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Viaggio in Islanda

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di Leoguzzi

Viaggio in Islanda in moto: Un Isola forgiata dal tempo ai confini del Europa

 

Sono anni che passo le mie vacanze in giro per l’Europa con la moto e la mia ragazza, così ogni anno, in inverno iniziamo a pensare all’itinerario, e dopo Normandia/Bretagna, Spagna/Portogallo/ Grecia e Austra/Rep Ceca..iniziamo a pensare all’estate 2012..una probabile scelta era l’Irlanda; e proprio in quei giorni leggo sul forum del Moto Guzzi StelvioClub che se si raggiungono 18 moto l’ agenzia viaggi “EXODUS” organizza un pacchetto conveniente “l’Islanda di Alex”. L’idea diventa subito accattivante! Vedo che una coppia di miei amici, Massimo e Barbara si iscrivono subito. E si aggiunge un loro amico Andrea..assieme a loro faremo tutto il viaggio .e allora vai ne parlo con Sabrina, l’Islanda è cara, fredda, piovosa.. ma deve esser bella, lei mi dice se non approfittiamo di questa occasione non la vedremo mai in moto, e così in meno di un mese Alex ci conferma che ha riempito il Tir. Questa soluzione ci evita di sprecare 5 gg di viaggio per raggiungere l’isola e altrettanti per rientrare, in quanto l’itinerario più breve sarebbe imbarcarsi in Danimarca per un viaggio in nave.
E così già da febbraio 2012 inizia l’avventura; si iniziano a leggere guide e con l’amico Massimo, più esperto di me in viaggi verso il nord, iniziamo a discutere su che abbigliamento portare e come preparare la moto..Il tempo passa veloce entro il 1 agosto la moto carica di bagagli con gomme tassellate Heidenau Scuot viene portata dal corriere a Collecchio e l’8 agosto inizia l’avventura; si parte in aereo, volo Malpensa Reykjavik. E così siamo arrivati in Islanda, poche ore in albergo a Reykjavik e ripartiamo subito col volo interno per per Egilsstadir dove in nostro amico Eddy ci aspetta col suo tir carico delle nostre moto…nel viaggio facciamo amicizia con una coppia di ragazzi di Cesena Matteo e Benedetta che ritroveremo in viaggio con noi in alcune tappe..Evvai inizia l’avventura vera, ci cambiamo d’abito alla buona nel piazzale davanti all’aereoporto, la giornata è bellissima 22 gradi sole non si vede una nuvola..(che c..fortuna) questo tempo ci accompagnerà per i successivi 15gg.. un miracolo?’ o una disgrazia se si pensa che siamo a pochi km dal circolo polare..Addirittura nel pomeriggio si raggiungono i 24°.
Via scarichiamo le moto dal Tir, l’adrenalina di 18 motociclisti che accendono le loro moto in quel’istante è alle stelle..dopo pochi km il gruppo di motociclisti inizia a dividersi , ognuno verso il proprio tour, noi lo faremo in compagnia di Massimo Barbara con la loro Stelvio Ntx e Andrea col suo KTM. Ci dirigiamo verso l’interno Modrudalur. L’interno dell’isola è desertico, terra, sabbia pietre levigate dai venti nordici e dai ghiacci invernali non permettono la crescita di vegetazione se non di qualche ciuffo d’erba che trova riparo tra le pietre,. La strada diventa una pista sterrata..la polvere ci avvolge per una 40di km..Ci fermiamo a Modrudalru dalla mitica Elisabeth a pranzo, il piatto forte la zuppa d’agnello..non male.. Dopo chilometri e chilometri di nulla (ma, bisogna ammetterlo, di ottimo asfalto arriviamo in uno dei posti che avevamo sognato durante l’inverno.
E’ la zona vulcanica di Krafla. Percorrendo pochi chilometri saliamo infatti fino al cratere di Stora-Viti (oggi pieno d’acqua azzurrissima e dalle pareti vertiginose), brevesosta una passeggiata il vento sulla cima è fortissimo quasi si fatica a stare in piedi. In lontananza vediamo salire in cielo zaffate di fumo: sono le pozze di fango bollente di Namafjall, dove la moglie del Diavolo è sempre intenta a cucinare per il proprio sposo 🙂 L’odore di uovo marcio è nauseabondo, sembra di essere in mezzo al cartone animato l’era glaciale..col bradipo che fa il bagno in una pozza di fango, o ti aspetti di vedere un dinosauro da un momento all’altro.
Riprendiamo le moto e girando li intorno arriviamo davanti ad un crepaccio (spaccatura) lunga chilometri sotto ci sono delle grotte con pozze d’acqua calda 40°; dopo pochi chilometro raggiungiamo il Lago Myvatn… Un piccolo paradiso (se non fosse per miliardi di malefici moscerini molesti) costellato di migliaia di piccoli crateri vulcanici (spenti) ed alti pochissimi metri… doveva essere un vero e proprio ribollire, da queste parti!!! Lo costeggiamo e ci dirigiamo verso Husavik dove ci attente la fattoria B&B ( per contenere i costi abbiamo scelto la formula sleeping bag, ti danno la camera senza coperte si dorme con i propri sacchi a pelo). In realtà il B&B è un bellissimo appartamento con angolo cottura molto pulito e confortevole, ci passeremo 3 notti.

