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Il Gigante Buono

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di Dondolino
PRIMA PARTE

Ieri ho comprato la mia terza Guzzi.
È bellissima, la mia vecchia nuova V7 850 Special; è ancora lontana e non vedo l’ora di averla nel mio garage, ma è bellissima lo stesso.

Ma andiamo con ordine.
Entro nell’enorme officina di Stefan, dal quale avevo preso appuntamento; Balingen-Rosswangen è a quasi 300 km da casa mia, ma valeva la pena perché le foto promettevano bene.
Entro. Penombra. Profumo di Guzzi; forse trenta stanno parcheggiate nelle ampie stanze assieme ad altri veicoli, un vecchio sidecar BMW e una Benelli Tornado (quella vecchia) saltano all’occhio.
Lui è già lì; lo vedo da lontano, troneggiante e lucido; è lui? È lui! Mi guarda, io lo guardo, solo da lontano ma è già amicizia, annusamento reciproco o se volete affinità elettiva. Per timore (io a volte sono un po’ infantile) che non sia lui il mio destriero, non mi avvicino all’oggetto del desiderio e vado direttamente a cercare e salutare Stefan, che mi dice “è di là, vattela a vedere per bene per 5 minuti, poi la portiamo di fuori”. Corro di là, stavolta per vederlo da vicino.

Ovviamente è proprio lui – repetita iuvant – bellissimo.
Me lo guardo per bene nei dettagli, girandoci attorno. Che belli, i cerchi a raggi coi tamburi! Che eleganza nelle filettature sui parafanghi! Che luccichio negli scarichi e nelle altre parti cromate! Che bella la cromatura del serbatoio, nuovissima, e poi i filetti e le vernici in bicolore bianconero! L’impatto visivo è notevole, un purosangue così può, così com’è, essere parcheggiato davanti a qualunque caffé o Biergarten…

Controllo i cavi, che sembrano tutti a posto, poi mi metto alla ricerca dei difetti. Il primo e più evidente sono gli adesivi su serbatoio e fiancatine, vecchi e rovinati (secondo me perchè tolti e rimessi dopo la riverniciatura) e messi sopra la vernice invece che sotto il lucido; risaltano troppo sulla vernice nuova e penso che li cambierò. Trovo anche una o due piccole imperfezioni nella vernice: graffietti eliminabili col classico pennellino e nulla più; mancano i documenti e il libretto di uso e manutenzione originali, si rimedierà su Ebay; infine, la gomma posteriore da 130, “abusiva” e non omologabile in Germania; ma che importa, tanto arrivano due gomme nuove di pacca e di misure legali.

Bene, come lo chiamerò? Il nome era già pronto e doveva essere Glamdring, come la spada di Gandalf; ma la cosa, una volta che sto lì e lo guardo, non si adatta a questo gigante pacioso d’altri tempi; ed ecco che, quasi, forse, mi pare, vuole che mi avvicini?…. Io lo guardo….lui se ne sta lì, antico e solenne; sì, cerca di dirmi qualcosa…cosa vuoi dirmi, vecchio e già caro nuovo amico? Un lampo: Tom Bombadil.
Già: Tom Bombadil! Il gigante antico e buono, che è sempre allegro e che, come una Guzzi, canta sempre e parla in rime! Sì, ti chiamerai – ti chiami già, ti sei sempre chiamato – Tom Bombadil. Se un giorno avrò un’altra moto d’epoca più piccola (Airone? Falcone?) la chiamerò, come tua moglie, Goldberry…

Ma già si avvicina l’ora, il mio gigante buono deve sgranchirsi un po’ e farmi sentire come canta…
Stefan lo porta di fuori, Dio che spettacolo, speriamo che non si riveli un gigante dai piedi d’argilla, o un Tom Bombadil made in Taiwan…

