di Piero Pintore
PROLOGO
Da sempre appassionato di moto (Guzzi! Ho appena comprato la terza), da qualche mese ho scoperto su Internet “Guzzisti.it” e, soprattutto, la lista “guzzistiliberi”. Gente completamente pazza e, quindi, simpaticissima. Quando sono andato a Roma mi hanno accolto come un Re. Ed in Sardegna ho conosciuto Pierpaolo (in arte: “Pedro”) con cui ci siamo visti più volte e con cui siamo indecisi se andare o no a Mandello per l’80° anniversario di mammaguzzi.
Lui c’è già stato e mi incoraggia. Da parte sua nicchia… la moglie non va in moto… i soliti problemi dei motociclisti attempati (come me e lui). Io sono indeciso
Ai primi di settembre (2001) parlo “casualmente” al telefono con Stefano (il fratello di Rita – California EV) del raduno di Mandello. Fremo dalla voglia di andarci ma… ” ecco…non sei mai a casa, non ti si vede mai, e per giunta, nei giorni di festa te ne vai in giro in moto…” mi sembra già di sentirle, queste parole…
Fanculo! Stefano non può prendere le ferie in quel periodo, niente da fare. Non ho nemmeno la scusa per dire: “…quasi quasi, visto che ci va anche Stefano… un saltino ce lo potrei fare…”
Quando chiudo il telefono, invece, Rita mi fa: “Fanno il raduno proprio il giorno del mio compleanno. Ci andiamo??”
“Glom!”, faccio io, incredulo, “come ‘ci andiamo’”?
“Con la moto!”, risponde lei, come se avesse detto la cosa più ovvia del mondo. Beh, in effetti lo è, di solito, per gli altri. ‘Azz! e chi se l’immaginava? Sì, ogni tanto viene in moto con me, ma non siamo mai andati oltre la Corsica….
Nei giorni successivi lei comincia ad organizzare le cose: serve abbigliamento tecnico, bisogna sistemare la figlia per tre giorni, si informa sul programma….
E chi se l’aspettava??? ‘Sta donna non finirà mai di stupirmi!!!
Nel frattempo mi tengo aggiornato sui programmi del gruppo: sabato a pranzo grigliata organizzata dal Pinetti, sabato sera cena a Bellano organizzata da Alberto Sala (Hare!!)…
Convinco Pierpaolo a venire con la macchina, visto che la moglie di moto non ne vuole sapere. Ed in lista, tra sorrisi e lazzi, tutti gli accordano il “permesso speciale” per lasciare a casa il suo LeMans III (noto Giallobestia) elaborato da Ghezzi.
VENERDI’ 28 settembre 2001
Giornata splendida bel sole, temperatura da bagno al mare. I biglietti son fatti, la bambina va dalla compagnetta, io finalmente da stamani sono in ferie.
Ci siamo sentiti con Pierpaolo, arriveranno nel pomeriggio.
Nel frattempo vado da un amico grossista di alimentari, mi fa assaggiare alcuni formaggi. Scelgo il pecorino di Orgosolo, semi-stagionato, non male. Mi faccio preparare anche qualche chilo di salsicce semifresche, le arrostiremo alla grigliata.
Alle 17 circa arriva Pierpaolo. Io non conosco la moglie; Rita non conosce entrambi. Dopo qualche minuto il ghiaccio è rotto: le signore fraternizzano immediatamente su quello che hanno in comune: un marito pazz…. Ehm, motociclista. La birra è fresca, si sistemano le vettovaglie sulla macchina.
Pierpaolo si offre di caricare anche le borse ed il bauletto della moto ma con Rita rifiutiamo senza indugio: se viaggio in moto deve essere, viaggio in moto sia. Siamo attrezzati di Borsa da serbatoio, coppia di borse Givi (ma con marchio Guzzi) da 35 lt e bauletto da 50 lt.
Le vivande per la grigliata sono una cosa diversa, possono stare anche in macchina.