Il 10 Agosto partiamo con meta il Vulcano Askja (è raggiungibile solo da 2 piste , la famigerata F80 più breve ma con guadi profondi 1 metro e la F910 più lunga ma con fiumi meno profondi..optiamo per questa soluzione..per raggiungerla ripercorriamo la strada del giorno prima ci rifermiamo da Elisabeth a bere un caffè (americano) e ad assicurarci che l’ultima pompa di benzina della zona sia attiva. Imbocchiamo la F910; la strada da sterrata si trasforma in pietraia dobbiamo ridurre la velocità (con le nostre moto Stelvio cariche e passeggero si oltrepassano i 400kg). I primi due guadi si fanno senza difficoltà, il paesaggio che ci circonda è bellissimo desertico, dune di ghiaia e sabbia vulcanica in lontananza montagne innevate, niente vegetazione, sembra di essere su Marte; ad un certo punto perdo il controllo della mia moto e in una frazione di secondo io e Sabrina ci ritroviamo per terra, vah beh..a parte un po’ di spavento non ci siamo fatti nulla, rialziamo la moto e rialziamo la moto e ripartiamo..Il navigatore di Massimo dice che siamo a mento di metà strada, abbiamo fatto 40 km di ghiaione e sterrato ma ne mancano ancora 60.
Ci fermiamo per pranzare in riva ad un torrente che avremmo dovuto guadare dopo il pranzo veloce, qui l’acqua è talmente pulita che si può bere, lo facciamo e ci laviamo pure i denti con la gelida acqua del torrente, incrociamo dei turisti in fuoristrada che ci dicono che la pista da li a poco diventa sabbiosa visto la tempesta di sabbia del giorno prima. Allora dopo un breve consulto con il nostro “Tutor” Massimo decidiamo di cambiare meta, di rientrare e dirigerci verso la cascata di Dettifoss. Non sempre si riescono a mantenere i programmi decisi..Nel ripercorrere i 40 km della F910 la moto inizia a sbandare in un tratto di pista che nel frattempo era stato smosso dai fuoristrada dei turisti e riperdo il controllo e ricadiamo, anche questa volta senza conseguenze. E’ dura sta pista, almeno per le mie capacità. Era la prima volta che facevo del off road nella mia vita..Gli amici mi soccorrono, mi danno consigli che si riveleranno preziosissimi nei giorni successivi. Finalmente la pista 910 finisce si ritorna sulla strada sterrata, uno sterrato ben battuto, veloce, il paesaggio che ci circonda ritorna verde fino al bivio per Dettifoss da qui la strada è un po’ più impegnativa i fuoristrada che si incrociano non rallentano e sollevano nuvole di sabbia che ti entra nel casco e ghiaia che ti colpiscono. Per alcuni secondi non vedi più nulla solo polvere; la senti nel naso nella bocca..Ad un certo punto vedi una nube che si solleva in lontananza..man mano che ci si avvicina ci si rende conto che è una nube d’acqua..siamo nei pressi della cascata più grande d’Europa..in realtà in lontananza non perché è dentro ad un Canyon.
