ti fai la tua chiacchierata, magari ti faceva la riparazione al volo; poi lui aveva creato il suo motoclub. C’era veramente un giro di amici; più che clienti amici.Dopodichè Bruno è arrivato, e aveva bisogno di una persona che in qualche modo conoscesse tutta la vecchia clientela di Maurizio, che fosse comunque conosciuto e che magari era anche capace di lavorare su queste benedette Guzzi! Mi ha proposto di venire a lavorare con lui e ho accettato. Siamo riusciti in tutti questi anni a recuperare tutta la vecchia clientela di Maurizio che si era persa in tutta la Brianza e in più si è aggiunta in parte anche la sua clientela di Lecco. Abbiamo continuato su questa linea perchè pagava; abbiamo mantenuto questo ambiente, abbiamo continuato col motoclub; abbiamo continuato quello che Maurizio aveva cominciato bene.

Quando è nata comunque la concessionaria? Cioè quand’è che l’ha aperta Maurizio?

Questa concessionaria è vecchissima. Prima di Maurizio c’era suo padre Antonio ‘Kitty’ che era con suo fratello. Oltretutto questa non era solo concessionaria Guzzi ma anche Morini, MV, Benelli: tutte marche italiane. Dopodichè…

Ma quindi si parla di primi anni ’70…

Si. Prima c’era Manzoni, a cui è subentrato Kitty. Io e i vecchi clienti di Maurizio lo conoscevamo come il Kitty.

Ecco spiegata la dedica sul quadro del Bol d’Or con Bruno che capeggia in negozio…

Esatto. Maurizio fra virgolette rilevò la concessionaria intorno alla fine degli anni ‘80 dal padre. In realtà lui era comunque qui da parecchio. Mi ricordo che ho preso qui la mia prima moto, un Imola prima serie nel ‘86, che ho tenuto tre mesi perché andava troppo piano, poi ho preso un Lario, e così via…
Comunque questa è una concessionaria veramente storica. Questo è un punto di riferimento per parecchia gente che arriva da tutta la Brianza e anche da molto più lontano: anche tedeschi, svizzeri, olandesi, poi spesso arrivano moto da sistemare e restaurare dal sud Italia. Insomma il giro è ampio. Bruno è molto conosciuto.
Insomma, questa è la concessionaria. Qui, lo sai anche tu, al sabato pomeriggio c’è sempre come un piccolo raduno, arriva gente del motoclub, amici, parenti, si beve un bicchiere di vino…

E’ una impostazione che c’è sempre stata.

Si, da quando c’era Maurizio, e Bruno non ha fatto nessuna fatica a mantenere; anche lui nella sua officina a Lecco tendeva ad avere i clienti che attendevano la moto, magari nel frattempo ti faceva smontare i coperchi delle valvole… si coinvolgeva e si coinvolge tuttora il cliente. Ci sono vari clienti del motoclub che hanno passato del tempo qui a fare tirocinio, vedi Davide De Martin, vedi Luca Giordano, che nei periodi ‘neri’ della loro vita, in cui non avevano lavoro, o magari dovevano dare tesi di laurea, esami, ecc. imparavano qualcosa e guadagnavano qualcosa nel frattempo. Si faceva anche questo, anzi si fa tuttora. In alta stagione vale tutto!

Tornando ancora indietro nel tempo, Bruno al momento in cui sei uscito dalla Guzzi oltre alla concessionaria hai iniziato a produrre parti speciali…

Bruno: Li producevo già prima di uscire dalla Guzzi. Avevo la squadra corse privata; quando la Guzzi alla fine del ‘72, dopo il Bol d’Or ha chiuso con le corse perché è arrivato DeTomaso io ho proseguito con alcuni collaudatori della Guzzi una squadra corse che ci mantenevamo facendo elaborazioni sui V7 Sport trasformandoli in LeMans, fino a tutti gli anni ‘80; ho fatto le teste del LeMans nel ‘76, con motore da 100 CV, nel ‘81 ho fatto le altre teste con valvole 51-43 con 110 cv.

Nel 76 il LeMans era appena prodotto…

Certo. Il LeMans 850 era in produzione da un anno. Il 1000 LeMans in pratica l’ho inventato io.

Ma come ti spieghi una attesa di tre anni sulla messa in produzione del LeMans?

Ho vissuto questo frangente in prima persona. Doveva entrare in produzione dopo averla testata a Monza, ma DeTomaso, avendo acquistato Benelli voleva dare avvio alla produzione dei pluricilindrici (4 e 6 cilindri). Lui credeva in questa formula e ha accantonato sia LeMans che T3. Poi visto che i 4 cilindri non decollavano, anche perché la Honda li faceva meglio e ha deciso dopo tre anni di mettere il LeMans in produzione. Noi comunque come preparatori nel frattempo ne avevamo fatti una cinquantina di motori del LeMans.

Destinati solo a competizioni, o anche per uso stradale?

Anche per uso stradale; si prendeva un V7 Sport e lo trasformavamo in LeMans; si prendeva l’albero motore del 850 GT che era cilindrico (non esisteva ancora il T), si modificava la parte anteriore del rotore dell’alternatore e si montava. Eravamo in anticipo di anni.

Dopo il Bol d’Or del ‘72 non ci sono state più occasioni di fare gare…

Ufficialmente come Moto Guzzi no. Noi abbiamo continuato privatamente e siamo sempre stati protagonisti per 3-4 anni delle 24 ore; eravamo un equipaggio che si piazzava sempre dal 3° al 6° posto e quindi non tanto per partecipare; eravamo rispettati dagli avversari e ammirati dai guzzisti in giro per l’Europa; poi in Francia era impressionante vedere la passione per le Guzzi e per la 24 ore.

Chi erano i piloti?

Brambilla, Mandracci, Sciaresa e Riva Raimondo per le 24 ore e per le 500 km che si svolgevano con le moto derivate di serie. Poi passata la stagione ufficiale i piloti erano Riva, Gazzola, e poi più avanti Macchi. I circuiti erano LeMans e Barcellona sul Montjuich. Poi i giapponesi cominciarono ad uscire con i 4 valvole bialbero a camme in testa e il divario aumentava. Comunque con il motore da 100 CV stavamo tra il 3° e il 6° posto.

Fino a quando avete corso?

Fino all’81. Valentini con un team a cui fornivo le parti del motore 1100 da 108 CV. Si piazzavano ancora molto bene, per una moto che ciclisticamente era ferma ai due ammortizzatori mentre gli altri cominciavano col monoammortizzatore, ecc. La moto però in fondo era svantaggiata solo a Le Castellet…

Per via di quel rettilineo…

Lì ci volevano tanti cavalli, però negli altri circuiti si difendeva bene, tant’è vero che hanno fatto due stagioni positive.
Poi più avanti ci sono state le gare F1 e ancora le 500 km col 750 e lì si combatteva con la Ducati e i loro piloti erano del calibro di Virginio Ferrari, e noi eravamo un po’ gli eterni secondi, ma non è che si prendevano 5 minuti: si arrivava con un minuto, un minuto e mezzo di distacco su una gara di 500 km, dove basta fermarsi a cambiare una candela che hai perso la gara. Eravamo rispettati dai ducatisti, perché riconoscevano il nostro motore come veramente potente; si chiedevano come facevamo a far camminare una moto che è pesante; poi quel motore lì… loro avevano 80-85 CV, noi 100. E nel 750 eravamo handicappati nella ciclistica, ma il motore ci dava grosse soddisfazioni; poi i piloti nostri non erano certo i vari Ferrari, però si difendevano bene.

100 e passa cavalli cambiando cosa?

Il diametro valvole, e il salto era di 10 CV. Poi aumentando la cilindrata. A parte che ai 100 CV ci eravamo arrivati anche con le valvole del 1000 LeMans, aumentando a 1100, però dava 100-101 CV; con l’altro invece 110, e più avanti con le bielle allungate e mettendo pistoni a 2 fasce invece che 3 siamo arrivati a 112-114. Poi ovviamente alberi a camme modificati, alleggerimenti, … Una parte del kit era quello di serie, le varie camme RS, KS, che a seconda dei circuiti se ne usava una o l’altra. Se avevi bisogno di ripresa montavi il KS; se invece il circuito era lungo come LeMans o il Mugello mettevi l’RS. C’era un alleggerimento di base che risaliva al ‘72-‘73; il resto, la parte termica ogni tanto aveva modifiche, frenate più dai costi che altro; le bielle Carrillo per esempio costavano 1 milione e mezzo; i pistoni speciali a due fasce andavano fatti fare apposta.

Comunque tutte queste parti, tolte le bielle Carrillo, le facevi fare tu…

Si, certo, tutte mie progettazioni, datate ‘81 per le valvole da 51/43, e ‘76 per le valvole da 47/40 che sono quelle del 1000 LeMans, che poi il Dr. John, che allora non mi conosceva, ma che operava nel team Rino Leoni in America utilizzava già le teste che il mio capo progettista Tonti aveva fatto fare a me per le gare in America; per tre anni ha vinto con Mike Baldwin il campionato Pro-AMA con motori da 100 cv. Sui circuiti lenti usavano le teste originali del LeMans, ma con le camme per far girare in alto il motore; poi Baldwin era un pilota capace di farlo camminare in alto. Io invece preferivo sia per le 24 ore che per il resto camme che sfruttassero tutto il campo. Le teste più grosse le usavano solo sui circuiti più veloci. E così fino all’87, quando ha vinto l’ultimo campionato col 2 valvole, ma già col telaio tipo Daytona. Poi personalmente conobbi il Dr. John nel ‘83 in fiera presentato sempre da Rino Leoni. E loro mi dicevano di andare in America, dove il titanio si trova dal ferramenta, e non ne devi mica comprare un quintale come qui…

Affidabilità sui motori da gara?

Se tu tieni presente che dovevano durare 24 ore… Praticamente io ho svolto per la Guzzi quelle operazioni che dovevano svolgere i loro collaudatori. Il 1000 LeMans è uscito nel ‘85. Noi lo usavamo da otto anni per le gare. Poi loro dicevano: ah, voi dopo ogni gara cambiate pistoni e cilindri, rettificate valvole…, beh certo, ma fare una 24 ore vuol dire fare almeno 2500 km a manetta a 8000 giri, quand’è che un vostro collaudatore fa queste cose su strada? In pratica i motori nascevano già testati. La 24 ore era un banco prova per tutti. Difatti loro quando hanno fatto il 1100 c’erano resistenze interne, ma poi constatavano che c’era qualcuno che da una vita correva col motore da più di 100 CV! Poi siamo passati a bielle più lunghe per diminuire il carico laterale di spinta. La differenza di potenza oltre i 100 CV era data da queste bielle che riducevano gli attriti.

Invece quanto hai avuto modo di vedere la nascita del 4 valvole 1000?

Beh, in Guzzi già dall’86 avevano fatto il 4 valvole, che però era quello del museo…

Quello con le teste ‘girate’…

Con le teste giuste! Solo che hanno fatto un ‘monumento’. La scelta poi definitiva è stata dettata in pratica da questioni ‘estetiche’. A parte il fatto che fare due alberi a camme in testa… che so, la Ducati li ha fatti belli, non capisco perché in Guzzi…

Ma quindi la nascita del 4 valvole è stata indipendente dall’esperienza di John Whittner.

Esatto. Era un motore tra l’altro che subito dava già 96-97 CV, era un bel motore, pieno di coppia, poi ancora tutto da sviluppare, andava a carburatori, non c’era ancora l’iniezione, insomma, potenzialmente era un motore da 100 CV subito, però esteticamente era proprio poco valido.

Era un parto di Todero…

Esattamente. Il seguente invece non so, perché in pratica è arrivato da Modena, non so quanto Todero ci abbia messo come progettazione; è stato fatto in collaborazione col Dr. John, questo sì. …esteticamente è un po’ meglio, ma si perde della gran potenza…
Prima di questo era bello il progetto del 4 cilindri a V. Quello era uno studio da portare avanti; al limite si poteva stringere un pochettino, ma l’abbiamo fatto prima che la Honda facesse la PanEuropean.

Tornando ad oggi: come vedete la situazione attuale, con l’Aprilia?

Tiziano: Beh, l’Aprilia sta passando un brutto momento, e purtroppo ne fa le spese anche la Guzzi; adesso che sono passati i due anni ‘fisiologici’ (si subentra in azienda, si mettono a posto bene le cose, si sistema la gamma per come doveva essere fatto), è il momento in cui bisogna far vedere qualcosa; il prossimo anno dovrebbe essere l’anno in cui si dovrebbe vedere una moto nuova, o modifiche sostanziali sulla ciclistica, sul motore, ecc, e invece sembra si possa rischiare un altro momento di stallo, perché l’Aprilia, che è un’azienda che produce moto ma sappiamo tutti che vive sugli scooter ha avuto un grosso problema; ha un invenduto pesante che penalizza l’azienda; probabilmente in Aprilia non hanno previsto che il settore scooter si sarebbe ridimensionato in modo più pesante. La situazione è che ora stanno rivedendo ogni investimento; comunque la Moto Guzzi quest’anno bene o male ha venduto il 20% in più dell’anno scorso. Si è visto comunque anche in fiera un certo entusiasmo anche da parte del pubblico; la gente ci crede ancora in questo marchio. Speriamo bene: Aprilia per ora non si è comportata come gli americani, la Finprogetti, eccetera, che venivano, promettevano, e poi invece non si vedeva mai nulla.
Bruno: Diciamo che stiamo ancora attendendo.

Tiziano: Beh, certo le cose non sono semplici. Ad esempio uno degli errori grossi che fece DeTomaso fu rilevare la Benelli. Ci siamo tirati in casa un peso togliendo soldi allo sviluppo, a tutto. Siamo rimasti fermi anche grazie a questa manovra. Poi, certo, abbiamo ancora alcuni settori scoperti: tutti si sono accorti che in Moto Guzzi ormai da anni mancano modelli turistici; l’SPIII non ha avuto mai un degno successore, la V11Gt era stata presentata a Monaco 4 anni fa, poi? Era una moto che poteva farci rientrare in un settore che era nostro. Continuamo a cedere un settore a altri. Comunque siamo tutti fiduciosi: quello che si capta è che se Aprilia in questo anno riesce a rilanciarsi sicuramente Guzzi avrà i suoi vantaggi.

 

BRUNO SCOLA
Per informazioni: info@scolabruno.com
Il sito di Bruno: www.scolabruno.com

SIMONELLI

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Gianfranco Vittorio Chiara

di Marco Marcucci

 

Arrivo a S.Benedetto e trovo ad aspettarmi, di fronte alla concessionaria, le due persone che l’hanno creata nel lontano 1962: il sig. Vittorio Ranalli e sua moglie sig.ra Chiara Simonelli. Con loro il nipote Gianfranco che ha attualmente in mano il settore vendite.
La signora Chiara è colei che ha anche dato il nome alla concessionaria e che ha curato la parte gestionale fino a pochi anni fa.
Il sig. Vittorio, attualmente 85 anni portati in modo superbo, mi stringe la mano e, in qul momento, mi colpiscono due cose: il giaccone da motociclista, con tanto di stemma Guzzi cucito sul taschino, che indossa ancora con orgoglio, ed una splendida foto, ingiallita quanto basta, che tiene in una mano.

Sig. Vittorio, posso vedere la foto ?

Me la allunga, la osservo: splendida! In un angolo noto una data scritta a mano: 1937. La foto ritrae un pilota in sella ad una superba Guzzi, lo sfondo è il lungomare di S.Benedetto.

Ma questo è lei ?

Si, sono io, avevo 17 anni!

Mi dica della moto.

E’ una Guzzi “PE” del 1937, 250 cc. a tre marce

Questi sono attimi intensi per chi ama la moto, per chi ama la Guzzi ed il suo mondo; mentre mi risponde noto due lucciconi nello sguardo di quel vecchio signore, guzzista fino all’osso e che ancora oggi veste con la sua giacca da motociclista, forse per vivere ancora dentro le sensazioni di un tempo.
Entrando nel concessionario passiamo accanto ad una serie di California dell’ultima generazione; sono in bella esposizione una EV, una Aluminium, una Stone ed una Special.
Poco distante, su di un palchetto, ho modo di osservare per la prima volta una LeMans Tenni.
Prima di accomodarci nell’ufficio si avvicina Guido, altro nipote dei fondatori: lo saluto calorosamente; ci conosciamo bene perché è lui che, assieme alla preziosa collaborazione di Lorenzo, si prende cura della mia Cali: sono i maghi del sevizio tecnico.
Ci accomodiamo nell’ufficio: la sig.ra Chiara, il sig. Vittorio e Gianfranco.

Allora signora, mi racconti quando e come è nata la concessionaria.

La concessionaria ufficialmente è nata nel 1963 ma già da un paio di anni vendevamo Moto Guzzi a S.Benedetto per conto del concessionario di Teramo. Ovviamente questa attività non annullò l’attività originale e cioè quella della vendita di ricambi meccanici e delle riparazioni; in questo settore eravamo già nati nel 1949 come “Motoforniture Picene”.

Quindi lei e suo marito siete stati i pionieri della concessionaria…

Si, mio marito Vittorio si occupava di riparazioni ed assistenza mentre io ho sempre curato la parte commerciale e gestionale.
E qui interviene il sig. Vittorio con una puntualizzazione:
Ma lo sa che mia moglie aveva in testa tutti gli articoli del magazzino? Ed erano tanti, lavoravamo moltissimo con i ricambi!
E Gianfranco aggiunge:
Pensi che anche oggi, a distanza di qualche anno da quando la nonna ha mollato un po’ l’attività, ha in mente tutto il magazzino: se non riusciamo a trovare qualcosa interpelliamo lei ed il problema è risolto, non c’è computer che regga il confronto.

Mi rivolgo ancora alla sig.ra Chiara.
Mi dica, ricorderà sicuramente i modelli che ha visto passare sotto i suoi occhi.

Si, certo, ricordo benissimo lo “Zigolo”, lo “Stornello”, e poi la “Lodola”, il “Cardellino, il “Galletto”: si vendevano bene, facevamo dei numeri interessanti, circa duecento pezzi anno. Si vendevano bene anche le macchine agricole, prima fra tutti la “motozappa” Guzzi. Poi, dopo qualche anno, c’è stato un calo sui prodotti motociclistici.

E già, la famosa “motozappa” Guzzi, l’avevo messa nel dimenticatoio, a sentirne riparlare mi tornano a mente tutti gli sfottò subiti dai Guzzisti causa tale macchina non propriamente motociclistica: ma appartiene alla storia Guzzi! E sembra che abbia anche contribuito a sostenere le vendite negli anni sessanta.

Mi rivolgo ancora alla sig. Chiara.
Poi, a cavallo tra anni sessanta e settanta, sono arrivate le maximoto, non può non avere ancora nel cuore quegli anni!
Si, entrarono in campo le V7, le V7 Special, le 850 GT, la Le Mans, si ricominciò a vendere benino, erano moto di successo; i miei figli, veri appassionati, iniziarono ad organizzare raduni ed uscite, erano in tanti, le moto ebbero così modo di farsi ammirare con conseguente sempre più successo di vendita.
E qui interviene Gianfranco.
Le V7, la Special, la 850 GT sono state dei miti motociclistici, ma senza dubbio la Guzzi di maggior successo, con standard qualitativo pari e forse superiore alle maxi giapponesi, motorizzata con unità capace di tritare Km e Km anche a medie elevate senza stancarsi, è stata la Le Mans. E va ricordato che tali motorizzazioni hanno anche realizzato record di velocità e di durata.

Ascolto in religioso silenzio ma, contemporaneamente, mi balena in testa la feroce critica degli appassionati alla scelta fatta dalla nuova proprietà Guzzi di battezzare, con il nome Le Mans, la recente versione semicarenata della V11. E chiedo:
Chi ha avuto la fortuna di vivere la magica epoca del Le Mans “originale” che sensazioni prova oggi nel vedere fiancatine riportanti di nuovo il logo Le Mans, nello sfogliare depliant che descrivono di nuovo una Le Mans ? Parecchi appassionati sono inorriditi…

Gianfranco fa una faccia che la dice lunga e continua.
Certamente la rievocazione di tale nome è stata in un certo senso azzardata perché per ricordare cosa è stato il Le Mans per gli appassionati Guzzi non basterebbe parlarne per due giorni consecutivi; la Le Mans è stata la moto dell’orgoglio Moto Guzzi e dell’essere Guzzista e questo accadeva in tempi in cui i giapponesi stavano uscendo con maximoto a 4 cilindri; avere un prodotto italiano capace di dare sonore batoste alla concorrenza giapponese è stato motivo di grandissimo orgoglio. Il nuovo LM è uscito in un momento completamente differente, le maxi giapponesi la fanno da padrone, contrastate in qualche modo solamente da Aprilia e Ducati e, purtroppo, Moto Guzzi non ha una fetta di mercato significativa. L’augurio che si fanno i concessionari è che MG, con questo modello, non fallisca gli obiettivi che si è posta. La nuova LM è una moto ben riuscita, l’ho guidata a lungo, ci sono andato anche al raduno dell’ 80° anniversario, è una moto che mi ha dato soddisfazioni lungo i 7000 Km che ci ho percorso. La consiglio a tutti gli appassionati perché, se è vero che non ha la potenza di una moto giapponese, è anche vero che offre grande stabilità, buona protezione aerodinamica e gran divertimento.

Quindi, tutto sommato, è almeno degna di portare un tale nome?

Tutto sommato si, necessiterebbe di una manciata di cavalli in più però il cuore è un cuore sano.

La concessionaria ha clienti provenienti da zone lontane?

G – Si, non ci lamentiamo, vengono da noi un pò da tutte le Marche, qualche cliente addirittura dalla Puglia; tutto ciò è merito del buon lavoro che è stato fatto in passato. Io e Guido oggi godiamo di ampia stima grazie alle ottime basi derivanti da una passione che risale a più di 40 anni fa. Ed i clienti arrivano perché siamo in grado di rassicurarli dal punto di vista dei ricambi e dell’assistenza; e lo siamo stati anche quando la Guzzi navigava in pessime acque. Anche oggi abbiamo un magazzino ricambi che forse è unico a livello italiano, il piano superiore della concessionaria, ben 450 mq., è tutto dedicato a ricambi vecchi e nuovi della Moto Guzzi, pensi che abbiamo ancora pezzi di ricambio per le vecchie “motozappe”.

Mi risulta che relativamente alla ricambistica abbiate anche una attività di esportazione…

Si, è vero, esportiamo in Germania, Francia e Giappone; abbiamo un collega giapponese che viene ad ordinare pezzi di ricambio e la cosa è per noi motivo di grossa soddisfazione perché significa che si è scelto di lavorare in maniera vincente. Pensi che questo giapponese possiede una California 2 che ha imbarcato sulla nave per partecipare al raduno degli 80 anni con la sua Guzzi!

Importate anche parti speciali?

Si, importiamo dalla Germania, dove ci sono parecchie ditte specializzate in parti speciali; il mondo dei guzzisti è un mondo di appassionati, che ama personalizzare la propria moto e quindi cerchiamo di assecondarli ed offrire loro un servizio in più.

Gianfranco, suo padre è Guido Ranalli, l’ho conosciuto al salone di Milano qualche anno fa, era direttore commerciale Moto Guzzi, e so che lo è stato fino allo scorso anno, ed ora?