Ci imbarchiamo alle venti. La nave è bella ma sappiamo che la cucina non è granché. Quando Rita tira fuori i paninazzi (e le uova sode!) preparati nel pomeriggio, Pedro e Toia prima ridono, poi apprezzano. Tutto bene, a parte la birra che servono sulla nave: evapora troppo in fretta!
Verso le dieci giro per i negozi, breve sosta al piano bar e poi in discoteca. Musica soft, ballabile, da una coppia di musicanti niente male. Io sono rilassato e tranquillo, l’atmosfera è proprio bella, sto per andare in moto al Santuario…. andrei anche a fare un po’ di Karaoke, ma vengo stoppato dagli sguardi congiunti di Pedro e Rita: “lascia perdere, stattene buono (e zitto – ma questo è impossibile)”.
Si chiacchiera tanto (nel senso che Rita parla tanto) e si rafforza piacevolmente l’intesa.
Fine della giornata. KM percorsi: 1,2 (da casa al molo).
OK. Si va a nanna che siamo al traverso di Ajaccio.
SABATO 29 settembre 2001
In nave ci svegliamo presto: tempo uggioso, il cielo coperto minaccia pioggia.
Sbarchiamo appena possibile. Ho fretta, voglio passare l’Appennino prima che cominci a piovere. Nella fretta non ho nemmeno messo l’imbottitura al giubbotto.
Ci fermiamo al casello ad aspettare Pierpaolo, attardato con la macchina dal traffico. Lì al casello vediamo un gruppo di moto. Sono tutte Guzzi, è tutta gente che si è data appuntamento lì per andare a Mandello.
Arriva Pedro, infiliamo l’autostrada e comincia la salita. Strada umida, bauletto, borse e borsa da serbatoio sono pieni. In più io e Rita. Con il pieno, ad occhio e croce, 230-250 kg di carico. La Jackie sembra non accorgersene, anzi: non è la prima volta che ho la sensazione di maggior stabilità, con Rita in sella. Forse dovrò alleggerire la taratura degli ammortizzatori. Al casello abbiamo inaugurato l’interfono. All’inizio è una specie di tortura cinese: scariche continue veramente disturbanti.
Dopo qualche tentativo capiamo qual è il volume ottimale e che il cavo deve stare al riparo dal vento: le scariche diminuiscono di molto. A metà salita mi fermo per foderare il giubbotto: fa freddo e comincia a piovigginare. La pioggerellina intermittente ci accompagnerà per tutta la giornata. Nella salita verso Serravalle la moto va come sa fare lei, ma non tiro più di tanto (100-130) perché sennò mi perdo Pedro. Non che m’importi, ma… che diavolo! in macchina ci sono le salsicce ed il vino per la grigliata!!
Passato l’Appennino si arriva in Padania. L’autostrada è abbastanza sgombra, tengo agevolmente il passo di 130-150. Di più no, sennò rischio il divorzio. Ma va bene così. Ad una trentina di chilometri da Milano sosta e ristoro all’autogrill. Acquisto anche una carta da mettere sulla borsa del serbatoio. Faccio il pieno e si riparte. Sulla tangenziale comincia la noia. Potrei andare avanti ma sono con Pedro e devo tenere il passo delle auto. Prima e fermo Prima e fermo. Prima, secon… frena! E così via. Oltre un’ora per trentacinque KM! Ma come cacchio vive ‘sta gente? In fila per andare al lavoro, in fila per tornare, in coda per il supermarket, per il cinema, per andare in vacanza, per tornare dalle vacanze… Boh!!! Dalle mie parti in un’ora faccio almeno cento chilometri.
Piove, pioviggina, nebbiolina, no, foschia, no, smog… eccheccacchio!! Ma dov’è il sole???
Passata la tangenziale la Brianza. Una statale trafficatissima che sembra di stare in città. E, infatti, il passo è di 50 – 60 all’ora. Carate, Usmate, Velate, Vimercate, Cornate, Patate, Cazzate sul Serio, sfilano ininterrottamente, tutte uguali, tutte grigie… Tra Vergate sul Membro e Inculate da Tergo uno stronzo su una Renault sbuca improvvisamente da una stradina sulla destra e mi taglia la strada per voltare alla sua sinistra. Non ho ancora capito come ho fatto a fermarmi senza toccarlo. La voglia è di dargli una massaggiata….
