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La mia prima Guzzi

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di Dondolino

 

Venerdì 1. Febbraio 2002, sveglia alle 5. Il treno per Stoccarda parte da Wiesbaden alle 6:29.

Oggi è il giorno in cui ritirerò la mia prima Guzzi.

Alle 9:29 arrivo puntuale a Balingen, Stefan (www.motostefano.de), venditore di Guzzi usate importate dall’Italia, viene a prendermi in stazione, mi porta in officina e mi mostra la mia “promessa”.

È bellissima: tutta rossa, tutta pulita, aquila d’oro e scritta Moto Guzzi sul serbatoio rosso-Airone, stesso colore per il resto della carrozzeria e la forcella, tutto come volevo io, ruota anteriore da 18 pollici; cavi freno in acciaio, batteria, olii, gomme e giunto cardanico nuovi e molto altro. Ombromanto è in forma e si vede.

Fissiamo la targa, poi la metto in moto e so che Guzzi è per sempre. A chi non capisce non mi sforzo nemmeno più di spiegarlo, devi sentirlo e basta. Se non capisci per te non c´è speranza nè salvezza; se capisci, benvenuto tra noi.

Un pò impacciato parto in direzione benzinaio. I due difetti della moto si annunciano subito: non solo manca il cavalletto laterale (come ho appreso con sconforto due minuti prima, non so se è così di serie), ma il cavo del gas è durissimo.

Faccio benzina, torno indietro, saluto Stefan. Quello del cavo è – dice – un problema tipico, Motospezial mi può aiutare, ma il mio cavo è veramente duro in modo anomalo. Mah, vedremo, anche per il cavalletto laterale Moto Spezial ha pronto un aiuto, poi forse lo ha tolto il precedente proprietario, mah….

Parto e comincio la mia vita guzzista, il motore fa un borbottìo incredibile, mi ricorda sempre Don Camillo e Peppone anche se ai tempi lui ancora non c’era e se è per questo nemmeno io, una sensazione stupenda sentire questo coso che si scuote e agita e urla al mondo che se ne frega delle moderne tecnologie. Lui sa cosa serve a far battere il cuore, secondo me meglio di qualsiasi ingegnere Honda.

I primi 100 km sono emozionanti ma non del tutto lieti: la combinazione di gomme nuove e asfalto scivoloso mi fà stare all’erta, la “scalata” del Feldberg (1500m di quota, sotto il Titisee in parte ghiacciato, di lato muri di neve ghiacciata alti anche due metri, nebbia fitta in cima) è interessante ma non molto divertente. Arrivo in albergo, primo bilancio: motore stupendo, comando gas criminale, moto geniale fatta da gente a cui non fregava niente di venderla?

Mi fa male la mano destra, sono i tendini, mi faranno male nei due giorni successivi, mentre scrivo il dolore ancora non è passato. Mi chiedo se i guzzisti ordinino tendini di ricambio assieme ai cavi del gas o se il mio cavo ha qualcosa che non va, oppure ancora se sono i miei tendini ad essere troppo delicati. Sia come sia, qui bisognerà fare qualcosa.

Il venerdì pomeriggio viene passato per strade non troppo impegnative; niente Schauinsland, le strade sono bagnate e scivolose di fango. La differenza della gommina da 110 rispetto al 170 della mia Monster si sente, ma il motore canta, la moto è agile (più della mia vecchia Triumph Thunderbird Sport), il baricentro è basso, ottima ripresa, niente velleità sportive ma il pepe non manca.

Il tratto di strada più bello è quello da Sankt Blasien verso albbruck lungo la Albtalstraße, una cosa incredibile in mezzo a crepacci mozzafiato, bellissima strada tutta curve, tipica per gli enormi massi ai lati della

strada a mò di paracarro, che ti fanno intravedere meglio la gola sottostante. Strade pressochè deserte ma ahimè sempre bagnate, spesso scivolose, comunque uno spettacolo. Il motore borbotta cupo nella gola, non lo scambierei con

nessun’altro, non vorrei essere lì con la Ducati e penso di aver detto abbastanza.

È inutile fare un elenco di strade, il bello della Foresta Nera è che basta tenersi lontani dalle grosse statali e non si può fare nulla di sbagliato, un vero Nirvana del motociclista.

Dopo vari giri per strade circostanti (Todtmoos, Wehr e Todtnau oltre alla citata St. Blasien sono i tipici crocevia) mangio e bevo bene a Sankt Blasien, poi torno di notte all’albergo. I fari sono più che adeguati, la carenatura è abbastanza rumorosa ma protegge bene dal vento e dal freddo, complessivamente daresti alla moto meno dei 16 anni e al motore minimo 35 ed è un complimento.

Mi fa male la mano destra, invece la frizione è tutto sommato accettabile, basta ricordarsi di mettere in folle quando stai fermo al semaforo. Il modo migliore per trovare il folle è *non* guardare la spia, ma anche questo è noto.

E il cambio? È molto ma molto meglio di come lo si dipinge: vuole attenzione e se gliela dai ti premia con un comportamento esemplare, appena ti distrai ti punisce. È tipico Guzzi: se lo conosci, lo ami.

Sabato mattina, sole e cielo azzurro, si prevedono 14 gradi. In mezzo ai monti e per gole però la storia cambia poco: strade bagnate, fanghiglia insidiosa, in compenso pochissimo traffico. Mi dirigo verso lo Schauinsland, il mito motociclistico della Foresta Nera, distante pochi chilometri. Contrariamente alle previsioni, *non è* vietato alle moto: forse perchè è ancora inverno, forse per un attacco di ragionevolezza degli amministratori locali (ci sono cause in corso da anni).

