di Beppe Braga
“Beppe come è finita la gara, come ti sei piazzato?” “uno … anzi UUUUNOOOOOOO !!!!!!”
Ma andiamo con ordine, non si parte dalla fine, se no si toglie il gusto di scoprire il finale, vabbè ormai è fatta!
Allora il report è finito? Ma no dai vi racconto un po’ come è andata.
Sabato 8 novembre 2014: UINTERPARTI: tutto inizia qui, solito o meglio insolito incontro di chiusura anno di Anima Guzzista, un incontro imperdibile per chiudere in bellezza l’anno incontrando, rincontrando belle e brutte facce di piccoli grandi Amici con una insana passione e una malattia incurabile: la GUZZITE cronica, e si perché una volta infettati non se ne esce più (anche se qualcuno ci prova cambiando cavalcatura, ma si rimane Guzzisti nell’anima per sempre).
Durante le lunghe pause tra una portata e l’altra, tra una canzone e l’altra, tra un bicchier di vino, di acqua, di bibite più o meno gassate e più o meno alcooliche, vengo avvicinato dal mitico duo Licini-Licini: senti Beppe (ecco che ricominciano, già sentito il discorso un paio di anni fa, ma andato a finire in nulla), la prendono alla larga, “che licenza fai quest’anno?” … dipende quella che potrebbe servirmi per fare il Trofeo Guzzi, “ma se ti chiedessimo di fare una gara di Endurance con noi? Sai il 22 marzo c’è l’apertura del Campionato e io (Mario) devo lavorare (gli capiterà un giorno all’anno, ma la sfiga che ha una mira micidiale, gli ha giocato un brutto scherzo e ha scelto il giorno inaugurale del campionato) e come sai c’è Imola (bip-bip-bip-bip ci sono parole che nessuno avrebbe il coraggio di ripetere, anche il tatuato si vergognerebbe, perché è chiaro che il Licini M. è … diciamo un po’ contrariato per non poter partecipare)”
Quando un Amico chiede aiuto, di solito lo si manda a quel paese, ma se ti chiede di correre al suo posto, e per di più a Imola, come fare a dire di no???
I giorni passano, ci si tessera con AG (imprescindibile atto che se non eseguito ti porta a sentirti più fuori di testa di quello che già uno è da solo), e chiede alla nostra Santa Tesoriera, nonché Presidente ombra, Rosella di farci la licenza, ma quella bbona, quella che serve per correre l’Endurance, “Ma Beppino, sei sicuro?” Ma Ros fai correre il tuo maritino, nonché Presidente “vero” di AG e non vuoi far divertire anche me??
Ripassano i giorni, visita medica: passata (meno male non che non fanno i test psico-attitudinali se no di quelli che fanno l’Endurance …. Vabbè non ci sarebbe neppure il campionato per mancanza di iscritti), documenti inviati alla Ros, anche quelli che devi tenerti perché servono a te, ma Rosella capisce.
Intanto solo una telefonata di Mario per avere conferma della mia disponibilità, ma ohibò io sono un uomo (?) di parola, se ti dico che sono disponibile, non me lo devi richiedere, “ma si certo che ci sarò”.
Mancano solo pochi giorni e si fa sentire anche Valerio, “è tanto che dovevo chiamarti” (e il dubbio ti assale, non è che ci hanno ripensato, d’altronde chi ci crede che il BeppeTitanium è un Pilota? Viene da ridere solo a pensarci) “allora sei pronto?”, sospirone di sollievo “Certo, mi sono pure allenato (e il naso si allunga peggio che a Pinocchio, perché l’unica attività di movimento fatta tra il Uinterparty e oggi sono stati quei lunghissimi 6 minuti di tapis roulant per l’ECG da sforzo alla visita medica)”
È venerdì 20 marzo 2015, Imola è sempre lì, anche perché chi penserebbe mai di spostare una cittadina, e i cancelli si apriranno non prima delle 15.00, allora al mattino si prepara il tutto: tuta, casco, guanti, calze tecniche, paraschiena, occhiali, sacco a pelo, materassino e moto …. e sì perché uno come me non si accontenta, inizia anche il Trofeo Moto Guzzi Vintage, è l’ottavo anno, mi sono perso solo un paio di gare, ma Imola non me la perdo di sicuro, e quindi gareggerò in due classi. Dopo pranzo, baci e abbracci a casa, e viaaaaaaaa.