Man mano che ci avviciniamo al Tempio aumentano progressivamente le Guzzi per la strada, che, in gruppi o isolate girovagano per quelle strade.
E’ tardi, quasi l’una e non siamo ancora a Lecco. Si cerca di accelerare, per quanto possibile. Finalmente il ponte sul lago e Lecco. Proseguiamo per Mandello e quando arriviamo al Santuario tentiamo di trovare gli altri. Dopo frenetici e ripetuti contatti telefonici riusciamo a capire dove andare.
Arriviamo in casa Scola, accolti all’ingresso da Alberto Sala (gentilissimo) che ci dà una mano a scaricare le vettovaglie. Entrati nella caverna ci troviamo in mezzo ad una cinquantina di persone. Riconosco e saluto Nello, Fange, Adriano Lazzarini, il Reverendo e GSZ. Mi presento a Stefano e Raffa, Anna Zulato, Goffredo, Pino, Mauro, Danio, Ettore ed altri, tra cui Ricky Scola. Detto fatto mettiamo al fuoco le salsicce, tagliamo il formaggio e Pedro apre un pacco di apprezzatissimo pane carasau. Abbiamo con noi anche una ventina di litrozzi di vino delle nostre parti, un po’ di mirto, e nessuno protesta. Pedro distribuisce il vinavil, io il formaggio. C’è una bellissima atmosfera allegra, tanto disordine alla “ognuno fa quello checazzoglipare”. Splendido.
Verso le 4 ringraziamo Pino, i padroni di casa e ci rechiamo al santuario.
L’approccio non è dei migliori. La fila per l’iscrizione è troppo lunga. Avrebbero potuto organizzare molti più punti di iscrizione. Ma il panorama è splendido. Centinaia di moto sul piazzale ed altre migliaia per il Paese. Le più strane, taroccate, trasformate, rifatte… Il massimo dell’abiezione??? un centauro con il sidecar!! Entriamo al museo, faccio qualche foto ma c’è troppa gente. Anche la fabbrica è invasa dalla gente… ma quanti siamo?? una miriade. Pedro si innamora del Furia di Ghezzi e non vuole andare più via. Sta già trattando per versare il Giallobestia, ma è indeciso. Lo portiamo via con l’ambulanza della neuro.
All’uscita piove, governo ladro!!!
Dobbiamo andare a Bellano ma decidiamo di farlo con la Volvo di Pedro e di lasciare la moto a Mandello. Al ritorno, si vedrà. GSZ ci ha prenotato un albergo a Carate (tra Cinghiate, Usmate e Velate) vicino a casa sua. Arriviamo in anticipo al ristorante.
Arrivano Filippo e Pina, con altri amici siculi, Vàltere, Orazio Lupis, Moltemarce, e tanti altri. Conosco finalmente Antonella Dessolis che ogni tanto si fa sentire in lista e sta per acquistare un T5. Cerco di fissare i volti di tante persone con cui da mesi chiacchiero e scherzo, ma non è facile. Siamo sparpagliati in vari tavoli. Io me ne impippo e comincio a girare per tavoli rompendo le palle a destra e sinistra.
Bella gente, ‘sti guzzistiliberi, ci sono persino dei milanesi simpatici.
E’ il massimo!!!
La cena è ottima, il Sala ha fatto un lavoro impeccabile, e di questo lo ringraziamo tutti. Durante la cena spariscono in un attimo tutte le magliette che Fange ha portato. Gran successo, anche quello!
Si esce. Continua a piovere (eccheccacchio!!). Aiutiamo Gsz a raddrizzare la pedana del tricheco essepì (Pedro, con nonchalance lo fa … a calci!) e, prima di partire, avverto il Reverendo che all’ingresso di Mandello ci dobbiamo fermare perché devo prendere la moto. Continueremo poi insieme per Carate.