Si, è così, mio padre lavora in Guzzi fin dal lontano 1969; ha iniziato come ispettore, poi è diventato direttore vendite e agli inizi degli anni ’90 è diventato direttore commerciale. Nel 2001, con la gestione Aprilia, è stato rimosso da tale incarico per assumere quello di responsabile vendite alle pubbliche amministrazioni. Recentemente lo hanno restituito alle vecchie mansioni ed ora ha di nuovo in mano tutto il mercato italiano. Mi risulta che tale reintegro sia stato accolto con entusiasmo da parte di vari colleghi in Guzzi; personalmente non voglio esprimere giudizi, sarebbero di parte, ma voglio solo aggiungere che non credo ci possano essere persone che conoscano meglio di lui il mondo Guzzi ed il mondo dei concessionari Guzzi.

Senta Gianfranco, ho avuto l’impressione che Aprilia, in una prima fase, appena assorbita la Guzzi, abbia un po’ peccato di modestia; abbia avviato una politica tendente ad un ricambio radicale forse troppo frettolosa: via certi dirigenti e dentro altri, forse preparati ma non conoscitori del mondo Guzzi e dei suoi problemi; scarsa se non nulla propensione nel tenere in debita considerazione il patrimonio di esperienza e passione dei concessionari più significativi. Fortunatamente credo che sia altresì avviata una fase di riflessione e ripensamento…

Quello che è successo a mio padre, la riconvocazione e rinomina di diversi concessionari tagliati lo scorso anno ed altre situazioni di tale tipologia sono le risposte a quanto da lei asserito. Posso però aggiungere che, dopo anni ed anni di traversie finanziarie e non, attualmente l’azienda è in ottime mani, ma, concordo con lei, rinunciare all’esperienza e alla continuità sarebbe un suicidio.

Vorrei fare con lei un consuntivo dopo un paio di anni di gestione Aprilia; gli appassionati sono impazienti, chiedono nuovi modelli, a tutt’oggi hanno visto interventi estetici di facciata, qualche miglioria meccanica, alcune evoluzioni di modelli già esistenti ed una serie infinita di versioni della California; ma chi vende Guzzi cosa ne pensa?

Diciamo che certi interventi sono stati azzeccati e qualcun altro un po’ meno; personalmente auspicherei un ritorno al vecchio motore color alluminio mentre, sicuramente, posso testimoniare che il lavoro fatto sul cambio della V11 è stato veramente ottimo.

Ed i concessionari cosa vedrebbero di buon occhio come nuovi modelli Guzzi?

Guardi, sicuramente una GT ben fatta ed affidabile; è dai tempi della serie SP che non abbiamo nulla in questo settore, consideri che non passa settimana senza richieste di notizie da parte dei clienti a tale riguardo: parecchi clienti l’aspettano con ansia, avrebbe sicuramente mercato.
Per ora la Guzzi ha fatto compilare a noi concessionari un questionario nel quale si chiedevano pareri circa una versione V11 LM più turistica, con postura più mirata al turismo, manubri alti e valigie integrate; anche tale progetto sarebbe il benvenuto, personalmente sarei molto favorevole. Aspettiamo anche una enduro stradale di grossa cilindrata, settore che è stato lasciato in mano alla concorrenza; non rientrare in tale settore, avendo a disposizione un bicilindrico ad iniezione molto competitivo, sarebbe un vero peccato visto che ora le risorse finanziarie ci sono e che, dal punto di vista progettuale, la Guzzi ha gente sicuramente all’altezza per un tale obiettivo.

Le risulta che la pensi in questo modo la maggior parte dei concessionari Guzzi?

Sicuramente, non credo esista concessionario in Italia che non aspetti con ansia una GT od una maxi enduro.

Ed una supersportiva come la vedrebbe?

E lei come la vedrebbe?

La vedrei bene…

Ecco, anche noi concessionari, ma occorre aspettare la motorizzazione giusta: fare concorrenza alle giapponesi non è facile, in questo settore siamo indietro di anni ed anni; gli sforzi dovrebbero essere elevati all’ennesima potenza perché passare dallo zero assoluto ad una sportiva di successo non è facile, penso che per la realizzazione di una moto competitiva siano necessari 3/4 anni, ritengo siano questi i tempi progettuali.

In una ipotetica scaletta di priorità temporali come posizionerebbe la GT, la maxi enduro e la sportiva?

Sicuramente per prima la GT, a ruota la endurona e poi la sportiva.

Gianfranco, la Nevada è sempre un bel cavallo di battaglia…

Si, e le nuove migliorie sono state azzeccate; ho sempre auspicato per lei forme diverse e non ho cambiato opinione ma, andando a vedere le vendite, debbo dire che forse ho torto, certo che ha dalla sua il fattore prezzo supportato però da una meccanica robusta ed affidabile ed una grande guidabilità.

Parliamo un attimo di un ipotetico motore Guzzi a 4 cilindri, come lo vedrebbe?

Le dico la verità, sono restio; sono ancora shoccato dal ricordo dell’epoca De Tomaso quando, per copiare i giapponesi, è stata fatta una frittata di quelle clamorose; diciamo che di un 4 cilindri non ne abbiamo bisogno ma, in ogni caso, dovrebbe eventualmente essere “genuino” Guzzi e senza la ricerca spasmodica di potenze proibitive ma, ripeto, non ne abbiamo bisogno.

La concessionaria Simonelli è più di venti anni che organizza un raduno internazionale Guzzi a S.Benedetto e so che ha sempre riscosso un grande successo; lo scorso anno avete però rinunciato: e per quest’anno?

Per la manifestazione di quest’anno abbiamo già fissato la data che è l’8 ed il 9 giugno ed anche quest’anno sarà un raduno internazionale; contiamo di arrivare ad un migliaio di adesioni, un traguardo abbastanza ambizioso che però già in passato è stato raggiunto. Faremo molte cose nuove nell’ambito della manifestazione ed il fiore all’occhiello dovrebbe essere la presenza della pattuglia acrobatica tricolore che penso ci sarà messa a disposizione dalla Moto Guzzi sperando di riuscire ad espletare tutte le ‘paratie’ burocratiche relative al rilascio dei vari permessi da parte del comune di S.Benedetto. Abbiamo raggiunto accordi con tutte le strutture ricettive della riviera per un prezzo di 30 euro per la pensione completa. A questo appuntamento annuale ci teniamo moltissimo, è un raduno storico, è il 21° anno che l’organizziamo; abbiamo sempre avuto foltissima partecipazione dall’estero con gruppi numerosi di tedeschi ed olandesi, qualcuno arriva dalla Norvegia e dalla Finlandia; un anno abbiamo avuto anche partecipanti dall’Australia e tutto ciò ci riempie di orgoglio. Vede, noi facciamo tutto ciò non tanto per pubblicizzarci come concessionaria ma per pubblicizzare il marchio Guzzi a livello locale, nazionale ed internazionale.

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V11 Tenni

Fa sempre piacere sentire che c’è chi continua a coltivare in maniera direi maniacale ancora oggi la passione per la Guzzi.

Colgo l’occasione per aggiungere che stiamo rimettendo in piedi il moto club “Aquile Millenarie” che fu creato da mio zio Franco nel lontano 1979; avremo la sede principale a S.Benedetto e numerose sedi satellite nelle Marche. La denominazione potrebbe sembrare banale ma l’abbiamo voluta per sottolineare la storia e la tradizione di un marchio storico come quello Guzzi.

Marco Marcucci

Salvatore e Fabienne

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Testo e foto di Alberto Sala

 

LE CHEVAIN. FERRAGOSTO.

Lasciati alle nostre spalle i castelli della Loira, ci dirigiamo a nord, verso Normandia e Bretagna. Oltrepassati i bastioni di Le Mans (in verità non esistono bastioni a Le Mans ma è così suggestivo…) ci avviciniamo all’incontro con due persone speciali che abitano qui, nell’angolo tra la Normandia e la regione di Le Mans.
In tanti anni di frequentazione e conoscenza di appassionati del nostro marchio preferito, ho avuto la fortuna di conoscere alcune persone che si distinguevano in maniera particolare dagli altri pur sempre grandi appassionati. Perchè – grazie al cielo – esistono ancora persone che sanno offrirti quello che hanno senza il benchè minimo interesse, senza che esista la benchè minima parvenza di rovescio della medaglia. Persone che sanno stupirti con la loro immediata gentilezza e sincerità. Persone speciali.


Salvatore e Fabienne sono due di queste rare perle. La prima volta che li ho incontrati è stato alle GMG del 2003, ancor più precisamente durante quella splendida giornata in pista all’autodromo di Monza, quando ancora la Moto Guzzi credeva nella strabordante e inarrestabile forza e energia dei propri appassionati. E già lì, pur nel trambusto della giornata, percepii immediatamente la loro collocazione nel variegato mondo guzzista, perchè è così che le riconosci: al primo istante. Non ti serve tanto tempo e tante chiacchiere.
“Salvatore, quest’estate passiamo dalle tue parti, che ne dici se ci beviamo una birra insieme?” “Bien sur Alberto, volentieri!!” Così a ferragosto spaccato varchiamo il cancello della loro casa.


Quando Salvatore ci prende da parte e ci apre la porta che comunica col garage, ci cade la mascella per terra. Date una sbirciatina anche voi. Non è uno degli ambienti più belli del mondo? Non è così che vorreste arredare il riparo delle vostre motociclette? Così ci accomodiamo all’angolo bar per alternare chiacchiere alla birra senza soluzione di continuità gustandoci la loro genuina accoglienza e simpatia. Le scogliere della Bretagna possono aspettare…

Le loro motociclette (guidate senza eccessive preferenze da entrambi) sono belle precise, custodite con la sana mania che ben conosco e sono spunti di innumerevoli racconti, come il T3 sidecar abitualmente guidato da Fabienne, che potrebbe aprire capitoli di viaggi fatti con l’intera famiglia (i piccioncini hanno due figli oggi ventenni). Vogliamo entrare nel dettaglio? Il 750S è semplicemente spettacolare, personalmente trovo sia la Moto Guzzi più bella degli anni ’70. E a fianco l’S3 è fonte di appetitosi dettagli, come i coperchietti laterali fatti fare in alluminio. Roba da fermarsi ogni tanto e staccarli per tastarli tra le mani. Due autentici gioielli!


Alla parete, tra targhe e fotografie, riconosco una semicarena della moto di Jacques Ifrah, quella che abitualmente bastona con abbondante generosità le avversarie al Bol d’Or Classic. E’ uno dei simboli di una forte amicizia col geniale preparatore parigino, suggellata anche da diverse fotografie di Jacques e di Charles Artigue, il suo pilota di punta la cui fama ben conosciamo.
Potrei proseguire per tanti altri dettagli (come la collezione di modellini) che testimoniano quanto il sacro e ardente furore guzzista sia tenuto sempre ben crepitante in questo angolo di Francia, ma prima il Pastis, poi la raclette e il resto ci tengono troppo occupati, così come le chiacchiere spazianti dai racconti di come Salvatore abbia contribuito alla ‘conquista’ e successiva posa dei guardrail protettivi per i motociclisti, e il resto delle storie tra viaggi e cazzeggio i cui confini netti faccio fatica a mettere bene a fuoco, complice l’ulteriore vino aggiunto… meno male che non dovremo guidare!

© Anima Guzzista

La via più breve

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La via piu breve

 

Di Luca Formenti

La via piú breve da Milano a Copenaghen passa per Lucerna, Basilea, Francoforte, Hannover, Amburgo, Lubecca e Puttgarden, da dove si prende il traghetto per Rodby e si approda  in Danimarca a 160km circa  dalla capitale danese. In tutto 1500km di autostrada svizzera, tedesca e danese, piú che fattibili in una giornata di viaggio.

Ho fatto questo percorso all’andata e al ritorno circa dieci volte ormai, mettendoci dalle 20 alle 22 ore, a seconda del traghetto e della stanchezza.
Tuttavia il viaggio Copenaghen-Milano che ho iniziato domenica 20 dicembre mi ha visto arrivare a Milano il 22, dopo 48 ore. Il viaggio di ritorno non é stato meno problematico.
Le previsioni del tempo davano neve sia in Germania che in Svizzera, ma ho dato la massima fiducia alla abilitá teutonica di mantenere la strada pulita: e mi sono sbagliato.
La neve si é fatta vedere dalla partenza a Copenaghen. La moto era piú o meno carica in questo modo

La via piu breve 1

L’autostrada danese non ha avuto particolari difficoltá, a parte la fastidiosa tendenza del casco a far ghicciare il fiato sulla visiera interna antinebbia: faceva decisamente freddo!
L’arrivo in Germania e i primi km sono stati altrettanto tranquilli, seppur molto freddi.
Dopo circa 450km, ovvero al secondo pieno, entro nella stazione di servizio sotto una debole nevicata, che si trasforma in forte nevicata dopo che esco dalla stazione: riesco a vedere un paio di strisce nere sull’asfalto sporco di neve, e le seguo in prima corsia, diligentemente dietro ad un camion.
Proseguo fino a quando l’asfalto sporco di neve non é coperto completamente, e non mi permette di vedere altro che un manto bianco. Proseguo ad una decente velocitá, sui 70-80 orari all’inizio, per poi scendere a 60; a quel punto devo fermarmi perché é molto difficile tenere sotto controllo la moto andando sul dritto, figurarsi per una minima frenata o una curva un poco piú stretta.
Come mi successe l’anno precedente, ho trovato un passaggio su un furgoncino che andava verso sud, e si fermava a circa 50km oltre Francoforte. Il tizio, di una gentilezza estrema, carica me e la moto, mi trova una sistemazione in un hotel, e mi lascia di fronte all’entrata dell’albergo. I circa 250km percorsi sul furgone (peraltro in una zona montagnosa della Germania – no, non é la foresta nera) mi hanno mostrato chiaramente che non avrei potuto proseguire: troppa neve, e anche ghiacciata.
Una bella dormita all’hotel e una foto dalla finestra della camera:

La via piu breve

La strada é stata ottimamente pulita durante la notte, e io mi godo una noiosa autostrada fino in Svizzera, trovando solo un fortissimo vento nei pressi del Tunnel del Gottardo.
Passato il tunnel, ovvero a ben pochi km dalla frontiera, la neve si fá rivedere: proseguo con un’altra sbagliata convinzione, ovvero che non puó nevicare tanto quanto in Germania; d’altronde sono a due passi dalla patria della pizza, spaghetti, O’ sole mio e compagnia bella. Mi sbagliavo.
La neve scende copiosamente, e mi trovo su un manto quasi fresco, appena schiacciato dalle gomme delle auto.
Per proseguire e avere una minima trazione sulla ruota posteriore, attorciglio una piccola catena, e la fisso con delle fascette. Sotto gli improperi degli operatori degli spazzaneve, raggiungo la stazione di servizio prima del confine di Brogeda. Lí cerco un passaggio, ma senza fortuna, mi adatto allora a riposarmi sulle sedie del bar, fino a quando l’ennesimo poliziotto che passa di lí mi conferma che la strada é decentemente pulita.
Finalmente, raggiungo il confine, dove mi fermo ancora per sentire le condizioni della strada da coloro che arrivano da sud. Rassicurato da un automobilista che mi aveva soprassato la sera precedente, proseguo fino a Milano. Dal bar di Brogeda:

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Arrivo a destinazione e per i giorni successivi mi prendo cura della moto, trovando un paio di fili elettrici rotti per la corrosione, e altre piccole magagne.
Il viaggio di ritorno é stato pianificato meglio: ovvero mi sono fermato a Ginevra per una riunione di lavoro, e ho proseguito martedí 5 gennaio per Copenaghen.
Dopo aver controllato e ricontrollato le condizioni della strada e del meteo, sono partito con la sicurezza di non aver problemi: e mi sbagliavo.
La strada Milano-Ginevra é passata freddamente, e una piccola foto fatta all’ingresso del tunnel del Monte Bianco puó chiarire meglio l’avverbio:

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L’immediato ingresso nel tunnel é stato scioccante: neppure entrando in una sauna ho mai sentito una tale botta di calore e umiditá. Fortunatamente la moto non ha fatto scherzi, ma immagino che i sensori di temperatura e la centralina elettronica non siano stati per niente contenti.
Arrivato a Ginevra sull’asciutto, mi ritrovo sotto la neve il giorno successivo:

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Il martedí mi rimetto in strada e a parte i primi km sotto poca neve, tutto fila liscio, tanto che a Basilea avevo l’impressione di essere giá in primavera:

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Salendo sempre piú la strada rimane asciutta, seppur molto fredda, e capisco perché non ci vedo una cippa attraverso la visiera:

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Dalla mentoniera del casco cadevano ghiaccioli!
Un’altra bellissima esperienza con i tedeschi mi é capitata mentre stavo da qualche parte verso Hannover:

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Questo tizio mi fa i complimenti per il viaggio, poi mi offre 3 cose:
– trasportare la moto sul furgoncino (lui andava a Kiel, che é piú o meno sulla strada per Puttgarden), ma lo spazio era insufficiente
– fermarmi da un suo amico lí vicino, per un caffé
– fermarmi a dormire a Gottingen, dalla sua ex-moglie, di cui mi da indirizzo e numero di telefono
Non accetto alcuna di esse e faccio una foto del tizio, che é stato di una accoglienza incredibile, e che mi conferma le mie ottime esperienze con i tedeschi.
Il viaggio prosegue, arrivo a Lubecca e da lí verso Puttgarden: ma il tempo mi riserva una spiacevole sorpresa. Nonstante le previsioni dessero un cielo libero da nuvole, e una bassa temperatura, si presenta una leggera neve che copre dolcemente l’asfalto, ghiacciando rapidamente.
Dopo la prima scodata su rettilineo, decido di proseguire decisamente piano, e facio una cinquantina di km cosí. Dopodiché migliora un poco.
Arrivo infine al traghetto, dove praticamente la neve é ovunque e si aggiunge un bel venticello.
Non c’é modo di trovare un passaggio su un furgoncino e decido di fermarmi a dormire nel carissimo hotel lí vicino: un solo commento per il proprietario, uno stronzo. 98 euro per dormire dalle 5 del mattino alle 8, colazione inclusa, e di uno sconto manco a parlarne.

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Per arrivare da qui:

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a qui:

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Ci ho messo 4 ore! (notte e prima colazione inclusa J)
Sul traghetto ho visto qualcosa a cui ho dedicato un bel vaffa:

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Con il freddo che ho visto, guardare questa bella gnocca praticamente nuda mi ha fatto girare le scatole!
L’arrivo a Rodby e i primi metri sono simili al panorama tedesco:

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Tuttavia la strada é stata pulita e il tempo era perfino soleggiato.
Una sosta nella stazione di servizio per osservare il tipico pranzo danese (quello in foto non sono io):

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Ora a Copenaghen, la situazione é cosí:

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Capirete perché ho deciso di non usare la moto per un pó!

Luca
Copenaghen, 9 gennaio 2010

Come ho (ri)trovato la mia Anima Guzzista

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Come ho (ri)trovato la mia Anima Guzzista