Il furgone corre veloce (col pensiero), ma nonostante tutto riesco a superare Gas Gas in autostrada e mi dico: “almeno uno l’ho sorpassato”
Imola.
Già l’ingresso e il personale che controlla e ti chiede cose strane tipo “che numero è il suo box?”, ti fanno capire che questo non è un circuito qualunque, questo è un VERO CIRCUITO, per veri piloti, per vere moto, ma io che ci faccio qui??? Ma ormai ci sono e devo godermelo questo fine settimana.
Iscrizione, verifiche della mia moto, verifiche della 33, transponder per la mia (tasca sinistra) transponder per la 33 (tasca destra), scelta dei bracciali con il giusto colore, ci va Valerio e meno male che non si sbaglia perché se mi fosse capitato il bracciale rosso, mi toccava scendere dalla V35 Titanium per salire subito sulla 33, invece il bracciale giallo mi consente di riposare un turno. Finisce il venerdì non senza essere salito a motore spento sulla 33. È la prima volta che la tocco, è la prima volta che si poso il fondoschiena, è la prima volta che salgo su una moto dove le pedane sono appena sotto le ascelle e in 10 secondi già mi stanno per venire i crampi alle gambe, ma io sono previdente mi sono portato quattro bustine di Polase contro i crampi (e meno male che mi sono ricordato, sono state molto utili, molto molto utili).
Si cena, si canta, e si qualcuno ha anche portato una chitarra …. Yamaha (ma non ci sono chitarre Guzzi, bisogna accontentarsi).
Non è tardi non sono ancora le 23.00, ma è bene andare a dormire. Mi avvio verso il furgone che già molte volte è stato il mio B&B preferito, anche se non mi offre mai la colazione. Una gonfiata al materassino, si apre il sacco a pelo estivo, si rimane in boxer e maglietta e … si prova a dormire, alcuni pensieri ti distraggono, non solo quelli della pista, della moto che dovrai guidare che non è tua, anzi è del Team Campione Italiano 2014, ma anche quelli di casa. Verso le 3 della notte però mi sveglio, sono un ghiaccolo, e il materassino ha incominciato a cedere, di corsa a eliminare i liquidi in eccesso, si rigonfia il materassino (è proprio un vero circuito dove anche di notte la security è attenta e vigile, e chissà cosa avrà pensato il tipo che vedeva il furgone muoversi con cadenza e ritmo, ondeggiava come se ….), mi infilo calzini, felpa, giubbotto e si riprova a dormire, ma il freddo ormai è dentro le ossa e le 7.00 sono così lontane.
Sabato.
Tocca non so a chi iniziare le danze in pista, ma subito dopo il Trofeo Guzzi incomincia la stagione. La V35 Titanium si accende al primo colpo (come sempre, ma stavolta non piò destare invidia, i miei compagni di merende sono al box 2 e io al 23 con i Teams Moto-Europa.
Via, giusto 3 giri cronometrati per essere qualificato, il tempo di fare il giro migliore in 3’.00” e scoprire per la prima volta (a parte la primissima gara di esordio a Magione nel 2008) di essere l’ultimo, ma non fa nulla tanto il Trofeo è gara di regolarità e i tempi sul giro li devi “solo” ripetere in modo costante.
Endurance
Ecco che entra Valerio, ma io mi devo concentrare, moto diversa, moto non mia, moto campione, moto 750 pompata (anche se a detta di tutti la più povera di cavalleria del circus) al posto di un 350 completamente originale.
Tocca già a me, l’obiettivo: NON CADERE, NON CADERE, NON CADERE e magari fare meglio che con il V35. “vai la pista è buona” ma io lo so già ho girato da poco!!
