XXI Trofeo Deccla Cartagena 2012
di Alberto Sala
foto di Cristina Cortinovis, Carmen Zirafi e Alberto Sala
“Nulla è per sempre.” (Mick Hucknall al concerto d’addio dei Simply Red)
Me parece una perfecta idea que sea Bruno Scola quien de la bandera de salida de la carrera, en esta ocasion no creo que haya romanos, pero estaria bien que lo hiciese vestido con sus mejores galas de MOTO GUZZI, el es quien mas lo merece.
Ademas en esta carrera, es la ocasion perfecta!! ya que he de adelantarte algo que aun nadie sabe, … sera la ultima carrera que DECCLA organice, sera mi despedida y la despedida de DECCLA en las carreras, asi que me parece perfecto que mi buen amigo Bruno me haga ese honor.
Un abrazo,
Miguel Angel
Questa è la risposta di Miguel Angel alla mia proposta di far fare da starter a Bruno Scola; risposta che mi ha infilato una lama di ghiaccio nel petto. Tutto quello che non avrei mai voluto leggere. In un attimo comprendo che spesso le cose belle sono rette da un filo esile e che non devi esitare, sennò le perdi. Avviso i miei soci. E’ l’ultima, ragazzi, divertiamoci! E’ la nostra parte.
Practice
Dopo una giornata passata ad accumulare il sole della Manga, venerdì mattina siamo lì, pronti al pieno d’arancio della terra murciana, stavolta muniti di due bolidi: Brigida col nuovo albero a camme da provare, e il nuovo missile made in Fratelli Alborghetti, che monta il motore teste quadre donato dalla loro special, con due carburatori Keihin che costituiranno la principale attrazione del nostro box. Ogni volta che si avvicinava qualcuno, ci strizzavamo l’occhio a vedere in quanti decimi di secondo li sgamavano.
Come al solito tocca a me fare da spazzasabbia, così VIA! ed è subito goduria. Questa pista ha qualcosa di speciale. Non ti annoia mai. Epperforza: alla prima curva, una Honda entra secca a passarmi e vola per terra. Dove ho già visto questo film? Una volta basta, grazie, per cui viro in tempo e mi eclisso a sgranchirmi i muscoletti. Cinque-sei giri, poi rientro a controllare che vada tutto bene. E non va tutto bene. Perdita d’olio dietro al motore, di nuovo. Si pensa subito al solito paraolio, volano le prime madonne… ma porcazza la miseria, l’abbiamo cambiato prima di partire! Vabbeh, giù tutto di nuovo. Meno male che tanto c’è tutta la giornata a disposizione per girare, così cambiamo il paraolio e rientriamo… col medesimo risultato. Di nuovo, olio extra a spasso. Partono le ipotesi più svarionate. Cricche nel carter, tappo dell’albero a camme… volo al colorificio a munirmi di solvente per sgrassare il tappo e ricoprirlo di pasta d’alluminio, sperando che tenga,; cambiamo anche il paraolio, tanto abbiamo smontato di nuovo tutto… ripartiamo e indovinate un po’? Di nuovo conditi! Ci voleva l’impeto deciso di Enrico, il meccanico del Trottalemme, a dare conferma all’altro sospetto: il tubo dello sfiato olio. Un piiiiiiiiccolo buchino bastardo ma dalla taaaaaaanta portata. Una bella guaina a rivestirlo e via, finalmente tutto asciutto e niente culetto irritato! Intanto si è fatto pomeriggio e durante le riparazioni ci siamo un po’ alternati con l’altra moto, tanto da capire che ha una discreta dose di cavalli in più e una ciclistica ancora da mettere a punto: soffre molto l’asfalto sconnesso.
E adesso viene il bello.
Antonio mi suggerisce di uscire in coppia, ravvicinati, così da studiarci a vicenda. E’ pomeriggio inoltrato, la luce è calda e la pista è semivuota. Iniziamo a girare, io davanti e Antonio dietro, dandoci sempre più dentro, stampando diversi 1.56″. Giorgio si mette le mani sui capelli… Un paio di volte mi volto indietro e quel finocchio mi sta incollato al culo, fino a una mia bella sfollata, mi passa e rientriamo. Giorgio ci cazzia. Anto si leva il casco, gli brillano gli occhi “mi hai fatto sudare, brutto vecchietto!!” e ci abbracciamo. Poi faccio lo stesso con Mattia, che difatti, come poi si vedrà anche in gara, lima alla grande i suoi tempi. Due moto uniscono meglio che uan. Il sole è basso e stampa il suo giallo sui nostri sorrisi, Brigida è in forma, l’albero a camme le ha dato più birra, il clima è una favola… insomma: Cartagena.