di Lucio Aiello
La mia storia ( o non storia ) con le moto è stata condizionata  da un evento tragico, la morte del fratello più giovane di mio padre in un incidente motociclistico, nei primi anni ’50. Ricordo quella piccola moto sulla quale mia madre non mi permetteva di salire, il dramma che vivemmo tutti, specialmente papà che per quel fratello più piccolo nutriva un affetto speciale. Era sempre triste, con la cravatta invariabilmente nera ed una  fascia nera al braccio. Poi la vita piano piano riprese ma la ferita non si è mai completamente rimarginata. Ci eravamo da poco trasferiti a Cosenza da Acri, paese di mia madre dove ero nato, e abitavamo in periferia, in garage c’era la vecchia 1100 E di papà che di lì a poco sarebbe stata sostituita, per fare economia, con una Topolino. La prima Guzzi che vidi… era uno strano arnese entrato nel giardino di casa, una mezza grossa moto davanti ed un cassone con due ruote dietro, sul lato sinistro del motore c’era una cosa strana che somigliava all’affettatrice del salumiere, girava e girava e non capivo cos’era mentre il motore batteva un colpo dopo l’altro. Ascoltando quel suono tanto particolare chiesi a mio nonno perché fosse così e lui, che era nato nei primi anni ’90 dell’800 e non aveva la patente, mi rispose così: perché ha un solo cilindro ed un cilindro solo, andando su e giù, fa questo rumore, diverso da quello della macchina che cilindri ne ha quattro. Chiaramente mio nonno confondeva fra cilindro e pistone ma ad ogni modo quella fu la mia prima nozione di meccanica anzi di più, fu il motivo per cui per me il rumore della motocicletta è stato e rimane quello, o almeno gli deve somigliare. A quel tempo le automobili in giro erano molto rare, al posto dei taxi c’ erano le carrozzelle, il lattaio arrivava in calesse. Anche le moto, per quanto più numerose,erano sempre poche. In prevalenza scooter, le moto vere erano più rare ma mi piacevano molto di più, erano in genere piccole tranne quelle della Stradale ( o Milizia come diceva papà) che incontravamo in genere fuori città e che avevo capito essere le parenti belle del motocarro. Capitava di incrociarle o di essere sorpassati, mi piaceva il loro incedere imponente, il loro andare veloci senza sforzo. Papà notò questo interesse e una volta, quasi sottovoce, mi disse queste parole rivelatrici: “sono Moto Guzzi… sai, quando ero in Africa  anch’io ne ho avuto una, una 500 come questa a parte il colore, la mia era rosso scuro…la motocicletta è una cosa bellissima, ma è pericolosa, troppo…” Oltre alle Guzzi della Stradale ce ne erano altre che mi sembravano uguali, solo che erano rosse e piano piano mi accorsi che erano un po’ più piccole…poi ce n’erano senza l’affettatrice, ce n’era una strana che somigliava alla vespa e aveva la ruota di scorta, una piccola carinissima che era quasi una bicicletta e faceva un rumore strano… Il parco moto,almeno dalle mie parti, era rigorosamente nazionale: oltre alle Guzzi si vedevano Gilera, Morini, Bianchi, Ducati, ma anche Mondial, MV, Benelli, Aermacchi, Guazzoni … moto piccole, 125, 150, 175 e qualche 250, ricordo nettamente l’estate del ‘59 quando rimasi a bocca aperta sul lungomare di Diamante al cospetto di un sidecar Guzzi ( doveva essere un Falcone ma potrebbe essere stato anche un Astore). Avevo ormai 15-16  anni quando vidi per la prima volta una BMW (di un amico di mio zio guardato con diffidenza dai paesani perché con quella moto andava e veniva da Roma) che mi piacque molto anche se il rumore mi deluse  non poco, per le inglesi dovrò aspettare ancora più a lungo. Imparai a guidare l’estate del 5° ginnasio sulla Vespa 50 di Luigi, mio amico e compagno di classe. Eravamo in due o tre che ce la disputavamo e la poveretta raramente riposava a meno che i soldi per la miscela non fossero proprio finiti. L’anno dopo andò ancora meglio. Enzo, due anni più piccolo di me, arrivò addirittura con un Corsarino, una moto vera anche se piccola, con un cambio a bilanciere e 4, dico 4 marce tirando le quali sembrava veramente di volare, anche grazie al sound che non aveva nulla da invidiare a quello di moto più grandi. Enzo se possibile era ancora più generoso di Luigi ed io me ne approfittavo, d’altra parte infilare una curva dopo l’altra era una vera goduria ed i giri diventavano sempre più lunghi. Se un 50 va così, cominciai a pensare, immaginiamoci come deve essere un 125. Allora secondo me non c’era nulla meglio del Corsaro, tra l’ altro piuttosto diffuso. Lo Stornello della Guzzi non mi piaceva allo stesso modo, ancora meno mi piaceva la Gilera. Tuttavia dovendo convincere mio padre scelsi di proporgli proprio lo Stornello, visto che quando mi parlava della sua vita ad Addis Abeba il discorso finiva sempre con le scorribande, su piste o strade appena tracciate, in sella alla sua mitica Moto Guzzi. Mentre facevo altre esperienze (varie Vespe, la Lambretta di Ottavio, il Brio (!) 100 di Pasquale) presi il discorso alla larga, lasciavo per casa depliant, alla fine affrontai di petto l’argomento ma papà fu irremovibile; non avrebbe dormito la notte, non si sarebbe mai potuto perdonare, mi disse, se mi fosse capitato qualcosa. Capii che al momento non era il caso di insistere ma continuavo a desiderare una moto, ormai stavo diventando grande, facevo la terza liceo ed ad aprile del ’67 presi la patente e quindi cominciavo a puntare moto più grandi di una 125. Purtroppo papà non cedette di un millimetro e per firmare un qualsiasi contratto allora ci volevano i 21 anni. A 21 anni però, terzo anno di Medicina, con due amici comprammo una spider, una vecchia Austin Healey frog eye. L’ultimo anno di corso mio padre mi regalò la mia prima macchina, una Mini blu. Il parco moto nella capitale era interessante ma io in moto ci andavo qualche volta da passeggero, diciamo che le moto le seguivo da lontano, non le avevo dimenticate ma non erano mai all’ ordine del giorno, vissi da lontano anche l’invasione delle moto giapponesi, ne provai un paio ma senza entusiasmarmi. Certo la Ducati 450 Scrambler  di Paolo (unico nella cerchia degli amici più intimi ad avere una moto) era veramente un’ altra cosa, bellissima nella sua livrea gialla era una favola anche andarci da passeggero, con una marcia scalata ed il gas spalancato il martellio del motore era un’estasi adrenalinica. Mi piaceva una Norton che vedevo parcheggiata al Bowling dell’acqua acetosa ma non sapevo neanche di chi fosse, subito dopo la laurea mi imbattei in un tale che vendeva moto usate e mi innamorai di una Bonneville vecchia di 10 anni, la desideravo senza averla mai provata, tanto mi piaceva. Il prezzo era basso, troppo addirittura. Poi appresi che la moto avrei potuto averla subito, appena scucito il grano, ma che i documenti mi sarebbero arrivati dopo, in quanto era di un militare americano. Forse non c’era niente di strano, certo che il mio entusiasmo ne ebbe un duro colpo, me ne andai al mare. Al ritorno avevo altri pensieri, se pensavo alla moto mi veniva in mente Paolo che nel frattempo  insieme a Renata aveva avuto un brutto incidente con la Ducati, avevo domande e concorsi da fare, una fidanzata a Perugia, insomma il momento magico era passato ed io non l’avevo colto e per molti anni in pratica non ci pensai più. Certo le moto le guardavo, non seguivo granchè il mercato ma notavo le novità, anche se rare le grosse Guzzi capitava di vederle anche a Cosenza dove nel frattempo ero tornato, mi colpì molto una 1000 Idroconvert  azzurra che incontro ancora oggi, si vedeva qualche 1000 SP, più tardi arrivarono delle bicilindriche più piccole, si videro le prime California…. C’erano altre moto interessanti, l’Aermacchi ora  si chiamava Cagiva, la Morini 3 e mezzo, le Ducati e poi  tante giapponesi, le BMW… Nell’84 il momento magico mi passò di nuovo vicino, per un anno lavorai come aiuto nell’Ospedale di Rogliano (una ventina di Km da Cosenza) e insieme a me c’ era Paolo, quello del Ducati di oltre dieci anni prima. Aveva da poco comprato una Suzuki usata e qualche volta mi feci dare un passaggio lungo la vecchia statale. Mi rivenne la voglia di comprarmi una moto, con Paolo ne parlammo, andai anche in giro, vidi qualche moto interessante ma alla fine…..comprai un’ altra vecchia spider inglese. Effettivamente avere una Triumph Spitfire quando si hanno due bambini piccoli, qualche nipotino e poi i gli amichetti dei figli, ed i figli degli amici che la spider non ce l’hanno, è una bella cosa, ma ancora una volta stavo per fare una cosa che desideravo fin da piccolo e mi ero nuovamente fermato. Mi sono spesso chiesto il perché di questo comportamento. Indubbiamente ancora pesava  il timore degli anni giovanili, quello di dare un un motivo di ansia a mio padre al quale sono stato sempre molto legato, ma forse il motivo vero era un altro, forse quel terribile incidente di tanti anni prima aveva inciso troppo profondamente sulla mia psiche di bambino lasciando una cicatrice indelebile, certo è che ogni volta che stavo per comprarmi una moto, magari fortemente desiderata come era avvenuto con la Triumph, al momento di concludere mi bloccava una strana paura, come quella che ti impedisce di tuffarti da un trampolino. Passarono anni ed anni, alle moto non ci pensavo più anche se ogni tanto le osservavo o notavo qualche novità. Non guidai più per molto tempo se non qualche scooter , ma francamente non provavo nessun piacere. Poi il dieci settembre del 1993 Marco compì i 14 anni e già durante la primavera successiva cominciò ad avanzare la richiesta di un motorino. Onestamente non sapevo come regolarmi, a dire perentoriamente di no ci pensò mia moglie, con un tono che non voleva ammettere repliche. Io mi feci scappare qualche mezza promessa cercando un compromesso, una dilazione del problema ma alla fine dell’anno gli dissi: stà tranquillo, avrai il motorino, ti do la mia parola. Detto questo non potevo più tirarmi indietro e ne ero, nel mio intimo, sollevato. Nelle more mi ero documentato su caratteristiche, prezzi, prestazioni, assistenza ecc. ma era tutto un lavoro inutile. Marco infatti, che ha sempre avuto le idee chiare, aveva deciso già da tempo e voleva l’F10 della Malaguti, quello e solo quello, non ricordo se il colore amaranto fu una sua scelta o era l’unico disponibile. Lo andai a ritirare io, secondo me per fargli una sorpresa al ritorno da scuola. Marco era felicissimo, il suo Malaguti quasi se lo portava in camera la sera. Piano piano presi confidenza col variatore anche se all’inizio mi capitava di zampettare e dovevo stare attento a non accelerare quando ero fermo al semaforo. La guida era facile e anche divertente ma ovviamente non potevo approfittarne troppo perché Marco ci andava a scuola, allo stadio, a giocare a calcio, alle feste, insomma dappertutto come era giusto che fosse. Io ero contento di averlo fatto contento, all’inizio stavo un pò in ansia ma ogni tanto lo osservavo mentre guidava e mi tranquillizzavo. Venne l’estate, ce ne andammo come al solito al mare e poi come sempre ci aspettava la nostra casa in Sila da dove io facevo il pendolare. Quell’estate però c’era un problema: chi lo porta il motorino da Cosenza a Camigliatello? Un po’ avevo la classica ansia paterna, un poco forse avevo inconsciamente voglia dopo tanti anni di farmi una bella strada di montagna con una due ruote, certo che fui perentorio: il motorino in Sila lo porto io, faccio la strada vecchia e basta. Partii verso le dieci di mattina in una bella giornata di sole, avevo un giubbotto leggero e per precauzione, dovendo passare un valico a 1600 metri mi portai un giornale come facevo tanti anni prima, quando neanche immaginavo l’ abbigliamento “tecnico”. Casco ovviamente niente, quello di Marco non conteneva il mio testone e non pensavo certo di comprarne uno per andare una tantum  con l’F10. A metà percorso attaccai la salita verso Montescuro, il tracciato della Coppa Sila, gara di velocità in salita un tempo valevole per il campionato italiano della montagna. Un po’ mi preoccupavo per la tenuta del motore ma l’ F10 andava spedito una curva dopo l’altra. Arrivato al valico mi fermai a guardare il panorama, che avrò visto mille volte ma adesso provavo una sensazione particolare, tornai con la mente a quando c’ero passato col Corsarino un numero infinito di anni prima, mi venne un groppo in gola, sentendomi il ragazzino di allora. Ripartii in fretta ma subito rallentai e mi feci tutta la discesa piano piano, facevo curve e poi curve e poi curve e quando chiudevo il gas sentivo, oltre allo scoppiettio del mio due tempi, un rombo cupo di freno motore, all’uscita di un tornante mi sembrò di vedere sopra di me una grossa moto bianca, rallentavo e guardavo negli specchietti ma dietro non avevo nessuno eppure quel rombo ritornava ad ogni curva, è chiaro che era solo nella mia mente. Arrivato a casa non ci pensai più ma avevo dentro una strana inquietudine, ogni tanto mi sembrava di sentire il motore della moto immaginaria che mi aveva fatto compagnia nel silenzio di quella strada silana, piano piano mi accorsi che stavo riprendendo a guardare le moto. In giro se ne vedevano ormai tante, in gran parte giapponesi. Cominciai a orientarmi fra le varie tipologie, che ai miei verdi tempi non c’erano come le custom che ora erano forse le più diffuse o le enduro stradali. Oltre alle dilaganti giapponesi c’erano un po’ di BMW, le italiane erano Ducati, poche le Guzzi, ancora più rare le Morini e le Cagiva. Volevo, di nuovo intensamente volevo avere una moto. Una parte di me mi consigliava prudenza, è assurdo pensare ad una moto se non l’hai mai avuta mi diceva, se negli ultimi 20 anni avrai fatto 20 kilometri con moto prestate e qualche centinaio con il motorino di tuo figlio che sarà anche brillante ma è sempre un cinquantino. L’altra parte si ergeva invece a difesa del mio desiderio, enfatizzava le mie esperienze con le varie Vespe, Lambrette, Brio 100 e quant’altro, le scorribande  in Sila col Corsarino si dilatavano nella memoria fino a divenire raid memorabili, i giri dell’isolato o poco più fatti col Ducati di Paolo, i cento o duecento metri con la Laverda di Luciano, le brevissime prove con le jap diventavano viaggi. Nel frattempo accadevano altri fatti importanti: il mio giovane amico Arturo, che da tempo aveva fatto il salto di qualità passando dal Vespone ad una Suzuki bicilindrica che avevo provato non rimanendo entusiasta ma traendone la convinzione che sapevo ancora guidare, era passato ad una attempata ma sempre bella Honda CB 750 nera che poi aveva venduto a Riccardo, senza moto dai primi tempi dopo la laurea quando, finito su un marciapiede con la Vespa, era stato in coma tre giorni per trauma cranico. Naturalmente provai anche queste moto ed il mio ego ne usciva sempre più rafforzato. Finita l’estate del ’95 mi misi alla ricerca di un usato che doveva essere in buone condizioni, facile da guidare e soprattutto di costo contenuto  in modo che, se mi fossi dimostrato incapace di riprendere confidenza con la guida o mi fosse passato l’entusiasmo non me ne venisse anche un danno economico oltre a quello morale. Nella mente avevo ristretto a pochi modelli la scelta: una Guzzi della “serie piccola”, in giro si vedevano diverse 350 specialmente custom, o l’Honda Nighthawk 450 bicilindrica. Pensavo, a ragione, che fossero facili da guidare, non avevano quelle strane pedane avanzate e non si doveva viaggiare col sedere rasoterra, mi sembravano adatte anche per fare qualche viaggetto una volta che ci avessi preso la mano. Le sole Guzzi usate che trovai erano una vecchia California, che mi incuteva soggezione per la mole ed aveva un prezzo esorbitante, ed una Imola  incidentata. Della Honda trovai una 650 con il quattro cilindri che sembrava messo per sbaglio in quel telaio e con un bruttissimo faro rettangolare, non volli  (e me ne pentii) una Kawasaki  riverniciata un po’ alla buona ma che costava una sciocchezza e che poi fece un ottimo servizio ad un altro mio amico, provai una strana Yamaha  250 semicustom col freno a tamburo davanti, insomma non arrivavo a concludere finchè Arturo non mi informò della disponibilità di una Suzuki 400 GSX in ottime condizioni, di proprietà di un Infermiere del nostro stesso Ospedale.  Io ad una sportiva con i semimanubri non ci pensavo ma andai comunque a vederla. La moto si presentava bene, in sella poggiavo comodamente le piante dei piedi, un tocco allo starter ed ecco un bel rumore, diverso da quello che mi era sempre piaciuto  ma comunque cupo e gradevole, che diveniva un urlo salendo di giri. La prova fu brevissima anche perché ero in giacca e cravatta e senza casco,  mi colpirono la regolarità del motore, la frizione morbida ed il cambio dolce, il freno davanti che arrestava la moto col mignolo. Soprattutto era ormai la fine di ottobre ed avevo paura che, come era successo in altre occasioni, passato il momento magico chi sa se e quando questa benedetta moto l’avrei comprata. Ci mettemmo d’accordo e qualche giorno dopo, esperite le formalità e comprato un casco jet adatto al mio testone andai a prendere l’oggetto tanto agognato a casa del vecchio proprietario. Partii con una certa trepidazione, feci qualche chilometro e ad un certo punto, fermo  ad un incrocio in salita, la moto mi si sdraiò fra le gambe. Ripartito, caddi di nuovo per fortuna ancora senza conseguenze. Come inizio non era dei migliori ma il guaio fu che mi scivolò di tasca il libretto di circolazione. Quando me ne accorsi andai subito a cercarlo (con la macchina)  e lo  trovai ridotto in tanti brandelli che Riccardo con infinita pazienza mise insieme. Il giorno dopo un’altra caduta da fermo, che per fortuna fu l’ultima. Capii che il problema erano i semimanubri bassi e stretti e il poco sterzo, mi ricordai che persino in bicicletta mi metteva in difficoltà il manubrio tipo corsa, comunque ci stetti attento e non caddi più. Erano i primi di novembre e faceva freddo ma se non pioveva ed avevo un po’ di tempo me ne andavo in giro, con un vecchio giaccone e la sciarpa di lana. Col tempo buono mi facevo in solitudine qualche centinaio di chilometri, avevo comprato un casco integrale, il primo giubbotto Danese, gli stivali e una tuta antipioggia intera ma andavo piano, troppo piano, all’inizio mi sorpassavano persino i pullmann. Avevo capito di aver comprato la moto sbagliata ma non demordevo. La moto andava bene, ma io mi sentivo insicuro con quell’assetto di guida e non riuscivo ad essere disinvolto. Oltre al manubrio stretto e basso ed al poco sterzo, che non andavano bene per la guida lenta, c’era anche il motore che girava regolare e non mi costringeva a cambiare troppo spesso ma spingeva con poca energia finchè io non davo gas, il motore entrava in coppia e….mi spaventava con quella specie di effetto turbo che invece doveva aver fatto felici i precedenti proprietari. Andando piano il peso della moto si sentiva tutto ed era piuttosto in alto, io tendevo a guidare come avrei fatto con una Vespa e quindi a curvare col manubrio piuttosto che col corpo insomma era un problema, avevo una bella moto che non sapevo guidare ma non c’era altra soluzione, dovevo metterci impegno. Tutto l’inverno andò avanti così, a marzo era già primavera ed io ero un po’ migliorato ma nel frattempo c’era una novità, un’epidemia di ritorno alla moto. Il contagio si diffondeva rapidamente e così diversi amici vecchi e nuovi si rimettevano in sella dopo anni ed anni di letargo, qualcuno si presentava con la moto del figlio, qualcuno non aveva mai smesso, insomma in breve ci trovavamo praticamente tutti i sabati,fra le due e le tre, davanti ad una benzina a 50 metri da casa mia. Sorse così un motoclub del tutto informale che a causa della nostra età si chiamò ANTAMOTOCLUB. Era ed è una comunità aperta con un nucleo ristretto, altri soci più o meno assidui come me, amici occasionali.I primi tempi restano indimenticabili, ogni sabato pomeriggio si andava in giro per strade dimenticate dietro l’angolo in posti dai quali mancavamo magari dai tempi del liceo, a scoprire o a riscoprire a due passi da casa un castello piuttosto che un ponte romano, una torre normanna, un antico monastero o un passo di montagna dal quale si vedeva il mare. Oltre a noi più anziani c’erano anche dei ragazzi, le moto erano di vario tipo, dalla VFR 750 al Cagiva River, dal Monster 900 all’ Honda Goldwing ed al Transalp. La prima Guzzi, una fiammante Nevada 750 blu, la  comprò  Ettore, il mitico Professore che nei primi anni ’70 veniva da Palermo a Cosenza con una MV Agusta 150 e che da un po’ di tempo era tornato in sella su una piccola Yamaha 250. Nel misto lento tutto bene, il gruppo si mantiene compatto e unito, il problema per me viene quando si può aprire il gas, allora tutti a mano a mano mi sorpassano, non solo com’è ovvio le supersportive ma anche le varie Cagiva River, le enduro, una volta addirittura Piero con l’Aprilia Leonardo. Nonostante mi ci metta d’impegno è sempre la stessa cosa, parto nelle prime posizioni, ad uno ad uno mi superano tutti, piano piano li perdo di vista, alla fine se non sbaglio strada li trovo fermi ad un incrocio, benevolmente fanno finta di essersi fermati un attimo prima. E’ ancora peggio quando mi accorgo che uno o due volontari rimangono di proposito alle mie spalle, forse hanno paura che nel tentativo di non rimanere attardato possa schiantarmi contro un albero o un parapetto, insomma i miei progressi sono lentissimi ed il mio ego soffre. Ci sarebbe qualche occasione per macinare un bel po’ di km, ad esempio un amico organizza un congresso di Chirurgia a Paestum, ci vanno altri colleghi in macchina e quindi non avrei neanche  il problema del bagaglio ma alla fine non me la sento. Del resto quando me ne vado in giro da solo non riesco a fare più di un centinaio di km senza fermarmi, anche se mi secca devo ammettere che la moto mi stanca. Provo tutte le moto che mi è possibile provare e con tutte, tranne ovviamente le sportive, mi trovo meglio che con la mia, anche con le enduro che all’inizio mi mettevano soggezione per l’altezza da terra e che erano diventate la passione di Arturo ( da allora ne ha avute 8); la prima era una datata Guzzi 65 NTX, esteticamente bruttina ma sorprendentemente maneggevole. A questo punto è necessario  fare un passo indietro: appena compiuti i 16 anni Marco mi disse che voleva prendere la patente A. Come, un anno fa ti ho comprato il  motorino e già vuoi cambiarlo? Fra due anni hai la patente B, puoi aspettare. Certo mi rispose, aspetto, ma a 18 anni non è che mi posso accontentare di una 125. Giusto, ma intanto dovetti insegnargli l’unica cosa che non sapeva fare, usare il cambio. Dapprima in un cortile poi lungo qualche stradina di campagna imparò rapidamente tanto che una volta, ma giuro che fu una volta sola, lo lasciai guidare con me dietro lungo una strada provinciale per una quindicina di km. All’esame, con una Red Rose in prestito, non ebbe ovviamente problemi. All’avvicinarsi dei 18 anni tornò sull’argomento e mi chiese di trovargli un usato in quanto, mi spiegò, doveva trattarsi di una moto a potenza limitata e quindi “provvisoria” in attesa dei 21 anni, quando avrebbe potuto guidare di tutto. Io non so se in queste faccende c’è un destino certo è che dopo appena una settimana mi chiama Arturo e mi dice che in un salone di auto usate c’è una Guzzi 350 in vendita. All’autosalone, situato in una traversa che sembra fatta apposta per non essere trovata, di moto c’è solo quella, chiedo qualche informazione al venditore che mi sembra tutt’altro che interessato alla vendita, portiamo la moto fuori e la guardiamo con attenzione: tranne la cromatura del portapacchi un po’ rovinata mi sembra davvero in buone condizioni e non dimostra i suoi 14 anni né i chilometri percorsi. E’ una custom ma la posizione di guida è da stradale, ha il  manubrio a corna di bue non esageratamente ampio, quello che non mi piace è il parabrezza troppo grande. Non trovo il manettino dell’aria al manubrio ma con un minimo di perseveranza il motore si avvia e comincia a scaldarsi col suo classico minimo zoppicante, Arturo saggia la forcella e gli ammortizzatori, dice tuttoocchei dopodiché monto in sella e parto per un giro di prova. La guida è facile, la sella bassa ed il manubrio all’altezza giusta mi danno sicurezza. All’inizio rimango un po’ sconcertato dal motore ruvido, trattoroso anche perché è solo un 350 e bisogna lavorare un po’ col cambio che è duretto, mi sembra di guidare una moto d’epoca al confronto con la mia Suzuki dal motore “elettrico” e dal cambio leggero e preciso. Quando l’andatura si fa un pò allegra e scalo due marce alla svelta avverto un principio di bloccaggio alla ruota posteriore ma la cosa non mi manda in panico, il giro si prolunga più del necessario e mi diverto. Marco, che ha sempre avuto le idee chiare, si limita ad andarla a vedere e mi dà il via libera per l’acquisto. Vado a trattare con il proprietario, un distinto signore di Torino che mi racconta dei suoi giri con quella Guzzi sulle montagne della Calabria, ci mettiamo d’accordo e lui  mi dice: “vedrà, vedrà, suo figlio sarà contento e la moto a lei piacerà ancora più che a lui…”. Visto che Marco poco dopo l’acquisto era a Perugia e che ogni tanto bisognava far girare la Guzzi per non farla arrugginire cominciai ad alternare le due moto ed il contrasto era stridente, nella Suzuki tutto era liscio, morbido e vellutato, nella Guzzi tutto era grezzo,rumoroso, meccanico. Del resto era quasi assurdo fare paragoni, quattro cilindri contro due, sedici valvole contro quattro, due alberi a camme in testa contro aste e bilancieri eppure….per chiudere il discorso facevo ricorso alla cavalleria della Suzuki e quando la strada era diritta la potenza e l’allungo del 4 cilindri erano tutt’altra cosa. Peccato che l’avevo da due anni e non avevo ancora imparato a guidarla mentre con la Guzzi ci avevo preso subito mano e mi sorprendeva la facilità con la quale affrontavo i percorsi ricchi di curve, in salita la ripresa da bassa velocità richiedeva un uso frequente del cambio ma era facile capire quando dovevo salire o scendere di marcia, in discesa mi sentivo molto più sicuro col busto eretto e le mani poggiate sul manubrio, anche la forza del freno motore mi aiutava a sentirmi più tranquillo. Quell’estate Marco se ne andò da solo al mare con la Guzzi stivando le sue cose in un borsone , io ovviamente ero un po’ in pensiero ma in fondo lo invidiavo, nel giorno previsto per il rientro andai ad aspettarlo per strada con due ore d’anticipo. Una Nevada 750 amaranto l’aveva presa un giovane Neurochirurgo, mio quasi omonimo, che prima aveva un’Aprilia Classic 125 che ovviamente avevo provato. Mi fece provare anche la Nevada ma il primo giro, breve e quasi tutto in città, fu  una mezza delusione in quanto mi sembrava di guidare la vecchia V35 C. Certo, il motore aveva una bella coppia ai bassi regimi e una buona dozzina di cavalli in più in alto ma questo in città serviva poco, se non ad usare meno il cambio. In seguito la provai ancora ed almeno in parte mi ricredetti. Il miglioramento rispetto alla V35 c’era anche se la qualità generale era forse addirittura inferiore, la trasmissione era meno rigida e scorbutica, agli alti regimi le vibrazioni erano meno fastidiose, la frenata era più modulabile e non c’era più il sistema integrale ma sostanzialmente la moto era quella e non capivo che forse il fascino stava proprio lì……. Ancora non mi ero ammalato e durante il corso di laurea in Medicina non me lo avevano insegnato ma c’è una malattia strana ad etiologia complessa, in parte genetica ed in parte acquisita, conosciuta come guzzismo (ai Colleghi che volessero approfondire l’argomento consiglio il lavoro scientifico “Psicopatologia del Guzzista” di P. Pintore contenuto nel trattato “MOTO GUZZI quando le moto hanno l’anima”, AA.VV. a cura di G. Puccetti , Mondadori Editore, Milano 2007 ….) Nel mio caso l’incubazione della malattia è stata piuttosto lunga ed io non mi accorgevo dei sintomi. Non avevo fatto caso, ad esempio, che il rumore della moto immaginaria era quello di una Guzzi, quando mi incontravano col V35 e mi facevano i complimenti (come ci stai bene con la moto di Marco, fammi sentire un po’ il rumore del motore, ma questa è una California? Quando mi porti a fare un giro?) quasi arrossivo dal piacere, se mi chiedevo con quale moto sostituire la Suzuki pensavo ad altre marche ma sentivo il rombo di una Guzzi a isolati di distanza. Grazie ad un’inserzione riuscii a rivendere la Suzuki senza rimetterci neanche tanto. Non era stata una scelta felice ma non era colpa sua, avrei avuto bisogno di una moto facile ed avevo comprato una sportiva coi semimanubri bassi, avevo sbagliato ma nonostante tutto quella Suzuki mi aveva fatto tornare motociclista, meritava comunque la mia gratitudine. Marco era a Perugia e quindi usavo la sua Guzzi, con la quale ogni giorno che passava aumentava il feeling. Mi piaceva il rituale della messa in moto, a freddo ci sarebbero volute tre mani per via di quello strano comando dell’aria sul coperchio del cilindro sinistro, del motore che bisognava far riscaldare prima di partire indugiando sempre più del necessario per prolungare il piacere di ascoltare quel minimo. Poi, una sgasata e via, ogni scusa era buona, da noi ci sono tante montagne anche sul mare e chilometro dopo chilometro il ritmo di quel vecchio, piccolo grande bicilindrico sembrava sincronizzarsi con quello del mio cuore, sempre da una curva all’altra verso un valico o una cima, fra boschi e prati, laghi e mare e tramonti… Quando non ero in giro col V35 ero intento a provare qualche altra moto, a cominciare dal Monster  che mi piacque molto, il motore era un po’ scorbutico ma aveva carattere, la moto era facile e decisamente divertente ma la sella duretta e la posizione di guida un po’ sacrificata non lasciavano intravedere grandi possibilità di viaggiare.  