Giù la visiera, c’è il limite a 60Km/h nella pit-line, a nulla è valsa la domanda al Monza: “per andare a 60, che marcia e a quanti giri tengo la moto?” perché la risposta è stata laconica “che ne so io??”. Vabbè tengo la 2° a 5000 giri e speriamo di non attivare il motovelox. Calma, ma che calma questa moto appena tocchi il gas accelera!!! Mi aiuta molto avere Sette di Nove, certo lei è molto meglio, ma la dolcezza che uso con lei la riverso sul gas della 33 … e sembra funzionare, primo giro lanciato, si vola sul rettilineo, o meglio sembra di volare perché ti passa a fianco la moto n. 1 a velocità curvatura, ma è il primo giro, lasciamo perdere, 2°, 3°, 4° e 5° in abbastanza rapida sequenza e anche abbastanza rapidamente si avvicina il Tamburello le prime due curve sinistra destra, 4°, 3° e ti chiedi “basterà?”, ma si proviamo a buttarci dentro così, sono larghe hanno un buon raggio di curvatura, senza cambiare c’è subito un altro accomodamento a sinistra, si può allungare un po’ allora si infila la 4° e la 5° (poi capirò che è sufficiente la 4°), si arriva presto alla Villeneuve altra doppietta sinistra destra da fare anche queste in 3° uscita in allungo e 4° e si arriva alla Tosa, tornate a sinistra cieca che nasconde la salita che a vederla in TV non sembra ma ha una bella pendenza, la salita impegna un po’ la moto, che però sale di giri bene e ti obbliga a mettere la 4°, ma che ci fanno questi cartelli con scritto: 200 – 150 -100 – 50 la strada è dritta, come no, in realtà ti trovi la Piratella, una curva a sinistra larga, che sembra dolce, ma che in alcuni casi ti potrebbe lasciare con l’amaro in bocca, e si scende eccome se si scende è una vera discesa che si conclude una doppia destra delle Acque minerali, infime, la prima ti accoglie e ti chiede, anzi ti invita anche spinti dalla discesa a entrare veloci, ma la seconda è lì attaccata, molto più stretta, io metto la 2° perché non si sa mai e perché dopo il motore deve spingere bene, eccoti un’altra salita che porta alla Variante alta, tira bene il motore allora 3° e 4° e un’altra volta che ci fanno questi cartelli con scritto: 200 – 150 -100 – 50 la strada è dritta, come no, hanno anche messo un semaforo alto alto che lampeggia in giallo in caso di necessità perché quando arrivi vicino al cartello dei 50 ne capisci lo scopo, la Variante alta è un destra sinistra con angoli inferiori ai 90° che ti costringono a una frenata che devi ben dosare aiutato anche dalle scalate per riportare il cambio in 2° e in uscita serve qualche secondo anche per far tornare lo stomaco al suo posto, sballottato a destra e a sinistra dalla variante. Altra discesa, ma è un circuito o sono montagne russe???, discesa che inizia con la moto inclinata verso sinistra e che devi poi riportare verso destra, 3°, 4° 5° piena, chissà a quanto vado, e meno male che c’è solo il contagiri e non l’indicatore di velocità, non fai in tempo a raddrizzare la moto che ti si presenta un asfalto tutto segnato dalle gomme che ti urlano che ci sono le due Rivazza, doppia sinistra da fare in 3°, ci provo a raccordarle per farle diventare un curvone unico, quelli bravi ci riescono, io no. Altro allungo e salita di marcia per arrivare all’ultima variante, la Variante bassa, speculare alla Variante alta, sinistra destra da affrontare in 2° sperando di uscire senza aver perso troppi giri motore.
Beh il primo giro è andato, vediamo dove si può migliorare, nessuno davanti a farmi da lepre, qualcuno dietro che fa da lupo e che mi mangia in un sol boccone. Penso di aver fatto molti giri, anche perché la pista è oggettivamente lunga (pochi metri meno di 5 km), e rientro ai box.
Il primo turno è andato, e io sono riuscito a sopravvivere, ma prima di ogni altra cosa serve il Polase. I polpacci, le cosce e i fianchi sono un crampo unico.
