Cosa succede ad un guzzista nel rileggere Karl Kraus
di Paolo Gambarelli
Spesso con il grasso mi sporco la mano e soltanto allora so che ho vissuto ciò che ho immaginato.
L’educazione stradale, così come quella sessuale, è quel crudele procedimento attraverso il quale viene proibito ai giovani per ragioni igieniche di soddifsare da soli la propria curiosità.
Il guzzismo fa di un nonostante un perché.
Il vero rapporto di un guzzista con la propria moto è quando egli confessa: ”Non ho altro pensiero che te e perciò ne ho sempre di nuovi”.
Cosa un motociclista pensa della propria moto: per essere perfetta le mancava solo un difetto.
Un guzzista è un motociclista che porta una tuta senza che nessuno se ne accorga. Per contro ci sono dei motociclisti che hanno l’aspetto di guzzisti appena si mettono una tuta. Così in ambedue i casi la tuta non ha nessun valore.
La motocicletta non ama essere protetta se non da chi allo stesso tempo è un pericolo.
L’uomo e la donna sono il pretesto del piacere, la motocicletta la causa dello spirito.
La sua guida offriva una visione centauresca: sotto era il piacere di uno stallone, che proseguiva poi nello spirito di un uomo.
Le Moto Guzzi e le altre moto: le prime ingannano per il piacere, le altre cercano il piacere per ingannare.
L’andare in moto è uno sforzo che sarebbe degno di miglior causa.
Io e la mia moto Guzzi Carbonia Corsa: il mio rispetto per le sue cose irrilevanti sta assumendo proporzioni gigantesche.
Quando cerco di accomodare la mia moto mi nutro di scrupoli che mi cucino io stesso.
Io parlo di me e intendo la mia moto. Loro parlano della loro moto e intendono se stessi.
La mia moto è la puttana di tutti che io rendo vergine.
Chiedi al tuo meccanico soltanto cose che tu sai meglio di lui. Allora il suo consiglio potrà essere prezioso.
Il debole dubita prima della frenata. Il forte dopo.
La capacità di dubitare dopo una rapida decisione è la più alta e la più virile.
Di fronte alla propria moto è bene ritenere insignificanti tante cose e significante tutto.
Le nozioni della vita motociclistica appartengono all’arte non alla cultura. Ma a volte bisogna compitarle agli analfabeti. Di fatto, la cosa più importante è appunto persuadere gli analfabeti. Perché sono loro che fanno il codice stradale.
Il guzzista prima e dopo la visita al suo meccanico. Prima Narcosi: ferite senza dolori, poi Nevrastenia: dolori senza ferite.
Quanto più da vicino si osserva una motocicletta, tanto più lontano essa rimanda lo sguardo.
Il motociclismo è ciò che diventa mondo, non ciò che è mondo.
Cosa succede quando accendo una moto: ciò che io sento entra da un’orecchio ed esce dall’altro e la mia testa è comunque una stazione di transito.
Cosa succede quando accendo la mia Guzzi Carbonia Corsa: ciò che io sento entra e se ne esce dallo stesso orecchio.
A volte il progresso motociclistico fa portamonete di pelle umana.
Molte delle moderne motociclette sono una superfluità creata sulla base del giusto riconoscimento di una mancanza di necessità.
I teoremi tautologici del giovane guzzista apprendista.
Il pilota e il giornalista:
Il giornalista è stimolato dalla scadenza. Scrive peggio se ha tempo.
Il pilota è stimolato dalla scadenza. Guida peggio se ha tempo.
Il motociclista e il letterato:
Il letterato è stimolato dalla perdita del tempo. Scrive peggio se ha poco tempo.
Il motociclista è stimolato dalla perdita del tempo. Guida peggio se ha poco tempo.
Il guidare è la madre, non l’ancella di una moto.
I guzzisti creativi possono chiudersi completamente di fronte alla creazione altrui. Perciò mostrano spesso un atteggiamento di rifiuto verso il mondo, anche se non di rado avvertono la sua imperfezione.
I motociclisti che si ubriacano della sete del sapere motociclistico sono un flagello sociale.
Ci sono due specie di motociclisti. Quelli che lo sono e quelli che non lo sono. Nei primi forma e contenuto stanno insieme come anima e corpo, negli altri forma e contenuto vanno insieme come corpo e vestito.
Un guzzista creativo dice per conto suo ciò che un altro ha già detto prima di lui. Per contro, un altro può imitare dei pensieri che devono ancora venire in mente a un guzzista creativo.