Le custom a parte le Guzzi non mi piacevano specialmente per la posizione di guida che mi sembrava assurda. Avevo difficoltà a trovare una moto come la volevo io, cioè una naked turistica. Guzzi nude e recenti non se ne vedevano, sulla carta c’era la Strada 750 ma di fatto era introvabile.  C’era la Kawasaki ER5, una 500 bicilindrica molto carina anche se  col freno a tamburo dietro.  Ne trovai una nera usata, di un collega che voleva passare ad una moto più grande.La provai e non mi dispiacque, il motore non aveva molto carattere ma era leggera e facile da guidare. La richiesta economica  però era eccessiva, tanto valeva comprarla nuova e magari rossa come quella esposta in Concessionaria. Ad ogni modo, non ne feci nulla. Come già detto avevo scoperto le enduro,  Mi piacque ma in modo tiepido la Kavasaki KLE mentre con la Pegaso dell’Aprilia riscoprii il piacere del motore monocilindrico. Fra tutte quella che mi conquistò fu la F650 della BMW, moto che i soliti esperti bocciavano (non è una vera BMW…). Un amico mi prestò la sua per un intero pomeriggio, poco tempo dopo ne ebbi in prova una in vendita, rossa, per quasi una settimana. Non era proprio bellissima ma era un tipo, era ultramaneggevole, il motore era simile a quello della Pegaso ma più trattabile, la posizione di guida e la sella veramente comode, il rumore piacevole ed il consumo basso. Il proprietario mi aveva informato di aver avuto un incidente e di aver dovuto riparare la forcella, un meccanico di fiducia in sostanza mi sconsigliò, rimandai la decisione. Sotto sotto mi era venuta voglia, avendo aspettato tanti anni, di comprarmi una moto nuova, tra l’altro col nuovo non c’era bisogno di avere tutti i soldi in mano, e tutto sommato credevo di essermi deciso per la piccola BMW. Allora la concessionaria Guzzi era vicinissima a casa mia, più che altro era un negozio di abbigliamento e accessori dove mi rifornivo, il titolare era (è) una persona per bene, estremamente garbata, che ogni tanto mi tentava con i depliant della Nevada, ma in modo molto discreto. Solo che la Nevada, come ho già detto, era troppo simile alla moto di Marco e due moto uguali in casa, da un punto di vista razionale, mi sembravano una stupidaggine. In listino oltre alla Nevada c’era la California che mi intimidiva per dimensioni e prezzo, naked non ce ne erano a parte la Centauro che reputavo non alla mia portata per via della potenza e che tra l’altro non mi entusiasmava esteticamente, specialmente nella parte posteriore. Qualche anno dopo ebbi l’occasione di una breve prova, il motore era veramente forte ma non era una moto facile, friendly come ora si usa dire. Un giorno incontro un collega e sua moglie, noti per aver fatto viaggi di un certo impegno col Vespone,  mi dicono che stanno andando a vedere la Nevada club, appena uscita, e mi propongono di andare con loro. Con la colorazione bicolore la moto mi sembra più snella, ce ne sono una rosso-nera ed una grigio- nera per la quale Giancarlo firma seduta stante il contratto. Il giorno dopo torno in concessionaria, il titolare mi accoglie con un sorriso, scambiamo due chiacchiere guardando un depliant con le colorazioni della Nevada e sento la mia voce che dice: fammi venire questa verde e nera, è l’unica che non ho visto dal vero ma credo che mi piacerà. Ci vollero dieci lunghissimi giorni per vederla ma due giorni dopo, targata bollata e assicurata, era pronta. La mattina al lavoro, mi ero da tempo liberato il pomeriggio da qualsiasi impegno e alle tre ero alla porta del negozio. Mario (il titolare) accese il motore ed una musica inondò quel piccolo spazio,  me la portò sul marciapiede e mi strinse la mano. Piccola sosta al distributore più vicino per fare il pieno, un tocco allo starter e via dalla città. Mi fermai per un caffè dopo una quarantina di km nella piazzetta di un paese, guardavo e riguardavo la mia Nevada, era bellissima. E di nuovo in sella sempre per strade secondarie nella campagna, una curva dietro l’altra, un filo di gas e via. Al ritorno feci anche un pezzo in autostrada, gli insetti mi si spiaccicavano sulla visiera ma ero troppo felice per farci caso, quando la parcheggiai vicino alla V35  la spia della riserva splendeva nella sua luce gialla. Osservai quelle due moto vicine troppo simili, che cosa poco logica pensai, meno male che una è scura e l’altra è bianca ma in fondo non è da tutti avere una Guzzi, figuriamoci averne due… Naturalmente avevo voglia di farla vedere a tutti ma repressi il desiderio, il giorno dopo avevo tutta la giornata impegnata e andai a lavorare a piedi. Sabato alle due consueto appuntamento, grande entusiasmo per la nuova arrivata, tutti mi abbracciavano e festeggiavano come se avessi vinto una gara di superbike. Quel giorno facemmo un giretto sperimentato tante volte: via da Cosenza per Carolei, in salita fra castagni e pini al valico di Potame, la discesa al mare nei pressi di Amantea e poi la litoranea fino a Pizzo a mangiare il gelato nella piazzetta vicina al castello di Gioacchino Murat, il tutto per la prima volta senza che gli altri mi lasciassero indietro. Era ancora aprile, cominciò presto a fare fresco mentre il sole tramontava. Tornammo per  l’autostrada che nella prima parte ha lunghi tratti rettilinei dove naturalmente tutti andavano sparati, io ero un po’ preoccupato per il motore che aveva fatto ancora trecento kilometri ma soprattutto, per non farmi staccare dal gruppo, dovevo attaccarmi al manubrio per resistere al vento, cercavo di abbassarmi sul serbatoio ma forse era vero, dovevo montare un parabrezza.  Lo feci al primo tagliando dopo neanche un’altra settimana e dovetti far aggiustare il tachimetro, che nei primi due anni si ruppe diverse volte. Alla fine di maggio c’era un congresso nazionale di Chirurgia a Bari, ottima occasione per provare la Nevada come moto da viaggio. Il parabrezza c’era già, comprai anche il portapacchi e le borse laterali. Alla fine la moto non ci rimetteva esteticamente, anzi… La sera prima della partenza feci il pieno, controllai le gomme e l’olio, diedi una ripulita al parabrezza, riempii le borse e andai a dormire. La sveglia era alle sette ma naturalmente  mi svegliai prima delle sei, meno di un’ ora dopo ero pronto. Tac tac, tac tac le borse erano montate, un colpetto allo starter, il motore prende a scandire il suo ritmo mentre tiro la moto fuori dal garage, con calma infilo il casco e indosso i guanti mentre mi sembra che anche la moto non veda l’ora di lasciarsi tutto alle spalle, dentro di me sono euforico, mi sento vent’anni di meno. Mi godo il viaggio chilometro dopo chilometro, la giornata è bellissima, il paesaggio  mi corre incontro ed io sono tutt’uno con tutto quello che mi circonda, la strada, le montagne, il mare, l’asfalto che fugge sotto le ruote, mi fermo ad una stazione di servizio sull’autostrada Taranto-Bari per fare benzina. C’è poco traffico, tengo la lancetta del tachimetro sui 130-140, arrivo all’Hotel Sheraton a metà mattinata, mi metto in giacca e cravatta  e seguo regolarmente il congresso assentandomi solo alle cinque del pomeriggio dopo, quando me la squaglio e vado a vedere Castel del Monte. Arrivo al calar del sole, il castello è chiuso e quindi non posso vedere l’interno ma la vista è bellissima, il rosso del tramonto tinge lo splendore di quelle mura antiche in mezzo ad un mare di olivi increspati da una brezza lieve. Rimango in estasi finchè si fa proprio buio, per tornare indietro e trovare l’albergo impiego quasi due ore perdendomi e riperdendomi in un dedalo di strade che non conosco, ma è stato un pomeriggio indimenticabile. Quando il congresso finisce torno a casa ma ne approfitto per fare delle soste, la prima al castello di Roseto praticamente sulla strada e a picco sul mare. Poco dopo verso l’interno si vede il castello di Rocca Imperiale, l’ho visto tante volte da lontano ma stavolta ho la moto e tutto diventa facile, vado a vederlo da vicino, già che ci sono punto verso l’interno e salgo su una bella strada tutta curve fino ad Oriolo dove c’è un altro castello e poi me ne torno al mare per una strada veloce che corre a lato di una fiumara dall’ampio letto bianco pieno di cespugli e di bellissimi fiori spontanei, di tanto in tanto affiorano pozze d’acqua che specchiano l’azzurro del cielo, è una meraviglia ma la moto si ferma, la benzina è finita, meno male che ormai sono sulla litoranea e passano dei colleghi che mi soccorrono.Alla fine dell’anno, in 8 mesi, la Nevada ha fatto circa 10.000 km, ad agosto con Marco abbiamo fatto il periplo della Sicilia, io avevo visto solo e in parte la costa orientale e Palermo. Che scoperta l’ovest siciliano, Selinunte, Marsala, Trapani, templi greci, mulini a vento e orizzonti infiniti, la magia di Erice, San Vito lo capo…. In quel primo anno per lo più ho girato rivedendo posti dai quali mancavo da tanti anni, che magari avevo visto da bambino e dove non ero più tornato, oppure ne scoprivo di nuovi ed ogni volta mi meravigliavo di quante belle cose abbiamo vicino a noi e di come le ignoriamo per andare a vederne altre, scavalcando con l’aereo nazioni e continenti. Come scriveva l’ indimenticabile Carlo Talamo “ci sono migliaia di posti che stanno qui dietro, a portata di mano, posti che si possono vedere in pochi giorni, con poche ore di viaggio…”  Parlava dell’Italia  ma la Calabria è una piccola Italia, una regione dove le caratteristiche del nostro paese ci sono tutte, dove (cito ancora Talamo e lo citerò ancora alla fine del racconto) “l’accento cambia ad ogni pieno di benzina, dove si passa dalla neve al mare in meno di nulla”. In una Sicilia verde Irlanda che non immaginavo ci tornerò con due amici  l’aprile dell’anno dopo, a Ragusa, Modica, sulle spiagge dell’estremo sud fino a Capo Passero, rivedrò quell’incanto che è Siracusa; ci tornerò anni dopo con la California Stone, attraversando i Nebrodi con alle spalle l’Etna pieno di neve e davanti nell’azzurro le Eolie… Il tempo passava, a maggio del 2000 divenni di nuovo pendolare, nel senso che andai a fare il primario chirurgo ad Acri il che significava 80 Km al giorno per metà su una divertente strada di montagna, ottima per la moto. Marco si avviava ai 21 anni, in linea di massima pensavamo che gli avrei passato la Nevada  ma non sapevo con cosa sostituirla. Casualmente un amico mi disse della sua intenzione di dismettere la moto per passare ad uno scooter. La moto in questione era una BMW K 100 RT, con parecchi anni di servizio ma veramente in eccellenti condizioni. Prendila, mi disse l’amico, e tienila per tutto il tempo che vuoi, poi fammi sapere cosa hai deciso. Il prezzo tra l’altro era estremamente conveniente. La mia fede guzzista, lo riconosco, vacillava, mi giustificavo dicendomi che la Nevada sarebbe rimasta in famiglia, che nessuno l’ avrebbe declassata a moto da città ma devo ammettere che quella specie di incrociatore mi attirava  non poco e così lo tenni per quasi un mese. Marco, che ha sempre avuto le idee chiare, quando lo vide storse un po’ il naso, per lui le BMW  sono quelle col boxer…A me onestamente piaceva ed anche ora continuo a pensare che sia stata una delle migliori se non la migliore moto da gran turismo mai fatta. Dopo un minimo di impaccio iniziale ci presi rapidamente confidenza, certo non era un motorino ma non c’era problema a guidarla anche in città. La linea nonostante la mole era bella ed elegante, certo più di altre BMW comparse successivamente. Era decisamente ben fatta, la protezione aerodinamica era perfetta, il motore spingeva con decisione ma con garbo ad ogni regime, la stabilità era buona, il cambio preciso, la strumentazione completa però…c’era un però ed era il rumore del motore. Non tanto a bassa andatura quando non lo sentivi e neanche in autostrada quando veniva coperto dal vento, ma in salita sulle strade di montagna bisognava tirare le marce ed ecco che veniva fuori un rumore come quello della FIAT 1100 di papà quando ero piccolo. Provai e riprovai ad accettare quel difetto ma alla fine dovetti rinunciare. Fu così che mi tenni la mia Guzzi, alla quale chiesi scusa per il momentaneo tradimento. Anche Marco ci guadagnò dalla mia rinnovata fedeltà alla Nevada, in quanto non molto tempo dopo gli trovai praticamente nuova (e gli regalai per il 21esimo compleanno) quella che era diventata la moto dei suoi sogni, una BMW R850R che ha tutt’ora e che è indubbiamente una gran moto, quasi come una Moto Guzzi. Purtroppo dovemmo dare via, con vero e profondo dispiacere, quella V35 che mi aveva fatto riscoprire il piacere della moto e mi aveva fatto innamorare della Moto Guzzi. A distanza di tanti anni il dispiacere anziché diminuire è aumentato anche perché quella moto, a quanto ne so, è abbandonata in un garage e non vive. Tornando a me, la strada che mi portava da Cosenza ad Acri (per non parlare di quella che battevo d’estate) era magnifica per provare moto di vario genere lasciando riposare la Nevada o la moto di Marco, la V35 prima e la BMW dopo. Le provavo in genere  per curiosità, a volte era qualche amico che mi chiedeva un parere magari prima dell’acquisto (che soddisfazione per uno che si era sempre sentito uno scarso…). Ricordo con piacere l’Aprilia Caponord e  la BMW 1150 RS  ma a parte l’incrociatore, col quale in fondo ci fu solo un’affettuosa amicizia condita da stima, nessuna mi fece innamorare finchè non ci portai un’altra Guzzi e precisamente un V11 sport colore argento.  Il motore non era una bestia come quello del Centauro, ma per quanto  facile e trattabile spingeva davvero forte, il cambio era favoloso e la ciclistica svelta. Su quelle strade curve-curve che ormai conoscevo a memoria mi sembrava di volare sulle note  di una musica  che mi faceva vibrare l’anima. Quando scendevo poi, e la guardavo, era veramente un’emozione. Già che c’ero, provai anche la Le Mans con la quale mi tolsi anche lo sfizio di vedere, per un istante, la lancetta del tachimetro a 220. Non era la stessa cosa perché, anche se la moto era sostanzialmente uguale, stare rannicchiato dietro la carena mi dava come sempre un senso di claustrofobia e poi a guardarla il cuore non mi batteva come con la moto nuda. Piano piano però la ragione prevalse. La V11 era una moto affascinante e appagante nella guida ma forse o senza forse non era la moto che si confaceva ad un ragazzo come me, che aveva ormai superato i 50. La posizione di guida era ottima per fare una strada di montagna, non creava problemi in città ma certamente era difficile sopportarla a lungo, alla mia età e con un po’ di pancetta. Con la Nevada ed anche con la BMW di Marco mi ero abituato a viaggiare comodamente portandomi dietro tutto il necessario ed anche qualcosa in più, eravamo andati oltre che in Sicilia anche in Corsica e poi in Austria, col V11 mi sembrava difficile fare tirate di 7-800 chilometri, a meno di non trovare un sistema per ringiovanire di una ventina d’anni. Il guaio è che ero comunque entrato nell’ordine di idee di cambiare moto per cui, anche se la ragione mi consigliava di non farlo e la Nevada era un’ottima compagna, difficilmente passava una settimana senza che mi affacciassi in concessionaria dove un fatale pomeriggio incontrai una luccicante California Stone tutta nera per la quale presi una cotta. Davvero, che strano tipo sono io, mi piacciono le moto semplici, standard o naked come vogliamo chiamarle e poi una volta mi compro una sportiva carenata, un’altra un custom. Stavolta poi la naked c’era, ci sarebbe, ed io mi vado ad invaghire di quella maliarda in nero…Tra l’altro dopo essermi fatto dare in prova il V11 e la Le Mans non mi andava di chiedere anche la California. Un paio d’anni prima avevo provato l’EV di un amico ma in pratica ero andato a prendere un gelato con Marco ed anche dopo, da solo, ho guidato in modo più che tranquillo. Telefono ad un collega (tra l’altro Presidente del Motoclub “I briganti” e persona molto disponibile) che ha  una Special rossa e nera. Alle sette di mattina mi presento a casa sua con la Nevada  e me ne vado a lavorare con la California facendo un bel po’ di curve. Il motore ha un gran tiro ed un rombo entusiasmante, il cambio è meglio di come lo ricordavo, la moto è abbastanza agile e si guiderebbe proprio bene se non fosse per l’eccessiva ampiezza del manubrio che impaccia nelle curve strette e nei tornanti, mi ricordo che sulla EV era decisamente più contenuto. Mi procuro un nastro centimetrato e misuro il manubrio, che è davvero troppo largo. Nel pomeriggio la prova continua con altre strade, sulla A3 la moto ad alta velocità sembra correre sui binari ma la larghezza del manubrio accresce l’ effetto vela. Verso sera vado in concessionaria e misuro il manubrio della bella, che è davvero più stretto e non di poco, al pari di quello di una Metal, quella col serbatoio tutto cromato, che è già targata e mi faccio dare in prova. Il giorno dopo è il primo maggio, ci vado al motoraduno dei briganti dove la Metal ha un notevole successo anche se qualcuno mi chiede se è una pubblicità dell’Italsider. Passo qualche ora ad annoiarmi con quelli che si divertono con i burn out e altre genialate del genere, il giro è programmato per mezzogiorno, vado da solo per le colline, mantengo un ritmo allegro e mi diverto, col manubrio più stretto la moto si guida molto meglio, solo la frenata non mi convince. La cosa certa è che il giorno dopo, con le solite lacrime di coccodrillo, dò in permuta la Nevada per la California Stone, che ho poi tenuto per tre anni. Onestamente era un’ottima moto ma non sono riuscito a stabilire con lei il feeling che avevo avuto con la Nevada. La Stone infatti era decisamente più custom e quindi diciamo che la maneggevolezza non era il suo pregio principale e poi a differenza della Special e della EV la frenata non era proprio di riferimento. Per il resto era veramente bella e non so se l’ ho migliorata o no facendo cromare i coperchi delle teste. Nel periodo Stone come lavoro mi ero avvicinato a casa trasferendomi da Acri a Rogliano, graziosa cittadina pedemontana dalla quale si dipartono innumerevoli strade per andare verso la Sila, le montagne del lamentino, le serre catanzaresi, il mare anzi i mari…insomma un posto ideale, una volta finito il lavoro, per esplorare quei posti dietro l’angolo che chissà perché non troviamo mai il tempo per goderceli. Ad esempio a pochi chilometri da Rogliano c’è una piccola ma suggestiva cascata, in fondo è a mezz’ora da casa mia ma non l’avevo mai vista. Al di la di questo piccolo cabotaggio la Stone si prestava benissimo a viaggi più impegnativi sia per le doti del motore sia per il confort ma purtroppo per problemi miei, lavorativi e personali, non abbiamo fatto granchè, le massime distanze sono state Napoli e Palermo ma con una moto così anche una gita o un giretto di un paio di giorni può essere un ricordo straordinario, come ad esempio lasciare Rogliano e salire in Sila, costeggiare il lago Ampollino e fare una sosta nel castello di Santa Severina, scendere per la valle del Tacina fino a Le Castella, fare il bagno e nel pomeriggio tornare a casa passando da Capo colonna a Crotone e riattraversando la Sila lungo un altro lago su altre strade. O ancora arrivare a Pizzo e salire a Serra San Bruno, proseguire per Stilo e Monasterace, la sabbia ed il blu del mar Jonio, il cielo di notte ad agosto e il giorno dopo tornare per Soverato, Copanello e la Sila piccola. Tutti posti qua dietro l’angolo certamente belli ma che in moto diventano una meraviglia. Da guidare era decisamente piacevole,  si poteva andare svelti nel misto ma massa e lunghezza obbligavano a lavorare di braccia e di gambe per cui ci si stancava ed era meglio ridurre il ritmo. Con un ritmo più rilassato era veramente impagabile, riprendeva anche con una marcia di troppo, il motore aveva un’elasticità incredibile ed una musicalità straordinaria, sui tratti veloci  spingeva sempre con forza e la tenuta era perfetta, nulla da vedere con quelle custom che se prendi un curvone a 120 è come se giocassi alla roulette russa. Aveva inoltre una caratteristica veramente unica, o almeno che io non avevo mai riscontrato su nessuna moto: bastava farci una trentina di chilometri possibilmente pieni di curve e provocava un inequivocabile effetto afrodisiaco. Un amico harleysta mi ha confidato che la sua Fat boy gli fa lo stesso effetto e che per questo non la cambierà mai. Io forse non sono fedele di natura, almeno con le moto, o la cosa non mi interessa abbastanza, certo è che quando sono apparse le prime foto della Breva 1100 ho visto una moto come la volevo io, come l’ho sempre voluta anche se al solito rimaneva una foto da salone, come la Griso, non si sapeva se e quando sarebbe diventata realtà. All’inizio dell’estate del 2005 invece mi arriva una telefonata: c’è una Breva 1100 in concessionaria e la fanno provare. I soliti impegni di lavoro mi impediscono di muovermi, quando arrivo è già successo l’irreparabile: un infedele (non aveva mai avuto una Moto Guzzi) l’ha provata ed immediatamente l’ha comprata senza neanche discutere il prezzo. Quindi non si poteva provare ma era ancora là, nascosta fra altre moto. Confesso che esteticamente mi piacque ma senza entusiasmarmi.  Per me il faro deve essere grosso e rotondo come sulla California, quella forma ovaloide non mi convinceva. Ad ogni modo un’altra non c’era, né erano previste altre consegne, ne riparleremo dopo l’estate. A ottobre quella Breva è di nuovo in concessionaria e si può provare: il proprietario non l’ha trovata sufficientemente sportiva e l’ha lasciata in conto vendita ordinando una Griso. Me la riguardo mentre aspetto le chiavi, ho sempre qualche perplessità sul fanale ma più la guardo più mi piace, è abbastanza corta ed ha un piglio sportivo, il motore ma anche il monobraccio con la trasmissione sanno di forza e potenza, mi sembra veramente ben fatta. Trovo strano il rumore con la frizione tirata, sembra un Ducati, rilascio la leva ed il peso scompare mentre sento che è lei, la moto come l’ho sempre voluta, maneggevole e svelta non proprio come il V11 ma molto più comoda, il motore non ha la coppia cavernosa né la musicalità della California ai bassi regimi ma spinge con decisione, entusiasmante dai 4.000 giri in su e con un allungo notevole, il tutto con un sound ai medi ed agli alti regimi veramente coinvolgente. Mi porterei proprio questa a casa ma mi impongo di essere razionale e la ordino nuova, inconsciamente sento che questa è davvero la moto definitiva. Dopo un’attesa interminabile arriva, la immatricolo il 7 di novembre del 2005, arriva l’estate di San Martino. Andiamo in giro con gli amici, i tempi che mi vedevano rimanere sempre indietro sono lontani anche se la Breva è in rodaggio, rapidamente faccio il tagliando dei 1500. Mi trovo veramente a mio agio dappertutto, dalle strade di montagna al traffico della città all’autostrada. Il motore è fluido, generoso, sempre pronto a salire di giri, la ciclistica è agile ed i freni sono eccezionali sia per potenza che per modulabilità. E poi è bella, non dico che è bellissima perchè ci sono altre moto, Guzzi e non Guzzi, che da un punto di vista strettamente estetico sono superiori, ma lei è la moto come la desideravo, persino da ferma la guardo e mi emoziona. Anche il nome, che è il nome di un vento, mi piace e mi sembraun nome di donna, a poco a poco non dico più “esco con la Breva”, “vado a prendere la Breva” ma “esco con Breva”, “vado a fare un giro con Breva”, “partiamo io e Breva”.  Il primo di gennaio ogni anno faccio un giro propiziatorio in moto, con qualsiasi tempo. Il primo capodanno con Breva il vento era gelido ed il cielo pieno di nuvole, nel primo pomeriggio con due amici siamo andati in giro in un’atmosfera surreale, per le strade non si incontrava nessuno, solo alberi spogli, erba e foglie morte sulla terra indurita, ma io vedevo cieli blu. Blu come quello che l’aprile successivo trovammo in  Austria e in Baviera, è stato un viaggio bellissimo ed anche l’ epilogo nella pioggia, provocato dal mio talvolta cattivo carattere, è un ricordo indimenticabile del quale ho parlato in un altro racconto (la mia fuga con Breva). Non ho potuto andare in Tunisia con l’Antamotoclub il 2007, mi sono categoricamente rifiutato di andare in Cornovaglia nel 2008 (ad aprile!!) ma quando si è decisa la meta del 2009, il Marocco, il mio entusiasmo è andato alle stelle. Ero stato a Marrakech anni prima ma c’ero andato in aereo, arrivarci in moto dopo avere attraversato il Rif e l’Atlante fra foreste di cedri e montagne di roccia nuda, dopo il deserto certamente era un’altra cosa… Passammo interi pomeriggi a discutere itinerari e luoghi da visitare, chilometraggi e deserti e disegnammo un magnifico itinerario. Il giorno della partenza eravamo come ragazzini in gita scolastica e c’era il sole. Poi sia in Italia sia in Spagna trovammo un tempo orribile con grandinate come non ne avevo mai visto, eravamo quasi a Valencia quando ci fu un incidente sull’ autostrada e il nostro amico Francesco fu investito da una macchina. Grazie a Dio il danno si è limitato (oltre alla moto demolita)  ad una brutta frattura ma il viaggio è finito. Solo due irriducibili sono andati a piantare la bandiera degli Anta in Marocco ma, saltate le varie prenotazioni, hanno potuto in pratica affacciarsi all’Atlantico e passare qualche giorno a Fes. Gli altri siamo tornati indietro, la delusione è stata grande ma ci ha aiutato il sollievo per Francesco che tutto sommato se l’è cavata con poco. Tornando a me ogni tanto provo qualche altra moto, qualcuna sinceramente mi è piaciuta, ho preso una sbandata per la Morini  1200 sport che è bellissima da guardare e da guidare, ma anche in quest’ultima occasione non ho pensato seriamente di separarmi da Breva, tutt’al più avrei potuto proporle un menage a trois ma poi ho capito che a me va bene lei così com’è. Anche se non è sexy e potente come la Morini è la mia moto, la moto come l’ho sempre desiderata, bella e veloce senza esagerare, formosa ed elegante, potente e gentile, affascinante e discreta, amica e amante. Non voglio pensarci ma se dovessero rubarmela ne prenderei un’altra uguale. Non so se faremo più viaggi a largo raggio, io comincio ad avere una certa età e le mie ossa hanno qualche acciacco, vorrei almeno portarla a Mandello per farle vedere la casa dove è nata, quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno e gli altri rami e laghi, quel cielo di Lombardia così bello quando è bello… e poi c’è tanta Italia  da scoprire, questo paese “dove si passa dalla neve al mare in meno di nulla, dove in una settimana vedi di più che a fare il giro del mondo”, con l’Aquila sul serbatoio, naturalmente.