Il primo tentativo fallisce, uno schiarimento di gola. Al secondo tentativo, comincia a cantare. La consueta, dolce melodia da minimo perfettamente regolato accarezza le mie orecchie guzziste e le vizia in modo quasi svergognato. Il suono consueto, ma un po’ diverso da quelli che conosco, come al solito, suscita un misto di confusi ricordi di bambino, che vengono da chissà dove ma probabilmente da moto di Carabinieri e Polizia; bagliori improvvisi di mattine assolate, o di pomeriggi passeggiando o giocando a pallone per strada: un rumore noto, ti giri, lui passa, tu pensi ad altro nella tua mente bambina o continui nei tuoi giochi; ma qualcosa, in qualche modo, resta. È quel suono, l’inconfondibile colonna sonora di un pezzo di te; è unico come te e me, è forse il motivo principale (ma ce ne sono altri) per cui sono alla mia terza Moto Guzzi; non una dopo l’altra, ma una assieme all’altra…

Se ami le cose di una volta o fatte come una volta, un orologio meccanico o una bella pendola, le vecchie Moto Guzzi ti dicono sicuramente qualcosa.
Se sei il tipo che non gradisce la soluzione standard, il prodotto anonimo e senz’anima; se tieni le tue viti in vecchie scatole metalliche di biscotti invece che in freddi contenitori di plastica; se vuoi il parquet vero invece di quello finto solo perchè è quello vero e la natura lo ha fatto così; se non ti interessa cosa ha o fa un oggetto, ma le sensazioni che ti dà e quello che ti comunica; bèh, se sei fatto così probabilmente sei un Guzzista e magari nemmeno lo sai.

Ma ecco, Stefan parte e fa un giretto di riscaldamento, poi mi affida il gigante per una piccola prova.
Emozione.

Il freno anteriore (e questa potrebbe essere l’unica spesa ancora da fare) frena meno di quello posteriore; Stefan dice che una frenata del genere è normale ma a me sembra strano, eventualmente farò rivedere il tutto.

La guida è ovviamente “vecchio stile”: il cambio funziona molto bene ma è dalla parte sbagliata e di conseguenza il freno pure e ogni volta che voglio frenare non solo non freno, ma innesto automaticamente la marcia superiore….. perÚ il comando a bilanciere è una soluzione molto pratica, Stefan mi dice che è originale e non, come credevo io, un’aggiunta “simil California”.

La moto vibra che è una gioia, anzi è una gioia ancora maggiore sentire il fido due cilindri nella versione 1969 quando già si conoscono bene le versioni 1987 e 2002. È inconfondibilmente lui ma nello stesso tempo è sicuramente un motore d’epoca: fantastico!

La posizione di guida invece è stranissima: siedi eretto, comodo, ma col manubrio più in basso di quanto ti aspetteresti su una moto moderna; c’è il solo specchietto sinistro e chissà se nel 1969 era obbligatorio. Il cavo del gas penzola, oscenamente visto con occhi moderni, da sotto la manopola di destra. Bella la strumentazione e più bella di quelle detomasiane degli anni ‘70, anche se l’ago del contagiri “balla” troppo oscillando vistosamente.

Faccio due giri, non uccido nessuno perchè nessuno ha il coraggio di sfidare la sorte uscendo per strada: mamme preoccupate fanno rientrare in casa i bambini indicandomi col dito; per frenare mi incasino enormemente ma, dai e ridai, alla fine ci si riesce; infine mi fermo e non mi pare vero: due settimane fa esatte ero al Veterama, la grande fiera tedesca delle moto d’epoca, la ricerca ancora in alto mare e Nuovo Falcone militari non restaurati offerti anche a 3500 euro o più. Adesso sono sceso dalla moto che mi sto per comprare, più bella di qualunque altra che abbia visto, sicuramente non regalata ma non un furto. Ci rifarei i 4500 Euro? Non so, forse no, anzi non direi; ma cosa conta? Un Tom Bombadil non si vende.