Ci prepariamo al turno notturno, verifichiamo le luci, un boccadillo con queso e jamòn e hasta pronto. Unico dubbio, il meteo. Sembra prevista pioggia proprio domani pomeriggio. Ci penseremo domani, ora mi gusto un giretto a lumare le altre spettacolari motociclette iscritte all’ultima sei ore spagnola: le bellissime Honda Segale col telaio cromato, la bella Triumph arancioazzurra iscritta nella nostra classe, le Ducati a coppie coniche sempre belle da morire, le Kawa cattive e sculettanti, lo strano telaio della Guzzi numero 74, l’impressionante parata bianconera delle Guzzi della famiglia Segarra, con la “mamma” sempre gentile e accogliente, i Pane e Nutella garanzia di fracasso, il GG Team tornato al loro posto naturale dopo l’assenza dello scorso anno, le tre moto del Classic Co di Abba e che bello che c’è anche Susana, i Trottalemme Mark III… team preparati e team sbrindellati… insomma, il paddock più bello del mondo.
Chi non crea non può fare a meno di distruggere. (Ray Bradbury, Fahrenheit 451)
E’ sabato. Ora del briefing. Miguel Angel, prima di passare alle consuete istruzioni d’uso, spiega la situazione. Tutti comprendono il perchè di questa decisione difficile, difficile, difficile. In Spagna le cose sono veramente complicate e bastarde: non c’è solo la federazione nazionale ma anche le federazioni regionali. Entrambe chiedono soldi. Entrambe si rimpallano responsabilità e colpe edificando un costoso muro di gomma ormai insostenibile. E’ con evidente emozione e rabbia a fatica celata che ci racconta i fatti, con loro costretti a stipulare assicurazioni private extra (coi relativi costi di cui si faranno carico solo loro) in modo da coprire tutte le responsabilità della manifestazione, con la federazione che cancella ufficialmente la gara e manda la polizia a casa sua, da dove se ne torneranno a mani vuote. Sei un grande, Michi. Comprendo quanto ti sia costato tutto, quanto sia costato a tutti voi, quanto siano stati anni difficili questi, con la miopia dei francesi del Bol d’Or che vi hanno costretto a spostare la gara dal suo periodo naturale, con la crisi pesante che ha falcidiato soprattutto gli spagnoli, con la griglia non più piena da tempo, con a volte critiche pesanti quanto facili, quanto esili. Faccio una gran fatica a trattenere l’emozione. Ricordo le difficoltà, ricordo quando Michi mi ha mostrato il costo vero delle richieste della federazione spagnola, nel 2008: 84 euro, e loro a noi ne hanno chiesti 60, il resto a carico Deccla. In quel momento ricordo tutto e so di non essere il solo, così parte spontaneo un fuerte applauso.
Lasciamo la tristezza al dopo, ora c’è ancor più da godersela. Primo turno di qualifica, arrivo senza fatica a 1.56 con ancora qualcosa in saccoccia, in gara dopato d’adrenalina facile che scenderò ancora ma per ora basta: visti i primi indolenzimenti fisici mi viene il braccino corto e salto il secondo turno. Siamo 13° e secondi della Open… niente male!
A pranzo, come previsto, cadono le prime gocce d’acqua e si alza un vento notevole. Ci è chiaro che ogni illusione di asciutto prende il volo definitivamente: di botto clima e temperatura si fanno atlantici. Comincio a pensarci su… uhm, una partenza sotto l’acqua mi fa non poca paura. Cambiamo le gomme: via le Bridgestone troppo poco intagliate, tenendo all’anteriore la Metzeller e montando al posteriore l’Avon comprata apposta per il bagnato. Mi vesto con un po’ di apprensione e nervosismo, mai fatta una gara sotto l’acqua e penso se non sia il caso di lasciar perdere. Ho paura della partenza: mi immagino qualcuno che non sa dosarsi a sufficienza e che faccia strike… una brutta prospettiva. Giro d’allineamento sulle uova, finchè, poche balle, è ora. Il Brunone Scola emozionato solleva la bandiera spagnola e poi l’abbassa… VIA!!!