Uinterparti 2009: commenti e gallery

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Gallery

Gallery Iko

Video Premio

Anima Guzzista – Bicilindrica

 

Blader
Grazie per il bel pomeriggio. Purtroppo sono dovuto rientrare di corsa causa problemi.

Mi rifarò alla prox.
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giancarloessezeta
Sto andando a letto.

Ripasso mesto la lista dei presenti,

riepilogo gli incontrati oggi da Agostini, quelli che non sono riuscito ad incontrare, quelli che ho visto di sguincio ricordandomi solo dopo qualche ora, in un flash “occacch, quello era….”.

sigh.

Un saluto a tutti, spero vi stiate ancora divertendo

(‘stardi!)
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Licio 33
Grazie a tutti per la serata!
Siamo speciali!!!
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Lady Guzzi
Appena tornata a casa……..ci siamo fatti 1300 km in tre giorni……ma ne valeva la pena….fantastica serata…….meravigliosi amici……..
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JackalG
Bellissima serata!!

Grazie a tutti!
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pralina
Bellissima serata!! Ci siamo divertiti un casino! Il Pralino è rimasto piacevolmente colpito dal clima Guzzista!
Son felicissima d’aver conosciuto nuovi volti e reincontrato gli altri!

Grazie a tutti ragazzi!!! Siamo davvero speciali!
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palamita
…bellissima serata…gran bella atmosfera.. mi ha fatto piacere incontrare di nuovo qualche vecchio amico, conoscerne di nuovi e .. peccato per il gran casino che ho in testa tra nomi,nickname, moto possedute e posti di provenienza
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Samside
Davanti al rosso cancello, BadRobot chiede al navigatore dov’è casa del MIR.

Stasera, in magna romagna, probabilmente scriverò qualcosa.

Intanto grazie a tutti di esistere e un sincero ‘fottetevi’ a chi non c’era.

Vi amo bastardi.
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gazzettiere
dopo la quinta grappa bevuta durante la cena sociale, ho l’onore di riferirvi il telegramma di saluto inviato dal capo dello stato:
“la duesima edizione dell’uinterparti ha rappresentato un momento di vissuta democrazia e di alto senso dello stato.
viva l’italia, viva la repubblica”
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warsavius
bella serata ! grande showman il nostro visagista goffredo… e complimenti a enrico tutte le volte che lo sento suonare rimango rapito dal suo inimitabile tocco… bravi bravi e complimenti agli organizzatori!
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subzero
mi sa che scrivo qualcosa piu’ tardi, sono ancora sbronzo
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edo1200sport
Grazie a tutti per la bella serata.
Purtroppo sono dovuto scappare subito dopo cene perchè mia moglie era a casa con la figlia con 40° di febbre (e tuttora ce l’ha) e non ho potuto partecipare allo stupendo dopo cena .

Spero che qualcuno posti i video della serata così potrò ammirare le doti canore di Goffredo e delle altre “Anime” perse

Un abbraccio a tutti e spero di rivedervi al più presto
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Diegodelson
Grazie a tutti per la serata !

Peccato aver dovuto abbandonare a una certa ora … il tempo è volato e saremmo rimasti ancora, ma come ha detto qualcuno:
l’età avanza ….

Grazie allo staff per l’organizzazione … Goffredo vogliamo il CD !!

Clima come al solito unico. Vi voglio bene !!!!
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Davidesport
Mi associo ai ringraziamenti, serata davvero fantastica!
E i ringraziamenti vanno soprattutto allo staff, che oltre a sopportarci tutti i giorni trova anche il tempo di organizzare eventi come questo.

Grazie.
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breeze
Rientrati alla base!
Grazie a tutti, per l’organizzazione e per le follie di noi tutti insieme che hanno reso anche questo incontro davvero indimenticabile.
Stupendo rivedere tanti visi e aver sempre da associare a nickname volti nuovi che si aggiungono agli amici!
Stupenda musica, grazie ancora e a prestissimo!

p.s. aspettiamo foto e video ciaoooo
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pigiaminoAV
anche i marchigiani sono tornati a casa…grazie davvero a tutti voi…dopo ieri il pigiamino non sarà più lo stesso…conoscere il LANZ non può lasciarti indenne!!!

grazie ancora…alla prox!!!

Master
Rientrato ora ora in MOTO felicissimo di aver partecipato alla duesimaedizionedeluinterparti un grazie a tutti perchè serate così sono indimenticabili viva Anima Guzzista!

Fotooooooooooooo!!!!!!!!!
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totogigi
Che bel branco di minchie

Grassie a tutti, è stata una gran giornata, come sempre, tanto per cambiare. Grazie a Agostini e alla libreria Cavour per l’ospitalità, gran fortuna la presenza di Enrico e la sua band, gran Goffredo e Francesca, grandi tutti!
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gianni
non ho piu’ il fisico….

Serata fantastica . Complimenti a tutti. Yeehhhhh

torno a dormire…..
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Motopesantista
Inizioa riprendermi dalla serata di ieri.

Grazie a tutti per la splendida compagnia, come sempre.

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verdenevada
Un grazie a tutti per la bella serata!

In particolare:
– un grazie a tutto lo staff per l’organizzazione
– i migliori complimenti a Enrico e al suo gruppo – grandissimi come sempre – per averci fatto apprezzare Iko nella versione “Max Caballero della Bassa”
– un grosso saluto a tutti quelli con cui non son riuscita a parlare di persona visto il mare di gente che c’era!

alla prossima!!

Arianna
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irongate
come al solito:

indescrivibile

poi pensi alle riunioni di condominio, a quelli che ti ciulano il parcheggio , ai menegers con le scarpe con la punta quadrata ecc… ecc… e dici ” quelle non sono persone , pero’ le persone vere esistono : le ho viste al uinterparti”

nik
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Aires
Grandi tutti!!
E’ sempre una forte emozione riabbracciare persone con cui condividi una passione!

E’ SEMPRE BELLO ABBRACCIARVI TUTTI!!!

Facciamo anche il CHRISTMAS-PARTY????

GRAZIE all’organizzazione e alla Band in forma smagliante!!
Goff e Fra… siete unici!!
Un bacio speciale a Rosella (agentewilma) : sei un mito, la vera anima di AG!
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bocserronny
Ciao a tutti quelli che ieri hanno fatto si che anche questo incontro rimanga un ricordo indelebile, e anche a coloro che per vari motivi non hanno potuto vedere che minchia di persone siamo tutti noi………..
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valtertre
Se al prossimo incontro vengono Goffredo e il Tatuato,io nun ce vengo piu’!

Grande la performance della band,bravo a Nello che m’ha riportato a casa,grazie alla Presidentessa per le 40 birrette che m’ha messo da parte,i bergamaschi so’ pericolosi veri,mi spiace per Zinfo assente,meno male che c’era Master in moto.

Ciao belli.
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Cane
Grande giornata/serata…

Altre facce minchione conosciute…

Grazie a tutti della compagnia…
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enrIK0
(Scusate non ho più voce).

(Il Wp riesce sempre a tirare fuori il peggio di me)

Però che divertimento!!!

Iko spiace che non si riesce mai a fare due chiacchere con proprio tutti
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Pandora
I Pandori sono arrivati a casa, sotto l’albero di Natale.
E’ stato un piacere conoscere gente nuova e dare un volto a certi nick.

Non cito nomi perché non sarebbe giusto, ma siete veramente grandi!

Saluti anche ai carabinieri che ci hanno fermato davanti allo stabilimento Guzzi, per fortuna prima e non dopo la cena al Verde, notando il nostro “atteggiamento sospetto”…
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Pask73
Rientrato da una mezz’ora “quassù” a Bruges.

BELLOBELLOBELLO.

Ho avuto l’onore di conoscere la gazzettieressa…

Più qualche altro viso nuovo, subzero, nicky69, pandora e pandoro, più qualche altro che ora mi sfugge.

Rivisti tanti volti noti, in particolare qualcuno che non vedevo da un po’, come il Porcherrimo, Aldo & Terry, Rosalba ed il Teppista (adorabile), Antonella ed il piccolo Andrea!!!

Un abbraccio a quelli che non sono riuscito a salutare… ma ieri sera non ero propriamente “presente”…

Pask
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Filoguzzista
Eccomi anch’io rientrato!
Grazie davvero a tutti per l’ indimenticabile serata!
E in special modo a GuzziRock, alla band, al “visagista” Goffredo ed al resto dello staff, siete grandi!!
Fa sempre piacere rivedere delle facce da “minchitudo” , ed associare qualche altro nick a volti per me ancora nuovi!

V-007
Guavdate, una noia movtale anche quest’anno, come l’anno scovso.

Spevo solo che alla tveesima edizione ci sia qualcuno che canti meglio di Iko, l’usignolo della Bassa

Un gvosso abbraccio a tutti quelli che ho vivisto ed alle facce nuove che ho incontvato.
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Macio
Bella serata, come al solito dopotutto!
un grazie particolare a Samside che me lo ha ha fatto vedere (il suo tattoo) e che mi ha omaggiato un gran sigaro che ho assaporato con gran piacere in sua compagnia…

Antonella e il cucciolo si sono divertiti tantissimo (mi hanno detto), grazie alla band!
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IL LANZ
GRANDI GRANDI GRANDI !!!!!!!!!!!! TROPPO BELLO !!!!
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Tonirag
Per la prima volta a Mandello in automobile (non mia, ma non cambia niente) con qualche marcia
che non entrava, e a Mandello scoprire da un mecca che il differenziale era quasi senza olio…

Partecipare ad un incontro tra appassionati Guzzisti e scoprire che quasi tutti siamo arrivati in auto…

Fare una visitina all’officina di Ube, giusto per un saluto e due chiacchiere, e andar via da lì con la scimmia
per il volano leggero, l’albero motore riprofilato e i Mistral liberi, dopo mesi che ripeto: No, la mia Bellagio non la
tocco, va benissimo così e non ha bisogno di niente…

Ancora una volta ritrovare di persona i vecchi amici del Forum e trovarne di nuovi…sì, stessi posti e stesse situazioni,
ma è bello ritrovarmi ancora in quest’atmosfera di Minchitudo e Amore Cosmico…

Godermi la musica della band di Guzzirock e riuscire a ballare nonostante il piede dolente…

Ci sono soddisfazioni nella vita che non hanno prezzo.
Per tutto il resto c’è……
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AceCafe
Un grazie di cuore allo staff per l’organizzazione della bellissima serata, a tutte le belle facce con cui ho chiacchierato, a Davidesport per la compagnia, per aver dato a me e alla mia ragassuola un passaggio… e per aver affrontato impavido i tutori dell’ordine che lo hanno invitato a soffiare nell’etilometro sentendosi rispondere un lapidario “non sarà positivo!” 😎

SIETE GRANDI!!!
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Lady Guzzi
Ho passato due giorni a chiedere al mio Palamita chi fossero le persone che incontravamo e che nick avessero…..ho mangiato come un lupo…..ho assaggiato i pizzoccheri (wow) e durante la cena mi sono fatta un sacco di risate…………
Buona musica buon cibo e gente fantastica!!!!!!!

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bocserronny
Noi che siamo distanti dalla mecca e per di più dalla gente che conta nel mondo Guzzi, abbiamo difficoltà a riconoscere i personaggi che hanno reso e rendono le nostre moto uniche al mondo.
Pertanto il massimo della mia minchitudine l’ho manifestata chiedendo a un signore che entrava al verde
–“ciao io sono Sebastiano (bocserronny), tu?
–“ciao, io sono Bruno.
— Ciao Bruno e che nik hai sul forum?

era Scola
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Monza
Bellissima serata!
Grandi Fran, Goffredo, Guzzirock e co. , Tatuato e tutti ….
E’ stato bello rivedervi!

carla

… ma il cielo è sempre più blu …
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Blader
E’ stata la mia prima volta a Mandello, mi sono commosso.

e mi è rimasto il tagliandino della cena come ricordo

Grazie a Max per il caffè.
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Goffredo
Eccomi di nuovo a casa!
Mondo fitness! Che giornata! Grazie a tutti!!!!
Domani dall’ufficio vi posto i testi delle canzoni e magari elaboriamo anche qualche commento più articolato.
Per adesso, grazie a tutti, gran bella cosa AG, son contentone di esservicisimi.

G.
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Maelganis
Che brutto tornare a lavoro dopo un incontro Guzzista!!!Grazie a tutti,in special modo a Nello (pensaci a quell’idea neh?)ed a tutti voi grazie di esistere!!!Troppi pochi sono questi incontri!!!Alla prossima…Speriamo tutti in moto
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SinSP1910LE
Uinterparti, uno dei motivi per cui val la pena vivere
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gtv47
Un po in ritardo causa pc poco affidabile ringrazio tutti per la splendida serata, in particolare lo STAFF e Enrico con la sua band:
STUPENDI!!!
Ciao
a tutti
Vanni
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Tatuato
Ringrazio tutti… ogni volta che ci incontriamo capisco perchè continuo a frequenatre questo sito del cazzo.
Ringrazio lo staff visto che quest’anno non ho proprio fatto niente, un pò mi sento in colpa, ma volevo a tutti i costi far conoscere al Teppista sta manica de matti.
Siete stati tutti fantastici… siete un tassello di un puzzle bellissimo… e se ad un puzzle manca un pezzo non vale un cazzo… certo se manca Mir il tutto ce guadagna.
Avrei voluto stare con tutti voi più tempo… per quello giravo tutti i tavoli… per cercare di stare più possibile con tutti… ma non avevo calcolato che non so più er ghepardo de na vorta… quindi portasse er bicchiere de vino sempre pieno a presso non è stata una buona idea
Aver rivisto Andrea er fijo de Antonella e forse de Macio mi ha fatto piacere… tranne quanno m’ha imbruttito… avevo paura che me partisse de capoccia… ho fatto conosce ar Teppista Fange… per tutto er viaggio de ritorno… me diceva:” a pà… NON ME POI PASSA”… certo portarlo a vedere tutte quelle moto da Agostini… decine de guzzi… lui entra estasiato e se fiondo subito SULL’UNICA TUONO presente… non ha prezzo
Grazie a Goff… “BRAVAAA FRANCESCAAA”… grazie ad Alberto… “BRAVAAA ROSELLAAA”…
Grazie a Rosalba per avermi accompagnato in questa nuova avventura con voi pur faticando come che per tenere er Teppista.
Grazie al mio Teppista… non sarò obbiettivo… ma vederlo ballare e divertirsi in mezzo a tutta quella confusione mi ha riempito di allegria.
Vorrei fare un’elenco infinito delle persone che mi ha fatto piacere rivedere ma non finirei più… sappiate solo che potrei dire che è stato un piacere ma mentirei
VI RINGRAZIO TUTTI DI CUORE… senza di voi il mutuo sarebbe insopportabile.

Un ringraziamento particolare va ad Aldo e Terry che ci trattano sempre come dei principi e la cosa che mi ha emozionato è che hanno accolto il mio Teppista come fosse loro nipote… grandi… oppure Rosalba me devi dì delle cose???

 

motoube
la dueesima edizione e’ stata …. di piu’

ma secondo me , la treesima sara’ ancora meglio….

quando la facciamo?

non si puo’ fare semestrale?

ube
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saiot
Ciao Belli (oddio chi più chi meno)!

come sempre è bello associare i nomi e le facce ai nick, o almeno cercare di farlo, perché in realtà io vado già in confusione dopo la terza presentazione…

cmq sono i momenti come questi di contatto umano che danno vero senso ad una comunità virtuale.

per i prossimi incontri propongo però il cartellino obbligatorio con il nome e il nick, come alle feste delle medie (beh, allora c’era solo il nome).

Da segnalare una presenza sempre più importante della rappresentanza femminile cosa che – va beh, le moto, va beh gli amici – ma fa sempre piacere.
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Goffredo
Uinterparti 2009.
Da dove iniziamo? La fredda cronaca non saprei farla, nemmeno mi ricordo esattamente come si sono incatenati tutti i momenti fantastici di questo ennesimo grande weekend di Anima Guzzista.
Procederò dunque in rigorosissimo ordine sparso, cercando di non dimenticare niente.

EICMA
Le prime schitarrate del nostro Enrico io e qualche altro fortunato le abbiamo sentite mercoledì e venerdì all’Eicma, allo stand della Millepercento quando Enrico è entrato in piega con la sua chitarra in carbonio, suonando dal vivo la colonna sonora composta per Alba. Nelle illuminanti parole di un manager incravattato molto milanese che passava di lì: figa, ma questo suona!

MONDO FITNESS, LA TANGENZIALE NORD!
Cosa c’è di bello tra Rho e Cormano che attrae milioni di milioni di vettuuure tutte regolarmente in fila in tangenziale? Oddio regolarmente non tutte. Le Smart sponsorizzate dalla Mondo Fitness sono guidate da giuovani trendy che pensano di passare dove non si può passare per andare dove noi dovevamo andare. Per fortuna Enrico non è tipo da perdere le staffe. I corpi del conducente e del passeggero della smart verranno ritrovati in un fosso a notte inoltrata. Ad ogni modo, metterci meno da Padova all’Eicma che dall’Eicma a Mandello, non ha prezzo, mondo fitness!