Devo aver parlato in logudorese. Il Reverendo e GSZ partono sparati e non li vediamo più. Arrivati a Mandello decido di andare in moto da solo e lasciare Rita in macchina. Non è una decisione felice. La pressione delle gomme e gli ammortizzatori sono tarati per il doppio carico e, su quel fondo, la moto saltella. La pioggia è battente, la strada viscida ed io non sono abituato a portare la moto in queste condizioni. Ma tu guarda in che razza di posti vive la gente!!
DA NOI NON PIOVE, QUANDO SI DEVE ANDARE IN MOTO, PERDINCI !!!
Nei pressi di Lecco mi perdo e finisco in pieno centro. Poi mi perdo altre due volte in Brianza (strade uguali, nomi uguali, case uguali, booh!). Alla fine, con l’aiuto di uno dei tanti santi bruscamente risvegliati per l’occorrenza, arriviamo a casa Zulato. Anna che era in macchina con Pedro, rientra. Di GSZ e del Reverendo non c’è traccia. Decidiamo che si sono persi anche loro ed andiamo in albergo.
Siamo stanchi, vorremmo dormire ma…
Io mi ritrovo in una camera con bagno per disabili (Il cesso sembra un sedile da bar e manca il bidet) Pedro viene accolto tra le lenzuola dalle passate vestigia di amori ardenti… Finalmente verso le tre ci viene data una sistemazione accettabile: copriletto leopardato, pareti rivestite di specchi… il bagno è più grande della stanza e la vasca per idromassaggio sembra il bacino di carenaggio della Michelangelo… Vabbè, abbiamo sonno vah… Buonanotte!
Domenica
Dopo la nottata tra gli specchi, doccia nella vasca idromassaggio dimensioni Forrestal e scendiamo alla reception. Sono le 9,15 e ci annunciano che l’orario per la colazione è scaduto da dieci minuti. Per grande concessione il portiere (un giovane con un’improbabile giacca abbinata ad un’assai più inverosimile cravatta e la testa carica di gel ad effetto brillantina) ci prepara un cappuccino alla cicuta. Una medicina di quelle cattive, ma cattive..
Dopo breve consultazione con Pedro e Toia chiediamo il conto e annunciamo di aver deciso di anticipare la partenza. Esco fuori per prendere la moto e…
PIOVE!!!
Che strano, ormai ci abbiamo fatto l’abitudine. Scendono Pedro e Toia. Carichiamo i bagagli e decidiamo di abbandonare la bella terra di Brianza alla volta delle Prealpi. Su una guida turistica individuiamo un albergo a Lecco dal nome suggestivo: “Don Abbondio”. Telefonata, prenotazione e via! Arriviamo a Lecco ripercorrendo la solita strada. Anzi no: nella nebbiolina piovigginosa mi perdo un paio di volte per stradine secondarie e finiamo nel centro di un paio di villaggi decisamente carini, con la loro architettura primo novecento e tanto, tanto verde. Certo, non fa che piovere e fare umido. L’effetto serra secondo me l’hanno inventato qui!!
Riusciamo ad arrivare a Mandello che sono passate le 11. Al Santuario incontriamo Danio, Mauro, e… Gnappo! Ha passato la notte a rimontare i parafanghi ritirati all’ultimo momento e Gioietta sfoggia cromature a profusione, teste lucide, gambali lucidi… tutto fa “pendent” con la crapa del padrone che…. cacchio!! Il matrimonio lo ha rovinato!! Si sta facendo crescere una zazzera di almeno mezzo centimetro!
Ho lasciato la moto a Lecco e me ne pento quando spunta un sole incerto tra nuvoloni carichi ma sparsi. Mi aggiro per il piazzale con la telecamera e la macchina fotografica.
I Romani sono partiti, gli altri padani non li vedo. Noto sul piazzale una EV fiammante che su una delle borse reca l’adesivo con il bicilindrico alato. Gnappo mi spiega che è di Marc – Pavia. Lo aspetto un po’, vorrei conoscerlo, ma stanno partendo tutti. Riprendo le immagini della partenza alla spicciolata di tedeschi, olandesi, etc.