Vado a prendere i tempi: primo giro lanciato 2’59”522 (mi sono dato ½ secondo dal V35), ma poi i tempi migliorano e stampo un 2’49”644, ma in tutto ho fatto solo 5 giri!!!
Secondo turno dopo pranzo consumato con i “miei avversari” del Trofeo Guzzi, dopo il secondo turno con il V35 (dove ho migliorato e girato in 2’58”).
La pista ormai è mia amica, la moto va bene, non scuote (forse perché vado piano?), le gomme tengono, insomma è una moto sincera con il pilota … piRlota. Girerò un po’ più a lungo, poi mi accorgerò di aver fatto solo 4 giri, ma sono stati intensi, dopo i sorpassi (subìti) tentavo di stare in scia e a seguire le traiettorie e i risultati si sono visti infatti ho stampato un 2’43”476 e allora sono felice.
Si avvicinano le 18.00 c’è il briefing obbligatorio, vado e metto in crisi chi sta illustrando le regole … e non ho ancora avuto risposta. C’è una falla nel regolamento, infatti il regolamento dice che un pilota non può stare in pista più 45 minuti consecutivi, se si supera il limite ci sono delle penalità, un pilota non può stare in pista meno di 20 minuti (complessivi, perché uno può fare anche un giro solo e poi cambiare) e anche qui ci sono le penalità, un pilota non può stare in pista complessivamente più di 2h e 30’, ma qui non sono previste penalità e quindi alla mia domanda “se io non reggo e il mio secondo pilota (e mi viene da ridere perché io sono il secondo pilota) sta in pista 45’, io ne faccio 15’, lui ne fa altri 45’ e io 15’ e così fino alla fine io sono stato in pista 1h e lui 3h: che penalità ci sono?” sconcerto e impossibilità di fornire una risposta, se non un “mi informo e vi faccio sapere” … e io sto ancora aspettando.
Vabbè è ora di cena, un pentolone di spezzatino con le patate cucinato con estrema perizia dal nostro cuoco-meccanico di fiducia: il Monza.
Butto uno sguardo alla mia V35 Titanium e mi accorgo con orrore che c’è una gocciolina d’olio vicino alla testata di destra, Monza aiuto!!! Così dopo 7 anni alla V35 vengono aperte le teste, sostituite le guarnizioni e sistemato il gioco delle valvole: domani anche il V35 volerà e sarà al massimo splendore.
Ancora a cantare con la Yamaha, ma stavolta il freddo dentro il furgone non lo prendo più, dormo in box con gli altri. Si rigonfia il materassino, il terzo materassino in 3 anni, ma appena mi sdraio sento sotto di me il materassino che si appiattisce, non ho più l’età per fare il clochard, ma non ho alternative, un tappetino, un telo che di solito avvolge i Cali 1400 e un cartone di Mamma Guzzi e il giaciglio è fatto, è di un comodo che non potete immaginare, si può solo provare, e la notte non passa mai. Dolore in ogni dove, il materassino fa la fine che si merita, ma è domenica: è il giorno delle gare. E si parte con il Trofeo Guzzi.
Già al primo giro la mia motina tossisce, non reagisce bene, in scalata sembra accelerare e quando apro non se la sente di salire di giri, ma tanto la gara è di regolarità e non mi interessa andare veloce, il problema è che non riesco nemmeno ad andare regolare. A fine gara prendo il Monza: “che hai fatto alla mia moto, oggi proprio non andava!”, ma al Monza basta uno sguardo alla moto e la sentenza non lascia scampo: “pirla hai corso con l’aria aperta!!!”.
Vabbè ora c’è una gara di contorno, ma poi si deve dare inizio alle danze dell’endurance. Allora la strategia è:
1) si deve arrivare alla bandiera a scacchi, non ci interessa quanto si va veloci (un po’ si), ma dobbiamo arrivare. Questa primo punto mi piace un sacco, anche perché è l’anima dell’endurance che mette a dura prova i piloti, il team e la moto, e le gare finiscono solo alla bandiera a scacchi … e i piloti vogliono tornare a casa sulle proprie gambe!!