Dettifoss è, a mio avviso, la cascata più bella d’Islanda. Forse perchè ci si può portare fino alla sommità (ltosinistro controcorrente) dove si può toccare l’acqua (nerissima, a causa della finissima sabbia lavica trasportata) che sta per precipitare. Non smetteremmo mai di ammirare questa potenza della Natura…le immagini di questa cascata le ho poi riviste nelle prime scene del film Prometheus.
Il rumore della cascata, le gocce d’acqua polverizzata dalla pressione di un salto di oltre 45metri ti bagnano il viso..senti tutta l’energia e la forza della natura in quegli istanti..il paesaggio che vedi ti toglie il fiato. Ripartiamo, un’altra 15 di km di strada sterrata ma senza traffico e raggiungiamo Asbyrgi è un’impressionante depressione a forma di ferro di cavallo che si è formata, così dicono i geologi, a causa di un eruzione vulcanica che sciolse un ghiacciaio in 48 ore creando questa depressione con l’erosione delle acque. Pochi km dopo raggiungiamo la costa nord e ci dirigiamo verso Ovest e raggiungiamo Husavik percorrendo la strada costiera. Qui le falesie si scagliano nel mare Artico; a pochi km passa il parallelo 66° dell’ Artico; che in questi gironi è una tavola azzurrissima il sole qui dalla metà di giugno ai primi d’agosto non tramonta mai! L’orologio segna le 9 di sera,ma la luce è quella delle 5 del pomeriggio. Dopo cena usciamo a fare 4 passi; alle 11 di sera inizia ad abbozzare una specie di tramonto interminabile che si trasforma in alba nel giro di una mezzoretta..praticamente il buio non ci avvolge mai.
Il giorno dopo 11 agosto, io e Sabrina decidiamo di fermarci ad Husavik visitiamo il piccolo, ma coloratissimo, villaggio di pescatori e ci imbarchiamo per una gita che ci porta a “caccia” di balene. Qui da cacciatori di balene si sono trasformati in abili Whale Watching. La gita dura 3 ore; il giorno prima avevamo incrociato un gruppo di italiani che avevano ammirato un branco di balene per un oretta, noi siamo più sfortunati, abbiamo avvistato un branco di delfini con i loro piccoli e solo in lontananza osserviamo una balena emergere un paio di volte (col tipico spruzzo d’acqua a fontana) per respirare ed immergersi subito dopo. Comunque nonostante i ca 50 euro a testa ne vale la pena! Il paesaggio dal mare è incantevole e solo il pensare che siamo noi gli intrusi e non le balene in quella parte del mondo vale il costo del biglietto. Rientriamo stiamo un po’ sdraiati su una panchina a goderci il caldo sole e riprendiamo la moto per gironzolare senza meta lungo la costa nord. Incrociamo gli amici Andrea, Massimo e Barbara che avevano deciso di non uscire in barca ma di avventurarsi ad ovest per visitare la costa e provare una pista sterrata difficile che li portava ad un rifugio in mezzo al nulla sopra ad una scogliera. A cena ci raccontiamo le avventure del giorno e scambiamo le foto. Anche quella parte del’Islanda è incantevole.