AND THE UINNER IS
La presentazione del libro di Renzo Ruffo, dedicato a suo padre Bruno è stato l’evento che ha accompagnato la consegna dei tre premi Anima Guzzista – Biciclindrica 2009.
Emozione Guzzista allo stato puro. Da Enrico Cantoni a Lalla, passando da Roberto Freddi. Un progettista, una pilota, un concessionario. Il cuore guzzista sempre uguale, sempre inspiegabile attraverso epoche e contesti diversi. Perché Cantoni è stato più che un progettista, Lalla è più che una pilota e Roberto è più – mondo fitness! – molto di più, che un concessionario.
Gran bel momento di visibilità anche per la nostra associazione nel suo insieme e belle parole di ze president che anticipano quella che sarà una delle battaglie di questa stagione: un monumento per la Guzzi tra Lecco e Mandello. Restate sintonizzati.

ALIS?
No, dico… Aspetto un anno di ritornare a Mandello per rincontrarti e tu te ne vai a Venezia? Mondo Fitness!

AL VERDE.
Riccardo, Diego e tutte le ragazze e i ragazzi del Verde: Grazie! Siete stati eccezionali anche quest’anno. Ormai stiamo talmente bene che non vi sarà facile liberarvi di noi! Domani inizia il seminario su Prenotazioni e Gestione del Guzzista incazzoso, vi aspetto! Un mega abbraccio!

VRUM VRUM
No, dico, ma quanti erano i piloti di Anima Guzzista? Dal piccolo Mauro di Pantelleria fino al veterano Paolino di Cinghiate Sul Membro, una schiera impressionante di minchions! Lunga vita a tutti gli AG resing tims!

ROCK N ROLL
Ce li abbiamo solo noi! Ci sono entrati nel cuore e noi nel loro. Enrico, insieme a Carlo e Tiziano, ha reso magica la serata anche stavolta. Chiedergli una chitarra in prestito è come chiedere a Montezemolo se ha per caso una panda da prestarti… Mi sono ritrovato con una Telecaster del 74 in mano, MONDO FITNESS! BIO PARCO! Che roba! Come? No, non so suonare ma è emozionante uguale, fidatevi!! Ah, preparatevi. Oltre alle cover minchions, per il prossimo uinterparti ci saranno non una ma DUE canzoni “serie”. Stavolta ho implorato Enrico di non farmi cantare e l’avete scampata ma non avrò scuse per la prossima volta. Conto su di voi eh (mortacci vostra in anticipo, mondo fitness!).

ROCK N ROLL 2
Dobbiamo assolutamente trovare il modo di provare, mondo fitness! È due anni che in buona sostanza vi facciamo assistere alle prove in diretta di brani mai eseguiti prima. Preparatevi, perché quando “Chiamo Ube” sarà registrata e mixata in studio, tremerà la terra… E no, non scenderemo a compromessi con le major, mondo fitness!

ROCK N ROLL 3
Ho visto Iko con un microfono in mano. E io che mi preoccupavo di passare da pirla.

GUZZI GIRLS CHORUS LINE
Per il prossimo Uinterparti, le coriste rigorosamente in paillettes, grazie. Francesca chiede due boys tipo Raffaella Carrà. Inviare CV e foto.

NELLO BELLO INDICHERELLO
-Nello, la mia amica Elena aspetta qualcuno che le indichi la strada, è davanti alla Guzzi in via Parodi.
-ok, lo dico a Walter!
Passano i minuti…
-Nello, Elena mi ha chiamato, non vede nessuno!
-Ma Valter mi ha appena chiamato anche lui e dice che lì non c’è nessuno!
-Nello, ma lì dove?
-Davanti a Agostini come avevi detto!

ALLONS ENFANTS!
Grober e Bjorn! Benvenuti fratelli d’oltralpe. Dai che se ci impegniamo riusciamo a fare un internationalparti con i fratelli francesi di TwinZone!
E a proposito di internescional travelz, che dire di Pask che scende in macchina dal Belgio? Alcuni Guzzisti lombardi (non faccio nomi…) che hanno tirato il pacco prendano nota…

VLADIMIRO ON THE ROCKS
Ore 4.05 del mattino. Stanza numero 6, Hotel Ristorante Al Verde di Mandello del Lario. L’occhio semicalato di Vladimiro si accende per un secondo, si guarda intorno e con voce baritonale mi sussurra: “dove siamo, esattamente?”
Complimenti all’open bar. Credo sia un nuovo record. Stendere me è facile, ma per addormentare il Porcherrimo ci vuole un open bar di qualità. Chapeau.

Questi sono alcuni spunti che mi vengono in mente. Appena usciranno video e foto sicuramente mi ricorderò di altri episodi.
Grazie a tutti. A Rosella e a Alberto in primis. Grazie alla concessionaria Agostini. Grazie a Paolino per l’inaspettato regalo! Un pensiero speciale a tutti i lavoratori della Moto Guzzi e un grandissimo in bocca al lupo. Il poster che ci avete regalato è adesso da Alberto perché non poetevo portarlo su via aereo, ma appena ripasso dall’Italia in treno me lo porto a casa.

Grazie per l’ospitalità del Venerdì al Guzzi Club Mandello. Quest’anno complice il maltempo c’è stata meno gente in concessionaria, abbiamo venduto un po’ meno gadgets del previsto e non siamo andati in pari economicamente. Pazienza, ci rifaremo.
Quello che mi da felicità e speranza per il futuro è quando arrivano dei minchions per iscriversi a novembre! Tu gli dici: ma scusa, ormai comprati una maglietta e poi ti iscrivi l’anno prossimo.
E loro: no, no: io mi iscrivo adesso perché sia tangibile che lo faccio per essere iscritto a AG e basta.
Grazie a tutti, che la minchitudo sia sempre con voi.

G.
PS: Un caro saluto anche a chi ha preferito il caldo della Polinesia a Pho-tee-tee.
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Vladimiro
…mortà che botta!!!

Me sò appena ripreso (dù giorni…no dico, due giorni!) dalla sbronza di sabato sera!

…eppure ho bevuto pocopoco…

…però sempresempre…

Sono contento, commosso ed estasiato di aver rivisto tante “brutte facce”, di aver riabbracciato tutti e di una serata così piacevole.

Un abbraccio speciale all’agente Wilma, Alberto, Goffredo e Francesca. Spe tta co la ri!

Un abbraccio speciale a Moltenino e Bornaghino ‘chè me li sarei “magnati de mozzichi” tanto sò belli.

Ecco.

Ed ora un pò di fredda cronaca:

L’arrivo alla stazione di Mandello è l’entrata in un mondo fantastico.
La notte scorre davanti al finestrino e la luce delle strade e delle auto crea delle scie di colore che l’occhio stanco non segue nemmeno più. Il treno rallenta.
Un piccola piazzetta ben illuminata è lì accanto alla stazione. All’improvviso un’aquila su fondo rosso passa nello schermo. Mi scuoto dal torpore. Aguzzo la vista e rimetto a fuoco….l’entrata della fabbrica…. c’è gente…qualche Guzzi passa e appena scendo una voce mi chiama a gran voce dall’altra parte del treno.
Scorrono i vagoni e la visuale si libera…sono Valter e Luigi che mi accolgono all’arrivo del duesimo uinterparty…inizia bene…

Bar. La compagnia della Bergamasca e il mitico Bruno si sollazzano con sontuosi aperitivi e abbracci e baci e si scherza e si ride. Prosegue meglio…

Ok, basta si va al “Verde”. Marco opta per un giro panoramico di “Mandello by night”al grido di “la sò io la strada! Me la ricordo! Me la ricordo!” e dopo quattro inversioni a “U” e sei o sette giri di rotonde arriviamo anche noi.

Il buio della notte nel bosco è squarciato dalle luci dell’albergo. Losche figure si stagliano in controluce e le loro ombre danzano come in un sabba indemoniato. Sono loro. Sono i guzzisti. Non ho da temere, non mi faranno niente, è solo Pask. Io amico. Io stesso odore. Mi giro e vedo la mia ombra che danza con le loro. Mi tuffo nel sabba ed entro nel locale.
Ricordo abbracci e baci e sorrisi, ricordo affetto ed amicizia sincera, ricordo stupore di volti sopresi e ricordo cuccioli sorridenti e un pò confusi…
E’ a questo punto che Fange mi si para davanti. Un tuffo al cuore e la mano corre alla fondina…ah, no…quello è quando incontro Berghella…scusate, sapete è l’istinto…
Ci incontriamo a Mandello e non ci vediamo a Roma…che cazzo di vita strana…e anche Nello e Toni…e Rosalba e quel birbante del Teppista…
Il Bornaghino e il Macino sono bellissimi. Li strapazzo un pò, li stuzzico e ci faccio amicizia…Ok. Questi me li mangio dopo.

Adesso tocca ai pezzi forti della colonna Toscana. Valerio e Cane. Li adoro. Facce sorridenti di calda e sincera amicizia.
Poi quella brutta facciaccia di Sam e poi Daniele e Iko e…e…
E pian piano sale l’apoteosi. Vanni e Floriana, Aldo e Terry, la colonna sarda (o quel che ne rimane) e Alberto e Rosella e…e…
E’ incredibile come la mente si sovraccarichi e che nomi e volti si sovrappongano quasi confondendosi. Ognuno rimane separato e distinto ma alla fine è come se diventasse una cosa sola: la duesima edizione del uinterparty è cominciata.
Enrico è con uno che gli somiglia parecchio con loro c’è anche un barbuto omaccione che tamburella sul tavolo…vuoi vedere che…ma si! Sono proprio l’Anima pulsante della serata, spacciatori di deliri ed estasi musicali. Pusher di ritmi indemoniati capaci di far ballare anche i sassi. Vorrei che non finisse mai…

Il rito ha inizio e l’occhio di bue indugia sulla folla ululante per poi fermarsi su lui. Goffredo. Quante palle può avere un uomo? Cinque? Otto? Tutto er cucuzzaro? Ecco, Goffredo è tutto er cucuzzaro. Canzoni riviste e corrotte, tante parole che come in un torrente si ti riversano addosso per sfociare in un mare di risate e di affetto. Ma non basta, un’inedita Francesca ci delizia con sicurezza e bravura…e sono parole, parole, parole…

Tra una portata e l’altra un pò di vino, poi un altro pò, poi assaggia ‘sto bianco…poi fuori in camica a fumare una sigaretta e a chiaccherare e raccontare di pozioni magiche e incantesimi che trasformano un V35 in un LeMans solo con un tocco della bacchetta di Scola…

…poi la grappa…poi…poi…poi mi pare di ricordare dell’apertura dell’open bar e io che ero seduto vicino a Fange…proprio di fronte ad Enrico e mi beavo di musica e di uinterparty…e poi vedo la mia masno che versa del gin in un bicchierone da mezzolitro…e poi un pò di acqua tonica…oh! Ma..ma…una mezza fetta di limone appare come per magia e poi…poi…

…poi sprazzi di luce e colori cangianti, musiche che le conoscevo tutte e uno sprazzo di lucidità…è Goffredo che mi chiama per cantare…chi?…eh? Dove?…io?…non sono assolutamente in grado…quindi registro un minivideo (mi dico) così poi me la risento…per fortuna l’ho fatto… così, forse, mi ricordo qualcosa…

poi…mi pare che ho ballato (io!!!!) e ho pure cantato (ma non ricordo assolutamente cosa) e poi tu, lui, lei…le moto la Guzzi…e io…Azz! è Goffredo che si sveglia e si alza dal letto…

Dove sono?
Ma…ma…ma sono nel lettino in camera di Gof e Francesca! Ma..ma…come…ma a che ora?…le quatttro? Eh? E che abbiamo….dove sono andati…oddio l’aereo…si, si mi vesto, ecco…

Esterno giorno. Il parcheggio antistante il Verde.
Una giuvin pulzella e due omaccioni barbuti mi passano accanto e mi parlano in una lingua sconosciuta…apro bocca e gli rispondo nella lingua sconosciuta!
Le orecchie fischiano e le tempie martellano…uuuuooooooosshhhh…rientro nel mio corpo mentre spiego in inglese chi siamo, da dove veniamo, quanto cazzo beviamo…e…e per fortuna c’è Saiot che mi corregge e chiarisce alla signorina che non sono pericoloso e che i miei grugniti sono amichevoli…

Ancora baci e saluti e abbracci.

Ze President Alberto e Goffredo e Francesca…ma che ho russato?…no, no..c’hai l’abs automatico sul russamento…tranquillo…menomale (penso9 almeno hanno dormito. Eh? Dormito? Chi? Ah! Pasquà! Senti maaaa…. che passi da Malpensa?…

Autostrada. In macchina con Pask ci si scambia, per quanto consentito dai postumi, qualche frase di senso compiuto. Brussèl, Napule, Roma, Zagarolo…lavoro, faccio, torno a fine anno, dai vediamoci quando passi giù..si, si che non ce la facci…azz! Ma perchè stiamo andando da Milano a Venezia?…
Poi il dietrofront…l’orologio che scandisce gli ultimi 15 minuti prima del cekkkin…lo sportello si apre e scendo, un ultimo abbraccio ad un caro amico e poi al gate di corsa (m’ha superato uno zoppo che spingeva una carrozzella!) e..e…maporcapupazza! Il volo è spostato di mezz’ora…
Mi siedo a terra appoggiato ad una colonna…e dormo…plìn plòn…i passeggeri…eh? dove?…salgo su un coso di quelli che volano…o forse è sempre il sogno di prima…tump! Sobbalzo e c’è il sole…si sono a Roma.

Mortacci stracci sò distrutto.

Però sghignazzo. Il duesimo uinterparty è stato all’altezza della fama di AG.

…e te credo! AG semo noi!

Bravi tutti. Grandi!
Ve vojio bene.

un altro abbraccio a chi c’era.
Un bacione ai cuccioli.

Un Non c’eri?…Fottitiiiii!…a tutti l’altri!

Ecco.

E adesso dateme ‘n aspirina…

Vladimiro Il Porcherrimo/Minchierrimo Corbari

PS
Spero di non aver firmato assegni a vuoto (non li incassate, per carità!) o di non aver promesso figlie in sposa…
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Grober
come dire …
una serata con canzoni che non capisco (che doveva essere divertente … per vedere la tua testa!)
un pasto che potrebbe sfamare l’intera popolazione Mandello
un gruppo la riproduzione del disco … Non troppo male comunque
alcuni appassionati di macchine agricole
un maestro di cerimonie che si vuole credere di poter suonare la chitarra ….

essa deve essere gli ingredienti di una delle parti di maggior successo che ho visto per molto tempo !!!!!

Congratulazioni ancora una volta al Anima Guzzista e Goffredo

PS : Grazie google per la traduzione
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Fange
Grazie a tutti, è stato fantastico essere di nuovo in mezzo a voi.
Sono felice di aver rivisto Goffrè, Albè, Rosè, Vladimì, Andrè, Rosà, Marcè, Antonè, Maurè, Nè, Enrì, Fra, Gra, Antò, Piè, Fà, Ba, Mi, Pe, Pu, Vt, Aq, Bg e Rm…

Sono contento di aver conosciuto un pò di Nick nuovi, che ero rimasto un pò indietro.

p.s. Durante la cena mi è sparito il berretto di AG, quello nero con la visiera col bordo bianco. Se qualcuno se l’è ritrovatro in borsa per sbaglio, mi mandi un MP!!! Chi lo restituirà avrà in dono il MIO Le Mans (chiaramente non lo darò mai, ma punto sull’effetto emotivo che può avere l’affermazione )

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BJORN
Bonjour a tous,

Questa festa è stata una bomba: incredibile, magnifica, perfetta, splendida…. le parole mi mancano….

Secondo me, è veramente ciò l’anima guzzista: arrivi senza conoscere nessuno, ma ti senti subito alla casa perché sei accolto come un membro della famiglia.

Grazie a tutti, a Vanni per le sue belle storie, ad Enrico per questo rock indiavolato, a Goffredo per lo show bellissimo (j’ai rien compris a tes chansons, mais j’ai rigodé quand même) e a tutti gli altri per l’accoglienza calorosa.

Non so se esiste anche una Springparty, ma bisognerebbe fare ne una, così si potrebbe venire con le moto.

Spero di rivedervi presto…

MOTO DI PROTESTA

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Il futuro della Moto Guzzi a Mandello
di Alberto Sala

 

MOTO DI PROTESTA

19 ottobre 2009.

E’ un freddo lunedì quello che accoglie altri due piccoli passi nella vicenda difficile della sopravvivenza della Moto Guzzi a Mandello del Lario. Nel primo pomeriggio c’è stato un incontro tra i rappresentanti sindacali dei lavoratori e i rappresentanti della proprietà. Un incontro nel quale le parti hanno ribadito le loro rispettive posizioni, stabilendo in sostanza un nulla di fatto. Da rilevare la affermazione da parte dei rappresentanti della dirigenza in merito all’investimento di 12.5 milioni di euro facente parte integrante del piano di rilancio del 2006 e che recentemente era stato tolto. Ora sembra che sia solo ‘congelato’. Viene spontaneo pensare, con tutti questi ‘balletti’, quanto ogni affermazione resti o meno credibile, ma tant’è. Alla vigilia del consiglio comunale indetto per la serata in forma pubblica a Mandello, consiglio al quale erano stati invitati i rappresentanti aziendali e i vari esponenti politici provinciali e regionali, giunge la notizia dell’accordo tra il Ministro Castelli e la proprietà per un incontro da effettuarsi il prossimo venerdì 23 in sede regionale. Motivo ulteriore per constatare la defezione (assai prevedibile, come loro costume) della dirigenza, più quella meno prevedibile dei rappresentanti della provincia.

Così si sono susseguiti i vari interventi del Sindaco Riccardo Mariani, degli assessori, rappresentanti sindacali, politici e del pubblico, dai quali traspare evidente non solo la semplice attenzione verso la situazione assai critica della fabbrica di Mandello, ma la volontà di non arrendersi alla lenta, costante e inesorabile erosione della sede mandellese della Moto Guzzi da parte della attuale proprietà. Aldilà delle belle parole di rito, è stato importante sentire unanimemente da parte della giunta la fermezza sul non voler cambiare la destinazione d’uso dell’area della fabbrica (“è la prima cosa che chiedono ad ogni cambio di proprietà” confessa uno degli assessori), che è e resterà industriale, consentendo al massimo nuovi insediamenti artigianali e industriali a patto che siano strettamente aderenti all’ambito motociclistico (quindi niente centri commerciali e men che meno residenze) e questo è un dato fondamentale.

Tutti hanno espresso perplessità sul piano di rilancio annunciato nel precedente incontro con la proprietà, ma ancor più perplessità suscita – dimostrata anche dalle assenze della controparte – la volontà di Piaggio di voler rilanciare veramente il marchio Moto Guzzi, il cui valore appare chiaro a tutti meno che a Pontedera, e la centralità e peculiarità della sua sede storica che è da difendere a tutti i costi.

Nel presentare la nostra richiesta come Anima Guzzista all’amministrazione comunale mandellese di dedicare una statua a Carlo Guzzi (in tutta Mandello manca un segno visibile e tangibile della presenza della Moto Guzzi, aldilà della fabbrica), mi sono permesso di sottolineare l’importanza di interloquire con la proprietà sottolineando non solo i problemi occupativi (peraltro ovviamente importanti) ma soprattutto le possibilità e il grande potenziale che il marchio, nonostante le tante cazzate fatte, ha tutt’ora di generare profitto e successo, e l’importanza che ha il mantenere viva l’attenzione, sfruttando ogni canale comunicativo nel portare avanti la battaglia per il mantenimento e – ancor più – lo sviluppo della fabbrica a Mandello. La manifestazione dello scorso 19 novembre e lo scrupolo nel contattare e stimolare gli organi di stampa sono aspetti estremamente importanti: bisogna proseguire su questa strada con costanza e caparbietà. Tutto il mondo deve sapere quello che succede, tutto il mondo sa il valore della Moto Guzzi a Mandello del Lario e la tipicità del marchio, che è unico e non accostabile a nessun altro.

Se solo ogni tanto si degnassero di ascoltare, forse lo saprebbero anche loro.

Uinterparti 2008: commenti e gallery

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Foto Gallery

stonePIKanconetano

Tonirag

Calidreaming

Pask73

Piratessa

pessimoelemento

enas84 2 3

enrIK0

pigiaminoAV

MalaGuzzi

Video Gallery

Calidreaming 2

MalaGuzzi

giancarloessezeta: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7

 

I primi commenti sul memorabile raduno del Uinterparti 2008

 

Il Ancora una volta ho passato una splendida giornata con AG.
Ho ritrovato amici stupendi, ho portato Fange sulla mia moto!!!
Ho conosciuto Cin Cin, ho ascoltato la musica di Guzzirock,è stato bello stare insieme a tutti voi.
Grazie a tutti
Vanni

Grandissima festa.
un grazie a tutti e mi scuso con chi non ho conosciuto.
Cipo

spettacolo…
marcoB

Tanti brutti musi tutti nello stesso posto sono sempre uno spettacolo.
Bisognerebbe farne uno per stagione, di questi incontri.
Magari senza open bar finale, perchè il mio fegato comincia ad odiarvi, e non posso lasciarlo a casa.
Colgo l’occasione per segnalare a chi mi ha conosciuto dopo che avevo superato la soglia di tolleranza, che non sono sempre così.
Nel senso, dico le stesse stronzate, solo che con un’espressione quasi intelligente.
A presto rivedervi tutti.
Tutti.
Sam

confermo: spettacolo!!!!
anche il pigiamino è arrivato a casa…grazie a tutti, tutti voi per avere reso questa giornata così bella e ricca di eventi!!!
e anche il pigiamino è stato a mandello
ps: un ringraziamento particolare va a tutti i miei compagni di viaggio…sia dell’andata che del ritorno…senza di loro il viaggio sarebbe stato interminabile e invece…nonostante i 500 km di autostrada…è stato piacevolissimo
pigiamino

Anche se mi sono fermato solo mezza giornata è stato davvero bello stare in mezzo a tanti appasionati, poter provare un po di moto e conoscere Alis, Ube & co…….
Grazie anche per la splendida visita guidata al museo!!!
Ancistrus

Vorrei ringraziare tutti quelli che hanno partecipato alla bella serata di ieri sera a Mandello.
Premetto che per me ieri era la mia “Prima cena ufficiale” con voi di Anima.
Un’appuntamento che aspettavo da tempo, un’occasione poter incontrare personalmente persone che sento tutti i giorni in questo forum e altre che conoscevo solo per fama o attraverso le foto che circolano sul sito.
Comincerei dagli organizzatori…Alberto Sala..Goffredo….il mitico Tatuato e molti altri che non ricordo…per la splendida serata che hanno organizzato per tutti noi.
Una cena è ottima non solo per le pietanze che si mangiano…ma spesso lo è per l’atmosfera che si respira. E ieri sera l’allegria e l’amicizia che si respirava era l’ingrediente principale per un’ottima cena.
Ringrazio Guzzirock per l’intrattenimento musicale, che ci ha accompagnato per buona parte della serata fino a notte innoltrata.
Mi dispiace di non avervi stretto la mano personalmente.
Ragazzi siete veramente bravi!!!
Voglio ringraziare anche alcune persone a me care in modo particolare…Katia – Enas84 – PirataBG (TonnoBG) – Frizz – Cin Cin – Breeze – PigiaminoAV ….Pessimoelemento e fidanzata e molti altri …..per l’ amicizia e l’accoglienza che mi hanno donato…
Ragazzi…… sinceramente non mi merito tanto… GRAZIE!!!
Pe concludere…mi auguro che questa serata passata con TUTTI voi……sia solo l’inizio e che le prossime occasioni, servano a me per conoscere altri che ieri non ho avuto modo di conoscere o che ho conosciuto solo di sfuggita….GRAZIE A TUTTI PER L’OTTIMA SERATA.
Ice966

Omobono ieri era con noi. Noi, più che le GMG. Grazie a tutti voi. Siete grandi.
Alberto