Corsetta e poi gas senza esagerare stavolta, via tutti verso la prima curva ma… pian piano tutti si incolonnano, in fila indiana, nessuno esagera, tutti sono prudenti. Tutti hanno capito che non vale la pena giocarsi le sei ore e le decine di ossa nella prima curva. Sorrido e mi tranquillizzo… e porca putrellina, non è mica così male andare sotto la pioggia! Pian piano, sparita la paura, comincio a prendere confidenza. La gomma davanti tiene benissimo, non fa nessuno scherzo; quella posteriore invece in accelerazione spesso scivola, soprattutto in ingresso della melanzana, ma basta dosare bene e si viaggia a velocità insospettabili… mi trovo sempre meglio, addirittura sorpasso qualcuno, prima Petugo poi addirittura, “para fuera” anche la Ducati di Fusco, Damiani e Rossi… incredibile!! C’è giusto da stare attenti al vento che soprattutto alla melanzana ti butta fuori pista. Ma neppure il tempo di tirarmela un po’ che il cavo del gas comincia a fare le bizze. Prima uno dei due si blocca (il che in staccata sul bagnato non è esattamente il massimo della simpatia…) e poi addirittura salta fuori dalla sua sede. Faccio due tentativi di reinserirlo al volo ma dura poco. Mi tocca rientrare, peccato ziocàn, stavo andando benissimo!! Vai di fascetta e finisco il turno verificando che tutto funzioni. Siamo comunque decimi, e terzi di categoria: davanti solo due dei tre Classic Co. mentre la Ducati è già finita in terra, con Rossi che ci rimette la clavicola. Passo la moto a Mattia che sul bagnato gira niente male! Smette di piovere e pian piano la pista si asciuga; in testa si alternano il Glam team e i Segarra, a un giro segue il Taurus con Samuele Sardi e Oreste Zaccarelli, assistiti ai box anche dagli special guest Giuseppe Ghezzi e Mir, mentre sul bagnato Mario Jack straccia una gran rimontona sulla 750 di Licio e la Triumph del teutonico Orange team ci supera, questi ultimi avversari diretti in classifica. Se la cavano niente male anche i Trottalemme, forti dalla sorpresa sull’acqua di Ledzep che d’ora in avanti, prima di ogni gara si farà precedere da un’autobotte. Mentre la Ducati si ritira definitivamente, prima vittima del maltempo.
Mattia rientra e cede i semimanubri a Antonio che trova la pista in stato di evaporazione, così pian piano scende coi tempi, mentre il Classic Co. 2 si attarda per un problema tecnico e passa dietro di noi. Davanti abbiamo il Classic Co. 1 e la Triumph tedesca. Tocca di nuovo al sottoscritto, la pista è quasi completamente asciutta, unico punto ancora umido la curva a destra in discesa dopo la salita ma per il resto si viaggia alla grande! Giù il crapone e inanello una bella serie di 58-59 fino al 56 dell’ultimo giro, riprendo la Triumph e la passo con mucho gusto… di nuovo cambio pilota mentre in testa Manel e famiglia continuano a condurre, seguiti dal Glam, dalla Honda del German Classic e dalla Kawa del team ACR1. Prima del sopraggiungere delle tenebre, il sole si decide a farsi vedere basso al tramonto, talmente forte da tagliare la vista in alcuni tratti. Spettacolare dai box, un po’ meno per chi conduce il ballo…
Ma è ora di accendere le luci. Al crepuscolo azzecco il trenino giusto, con Mario Jack e il Trottalemme cominciamo a macinare 1.58 al buio… mai andato così svelto tra le tenebre, ma Brigida sta andando benone, peccato solo che la forcella cominci a cedere. In alcuni tratti l’anteriore saltella ma la Metzeller ci mette non una ma più pezze, compreso quando becco un sassone in piena piega alla palma (EDIT: scopriremo in officina che non era la forcella, ma un bullone mancante del telaio, non serrato nel monta-smonta di venerdì… GULP!). Il giro dopo, alla curva a destra in discesa noto un bel polverone nel buio: è Clark del Glam che ha fatto Pss nella Gum (com’era la canzoncina?): scivolata e tuffo nella ghiaia: addio al primo posto! Poco dopo tocca a Manel junior fare lo stesso alla prima curva dopo il rettilineo: la moto cappotta ma hanno fortuna entrambi dato che riescono a riprendere la carrera.