Sono quasi le due. Nessuno sa se, quando e dove ci saranno le premiazioni e, non immaginando l’exploit del nostro gruppo, rinunciamo ad occuparcene. Ancora non sappiamo quale rodimento di gomiti ci provocherà tra qualche giorno questa infausta decisione.
Dopo un immondo panino all’improbabile salsiccia pagato in sterline-oro al furgoncino che sosta davanti alla fabbrica, optiamo per due spaghetti come si deve ed un giro sul lago.
Oggi è il compleanno di Rita che, nonostante i disagi, è sempre più rilassata e contenta. Ieri, sul registro del Museo, ha firmato: “felice di trascorrere qui il mio compleanno”. Eddire che non ha mai voluto imparare ad andare in moto!!!
Nel primo pomeriggio siamo tranquilli e sereni a cazzeggiare in auto mentre ci dirigiamo verso Nord e ci godiamo il panorama della strada sul lago. Rita è talmente gasata che, vedendo l’indicazione su un bivio, vuole andare a Saint Moritz. Grazie al cielo non insiste e ci fermiamo su una spiaggia a prendere un po’ di quel poco sole che illumina questi splendidi luoghi. Arriviamo a Menaggio verso le cinque. Caffè sul lungolago in un baretto su una piazzetta niente male. Il versante comasco è decisamente più bello, si susseguono gli edifici umbertini e liberty, gran profusione di verde e di fiori. Si programma per la cena. Ovviamente offre Rita. Decidiamo di cenare a Lecco per non dover fare molta strada dopo cena. E con calma, rientriamo verso Como. La strada è suggestiva ma strettissima. La deformazione professionale (e gli anni passati a lavorare in medicina d’urgenza) mi fanno pensare alle difficoltà che avrebbe un’ambulanza a portare un paziente urgente all’Ospedale di Como. Mi stupisce pensare quanto possono essere isolati quelli che non vivono su un’isola.
Non vengo in questa zona da quando ero bambino e, inevitabilmente, mi incuriosisco sui luoghi, gli usi, il modo di vivere il modo di pensare, i vezzi. Mi ha colpito il fatto che, da quando sono in questa zona, se mi capita di chiedere indicazioni sulla strada da fare, la risposta, gentilissima, mi viene ripetuta almeno tre volte, prima che io riesca a ringraziare e sganciarmi. Ho un’aria così poco sveglia? Oppure è normale che uno non possa capire se non alla terza volta?? Tornerò a casa con questo dubbio.
Nel frattempo imbrunisce e arriviamo a Como. Dopo una breve sosta prendiamo la strada per Lecco e torniamo in albergo. In viaggio inevitabili le battutacce sulla strada Como Lecco. E sì, perché in sardo como significa: “adesso” (es: “mo’ vengo” si dice “como ‘enzo”).
Rita per festeggiare ci porta in un ristorante trovato sulla guida Michelin. Quando arriviamo ci squadrano con severità (Giubbotti, jeans, maglietta “Anima Guzzista”, stivali.) e, dopo qualche esitazione, ci fanno comunque entrare in una saletta separata. Ci rendiamo conto che tutti gli altri clienti sono in abito scuro e le signore elegantissime sono tutte ingioiellate. passando, ad un tavolo, intravedo un Ministro della Repubblica che si intrattiene con altri serissimi ed elegantissimi commensali.
Con Pierpaolo decidiamo che, se vogliamo che ci diano da mangiare, dobbiamo far finta di essere delle persone per bene, e rimpiangiamo il clima della grigliata in casa Scola.
Cena a base di raffinatissimi piatti con funghi porcini e…. oh cacchio!! Mi portano una lista di vini che sembra la treccani con i prezzi di una gioielleria. E chi li conosce quei vini?? Io con i porcini bevo Cannonau, e va benissimo. Ci teniamo sul classico: un Chianti, che si rivelerà poi pessimo!