Il 12 partiamo per la cascata di Godafoss, (la cascata degli Dei) meravigliosa..qui Massimo e Anrdea hanno in programma un’altra giornata di pista sterrata con guadi che porta verso l’interno, e rientra sulla costa ad Akureyri posto dove avevamo prenotato il pernottamento, io e Sabrina decidiamo di fare il giro antiorario della costa a Nord di Akureyri mantenendo dove possibile le ruote della moto su asfalto. Anche qui il paesaggio e la giornata sono incantevoli, solo a tratti la temperatura scende sotto i 10 gradi nei tratti più montuosi della costa. Il sole è sempre li pronto a riscaldarci appena scendiamo a livelli più bassi, la costa è meravigliosa una cascata si butta a precipizio nel mare un paio di fiordi incantevoli con paesini di pescatori dai nomi impronunciabili; che incanto! Alla sera ci ritroviamo ad Akureyri, cittadina del Nord, denominata la città dell’amore (i semafori hanno il rosso a forma di cuore) la cittadina è affascinante in estate..non oso pensare però nei lunghi inverni artici..
Il 13 si parte presto oggi tutti assieme abbiamo in programma di tagliare l’isola per la mitica pista F35; 180km di pista sterrata a tratti difficile, che taglia il deserto al centro del’isola passando tra 2 ghiacciai. Io sono ancora un po’ preoccupato dalle 2 cadute del primo giorno.
La F35 in realtà è una delle strade più incantevoli, emozionanti che ho mai percorso, km di sterrato che si alternano a ghiaia, al famoso “ondulè” che ti fa vibrare tutta la moto per km, che pensi qui si smonta tutto..ogni volta che incroci qui maledetti fuoristrada la polvere non ti fa vedere nulla. Il paesaggio è fantastico, lunare, qui la NASA fece le prove di atterraggio del Apollo 13. Ad un tratto in mezzo al nulla, pietre e sassi spunta un lago, poi ancora il deserto, in lontananza prima a destra vedi un ghiacciaio, poi anche a sinistra e ti trovi in mezzo ai due ghiacciai. Ci fermiamo nei pressi di una grande pietra a mangiare (siamo partiti dall’Italia con i viveri), ve la consiglio se non la volete fare in moto, fatela in fuoristrada, non fatela con le auto normali se non volte poi pagare i danni al noleggiatore.
La pista a tratti è meno difficile e diventa divertente, devo affrontare un guado non profondo e vai..da li in poi ancora una decina di km di ghiaia nera vulcanica e poi terra battuta. Finalmente, qui inizio a divertirmi anch’io, la moto seppur carica sembra volare sullo sterrato ben compatto. Ad un certo punto dietro ad una curva vedo Massimo frenare e sbracciarsi. Una mandria di cavalli sta percorrendo la strada in senso opposto; spegniamo le moto ci passano di fianco indifferenti, che spettacolo!!!
Ripartiamo e finalmente ritrovo l’asfalto..quasi quasi rimpiango lo sterrato degli ultimi km, l’eccitazione per avercela fatta è notevole, arriviamo a Gullfoss, con i suoi 32 metri di salto, è una delle cascate più famose d’Islanda. Come recita Wikipedia: “soprannominata spesso “la regina di tutte le cascate islandesi” per la teatralità, la bellezza e i giochi di luce del suo doppio salto, e fa parte assieme al Þingvellir e i vicini geyser (Geysir e Strokkur) al cosiddetto Golden Circle (Circolo d’Oro). Che strano i 180 chilometri prima erano deserto ed ora questa cascata in mezzo al verde. Pochi chilometri a sud e arriviamo a Geysir, chi non conosce i geysir Islandesi..ogni 4/5 minuti il geyser spruzza una fontana d’acqua caldafino a30mt d’altezza..la zona è circondata da pozze d’acqua sulfurea che può raggiungere i 100°.
Ci dirigiamo verso la fattoria dove Alex ci aveva prenotato il pernottamento, il livello di comfort era ottimo, la vista incantevole, era dotata anche di vasca termale all’esterno, la temperatura alla sera era di 10 gradi , ma dentro l’acqua si stava veramente bene, proprio quello che ci voleva dopo tutti quei km di buche e sterrato.