Assieme a Stefan ce la guardiamo ancora per bene, mi mostra e spiega alcuni dettagli.
Telaio completamente “scartavetrato” e riverniciato con l’antiruggine prima di dare la vernice nera al telaio; in un punto c’è un “taglio” per mostrare in sezione il lavoro fatto, però si vede anche dalla raschiatura per rendere visibile il numero di telaio. Mi riguardo il serbatoio, i fianchetti riverniciati, i parafanghi anche loro con le filettature a regola d’arte, l’impatto ottico è impeccabile.
Motore pulito e strigliato, lo stesso per gli altri organi meccanici e, finalmente, bellissime teste tonde! Gli scarichi sono cromati e lucidissimi, anche loro apparentemente nuovi o fatti cromare di fresco, lo stesso per i restanti particolari cromati.
Gli ammortizzatori posteriori sono Koni cromati, quindi non originali ma va benissimo uguale.
Stefan mi mostra la scritta “Borrani” sul cerchio anteriore, i raggi sono in acciaio inossidabile, il complesso tamburo-giunto cardanico è una gioia per gli occhi… Cosa aspetto ancora? Datemi una penna e firmiamo ‘sto contratto!
Dopo venti minuti le formalità sono sbrigate, ritirerò la moto quando avrà l’omologazione/revisione e la perizia certificante l’appartenenza della moto al patrimonio veicolare storico, poi io dovrò fare la targa speciale per veicoli storici, bollo e assicurazione.
Ci vorra del tempo. Ma poi andrò in giro per foreste, a sentire Tom Bombadil cantare…..

 

 

SECONDA PARTE

È stata consegnata l’altro ieri, alle dieci e mezza di sera, dalla ditta di trasporti scelta per trasportare il prezioso bene. Un’emozione violenta vederlo di nuovo, aiutare a scaricarlo dal furgone, parcheggiarlo in garage, restare a guardarlo sotto la luce elettrica: benvenuto, Tom Bombadil, non vedo l’ora di sentire il tuo canto!

Questa mattina, il momento è giunto. Oggi è festa qui in Germania (Ascensione), è una mattinata stupenda e tutti e tre (il cielo, Tom Bombadil e io) siamo in forma eccellente. Foto di rito, poi piano piano i primi giri senza uscire dalla cittadina dove vivo, perchè, come detto, è tutto a rovescio: cambio, freni, frecce, luci e bisogna stare molto attenti.

Salendoci e pensando a come erano piccole le moto di allora penso che deve essere stato, all’epoca, veramente un gigante…

Nel frattempo i bambini sono spariti, un gatto mi guarda ignaro del pericolo. Affari tuoi, micio, attento che la Guzzi può essere una passione fatale…

Il suono è leggenda, il motore vibra e canta felice; occorre sì fare molta attenzione (l’Audi 80 al primo incrocio, vedendo la quale ho scalato marcia invece di frenare, mi resterà impressa per un po’…), ma piano piano ti abitui. Le marce sono, come dire, pochissime, il freno motore è di una brutalità sconosciuta, il cambio è il cambio Guzzi trentaquattro anni di miglioramento fa e richiede un misto di dedizione, determinazione, precisione e comprensione, ma poi addirittura funziona. È bellissimo concentrarsi nella guida (arriva una macchina…frena… che succede…aiuto!!!), sentire queste vibrazioni note e tuttavia antiche, il rombo del motore quando apri è – non mi viene un altro termine – ogni volta un’ emozione.
Approfitto della situazione e del poco traffico e mi guardo a ripetizione rispecchiato nelle vetrine, provo una gioia infantile nel vedere questo bellissimo gioiello restaurato a puntino che riluce nelle vetrine, pensando “ecco, è mio”. Non ci separeremo mai, perchè una Guzzi non si vende, come non si vendono i ricordi cari, o i pezzi di noi.

Lo parcheggio in garage, me lo guardo. Me lo riguardo. All’improvviso la vita prima che mi comprassi una moto d’epoca mi sembra lontana, come ti sembra lontano il passato prima di un evento importante. Adesso lo so, io ero nato per avere Guzzi e una Guzzi d’epoca. Doveva succedere, e basta.

Preparati, Tom Bombadil, ci faremo delle bellissime passeggiate nel bosco, cantando ognuno a modo suo.
E se un giorno ti dovessi sentire solo, dimmelo.
Ché si pensa anche a Goldberry…

Dondolino