La cena è buona, anche se i porcini, da queste parti, sono meno saporiti dei nostri. Decidiamo che ci rifaremo in autunno a casa nostra!
Stiamo bene. Le nostre mogli hanno subito legato. E’ vero, sono due grandi chiacchierone, ma stupisce la voglia di parlare, conoscersi e scoprire le esperienze comuni, raccontare e confrontare la storia di ognuno di noi. Mi sorprendo ad “osservarci” ed a godermi l’atmosfera davvero piacevole. Che bella vacanza!
Verso l’una rientriamo in albergo. Domani si deciderà che fare.
LUNEDÌ
Finalmente un bel sole!!! Era ora! Liberiamo le camere e, finalmente in moto, ci dirigiamo a Mandello. Giro da Agostini, Stucchi e Valassi. Hanno esaurito tutto!! Da Agostini tento di comprare un paio di pantaloni in cordura ma si sono venduti anche le buste dell’immondizia come antipioggia. Facciamo rifornimento di toppe e mi compro i coperchi cromati per i corpi farfallati. Finora è andata bene ma non mi fido a lasciarli ulteriormente esposti alla pioggia. Facciamo incetta di toppe e gadgets. Si vede che siamo stati bene e non vogliamo deciderci a partire. Giriamo per Mandello, ammiriamo le montagne che sembrano tuffarsi nel lago.
Alla fine della mattinata però prendiamo la strada del rientro. Ci separiamo e ci diamo appuntamento all’autogrill ad una quarantina di Km a sud di Milano per fare uno spuntino insieme. Sulla tangenziale di Milano sfilo la fodera interna del giubbotto. Un termometro su un’insegna indica 25° e fa caldo. Viaggio tranquillo, con la moto mi muovo ovviamente meglio nelle code e “sentire” Rita dietro di me mi riporta indietro a quando, sul Gilera “Arcore”, noi due, studentelli squattrinatissimi e innamorati, ce ne andavamo in giro insieme… tanti anni fa…
Quando arriviamo all’autogrill, scorgiamo a sud dei nuvoloni scuri poco rassicuranti. All’arrivo di Pierpaolo gli indico l’itinerario alternativo: a sud dello svincolo per Alessandria prendiamo la bretella per la A26. Non mi fido della Serravalle-Genova: due settimane fa l’ho fatta in macchina rientrando dal GP di Monza ed è veramente disastrata: buche, asfalto vecchio e viscido, brecciolino. Con Rita dietro ed i TIR che ti costringono ad accelerare anche se è bagnato. Meglio prendere per Savona: più gallerie ma asfalto nuovo. Teniamo il passo dei 130-140. Quando comincia a piovere mi fermo per rimettere la fodera ed indossare i pantaloni antipioggia. Smontato di sella mi accorgo che nella stessa piazzola c’è la stradale che controlla un autocarro. Pedro, che mi seguiva a qualche distanza, passa dritto. Scoprirò poi che pensava ci avesse fermato la Polizia e (eh, le vecchie abitudini…!) ha preferito non fare la stessa fine. Riparto e mi tengo sui 110. Il motore ronfa tranquillo, la moto con Rita sopra è più stabile, ed io mi sento un re.
Arriviamo al casello di Genova alle sette. Pedro e Toia ci salutano al casello perché si intratterranno qualche giorno in Liguria o sulla costa francese, non hanno ancora deciso. Ci separiamo e ci avviamo mestamente al porto. Ha smesso di piovere ma c’è un libeccio uggioso ed il cielo è ancora carico di cumuli scuri.
Sulla nave arriviamo in cabina un po’ stanchi. Lo stato d’animo è incerto, come sempre quando si rientra: la voglia di riabbracciare Eleonora fatica un po’ a prevalere sul desiderio di rimontare in sella e rimettersi in viaggio…
Sorridiamo, contenti e stanchi, ci abbracciamo e ci promettiamo che, alla prima occasione, ci faremo un’altra bella zingarata con la nostra splendida California Jackal.
Domani si lavora.