Grazie a tutto lo staff di Anima Guzzista!! Avete organizzato tutto alla perfezione… si vede che ci mettete l’anima…
Un bacio a tutti quelli che ho rivisto con grandissimo piacere e alle nuove nuove conoscenze (a proposito Luca, sono contenta che tu abbia sperimentato “la favolistica ambientazione nebbiosa…” !!!, prima sapevi solo per sentito dire… ).
Complimenti agli ideatori dei “premi superminkia”… e a chi li ha ricevuti!!!
Complimentissimi a Guzzirock e alla sua band!
Grazie agli spassosi compagni di aperitivo…
Ottimo anche il menù!
Un saluto a chi non sono riuscita a salutare di persona… alle 2.00 di notte ero un po’ rimba… Be’, lo sono anche ora dopo aver dormito 8 ore!!
Per Cipo e Cin: ho la febbre e il mal di gola… (MarcoB: non mi hai scaldata abbastanzaaaaaaaa…).
Oggi sono stravolta: troppe emozioni per un tipo sssensibile come me…
Rivedo i vostri bei visi e vorrei citarvi uno a uno per mandarvi un grosso bacio! Ma sono sicura che mi sfuggirebbe qualche amico, così ne mando uno cumulativo!
Grazie a tutti
Aires

Io e Mimì siamo arrivati alle 19, stanchi e infreddoliti ma strafelici!!!
Grazie a tutti, dai compagni di viaggio a quelli di merende!!
Sono contento di aver conosciuto molti come Goffredo o MarcoB ma, dopo aver visto il tatuato, non sarò mai più lo stesso!
Pessimoelemento

Rientrati anche noi.
Grazie a della fantastica serata e dell’organizzazione, siete stati stupendi!
Un abbraccio immenso per raggiungervi tutti!!!!
Breeze

Un grazie anche da parte mia! Ho passato una gran bella giornata e una piacevolissima serata.
Come hanno detto in tanti il dispiacere e’ quello di non aver conosciuto tutti! Sono convinto che ci saranno altre occasioni!
Ad ogni modo il clima che si e’ creato al verde era veramente caldo e famigliare…tipico del mondo guzzista!
Mi e’ dispiaciuto essere andato via subito dopo il caffe’…ma avevo lasciato da sole dalla mattina la mia cara mogliettina e la mia piccola Aurora e non mi andava di farle aspettare ancora. Solo quando sono arrivato a casa ho scoperto che Aurora aveva 38 di febbre e Laura non me l’ha detto per non rovinarmi la giornata…se non e’ amore questo!
Ah dimenticavo…che bel freschino a tornare a casa in moto!! Credo di aver fatto troppo lo sborone con l’abbigliamento leggero!
Jackalg

Grazie a tutti
serata ottima
ringraziamento particolare agli amici per l’ospitalità, agli organizzatori per tutto e a Guzzirock per l’ottimo sound
ieri notte ero un po rinco e stanco e sicuramente non ho salutato qualcuno e me ne scuso
Attila the Bad Robot

e’ sempre magico il clima che si crea tra noi guzzisti.
sono fiero di conoscervi.
Irongate

grandioso
Calidreaming

We! Mi spiace essere andato via a metà cena ma ero veramente distrutto… ho dormito 13 ore filate stanotte, e non vedo l’ora di tornare a nanna. La dura vita dello staffettista mi ha segnato… E soprattutto avrà segnato i punti della patente se c’era mezzo autovelox acceso ieri sul lungo lago…
Come sempre agli incontri di AG la cosa bella è vedere certe facce di gente che a furia di leggere non vedevi l’ora di capire come son fatte e rivedrne altre che, nonostante ormai lo sappia bene la voglia di vederle c’è nononstante tutto. Tipo MarcoB o Valtertre, che tu li vedi e dici “ma che minchia saranno” e poi ti accorgi quando mancano pochi giorni all’invontri che ti chiedi se ci saranno o no per poterli rivedere… Un saluto a tutti quanti!
Arnamolder

vista la splendida giornata spettacolare, mi chiedo a che prezzo goffredo abbia venduto la sua anima al servizio meteorologico dell’aeronautica…
devo fare i complimenti al trio santacaterina, cioè a guzzirock che ci leggi e ai suoi soci.
guzzirock – tra l’altro – cantava un inglese perfetto, a parte un vago accento che avrei definito forse vicentino (in particolare la zona di schio) o forse lagunare (e penso alla fascia di pellestrina-ciosa).
da notare la sua chitarra di carbonio: se guardi bene, quella chitarra sul dorso ha gli scarichi termignoni.
mi ha fatto piacere conoscere di persona tante persone che conoscevo solamente in modo virtuale.
e anche qualche amico, che era amico di video e ora anche di corpo ah ah ah.
una considerazione a margine. certo che questo gruppetto di debosciati animaguzzisti ha delle personalità di vero pregio.
Gazzettiere

UINTER SEMPLICEMENTE FANTASTICO!!!
grazie a questa iniziativa, ho avuto modo di conoscere tanti amici mai visti prima e di visitare la nostra mecca…
grazie anima…
Enas84

Grazie a tutti, dal profondo del mio cuore.
Anzi, di più: dal profondo della mia anima.
No, non è ancora sufficiente. Aggiungerei: dal profondo della mia animaguzzista.
Un’occasione di abbracciare e baciare (ripetutamente …. wow!!!) il maggior numero di avatar … ehm … guzzistianimati …
AG uinterparti
Emozioni incontrollabili.
Ogni abbraccio, una caduta libera di petali di rosa intorno al cuore.
Il calore dei sorrisi, più potente della più potente centrale nucleare.
Una chitarra in carbonio diffondeva musica nell’aria e vibrazioni nell’anima.
Un sabato sera che vale più di dieci diamanti rosa.
La bellezza delle anime guzziste è tracimata in un ristorante mandellese.
Un intreccio inestricabile di affetto e amicizia,
nel quale sono rimasta inesorabilmente aggrovigliata:
e che nessuno si azzardi mai a cercare di liberarmi!
Vanni, il piacere di conoscerTi è stato tutto mio , e anche di conoscere Tua moglie
Cincin

Grazie a tutti, ma proprio a tutti.
Iniziando da Calidreaming che mi ha fatto visita da MPC la mattina mentre facevo tagliandare la Brevona, proseguendo con gli organizzatori e il gruppo rock, e finendo con tutti gli altri commensali che ho avuto il piacere di rivedere o di vedere per la prima volta.
Mi scuso per il Filuferru che non è bastato….. ma quello avevo e quello ho portato… ho cercato di centellianrlo ma alcuni purtoppo non l’hanno potuto assaggiare temo…
P.S. Anche Andrea è stato bene…
Macio

Grazie a tutti per la splendida serata e quasi nottata.
Ci siamo divertiti tantissimo ed è stato particolarmente emozionante essere tra tanti guzzisti.
Un grazie di cuore anche a Enryrance/Guzzirock, per averci invitato, per il suoi guzzismo trascinante e anche per il suo talento musicale.
Grazie
Salauti cardanici
Dieguzzi

Io devo ringraziare le staffette delle prove delle moto.
Dovevano aspettarmi sempre visto che io vado come una scheggia…
Mano

Grazie a tutti per la splendida serata; un pensiero particolare a Guzzirock che mi ha entusiasmato con la sua abilità alla chitarra.
Chitarra che peraltro ho notato essere tutta in fibra di carbonio………….non è che me la venderesti ci potrei fare dei fianchetti che poi rivenderei a Iosca al triplo del prezzo per la sua moto da corsa
Scarface

Che dire del sabato sera ???
mai sentita una verione migliore di Smoke on the water Goff. sei un mito
spero vi siate divertiti anche a provare le moto, non so a chi ho fatto staffetta ma saluto tutti
CIAOOOOOOOOOOO
Il Lanz

Arrivato ieri sera a casa, comodamente in aereo…
Che dire, un sabato spettacolare.
Serata (e nottata) compresa.
Un saluto ai volti nuovi che ho conosciuto. Ed anche alle “solite brutte facce”
Pask

Grazie a tutti per la splendida serata…..è sempre fantastico incontrarvi.
Pensavo di dover venir via subito dopo l’antipasto ma Andrea è stato fantastico (ancora mi sto chiedendo come ha fatto a dormire con tutto quel trambusto ) e siamo riusciti a goderci la serata fino a (quasi) la fine
Antonella

Sono stata bene con voi, ho finito ora di ricomporre la concessionaria e pulire il piazzale ( ma quanto fumate?).
Ringrazio tutti ed in particolar modo gli organizzatori: Grazie per il premio’ alla carriera’ e grazie per la sferzata di entusismo che avete portato con voi, mi avete contagiata. Dopo la serata trascorsa al teatro comunale per partecipare ad un memorial dedicato a papà e Patrignani, l’avervi raggiunto è stata una saggia decisione. Dopo tanti anni ho ballato !! Guzzirock sei fantastico: potrai venire a provare la Stelvio tutte le volte che vorrai basta che poi mi suoni un pezzetto ( non ho osato chiederti Wild Horses ma la prox volta lo farò). Un abbraccio virtuale a tutti, un bacio a quelle sante donne mogli di Alberto e Goffredo. Grande famiglia la Moto Guzzi…da sempre e per sempre. Amen.
Alis

Ragazzi,
che bellissimo fine settimana!
Grazie allo Staff di AG per iniziare, alla collaborazione di Alis (piacerissimo di averti consciuta e di aver “provato” la tua Brevina e la tua V7 in concessionaria) e del suo staff, al trio Santacatterina, che oltre ad essere ragazzi simpatici e disponibilissimi, ce la sanno pure (come si dice da queste parti) quando hanno i loro strumenti tra le mani!
Un applauso anche allo staff del Verde che ci ha reso il pernottamento e la serata dei momenti filati lisci come l’olio e, chiaramente, a tutte le Anime Guzziste intervenute:
è stato bello, come sempre, conoscere chi ancora era solamente un avatar e riabbracciare i volti ormai noti!
P.S.
Che bello vedere la partecipazione di tantissime delle ragazze guzziste del forum, è stato emozionante fare la foto di gruppo tutte strette assieme!
Malaguzzi

finalmente ho un momento di tregua per scrivere su questo fantastico evento…
Innanzitutto GRAZIE… a chi ha reso possibile questo evento: al presidente (mi sa ke la felpa in pile ci vuole invece!!!) e a tutto lo staff…. alla Santacatterina’s band, al mitico Vanni al quale ascoltarlo al museo è stata pure melodia…
a mauro e loriana ke ci hanno ospitato (inoltre vorrei scusarmi per la levataccia che vi abbiam fatto fare… )
Grazie a Ivano ed Elena per il bellissimo giro fino al Ghisallo (ora pigiamino finalmente sà cos’è!!! )
infine ma non alla fine, grazie alla truppa ke ha viaggiato con noi alla volta di mandello e ritorno..
vi voglio bè…
Fantastico Weekend..
Indimenticabile!!
Stonepikanconetano

GRAZIE A TUTTI DAI LUPI DI TOSCANA
SCUSATE PER IL CASINO
Maxmanuv11

Stravolto da un ritorno con premesse preoccupanti:
– infreddolito (sono partito da casa vestito abbastanza leggerotto, pure coi mocassini!);
– ’mbriago (mi ero trattenuto col vino…. poi è arrivato il Fildiferro di Macio ed ho pure sbagliato a passargli il bicchiere: mi ha riempito mezzo… quello dell’acqua);
– alle 2.30 passate (stordito di sonno ma avevo paura di trovarmi la pattuglia ad Abbadia coi palloncini…);
– su per quella stradella ripida e piuttosto fradicia di foglie marce… dove ho zampettato incerto sui tornantini affidandomi a San Carlo del Cardano – sempre sia rodato!
Beh, è andata. Cullato dal bicilindrico “scintillante”, colla forca che forcava e i freni che frenavano…. ghiacciato ma ben protetto dal cupolone…. nel silenzio di una notte trasparente (grazie a Dio niente nebbia).
E sopratutto, col cuore ricolmo di immagini suoni sapori calore di persone conosciute, reincontrate, neoviste.
(e con la scheda della fotocamera zeppa di immagini e filmati…. che sono disposto a cedere a prezzo da concordare prima della pubblicazione ).
Grazie a tutti da

Gianc & Walrus

Che bella serata,grazie a tutti quanti!Devo ammettere che a fine serata ho ringraziato di esser venuto in auto*…
A presto ragà,
Gianluca
Chiaucese

Inritardo, un ringraziamento a tutti per la bella serata, è sempre un piacere rivedervi e conoscere guzzisti nuovi….
Alla prossima!!
Verdenevada

ciao a tutti,
appena tornato a copenhagen
ringazio tutti quanti per la bellissima giornata e serata,
i guzzisti romani, pask, i sardi, e quelli con cui o scambiato 4 chiacchere, goffredo, tatuato, il mitico ibaby, gsz, macio, alberto, e tutti coloro che non ricordo al momento, e soprattutto coloro che si ricordavano di me (mostrando in alcuni casi di avere una memoria migliore della mia!)
la prova delle moto (le ho provate tutte organizzata da agostini è stata ottima: ora ho una idea migliore della futura sostituta della XT (ovvero, una stelvio col motore 850 della norge)
a presto e grazie ancora!!
LucaF

Saluti a tutti,
è stato un delirio. Noi lupi ci siamo spaccati dalle risate. Mi scuso per Valterone, che pur sedendo accanto a me non sono riuscito a moderare…
… a proposito di moderare e di moderatori…. saluto anche il tatuato, che con la scusa del freddo avevo preso i miei bicchieri di grappa come l’ampollina dell’acqua santa, facendo periodici e ripetuti pellegrinaggi… miracoli dell’open bar.
Mi scuso anche con Master e con il Conte, che dormivano con me e che hanno invano cercato un V11 al minimo , acceso in camera, per spegnerlo. Non l’hanno trovato…. ero io che russavo….
sory…
Grigiotopo

Un grazie a Giuseppe e Ube.
Sono arrivato davanti l’officina con la spia del service accesa.
In mezzora di lavoro,sostituito il bulbo dell’olio difettoso,montata la boccola all’asta di reazione del cardano,aggiornata la mappatura della moto.
Grazie ragazzi,per il resto che dire..quando saro’ vecchio,ne avro’ di storie da raccontare ai nipoti.
Valtertre

Giornata fantastica!!!
Grazie a tutti e arrivederci alla prossima.
P.S.: Siamo i migliori
Edo1200sport

Ciao belle gioie,
qualche ora fa sono anch’io rientrato a casa, e qui ho trovato un bellissimo sole, però…..
…però porcaeva stavo meglio lassù assieme a voi.
Grazie a voi sono stato stupendamente, più del solito.
Non mi stupisce che anche questo incontro sia stato bellissimo.
Quanto prima le mie foto e altri commenti.
Toni

mi dispiace per le foto, ma tanto nulla potrà cancellare dalla mia memoria i ricordi di queste ore passate con Voi !
(JackalG, dobbiamo organizzarci per rifare il servizio fotografico ad Amore Nero …. chiaramente un’altro euro a foto , come quelli che hai ricevuto sabato )
Mi dispiace per Voi, ma avevamo anche qualche pezzo forte …
(vorrà dire che lo sapremo solo noi … )
Ho conosciuto il Tatuato dal vivo !!!
Un grazie a GuzziRock e a tutto il gruppo per la serata … siete GRANDI !!!
Complimenti allo staff per l’organizzazione, giornata veramente ben realizzata
E’ sempre bellissimo incontrare i “vecchi” amici e conoscerne di nuovi, ogni volta che partecipo ad un incontro l’effetto è quello di una frase che ho letto qualche anno fà:
“non ci sono estranei qui, solo amici che non abbiamo ancora incontrato!”
Queste parole rispecchiano perfettamente il clima che vivo ogni volta che ci incontriamo
Come sempre forse dimenticherò nei prossimi giorni qualche nome, ma porterò sempre con me qualcosa di ognuno di noi, “band of brothers”
Avrei tante cose da dire su molti di noi, ma non vorrei dimenticare qualcuno e quindi eviterò ….
Un abbraccio a tutti
Alla prossima
Diegodelson

sono stati 3400 i km percorsi in macchina in totale , ma ne e’ veramente valsa la pena!!!!!!!
e’ stato un po’ come la prima volta, quella che non si scorda mai, ma che dura meno di un soffio, ti azzera la salivazione e ti fa sentire il piu’ imbranato tra gli imbranati……….
eravate tanti, troppi, e troppa era la voglia di conoscervi tutti, e tutto sto popo’ di roba m’ha letteralmente messo ko.
purtroppo quando l’alcol cominciava a sciogliere la spessa coltre di timidezza erano gia’ le due di notte e l’indomani m’aspettava il viaggio di rientro. mi rifaro la prossima volta, e speriamo che sia presto!!
grazie a tutti coloro i quali mi hanno fatto sentire a casa , ai moderanti che hanno organizzato cotanto strepitoso spettacolo, a guzzirock che m’ha riportato indietro di qualche anno, a quando anch’io suonavo la batteria in una band, e , dulcis in fundo, grazie alla guzzi, che con la sua anima e’ riuscita a mettere assieme sta gabbia di matti.
UN ABBRACCIO!!!!!
p.s. se qualcuno si chiedesse ancora chi fosse quel cog@*%@azzo a bordo di un’alfa nera che suonava e si sbracciava in autostrada, beh’ , quello ero io…..vero stonepick?
Maxi

GRANDI!
E’ stata la prima volta che vengo ad un raduno di AG e farò il possibile perchè non sia l’ultima.
Un grazie sentito a:
allo staff AG che si è sbattuto per organizzare il tutto,
ad Alis Agostini splendida e simpaticissima ’padrona’ di quella grotta del tesoro (nel senso migliore del termine) che è la sua concessionaria,
alle staffette che hanno messo a repentaglio (io conseziente…) i miei punti patente sulle cuve della statale,
a Guzzirock & his band – braverrimi!
ad atreiooo e la sua signora che da buoni samaritani ha fatto da chaffeur per me e la mia Paola dal Verde fino a Mandello
insomma grazie davvero a tutti.
Più che solo una ’festa’ è stata una boccata d’aria fresca.
Un lampeggio a tutti.
Filippo

Come l’ineffabile Collega P’sarees ama sovente citare….
Ma io c’ero…anche se non c’ero….
…e qui ci ho i testimoni.
Ovvero, ho passato praticamente tutta la giornata alla concessionaria, ho accolto tutti quelli che sono arrivati, ho pranzato alla clubhouse del mandello Club (praticamente di fronte alla Alis )…
Ho fatto fare un tour di Mandello al Tonno (pensate alle facce…un Phantasma che porta in giro un Tonno, squame e pinne comprese, guidando un V7…fate voi…), ho rivisto tanti…conosciuto altrettanti
tanto per non fare nomi…il Mastro di Chiavi della Rincolista : Calidreaming (Giulià, era ora! ), Gasse in fondo Sempre e la combriccola de li Tos-hani…..
Tonirag , Pask & Enas , che non è il nome di uno studio associato, ma associabile allo spasso…
Ibaby e i suoi viaggi “around the world”
E ancora Attila (vecchia spugna, ci vediamo dal Murry…), Valtertre (Hola Hermano!!!!), Motopesantista, Pigiamino, Trilli, Orsacchiotta & Stonepicche , MarcoB, Polvere, DoppiaB, Verdenevada, Iko, Gazzettiere con figlioGiovanni, Piratessa ,
Cipo, l’uomo che parlava ai porcetti , Arnamolder e il Lanz, Pingo, Crime, Ube, Irongate, Chiaucese
Giancarloessezeta finalmente di nuovo col suo Walrus inimitabile
CinCin …….
Chiedo scusa ai non citati, ma nel mio Commodorecerebral 64 ci sta ben poco altro…..
Inzomma…questo w-end (iniziato con l’EICMA concentrata in un pomeriggio, dove ho rivisto il buon Albylemans in versione lavorativa (fortunato lui) e conosciuto lo Zio Pirmin …incontrato gentaglia (Navy e Elena, tanto ci ribecchiamo al Fermento Pub… )
Continuato con un sabato da leoni (per quanto Luca Jackalg abbia dovuto partire da solo la mattina, io reduce dalle 4 ho rinviato di un’ora la partenza…si…ho fatto anche le “ore bigole”)….
GRAZIE, PER ME VEDERVI E/O RIVEDERVI E’ STATO IL REGALO PIU’ BELLO, IMPAGABILE……
ho ancora il nodo in gola a pensarci, credetemi
alla sera io ero alla cena sociale del Mandello Club, a cui avevo già promesso presenza in tempi non sospetti, a Garlate, e neanche li la minchitudo è mancata…….ho potuto rivedere gli amici Roberto e Silvia di Sansepolcro (vi ricordate il rude biker finito sul giornale durante le ultime GMG, immortalato con la figlioletta di 2 anni, dotata di gilerino in pelle frangiato e toppe guzziste d’ordinanza? Ecco, mò sapete chi era….).
I ragazzi del Guzzi Friend’s Beura dalla val d’Ossola….gli amici dalla Kartofenia, famiglia Gauner in testa…..Roland e Irma dalla Sfiiizzera…….
E per di più hanno anche fatto mettere la Petroliera dentro il ristorante, davanti al bancone del bar, ad accogliere i partecipanti alla cena…quale onore …. …..
anche se il ristoratore non mi è sembrato così entusiasta dell’idea…. :veryevil:
Sono tutti questi i momenti in cui mi sento così orgoglione di essere Guzzista, che mi fanno mandar giù certi rospi…….
E permettetemi anche un pubblico ringraziamento alla Petroliera
Eudora Vanda, anche se spesso mi fa bestemmiare in ugro-finnico inventandosi guai al limite dell’impossibile, anche se ha trovato il modo di frequentare quasi tutte le officine d’Italia , elargendo CHILI di ferraglia con generosità a tutte le strade d’Europa….
senza di lei non avrei conosciuto tutti voi e tanti altri….
ORGOGLIO MINCHIA !!!!!!!!!!!!!!!
Phantom

Eccomi!
Che roba! Grazie a tutti. A Fra, Albe, Ros, Alis, Enrico, Andrea, Giuliano, Paolo e… e così via e così via per oltre 100 volte.
Grazie a tutti e scusate gli eccessi nel momento di massima osmosi tra me e il signor London dry Gin…
G.