Poesia del guzzista:
Io non domino la mia moto. Per me lei non è la servitrice dei miei pensieri. Io vivo con lei in una relazione che mi fa concepire dei pensieri. Essa è spesso sovrana dei pensieri, e con chi riesce a capovolgere il rapporto lei si renderà utile in strada ma gli sbarrerà il suo grembo.
Per andare in moto bisogna non imparare più cose di quante sono strettamente necessarie contro la vita.
Meccanica motociclistica è quella cosa che i più ricevono, molti trasmettono e pochi sanno.
La raccomandazione del centauro guzzista. Imbriglia la tua passione, ma guardati dall’allentare le redini della tua ragione.
I guzzisti hanno il diritto di essere modesti e il dovere di essere vanitosi.
Il motociclista moderno non sempre sa che sulla strada bisogna vedere il buio.
Si deve distinguere fra quelli che si tolgono in primavera il giubbotto invernale e quelli che considerano il fatto di togliersi la giacca invernale come infallibile mezzo per suscitare la primavera. Saranno piuttosto i primi a prendersi il raffreddore.
Cosa impara subito il giovane guzzista.
Ci sono imbecilli superficiali e imbecilli profondi. I carrozzieri e i meccanici.
C sono imbecilli superficiali e imbecilli profondi. I chirughi plastici e i chirurghi cardiovascolari.
Ci sono imbecilli superficiali e imbecilli profondi.
Ci sono anche i guzzisti.
Il motociclista prende la moto. Il guzzista viene preso dalla moto.
La somma delle idee di una special dovrebbe essere il risultato di una moltiplicazione, non di una addizione.
Non è vero che non si possa vivere senza una moto. E’ vero soltanto che senza una moto non si può aver vissuto.
Il Guzzismo è quella malattia mentale di cui ritiene di essere terapia.
Per il guzzista le vere verità motociclistiche sono solo quelle che si possono inventare.
Gli uomini guzzisti sono pur sempre i migliori selvaggi.
Spesso capita anche al guzzista: nell’inautentico l’autentico si esalta.
I motociclisti con le moto ultrapotenti: il centauro si immagina di colmare la donna. Ma è soltanto un riempitivo.
Se andare in moto serve solo a percorrere allora riparare serve solo a far funzionare. Questa è la doppia giustificazione teleologica dell’esistenza dei meccanici.
La moto prende uno per tutti, il motociclista tutte per una.
Per l’uomo sano basta la donna. Per l’uomo erotico basta la calza per giungere alla donna. Per il motociclista incallito basta la calza.
Il vero preparatore è soltanto colui che sa fare della soluzione un enigma.
Il giovane guzzista e il suo primo motore smontato: un coniglio che viene inghiottito da un Boa Constrictor. Voleva semplicemente indagare com’era fatto dentro.
Se è vero che il respiro più lungo è dell’aforisma, allora il giro di pista è una sua rappresentazione.
Con le motociclette monologo volentieri. Ma il dialogo con me stesso è più stimolante.
Talvolta la motocicletta è un utile surrogato dell’onanismo. Naturalmente ci vuole un sovrappiù di fantasia.
L’uomo politico è conficcato nella vita, non si sa dove. Il motociclista fugge dalla vita, non si sa dove.
I guzzisti e la loro Casa Madre: ciò che li tortura sono le possibilità perdute. Essere sicuri di una impossibilità sarebbe già un guadagno.
I guzzisti e la loro Casa Madre II: se bisogna proprio credere in qualcosa che non si vede, allora preferisco comunque credere ai miracoli che ai bacilli.
La motocicletta è il giocattolo degli adulti. Solo che non la si può paragonare a quegli oggetti tanto ricchi di significato che riempiono le stanze dei bambini.
Effetto della motocicletta è una cosa che è senza inizio e perciò senza fine.
L’aforisma del pilota guzzista.
Dove osano le aquile: chi vola vale e chi non vola è un vile.
Mi ricordo di essere guzzista solo quando ho bevuto il caffè nella mia unica tazza Moto Guzzi.
Elogio all’Anima Guzzista. No, sull’anima non restano cicatrici. All’umanità la pallottola entrerà da un’orecchio e uscirà dall’altro.
Sulla strada è padrone di casa chi cede il passo all’altro. In pista si è solo ospiti.
Ci sono motociclisti talmente orgogliosi che non si sentono attratti da un’altra moto neppure per disprezzo.