Buio e luce
Stavo già pregustando il secondo posto di classe quando urge un rientro ai box. La luce posteriore non va, anzi, LE luci posteriori non vanno. Nè una nè l’altra. Dopo una palpatina al culo riproviamo ma dura dieci metri, poi si spegne di nuovo. Ci resta l’ultima spiaggia: la lucina della bici di Lorenzo, che serviva attaccata alla forcella per farsi riconoscere al muretto… una sana nastrata sul codone e… funziona! Ci salva la gara! Pazienza se abbiamo perso due giri dalla Triumph: veleggiamo al nono posto assoluto e terzo di classe… se va avanti così siamo sul podio, figata!!!
Un passo indietro. Ho fatto il mio ultimo turno in splendida forma fisica e godendomela alla grande. Avevo paura solo di quella scritta sul cartello, al muretto. Quella in rosso, tre lettere. Doveva arrivare e così è stato, ma l’ultimo giro “not only the last show, but the last we’ll ever do” citando David Bowie al termine del suo ultimo concerto come Ziggy Stardust, è stato comunque col sorriso e pieno di GIOIA, e non ho nessuna vergogna a dire di aver ringraziato Dio innanzitutto per avermi fatto finire tutto intero, eppoi per esserci stato, anche stavolta, al decimo anno per la tredicesima volta; per avermi fatto sentire, anche stavolta, *io veramente io* senz’altro attorno, senza altri pensieri, attaccato all’asfalto come fossi stato a piedi nudi e al contempo leggero nell’azzurro da non sentire più fatica.
Ognuno ha il suo modo di sentirsi vivo. Magari più d’uno. Questo, per me, è uno dei modi. Non so se il più intenso, sicuramente per me il più inaspettato, io che arrivo dal mondo delle cruiser e che mai e poi mai avrei pensato di girare in pista (grazie Roberto, sei un amico!), figuriamoci di fare una gara!
Ci saranno altre competizioni, ci saranno altri modi, lo so, ne sono sicuro. E’ vero, nulla è per sempre e forse è giusto così… in dieci anni di corse e dodici di pista, Cartagena è sempre stato il momento più bello, più autentico, più speciale: è stata la prima volta, è stato quel posto dove non dovevi essere un pilota per sentirti un pilota, dove tutti ci siamo sentiti tali perchè non è mica retorica dire che la vera competizione è con se stessi, dove vinci anche se sei diciassettesimo, e sono felice di essermi gustato l’ultimo giro fino in fondo, avendo fatto il pieno di ogni ben di Dio che offre, sapendo che la malinconia sarebbe arrivata irresistibile a casa, soprattutto al momento di radunare le idee e i ricordi e tramutarli in html… come ora.
Epilogo
L’ultima ora notturna ha registrato l’abbandono definitivo del Glam che si era lanciato in una furiosa quanto inutile rimonta, e del Taurus team per la rottura del captatore della centralina. Purtroppo una gran tritata d’ingranaggi ha messo fuoriuso anche i nostri compagni di box Trottalemme… gran peccato!! Manel ancora una volta brucia tutti sul tempo e si aggiudica il titolo assoluto e della classe Europen, seguito dal German Classic e dall’ACR 1, quarti di classe i Pane e Nutella, gran gara anche la loro!! Per la nostra classe, i due Mauri (Abba e Iosca) vincono meritatamente, seconda la Triumph e terzi NOIALTRIIIIIIIIIIIIII!!!!
Porca puzzola, anche stavolta Brigida ci ha portato a vedere la bandiera. Come sempre. E soprattutto, anche stavolta ci siamo un gran divertiti… anzi di più. Affiatati e complici. Grande innaffiata di spumante sul podio (azz devo ancora lavare la tuta) e a seguire la consueta bella cena dove, dopo i ringraziamenti e i riconoscimenti, è stata consegnata una bella coppa a Miguel Angel da parte di Manel Segarra.
XXI trofeo Deccla Cartagena 2012 classifiche finali e tempi
GRAZIE
Giorgio
Guidi per tremila chilometri senza sosta, fai tre-giri-tre di pista, smonti due volte la moto e non ti scappa un tempo sul giro al muretto… sei una certezza, che è uno dei valori più grandi.
Antonio, Mattia
E’ tutto racchiuso in quel venerdì pomeriggio, quando ci siamo tolti il casco. Quei sorrisi, proprio quelli.
Cristina, Carmen
Non ho ancora visto le foto ma non sono quelle che contano. Le donne ai box sono la nostra benzina.
Claudio
Catapultato a servizio di un manipolo di minchioni e anche lui coi suoi bei tremila chilometri sulle spalle, è stato paziente e prezioso.