Il 14 partenza al solito orario Ci dirigiamo verso est, puntando dritti ad uno dei siti storici più importanti di tutta l’Islanda (e parte del patrimonio Unesco): il Parco nazionale Þingvellir. Qui, intorno al 900 d.c. Venne fondato uno dei primi parlamenti democratici del mondo. Sempre qui, non si può rimanere indifferenti all’immensa spaccatura dovuta alla separazione della zolla tettonica europea da quella americana. Dalla fenditura, che si allarga di un paio di centimetri all’anno, esce uno strano odore di gas. Il panorama dal’alto è stupendo!!
Poi ripartiamo e ci dirigiamo verso i Fiordi Nord Ovesti. Il cielo è sempre azzurro e in lontananza si confonde col mare. Percorriamo la strada che costeggia i fiordi, la bellezza dei posti ci lascia d’incanto, non appena si “svallica” un fiordo ne inizia uno ancora più bello e affascinante.
La meta è una fattoria da nome impronunciabile..ceniamo e usciamo a fare 4 passi nonostante sia sera il sole è ancora li a farci compagnia e vediamo incresparsi lo specchio d’acqua di fonte a noi ed emergere una simpatica foca.

Il 15 ripartiamo verso Nord Ovest altri fiordi ci aspettano..il clima ed il paesaggio sono incantevoli,.ci si ferma qua e la per fare delle foto..ad un certo punto vedo Massimo fare inversione, su di uno scoglio aveva visto un cucciolo di foca che dormicchiava al sole. Qui le foto scattano in automatico e il cucciolo diventa sempre più fotogenico. Lo salutiamo e dopo un paio di curve troviamo un intera colonia di foche ad attenderci, pensate a bordo strada c’è una scatola trasparente con una decina di cannocchiali a disposizione per i turisti, ridendo ma non troppo, pensiamo in Italia si sarebbero fottuti anche la scatola L
Percorrendo un fiordo dopo l’altro con la strada che alternava asfalto a sterrato arriviamo nord est della penisola. Ci lasciamo alle spalle Jsafiordud e raggiungiamo il b&b per la notte.
Al Alba ripartiamo per gli altri fiordi e raggiungiamo verso sera un posto incantevole con un immensa spiaggia di sabbia bianca (molto probabilmente portata dalla corrente del Golfo) stile Caraibi facciamo una bella passeggiata nella spiaggia deserta. Ceniamo nell’unico ristorante albergo che sembra una vecchia caserma rimaneggiata con vista mare.

Il 17 La giornata di oggi è dedicata alla visita della penisola dello Snaefells. La penisola è dominata dal vulcano-ghiacciaio Snaefellsjokull (1.446 m s.l.m.), famoso perché da qui iniziò il “viaggio al centro della terra” di Jules Verne. Lo Snaefellsjokull è considerato dagli appassionati di esoterismo, uno dei sette “grandi centri energetici” del Mondo e, nelle giornate limpide, lo si può vedere anche da Reykjavik. Qui ci fermiamo a pranzare al sacco ai piedi del vulcano la giornata è fantastica sole e 24°, troviamo un torrente provenire dal ghiacciaio l’acqua è azzurra e fresca, cuciniamo con quella e la beviamo. Per me è un emozione pure quella bere direttamente acqua fresca da un torrente. Poi facciamo 4 passi lungo la vecchia colata di lava che arriva fino al mare.

Il 18 lasciamo la costa per andare verso l’interno è una giornata di trasferimento dove il passaggio in parte ripercorre le strade del 13, fino ai piedi del Landmannalaugar, qui dormiamo in un hotel (se così si può definire) molto spartano, in realtà hanno trasformato i dormitori di un cantiere scientifico in albergo..sembra di dormire dentro al centro di ricerche scientifiche del fila La Cosa, a dir poco inquietante..ma la buttiamo sul ridere e tutto passa.
Il giorno dopo la strada che ci aspetta è impegnativa sterrato e una ventina di guadi..il tempo è brutto piove e fa freddo, nebbia, io e Sabrina decidiamo di abbandonare la meta, gli altri vanno, ci diamo appuntamento sulla ring 1 (la strada principale) ad un area di servizio verso sera. Il realtà l Islanda è talmente bella che non ci dispiace aver cambiato il programma , questa deviazione ci permette di vedere 2 cascate. E la costa sud ovest. Raggiungiamo la costa e raggiungiamo anche la cascata di Skogafoss, con la sua acqua che pare nera a causa della tanta e finissima sabbia lavica in sospensione. La giornata è sempre brutta piove e la temperatura è attorno agli 8°; così come le giornate successive; arriviamo a Vik, andiamo a visitare il famoso maglificio di Lana islandese, acquistiamo qualche souvenir. Ritroviamo gli amici al punto stabilito, infreddoliti e inzuppati, il tempo che hanno trovato al Landmannalaugar era orrendo, la strada una pista di fango,e i guadi erano tutti strapieni, nonostante l’esperienza nel fuoristrada ammettono che in alcuni tratti sono stati in piedi per miracolo, io mi convinco sempre più della scelta che ho fatto. Riprendiamo la strada principale e ci fermiamo a dormire nella fattoria prenotata da Alex, ci assegnano una villettina, che immediatamente invadiamo di indumenti inzuppati fradici dalla pioggia e dal fango, la padrona anche se non capiamo la lingua, ci pare di capire che non è molto contenta del nostro arrivo. Stendiamo l’abbigliamento e iniziamo a riscaldarci un po’.