2) parte Valerio per 40 minuti e poi entro io PER 40 MINUTI!! Come, non posso fare di meno? Io soo abituato a gare di 8 giri, che per me quando mi va bene sono 7 perché mi doppiano, 40 minuti non li reggerò mai
Ma la strategia è strategia, stare in pista di meno vuol dire anche sballare tutti i calcoli dei rifornimenti, poi Valerio potrebbe “sforare” le 2h30’ (ma se non ci sono penalità che regola è??
Si decide che ci provo, a ogni passaggio si guarda la pit-line e si vede se c’è il cartello box, se non ce la si fa più si deve in qualche modo far capire che vuoi uscire, ma devi comunque attendere il cartello box se non il compare di gara magari non è pronto.
Parte Valerio, con la partenza di poco modificata, pilota da una parte della pista, moto quest’anno spenta dall’altra, via! Corsa verso la moto, si salta in sella, si accende e si parte.
Dei 27 iscritti totali divisi in tre categorie: 750 (la nostra), 1000 e Open, siamo in griglia la 25° posto.
Come è andata la partenza? “Valerio ha mantenuto la posizione”. Bene mi vien da pensare, solo dopo scoprirò che i partenti reali sono solo 25!!
I minuti scorrono veloci, in pit-line si è montato un accrocco rialzato per farsi vedere meglio e dove c’è anche uno schermo per seguire i tempi: che organizzazione, così sappiamo tutto in tempo reale. Ma io mi estranio da tutto, ripasso la pista, mi autosomministro un Polase preventivo e aspetto il cenno di intesa con i membri del team che annunciano: “preparati, abbiamo dato il cartello box a Valerio”.
Orpo ora si fa sul serio, arriva Valerio, noto per le multe salate per aver superato i limiti in pit-line in quasi tutte le piste del mondo, ma speriamo che qui non lo faccia perché al secondo superamento c’è la bandiera nera. Scende dalla moto e ci salgo io, Beppe tieni i 5000 giri in 2° sennò li superi tu i limiti.
Alla fine della pit-line giù la visiera, il mondo è solo la moto, la pista e il cronometro. Devo ricordarmi la sequenza dei cambi marcia, devo ricordarmi le curve, devo ricordarmi quando cambiare, devo ricordarmi che fortunatamente la coppia Licini-Licini ha il cambio “normale”, così come sul mio V35, così non posso sbagliarmi nei cambia marce, e questo mi è di conforto.
Conto i primi giri, i crampi fortunatamente non arrivano, guardo la pit-line e faccio capire che ho visto dove sono e che posso capire bene quando mi daranno box, già quando mi danno box?, un giro dietro l’altro, ma quando mi danno box? Dopo un tempo interminabile, nel quale sono stato più volte superato da diverse moto e dove mi sembra che la moto n. 1 e la moto n. 46 mi passano tre volte a giro, ma dove ho anche avuto l’opportunità di fare anche io un paio di sorpassi (ma che si stavano fermando questi?), finalmente arriva il tanto agognato cartello box. Bene, non rallentare la gara non è finita devi “solo” rientrare, ti devi “solo” ricordare il limite di velocità, ti devi “solo” ricordare di arrivare in “folle”, ti devi “solo” ricordare …. Ma quante cosa ci sono da ricordare nell’endurance!!!
Arrivo in pit-line, in lontananza si vede …… la prominenza della panza del Monza, e capisco che è lì che mi devo fermare, cerco la folle e la trovo subito, attendo a scendere che mettano la moto sul cavalletto, mi ricordo anche di spegnere la moto, anche se ci deve pensare il Monza, scendo, faccio tre passi e mi butto a terra: “ma chi me l’ha fatto fare! Mi avete tenuto dentro due ore e adesso ci danno una penalità! Ma voi siete tutti matti!” scopro di avere dei muscoli che neanche le lezioni di anatomia mi hanno insegnato essere presenti nel nostro corpo!
Si deve bere un po’, ma non si riesce a buttare nello stomaco niente di solido, anche se sono le 12.30.