Ebbene si, io modestamente ci fui.
E ci metterò una settimana a smaltirvi, minkie bollite che non siete altro…
Come disse la musa “sono stato bene con voi” e ho la certezza che, come l’eroina (chi l’ha provata lo sa), questo star bene hai voglia di riprovarlo subito… e nella vita normale non c’è… e tocca aspettare almeno fino al raduno di primavera.
Dunque: COSE BELLE E NOTEVOLI
1) ho conosciuto Arianna (e già questo vale lo sforzo di venir lì, vedere Walter, baciare Beppe, salutare Iosca, ecc..)
2) ho ballato un lento lunghissimo con la Alis, e ciò mi renderà impossibile per un pezzo trovare attraente un’altra donna)
3) ho imposto le mie mani sull’immane ventre di Sam, e gli ha portato bene perchè infatti è l’unico che nella sbronza generale ha infine copulato (il laido ci sà fare)
4) ho voluto bene, sempre più bene, ai due coniglietti con le orecchie, Aires e Diego, dolci fratellini miei…
5) ho parlato per la prima volta col Vanni e ho provato l’orgoglio di essere guzzista
6) ho scoperto che mi piace da matti il Marchetti e ho invidiato la Tamara per poter fare un mese con lui in sierre, giungle, pampe..
7) La voce di Francesca mi ha toccato il cuore, da ieri tutta la mia famiglia canta “Parole pareole parole” e non lo sapevano neanche
Sono tutte emozioni, solo alcune, ma queste le più belle…
Poi alcune cose non vanno, E BISOGNA DIRLO
1) al Verde si mangia da schifo, e pure in scarsa quantità
2) i meccanici di Alis sono i peggiori del mondo
3) Goffredo mantiene sempre troppo aplomb e self control, cazzo almeno in queste occasioni lasciati un pò andare..
4) Arcinotti ha un culo indegno, smettiamola di cercare di compensare le sue ansie, compramogli tutti insieme un Florida usato e bona lì..
5) non sono riuscito a provare il V35 che era stato promesso, c’era troppa coda
6) non son riuscito nemmeno a far sesso con la cameriera biondo/magra del Verde, tal Morena, a mezzanotte è fuggita.. forse con qualcun’altro…
Morale, per tutto, nonostante tutto, “Tutto splendido, tutto da rifare” e lo rifaremo presto. A presto fratelli!
Lepontine

cmq bellissimo week end!!
grazie a tutti i nuovi incontri, agli amici ivan ed elena che ci hanno portato in luoghi splendidi, ai volti che mi sempre piacere rivedere, al Verde per la calda ospitalità, ai miei compagni di viaggio vecchi e nuovi, a tutte le guzzi le guzziste e i guzzisti presenti
menzione speciale per:
GOFFREDO ……ma tu sei proprio quel goffredo lì????
VANNI…..è stato un onore conoscerlo dopo aver letto di lui
SAMSIDE E TONIRAG…..dovete spiegare anche a me come si fà!
CHRISTIAN ….ma che moto è la tua?
VALTERTRE….meno male che la congiunzione astrale mattuttina non ha fatto sì che fossi così pazzo (o ubriaco???) da farmi veramente provare la tua moto
ATTILIO….miglior fotografo (la voglio mi raccomando!)
in più l’emozione di trovarsi di fronte a quel cancello rosso e realizzare che non esiste solo sui libri è davvero curiosa, bella ed inaspettata…come una bella pagina di storia….una storia importante
trilli

Ciao Ragazzi!
Desideravo ringraziarVi Tutti per la splendida giornata di sabato.
Questo è stato il mio primo motoraduno e non credevo che fosse così!
Un GRAZIE ad Atreio e alla Sua Signora per il passaggio benedetto
Un grazie alla band per il sound che ha propinato durante la serata dato che era da un po’ che non sentivo musica così suonata dal vivo.
Un GRAZISSIMO agli organizzatori per il lavoro fatto con passione aspettando con impazienza il prossimo incontro.
Dardo Guzzi

Uinter parti…mmmm
beh! insomma…mmmm
non ho parole (parole parole) per definire il livello di minchionismo guzzistico che si è raggiunto ’stavolta…mmmm
Voglio ringraziare (seriamente) anche da parte di Carlo e Tiziano, tutti quanti voi per i complimenti e per il calore che ci avete dato sabato sera. Per me è sempre un piacere suonare per i miei amici ma lo è ancora di più se questi sono guzzisti minchierrimi…mmmm
Uno speciale ringraziamento và naturalmente anche a tutto lo staff di A.G. …mmmm
Saluto tutti…mmmm
Ringrazio tutti…mmmm
Il carbonio non ve lo dò…mmmm
I video sono dei CAPOLAVORI…mmmm
Goffredo è il mio idolo…mmmm
Iggy Pop a Goffredo je fà na pippa…mmmm
Tatuato è mooolto meglio di sCocciante…mmmm
mmmm
wrooooouuuuu…mmmm
Guzzirock

A volte angeli e demoni ti si mischiano nell’anima…
Capita così, ed è come versare del prezioso nettare in un bicchiere con un residuo di fiele, che ne vena appena inizialmente il colore, per poi posarsi sul fondo.
Capita di essere toccati da qualcosa che sembra lontano, eppure risveglia qualcosa dentro, e di sentire accordarsi in risonanza due diverse, nascoste fragilità. Capita che allora la mente ti si svuoti e non riesca a concepire che un abbraccio, dove forse le parole, che non arrivano, sarebbero un più efficace lenitivo.
Eppure quel fondo di fiele non ti nega il gusto dell’assaporare, l’ebbrezza dell’atmosfera, la potenza dell’armonia che è intorno.
E così puoi registrare la disponibilità delle persone, le chiacchiere allegre, le facce ed i sorrisi che ti sono mancati e aggiungere quelli che non conoscevi, scoprendo altre mille nuove ricchezze. Puoi ringraziare le note che salgono da una chitarra accarezzata, perché ti sciolgono il cuore, puoi scoprire che Anima è più di un gruppo, più della semplice condivisione di una passione, è la possibilità di essere interi e sinceri, portando per mano i propri angeli e i propri demoni.
Squaloguzzi

Le quattro giornate

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Le quattro giornate
Enzo e Katia

di Enzo Nasto “enas84”

Novembre 2008, non ti dimenticherò mai. In una settimana ho fatto cose che mi hanno reso felice come poche altre volte in tutta la mia vita. E che mai scorderò. Ho aperto questo mese con l’incontro Guzzifoggiano e con le sue tante belle sensazioni che ho già raccontato.
Giusto una settimana dopo, il primo Uinterparti di Anima Guzzista, perla di una quattro giorni che di esperienze, di prime volte e di emozioni me ne ha regalate tante. Ma non voglio anticipare nulla, inizio subito il racconto…

Giornata 1 – Giovedì 6 Novembre 2008

Alle 6.24, io e mio cugino Luigi che mi accompagna in questo viaggio, siamo nel treno che da Napoli ci porterà a Milano, da li prenderemo un regionale per Lecco per poi arrivare a Rogeno, a casa dei nostri zii Luigi e Antonietta e di nostro cugino Paolo, che ci ospiteranno per questi quattro giorni. Questo viaggio per me ha più di una meta e di uno scopo. Rappresenta anche un modo per allontanarmi dalla quotidianità che a volte diventa insopportabile, per lasciare lungo i binari lo stress dell’ultimo periodo e per ricaricare le batterie.
I vari spostamenti ferroviari sono stati regolari e alle 19, dopo una veloce doccia, siamo tutti a tavola per la cena. Poi un breve giro in macchina e tutti a dormire, la stanchezza si sente e il giorno dopo sarà davvero lungo…

Giornata 2 – Venerdì 7

La sveglia suona presto per tutti. Oggi è la giornata dedicata all’EICMA, il salone del ciclo e del motociclo di Milano. Alla stazione di Molteno, io, Luigi e Paolo, prendiamo il treno diretto alla Stazione Garibaldi di Milano. Scendiamo a Sesto San Giovanni per prendere la metro che ci porterà alla nuova fiera di Rho-Pero. Tutto fila liscio e alle 10.30 siamo già in giro tra i padiglioni. Questa è la prima volta che visito il salone della moto, e ammetto che per me potrebbe anche chiamarsi EIMG, cioè Esposizione Internazionale Moto Guzzi. Infatti mi libero subito del primo padiglione per andare in quello dove c’è lo stand dell’Aquila. Mi guardo intorno in continuazione, ma non lo vedo. Quando ad un tratto mi appare in lontananza un ovale rosso a me molto familiare, che diventa la stella cometa da seguire. I miei cugini hanno capito che il momento è sacro e non aprono bocca…
Finalmente sono nello stand della mia amata Moto Guzzi! Lo spazio secondo me è poco, come al solito le moto sono a poca distanza una dall’altra e diventa quasi difficile guardarle, anzi ammirarle perché lo meritano, con calma e attenzione. C’era tutta la gamma 2009. E qui si potrebbe discutere all’infinito sull’opportunità di presentare varie versioni e colori dello stesso modello, sull’assenza della moto che ognuno di noi a nei propri sogni, sull’aria di crisi che si respira. Ma quando hai davanti queste Guzzi così belle, diventi come un bambino, non capisci più nulla, e le vorresti tutte per te. Per me è stato così. Se dovessi fare una mia personalissima graduatoria, ragionando col cuore, al primo posto del podio metterei, ovviamente diranno in molti, la California Vintage, che anche in questa veste bianca è davvero fantastica. Ma da questo punto di vista sono completamente di parte. Poi la Stelvio “Tutto Terreno”, e la Griso “Special Edition”, con i cerchi a raggi e una nuova colorazione. Ma se ne avessi la possibilità, le comprerei tutte!
Dopo aver fatto un po’ di foto, esprimo un desiderio che non sarà esaudito: quello di far sparire tutta la gente e di restare da solo in mezzo alle mie Guzzi. Questo non si può, e così riprendiamo il giro e visitiamo tutti gli altri padiglioni. Ma il mio pensiero va sempre allo stand della mamma, dove ritornerò più volte, anche se magari per pochi minuti, richiamato da qualcosa che non so spiegare…
Verso le 15.30 io e i miei cugini decidiamo di andar via. Ma loro ancora non sanno che non tornerò a casa con loro. Quando stiamo per prendere la metropolitana, gli dico che io scendo a Piazzale Cadorna. Mi devo vedere con un caro amico che non vedo da tanto tempo. Chi sa quando mi ricapiterà l’occasione di stare di nuovo dalle sue parti, non posso perderla. E non importa che la giornata in fiera è stata stancante e che i miei piedi chiedono pietà, devo andarci. Di chi sto parlando? Di un’altra Aquila Barista DOC, cioè Andrea, alias Frizz. Alle ore 16.25 prendo il treno che da Piazzale Cadorna porta a Varese. Alle 17 circa sono alla stazione di Gerenzano-Turate, che è proprio a due passi dalla sua abitazione. Ma lui non c’è ancora, devo aspettare un’oretta. Poco male, ho ancora la forza di camminare e così ci scappa una passeggiata nelle vicinanze. Sono da poco tornato sotto casa sua quando ad un tratto si avvicina un furgone. All’inizio non riconosco chi c’è dentro. Poi dico: E’ lui!!! Appena scende, ci abbracciamo proprio come due vecchi amici che non si vedono da tempo. E’ passato più di un anno da quando ci siamo visti per la prima volta, e l’occasione era importante, era il I° Incontro Aquile Bariste, a Venturina (LI). Ci fermiamo un attimo dove lui lavora per sbrigare le ultime faccende della giornata che gli restano e poi, giusto per non smentirci, ci fermiamo in un bar per bere una bella birra! Inutile sottolineare che stiamo senza parlare giusto quando la bocca è occupata con altro… Di cose da raccontarci ne avevamo tante.
Dopo andiamo a casa sua. Li non solo ci aspetta Chiara, che io avevo già conosciuto a Venturina, ma anche una nuova arrivata, la piccola Maia, nata quasi sei mesi fa. E visto che i bambini mi piacciono un sacco, mi faccio trascinare dalla sua allegria, cosa subito notata da Andrea. Il tempo che tutti ci sistemiamo un po’ (io avevo una maglia di ricambio nello zaino…) e andiamo, a piedi, ad un ristorante a poche centinaia di metri dalla loro casa. La cena è davvero ottima, ma non ci tratteniamo più del necessario per non fare troppo tardi, visto che poi Andrea mi deve accompagnare con l’auto a casa di mia zia. Ma il tempo per un rito immancabile di ogni incontro tra aquile bariste lo troviamo… Cosa? Un bel bicchierino di nocino opera del mitico Frizz!
La giornata sta per concludersi. Io e Andrea lasciamo Chiara e Maia a casa e ci mettiamo in macchina per tornare da mia zia. Arrivati qui ci salutiamo, ma sono saluti brevi. Domani sera ci rivedremo…Si, sabato. Per me non sarà un giorno qualunque.

Giornata 3 – Sabato 8

Mi alzo verso le 7 dopo aver dormito pochissimo, un po’ per le belle emozioni vissute la sera prima, un po’ per quello che mi attende la mattina dopo. Fosse stato per me, Andrea mi avrebbe potuto anche lasciare già la…La dove?
A Mandello del Lario, dove nascono le Moto Guzzi!
Verso le 8.30 io e i miei cugini siamo pronti per partire. Paolo vorrebbe prendere il navigatore perché non è mai stato a Mandello. Io lo guardo e gli dico: <<No, a Mandello vi ci porto io>>. Io, che a Mandello non ci sono mai stato… Siamo sulla statale, abbiamo da poco superato Lecco quando ad un tratto compare un cartello, c’è scritto che la prossima uscita è quella per Mandello. L’emozione comincia a crescere in maniera esponenziale. Divento insofferente, non vedo l’ora di arrivare davanti a quella fabbrica, dove sono nate le mie due Guzzi. Passiamo per Abbadia Lariana, poi una di quelle classiche indicazioni stradali ci dice che siamo sul territorio di Mandello. E mi verrebbe voglia di baciare il suolo. Ad un tratto arriviamo ad un incrocio, e un piccolo cartello con su scritto “stabilimento Moto Guzzi” ci invita a girare a destra. La strada passa sotto la ferrovia, e subito dopo si mostrano a me quei muri carichi di storia che riconosco immediatamente, pur non avendoli mai visti prima.
Siamo in via Parodi, davanti alla mecca dei guzzisti.
La macchina non è ancora ferma del tutto e io sono già con la portiera aperta. Mi catapulto davanti al cancello rosso. Dopo 3 anni di guzzismo sono riuscito a realizzare il sogno di vedere “la fabbrica”. Forse farei meglio a non scrivere nulla, sarebbe meglio non provarci proprio a raccontare le emozioni e i brividi che ho provato in quei momenti. Ma qualcosa sento di doverlo scrivere. Perché certe cose sono più belle se hai la fortuna di poterle condividere con qualcuno.
Poggio la mano sul cancello ed è come fare un viaggio nel tempo e nella storia. I miei primi pensieri sono andati alle due Aquile che ho la fortuna di possedere. “Imoletta” e “Splendida”, che hanno lasciato Mandello rispettivamente da 24 e 10 anni. E non ho alcuna difficoltà ad ammettere che i miei occhi sono diventati lucidi pensando che sotto quei capannoni, pezzo dopo pezzo, hanno preso anima e corpo quelle 2 moto che dopo anni sarebbero diventate mie. Averi voluto averle li con me, anche per farle rivedere il loro nido!
Poi ho pensato a tutta la storia che è li dentro. A tutto quello che quei muri hanno visto, a tutti i personaggi straordinari che hanno creato dei miti a due ruote. Guzzi, Carcano, Todero e tantissimi altri uomini più o meno noti hanno lavorato e vissuto tra quelle pareti, che fosse per me non andrebbero nemmeno tinteggiate. Ma si sa, i monumenti vanno restaurati. Si, ho usato la parola monumento, e allora? Per me quella fabbrica è un monumento, e ora andatelo a spiegare a chi non la pensa così e che magari vorrebbe liberarsi di Mandello…
Dopo aver passato diversi minuti in un’altra dimensione, ritorno sulla terra e scatto alcune foto. Ovviamente, in qualcuna ci sono anche io! Mi sento così strano e felice che se lo spiegassi non mi capirei…
Lasciamo momentaneamente la mecca per recarci presso un vero e proprio santuario del guzzismo, la concessionaria Agostini, che dista qualche centinaio di metri. Qui ci accoglie Alis Agostini, figlia del leggendario Duilio, insieme ad alcuni del suo staff, tra cui il mitico meccanico Ube, e a quello di Anima Guzzista. Ci sono, tra gli altri, il Presidente Alberto Sala e Goffredo Puccetti, autore del bellissimo libro da me ribattezzato “vangelo grigio”. Inutile sottolineare che anche qui si respirano storia e passione. Pian piano arrivano gli tutti i partecipanti al privo evento invernale di Anima Guzzista. Come accade in tutti gli incontri come questo, finalmente si danno un volto e una voce a tante persone mai viste prima e conosciute sul web! Rivedo con piacere Fabio il Califoggiano e Sam, conosciuti una settimana prima in Puglia. Chiamo anche a casa, per dire ai miei genitori dove sono…Con la speranza che un giorno possano capire fino in fondo cosa rappresenta per me questa passione.
Tra le tante moto nuove e storiche esposte nella concessionaria due attirano in maniera particolare la mia attenzione, anche se per motivi opposti. La prima è la moto che ha portato l’Ing. Giuseppe “Naco” Guzzi a Capo Nord, per questo ribattezzata Norge. La seconda invece è una gemella della mia Imoletta!
Il programma della mattinata prevede due gustose alternative. La prova delle moto e la visita al museo della Guzzi, che, per chi non lo sapesse, si trova all’interno della fabbrica. Io scelgo la seconda, anche perché avremo un cicerone d’eccezione, Vanni Bettega, memoria storica degli ultimi quarant’anni di vita della Moto Guzzi. Io e gli altri visitatori ci ritroviamo all’ingresso della fabbrica verso le 10. Prima di entrare nel museo, sento il bisogno di parlare con qualche amico guzzista che non è li per raccontargli le mie emozioni. Chiamo il guzzzifoggiano Carmine, che subito si accorge che la mia voce è rotta dall’emozione.
L’apertura del cancello mi da un’altra scarica di adrenalina…Anche se per poche decine di metri, stiamo camminando all’interno della fabbrica. Quando finalmente siamo nel museo, la prima moto esposta non può che essere la prima costruita da Carlo Guzzi, la G.P. 500, e subito Vanni comincia ad inondarci di informazioni tecniche e curiosità.
E’ un susseguirsi senza pause di moto che hanno fatto la storia sia in pista che in strada, come in cielo così in terra. Sarò banale, ma per me il pezzo più pregiato è la Otto Cilindri 500. E penso che sia così per tutti. Pensata dall’Ing. Giulio Cesare Carcano, è da molti considerata “la più straordinaria macchina a due ruote di sempre”, che con il suo frazionamento così spinto è la prova del grandissimo livello raggiunto dal Reparto Progettazione.
Oltre che meraviglia e venerazione, provo anche rabbia, perché nel corso degli anni si è dispersa una gran quantità di energia e di forza creativa, e così l’Aquila è stata spesso costretta a svolazzare a bassa quota, mentre il suo posto è nell’olimpo delle moto. Con mia grande sorpresa, anche qui ho visto una moto identica, anche nel colore, alla mia V35 Imola II.
Altra moto che non può lasciarmi indifferente è la California 850. Posseduta da mio padre, è stata la freccia di cupido che mi ha fatto innamorare della Guzzi… Non so che darei per poterla guidare, e chissà magari un giorno riuscirò a trovarne una e a comprarla (sognare non costa nulla).
La visita al museo si conclude, purtroppo i reparti e la galleria del vento non si possono visitare. Confesso candidamente che ho pensato di nascondermi da qualche parte e di restare li.
Torniamo tutti da Agostini. Giusto il tempo di salutare i nuovi arrivati e di comprare qualche gadget di Anima, e io e i miei cugini torniamo a casa per il pranzo. Ma tornerò presto tra i miei amici guzzisti. In serata c’è il momento forse più atteso del uinterparti, la cena.
Il pomeriggio sembra non voler passare. La voglia di essere al ristorante al più presto è tanta. Come concordato la sera prima, verso le 18.30 mi viene a prendere a casa di mia zia Andrea. Unica differenza, il mezzo di trasporto. Non l’auto, ma il suo bellissimo V11 Sport. Oltre che del sellino, dovrò essere ospite di un suo casco! Viaggiamo tranquilli verso Mandello, il ristorante è li, e con mia grande gioia passiamo anche per via Parodi. La parte finale della strada per raggiungere il ristorante non è proprio bellissima, con delle discese molto ripide, che evidentemente al ritorno saranno salite…
Sbrigate le questioni finanziarie (il Tatuato non faceva passare nessuno gratis alla dogana…), siamo tra i primi ad entrare nella sala, e pian piano arrivano tutti gli altri. Come ho già scritto più sopra, questa è l’occasione buona per conoscere tanta gente mai vista prima. Vedo per la prima volta Katia la Piratessa, Antonio “Ice966” (visto antò, ci siamo incontrati!), Lori “Breeze”, Giordano “il pirata”, Cinzia “CinCin”, e ci sono anche Francesco “Pessimo elemento” con Michela, il gruppo anconetano e tantissimi altri che purtroppo non posso citare per problemi di spazio. Eravamo più di cento!!! E così la cena diventa una serie di incontri nell’incontro, ad esempio ci sono parecchie Aquile Bariste e frequentatori del Bar di Tulla, che puntualmente si siederanno vicino, creando come sempre scompiglio, mangiando più di ogni altro settore della sala, e facendo volare via le bottiglie di vino come se arrivassero al tavolo già vuote…Non manca la telefonata ad un amico lontano, e stavolta tocca a Salvatore Accardo, che risento sempre con piacere.
La cena è stata ottima, la compagnia fantastica, così come la musica della band ufficiale di Anima Guzzista! Insomma, spero si sia capito, è stata una serata indimenticabile. La mezzanotte è passata da un pezzo, abbiamo preso anche la torta e il caffè, e io e Andrea decidiamo che è meglio andar via, visto che io sono ospite di mia zia e non di un albergo, e lui la mattina seguente deve lavorare. Anche se è difficile e un pizzico di tristezza ci assale, cerchiamo di salutare quanta più gente è possibile e andiamo verso il V11. Quando stai così bene vorresti che serate come queste durassero di più, molto di più.
Ci mettiamo in marcia con andatura calma, sembra che vogliamo allontanarci dal ristorante il più lentamente possibile. Quando poi arriviamo davanti alla fabbrica, alziamo entrambi la mano sinistra in segno di saluto, e di rispetto. Andrea quasi si ferma e fa un’accelerata col motore in folle, quasi volesse che l’urlo della sua moto arrivasse fino ai reparti più lontani dalla strada. Non so nemmeno io il perché, ma quella sgasata mi ha dato un’emozione quasi violenta. Anche questo non lo dimenticherò mai.
Dopo una mezz’oretta scarsa siamo sotto la casa che mi ospita. E stavolta non è come la sera precedente, quando i saluti erano stati più leggeri. Ci tocca salutarci come fanno due amici che sanno di dover aspettare molto tempo prima di rivedersi. Grazie di tutto, Andrea!
Ma soprattutto, grazie a tutti quelli che come me hanno l’Anima Guzzista!

Giornata 4 – Domenica 9

Nonostante abbia dormito pochissimo, alle 9 io e Luigi siamo già pronti per salutare calorosamente i nostri cari zii che ci hanno ospitato. Causa sciopero delle FS, abbiamo anticipato la partenza da Milano dalle 15.10 alle 11.10, alle 10 siamo già in stazione accompagnati da Paolo. Non ci resta che aspettare il nostro treno. Il viaggio è meno tranquillo dell’andata, arriviamo anche con un’ora di ritardo a Napoli.
Durante il tragitto non ho fatto altro che ripensare a ciò che avevo fatto, visto e vissuto. Spesso controllavo a fatica il sorriso che in automatico si mostrava sul mio volto. Tra un cruciverba e qualche canzone ascoltata col lettore mp3, ho scritto una bozza di questo racconto, sentendomi rigenerato. E subito è tornata nella mia mente questa frase, che ho fatto subito mia e che riporto integralmente, con la quale saluto affettuosamente tutti voi che avete letto queste mie (tante) righe:

Il personaggio che ha scritto questi appunti è morto quando è tornato a posare i piedi sulla terra d’Argentina, e colui che li riordina e li ripulisce, io, non sono più io; per lo meno, non si tratta dello stesso io interiore. Quel vagare senza meta per la nostra “Maiuscola America” mi ha cambiato più di quanto credessi.

Ernesto Che Guevara.

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