Il viaggiare e la motocicletta non abbracciano ciò che è bello, ma ciò che proprio grazie al loro abbraccio diventa bello.
Per vedere se l’uomo motociclista sa andare in strada ci vuole una prova. La donna motociclista è sempre in prova e sa andare in strada per natura. Vive davanti a spettatori.
Con i motociclisti amanti delle prestazioni tecnologiche è difficile arrivare ad un risultato. O temono che uno più uno faccia zero o sperano che uno più uno faccia tre.
Fra i cordoli può nascondersi al massimo un significato. Fra una carreggiata c’è posto per qualcosa di più: il pensiero.
Molte delle riviste motociclistiche di oggi sono ricette scritte dai malati.
Da quando l’umanità si è legata davanti un propulsore, si va indietro. L’elica fa poi in modo che si vada anche giù.
L’evoluzione della tecnologia motociclistica è arrivata al punto di produrre l’inermità di fronte alla tecnica.
A volte il motociclista non ha tanta dignità nel portare la dignità quanto la sua moto nel portare l’ignonimia.
Del viaggiare in motocicletta: di molte cose che vivo la prima volta ho già dei ricordi.
Il migliorarsi in pista è un po’ come dire: “La vita va avanti”. Più del lecito.
A volte la vita motociclistica è un’interferenza nella vita privata.
La nostra civiltà è costituita di tre cassetti, di cui due si chiudono quando il terzo è aperto: lavoro, motociclismo e istruzione.
E’ sempre bene pensare che la motocicletta debba essere il farsi corpo di un pensiero secondo la necessità naturale e non l’involucro di un’opinione secondo l’opportunità sociale.
Il motociclista prende una strada perchè vede, l’automobilista perchè sente dire.
Ad un certo punto anche il guzzista dovrà chiedersi: “Ma dove troverò mai il tempo per non percorrere tante strade”?
Perchè va in moto certa gente? Perchè non ha abbastanza carattere per non andarci.
In motocicletta può capitare che ci voglia più coraggio e temperamento per sorpassare un carrettiere che una Ferrari.
Temi guzzistici: ciò che importa non è la grandezza della meta, ma la distanza.
L’andare in moto è sempre come farlo per la prima e per l’ultima volta. Fare tutto quello che sarebbe giusto per un congedo e farlo così bene come per un debutto.
Preghiera per i guzzisti: “Signore perdona loro, perchè sanno ciò che fanno!”
In pista mi intaglio l’avversario sulla misura delle mie frecce.
Per andare in moto ci vuole quella fantasia che ha il diritto di gozzovigliare all’ombra dell’albero di cui essa fa bosco.
Ci sono tre stadi del progresso. Il primo: quando in una strada non c’è nessun cartello. Il secondo: quando compare un cartello con una scritta che prescrive di non emettere rumori molesti. Il terzo: quando alla fine della scritta, si spiega che la cosa è giustificata da preoccupazioni di quiete pubblica. Noi ci troviamo in questo stadio supremo del progresso.
Non si è ancora arrivati alla solitudine giusta, quando ci si occupa di se stessi. Ma occupandosi della propria motocicletta ci si può arrivare più in fretta.
Stare seduti accanto alla propria moto è un po’ come volgere il proprio pensiero dall’eternità al giorno. Stare seduti sopra la propria moto è invece volgere il pensiero dal giorno verso l’eternità.
Spesso è necessario riflettere sul perchè siamo allegri; ma sappiamo sempre perchè siamo tristi. Sicuramente quei giorni non andremo in moto.
La gelosia motociclistica è un abbaiare di cani che attira i ladri.
L’umanità istupidisce per favorire il progresso meccanico e noi non dovremmo almeno trarne vantaggio? Dovremmo dialogare con la stupidità, quando è possibile sfuggirle con una motocicletta?
L’andare in moto e in macchina. Il primo: libertà di domicilio con museruola, il secondo: cella di isolamento dove è permesso gridare.
Il motociclista borghese, sulla sua moto non tollera nulla di incomprensibile.
In motocicletta, la fantasia non fa castelli in aria, ma trasforma le baracche in castelli in aria.
Le donne e le motociclette vogliono apparire vestite ed essere guardate svestite.
I bambini giocano a fare i soldati. Ma perchè i motociclisti giocano a fare i bambini?
La nuova Griso: era bella come il peccato, ma aveva le gambe corte come le bugie.