Mi giurano che sono stato dentro solo 38 minuti, mi confortano con il tempo che ho stabilito 2’38”. Questo mi fa ringalluzzire un po’, ma c’è tempo per eliminare i liquidi in eccesso nella vescica che si avvicinano minacciosi i ragazzi del Team: “preparati al prossimo giro diamo box a Valerio”
Il senso del tempo è molto strano e uno si domanda: come mai i 40 minuti in moto sono molto, molto ma molto più lunghi dei 40 minuti di sosta?
Ok, si rientra, e si ricomincia con il film mentale della pista, dei cambi marcia, delle curve, dei sorpassi subiti e fatti, uno mi è piaciuto molto, in fondo alla salita delle acque minerali, in ingresso della Variante alta faccio un bel sorpasso, non chiedetemi chi fosse, non avevo tempo di leggere i numeri, e non mi interessa nulla, io sto facendo il mio sporco lavoro di piRlota, devo passare quelli che riesco e soprattutto devo rispettare il punto 1) di arrivare alla bandiera a scacchi.
Passano i giri e la leva della frizione diventa di cemento, guardo con un desiderio sempre crescente la zona della pit-line dove mi devono dare il cartello box, ma niente, niente, niente, e allora si va avanti, a un certo punto decido: non ce la faccio più, non guardo in direzione della pit-line, ma prendo la decisione, al prossimo giro mi farò capire: DEVO uscire, e al giro successivo lancio lo sguardo e vedo tutti sbracciarsi e addirittura sventolare una bandierina dell’Italia e la scritta BOX, faccio un cenno per far capire che ho capito, ma dentro sono più felice che mai: mi hanno richiamato loro, vuol dire che ho resistito.
Rientro e devo “solo” ricordarmi quelle cose che mi sono ricordato di fare anche al primo cambio, scendo, ma non mi butto più per terra, e sento una voce “Beppe non volevi più uscire? Ti abbiamo dato due volte il cartello box e stava per finire la benzina, meno male che hai guardato nella nostra direzione, eravamo in pensiero”. Ok il tempo, la percezione del tempo che passa è un qualcosa di incomprensibile.
Come stiamo andando?, ma a questa domanda le risposte risultano vaghe: dovremmo essere 20° o 18° assoluti, si ma gli altri 750 dove sono, ma a questa domanda nessuno sa dare risposta perché sui monitor non c’è la classe di appartenenza, la prossima volta ricorderò loro di segnarsi prima della partenza i numeri dei “veri” avversari, d’altronde il mio passato di team manager può essere d’aiuto.
Ancora una volta il tempo si altera, con queste poche chiacchere, con una bustina di Polase e con l richiesta dei tempi sul giro (intorno a 2’35”) ecco che è già il momento del rientro di Valerio e dell’ultimo turno in pista prima della bandiera: “abbiamo tenuto dentro Valerio il più possibile, ora devi “solo” chiudere”
“Solo”
Questa parola incomincia a dare sui nervi, “solo” questo, “solo” quello, “solo” “solo”, in realtà questa parola ha un vero senso un unico senso: quando sei sulla moto sei “SOLO”.
Ricomincia, per l’ultima volta, il tour de force del turno. Al primo vero giro lanciato mi sento bene, mi sembra di volare e allora al secondo in fondo al rettilineo decido di fare un cambio forse più rapido del solito nel passaggio 5°-4°-3° mi butto nella prima curva a sinistra del Tamburello, pelo il gas e mi accorgo di essere in folle! La marcia non è entrata, forse era meglio che mi facessi prestare dei pannoloni, lascio scorrere la moto, tento all’uscita della destra di inserire una marcia e mi ci vogliono due-tre tentativi e non so neppure in che marcia sono, sono scosso, ma pian piano mi riprendo, e i giri diventano routine.
A ogni passaggio si guarda il timer sul rettilineo, ma i minuti fanno fatica a scorrere finché finalmente il tempo indicato è sotto i 3 minuti e allora capisco che è l’ultimo giro.