Enrico, il meccanico del Trottalemme
Non solo perchè ha sgamato il tubo bucato. Enrico fa parte di quelle persone che definisci “belle”. Quelle che non hanno paura di essere generose. Quelle a cui non interessa mettersi in luce o sopravanzare. Quelle che fanno, prima di dire. Quelle che preferisco, di gran lunga.
Gigi mia
A lei va sempre l’ultimo pensiero prima di abbassare la visiera, e il primo al momento di risollevarla. Mi manca sempre al paddock.
DECCLA
Siamo noi, io e tutta la Deccla, che dobbiamo ringraziare tutti quelli che ogni anno sono venuti alla nostra gara a godere insieme a noi questa passione.
Specialmente voi, Anima Guzzista, e te, Mauro, ecc… perché siete stati un appoggio molto importante e speciale e perché in tutti questi anni ci avete fatto molto molto felici.
Ti ricordo la gente di DECCLA e l’occupazione di ognuno di loro:
– Melo Berlanga, passione per le classiche, per la moto, innamorato della competizione per divertimento, è il responsabile delle verifiche tecniche ed aiuta a tutti i team cha hanno bisogno per cercare pezzi, uffici, meccanici, ecc. Ha un titolo ufficiale di direttore gara, di verificatore tecnico e di ufficiale di gara.
– Lali, verifiche amministrative, è la persona che fa tutti i documenti e contratti: questa persona inizia a lavorare per la gara 2 mesi prima; è anche responsabile dei controlli ai box durante la gara.
– Zoe, è la traduttrice ufficiale. Zoe è inglese e vive a 150km da qui ed è una appassionata delle classiche. Lei ha una azienda di traduzione in Alicante. Quando ci sono le gare lascia tutto e viene con noi per aiutarci. durante tutto l’anno traduce i testi per il web, mail per tutti gli stranieri, ecc. Conosce perfettamente inglese, tedesco, francese e spagnolo.
– Benjamin e Carmen, sono sposati e sono le persone di appoggio per le verifiche tecniche e amministrative, sono anche verificatori di box. Benjamin ha il titolo di ufficiale di gara.
– Ci sono una serie di persone che sono venuti alle gare per aiutarci, come Isabel, Ismael ed Elena. Ci aiutano ogni tanto nelle verifiche, nei controlli di box in gara e nelle premiazioni.
– Marian, mia moglie, è la persona più importante della DECCLA. E’ stata il mio supporto quando le cose non andavano bene, quando c’erano problemi. E’ chi mi anima di più e mi aiuta, è sempre stata con me in questa follia chiamata DECCLA, semplicemente perché mi appassiona. Lei fa tutta la parte economica; insieme a Lali è la responsabile delle verifiche amministrative. E’ anche la responsabile di tutta la logistica ed è sempre dietro di me se ho bisogno di qualunque cosa.
– Io metto soltanto il mio entusiasmo, la mia passione, e provo a diffonderlo a tutta la mia gente, al circuito di Cartagena. Il mio lavoro è che una gara sia gara ma senza sembrare gara, che tutto vada bene, che la gente goda e si senta a suo agio, che tutti sentano il circuito e la gara come proprie.
C’è una persona molto importante, padre ed autore insieme a me del regolamento tecnico: Mauro Abbadini. Lui è molto importante in DECCLA, ma come succede sempre in questo mondo delle gare… quando sono iniziate le voci che dicevano che lui correva ed era dentro l’organizzazione… abbiamo deciso, io e lui, che era meglio se si metteva da parte “ufficialmente” dell’organizzazione e si dedicava a correre, ma… è lui chi mi aiuta con tutti i dubbi tecnici che io posso avere ed è chi decide insieme a me cosa modificare o cambiare. Mauro è una persona molto speciale.
Alberto, questo è come un sogno. E’ nato della sola idea di fare gare diverse.
Noi competevamo e non volevamo andare nei circuiti ed essere trattati come adolescenti che vogliono trovare la loro vita in questo mondo delle moto. Noi eravamo di classiche e volevamo un altro trattamento, altri ritmi, altri tipi di gare, ed è così che è nata DECCLA. La nostra passione per la resistenza ha aiutato a che noi facessimo gare per divertimento, come la prima in cui siete venuti voi…
Un forte abbraccio e GRAZIE
Miguel Angel Martinez
GRAZIE A VOI… e arrivederci!
DIECI ANNI DI CARTAGENA IN DIECI FOTO