Pur bagnato, il percorso è spettacolare, oltretutto con pochissime auto che con la tipica gentilezza locale si premurano di farti passare, la cultura motociclistica qui è molto sviluppata.

Mi faccio un paio di volte lo Schauinsland su e giù fino al sopraggiungere della sazietà curvarola, poi Friburgo, poi strade circostanti, sempre belle come sempre bello e a volte mozzafiato è il paesaggio.

Il pomeriggio rinuncio a ricerche eccessive di strade nuove, tra le varie strade locali non rinuncio a rifarmi la valle dell’Elb citata sopra, lo Schauinsland ancora un paio di volte, il tratto Sankt Blasien- Todtmoos, Todtmoos-Wehr e via curvando.

Mi fa male la mano, mi chiedo come si può essere così idioti da fare moto che regalano sensazioni così belle e poi cadere su dettagli secondari, l’erogazione del gas è, grazie al comando, poco progressiva, chissà se sono solo io o se è

premeditazione Guzzi allo stato puro.

La Guzzi, penso, è bella e difficile. È bellissima, ma per amarla devi prima superare il tuo rito di iniziazione, devi uccidere il Balrog come Gandalf, allora sei cresciuto, sei in un’altra dimensione motociclistica, sei pronto per una Guzzi. Il Balrog è, nella fattispecie, la moto giapponese abs-asr-ssr-ppt-cct dove tutto funziona e ti pare di guidare una lavatrice.

Il sabato se ne va tra gole umide e suggestive, ascese in vetta, strapiombi impressionanti e panorami bellissimi. La Foresta Nera è di tutto, di più, poi non costa nemmeno tanto, mi manca solo la torta di ciliege perchè non è stagione.

Domenica decido di tornare nella parte Nord della Foresta Nera. Per essere presto in zona operativa e curioso di provare la moto in autostrada, prendo l’autostrada da Friburgo (altra volta Schauinsland, altra volta strada deserta, bellissimo!) alle 9 del mattino e dopo circa 75 km esco all’uscita per Baden-Baden. La prova autostrada viene superata con un “buono”. A velocità di crociera sui 120 il motore gira a 5000 o poco meno, bel rumore anche in autostrada, protezione buona, purtroppo fruscii fastidiosi, non forzo di più per rispetto della mia non più giovane cavalcatura, ma il motore c’è.

Da Baden-Baden, meta di prìncipi, giocatori (Dostojevski!), Zar e guzzisti, punto dritto verso uno dei punti nevralgici del motociclismo locale: Forbach. Forbach offre uno dei tratti più incredibili della Foresta Nera: la strada per Baden-Baden è, fino all’incrocio della statale per Bad Herrenalb, di una bellezza inaudita e non può mancare nel diario di bordo del motociclista curvarolo. Me la sparo varie volte sotto un sole stupendo, poche e gentili le auto, aria frizzante; perchè non è sempre così…

Vicino Forbach, continuando sulla statale venendo da Freudenstadt (altro nodo “importante”) si prosegue per un altro paio di km, poi viene un incrocio da non mancare: direzione Wildbad, altra tratta indimenticabile, non così bella come la

Forbach-Baden-Baden, ma più lunga e con alternanza di tratte ripide e ricche di tornanti con altre più veloci e “guidate”. Ombromanto è in azione quasi ininterrottamente (mi fermo solo per fare benzina e per l’espletamente di inevitabili funzioni fisiologiche, combatto ogni volta col cavalletto ma vinco sempre io), non emette un gemito, è pronto e divertente, coppia quanto basta anche senza scalare, se scali sorpassi come e meglio che con la Triumph, però le è

inferiore in quanto a freni e soprattutto tenuta del posteriore. Il suono è leggenda e ti accompagna a qualunque velocità senza essere mai coperto dai sibili aerodinamici. Una moto con cui è un piacere attraversare un centro abitato,

non importa se a 30 o a 50; in quanti potete dirlo, voi amanti della supertecnologia gialla?

“Che ne sai della nostra poesia, che ne sai…….?”

Mi fa male la mano.

Non sazio però, vado su lungo la statale per Bad Herrenhalb, molto bella e ricca di curve e qualche bel tornante, piano piano pianifico il ritorno. La statale numero 3 mi porta senza grosse emozioni fino a Karlsruhe, di lì autostrada verso casa. I circa 120 km fino a casa sono molto più sopportabili che con una moto non carenata, Ombromanto si rivela adatto all’impiego per cui è stato comprato: belle passeggiate in moto senza ambizioni sportive ma senza dormire, tratti autostradali sopportabili per trasferte a medio e lungo raggio.

Torno a casa e parcheggio (non senza difficoltà, ovviamente) la moto. Me la guardo per la prima volta per vari minuti da quando l’ho ritirata. È così sporca di fango che sembra uscita da una foto di guerra.

È bellissima.

Ho un appuntamento alle 7 e mezza, devo fare presto, inauguro il nuovo telo coprimoto, il buio scende sul mio eroe tolkeniano senza tempo. Più di 1400 km in 3 giorni, nessun inconveniente a parte la mano e il cavalletto, motore eroico.

Buonanotte, Ombromanto.