A ogni cambio marcia un dolore lancinante al polso sinistro, riduco il numero delle cambiate tirando un po’ di più il motore, ma senza mai superare gli 8000 giri come mi ha detto il Monza.
Fine
La bandiera a scacchi eccola che sventola di fronte a me. È impossibile descrivere la sensazione che si prova quando un perfetto sconosciuto ti sventola davanti agli occhi quella bandiera, e la sensazione è diversa anche da quando la vedi sventolare nella gara del Trofeo Guzzi, qui la bandiera ti sta dicendo: “Ehi tu, sei un Pilota, sei uno che è arrivato, in una gara dove oltre alla moto e oltre al team, conti TU”
Il giro di rientro, lento, molto lento per salutare tutti i commissari di pista che ti salutano come fossi Valentino o Troy Bayliss, sono sinceri nei saluti, riconoscono in te l’impresa che hai compiuto …… anche se qui non si vince un mondiale, ma si lotta contro i propri limiti e le proprie capacità.
All’arrivo al parco chiuso ci si abbraccia, ci si fa i complimenti e ci si chiede: “Come siamo arrivati?” Ma che importa abbiamo raggiunto l’obiettivo 1), e poi i ragazzi del team hanno smontato tutto prima della fine e scollegato il monitor, nessuno sa come siamo messi in classifica, incontro i ragazzi marchigiani del Trofeo Guzzi, Francesco è arrivato primo e sono sinceramente felice per lui, anzi per loro, un terzetto con tanto di pilotessa che in questi anni è molto migliorata e che in velocità fa mangiare la polvere al mio V35. Nessuno sa come ci siamo piazzati finché non ci dicono che la coppia Braga-Licini deve andare sul palco per la premiazione, e solo lì ci dicono che siamo arrivati primi!!
“Beppe come è finita la gara, come ti sei piazzato?” “uno … anzi UUUUNOOOOOOO !!!!!!”
Epilogo
Dopo le chiamate di rito alla compagna, a Livio e Lalla di cui sono stato Team-manager nelle loro ormai passate ma gloriose stagioni in Endurance quando il campionato era non solo italiano, ma europeo (magari si riaprirà questa possibilità), quando si andava a Cartagena e si vinceva con 750 l’assoluto, dopo le urla di gioia “UUUUNOOOO!!!” si torna a casa, stanchi, doloranti, fortunatamente senza crampi, ma senza sentire più il polso sinistro.
Non ho controllato i tempi subito, ne ho approfittato lunedì quando il mio Amico Valter mi ha chiamato, ho cercato i tempi online, ho cercato la classifica online e ho scoperto che nell’ultimo turno, nonostante i dolori ho girato in 2’33”736 (16 secondi di miglioramento tra il primo turno di prove e la gara), ho scoperto che gli equipaggi che sono riusciti a vedere la bandiera a scacchi sono stati solo 15 su 27 iscritti e 25 partenti, che ci siamo piazzati 12 assoluti, che siamo la terza Guzzi assoluta su sei arrivate alla fine, che quindi al 13°, 14° e 15° posto assoluto ci sono 3 Guzzi tra cui al 13° posto la Open dei Minchionss Team del Presidente di Anima Guzzista (Sala, Mattavelli e Alborghetti), al 14° posto la 1000 dei Trottalemme (Forlati e Mombello) e al 15° il nostro diretto avversario Blue Flag Racing Team (Martini, Piccirillo e Scilla) sull’altro 750 che è riuscito a vedere la bandiera a scacchi.
E giovedì l’ultima soddisfazione nel leggere un messaggio di Licini, il Mario però, quello che per motivi di lavoro mi ha ceduto la sella a Imola: “Che ne diresti di partecipare anche al resto del campionato? Pare che il tuo contributo sia stato particolarmente apprezzato” e in tipico stile Frankenstein junior, la mia risposta è stata: SI PUO’ FARE!!
Che dire: avete creato un mostro!
Analisi tecnica dei tempi e classifiche
Video della partenza
Gallery di Cristina Cortinovis
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foto di Arianna Borghi