Il 19 partiamo verso est dobbiamo costeggiare il ghiacciaio più grande dell’isola, e d’Europa, il VatnaJokull, le cui lingue di ghiaccio arrivano praticamente a poche centinaia di metri dalla strada..ci avviciniamo ad una di queste da una strada sterrata..solo dal vivo ci si rende conto della grandezza del ghiacciaio, il lontananza vedo dei puntini colorati su una cresta di ghiaccio li avvicino con lo zoom e vedo che sono escursionisti impegnati in un arrampicata; riprendiamo la strada e arriviamo a Jokulsarlòn il ghiacciaio si getta in una piccola laguna facendo sì che gli iceberg escano in mare passando sotto il ponte che è sede stradale e si piaggiano su una spiagge di lava nera, questi blocchi di ghiaccio a volte sono più grandi di una persona, il paesaggio è stranissimo, freddo ma incantevole.
Questo è un piccolo mondo magico, che richiede assolutamente una sosta: infatti ci fermiamo e saliamo a bordo di uno degli anfibi che permettono di navigare in mezzo agli iceberg appena formatisi in laguna, sono immensi, la parte che emerge è solo il 10%, il resto è sommerso, fa freddo pioviggina e c’è la nebbia che ci nega la vista sul ghiacciaio, il lago è profondo 250 metri, ed è talmente freddo che un uomo resiste dai 4 ai 6 minuti nelle sue acque. Qui gli Iceberg ci incantano, l’unico colore che il ghiaccio non assorbe è il blu e quindi lo riflette, trasformando questi blocchi di ghiaccio in montagne blu galleggianti, uno spettacolo unico! A volte ci sono foche che sguazzano tra il ghiaccio, ma non oggi.
Purtroppo il sole non si fa vedere,e il freddo diventa pungente.
Ne approfittiamo anche per scaldarci con un caffè e una fetta di torta nel rifugio li vicino.

Il giorno dopo è sempre il ghiacciaio a farci compagnia, percorriamo la ring 1 destinazione Egilsstadir, dove l’amico Eddy ci attende per ricaricare le moto sul Tir. Andrea e Massimo decidono di deviare per l’ultimo sterrato, io e Sabrina decidiamo di rimanere sulla strada principale, il tempo è piovoso, ad un certo punto l’asfalto lascia il posto alla sterrato che per un tratto di ¾ km è addirittura fanghiglia scivolosa, per fortuna riesco a segure le tracce di un cammion che hanno ricompattato il terreno qui 30cm di ruota, ne esco a fatica. Arrivo all’aereoporto e li ricarichiamo le moto che il giorno dopo rientreranno in Italia.
Ci aspettano ancora 2 giorni a Reykyavik, visitiamo la capitale, molto ordinata e colorata, qui si trovano i negozi più famosi. Poi decidiamo di passare un intero pomeriggio alla vicina Laguna Blu, la troviamo troppo turistica, e fatta alla fine del viaggio addirittura deludente!
Il giorno dopo rientriamo in Italia.
L’Islanda ci è entrata nel cuore e nella mente. Ringrazio gli amici Andrea e Massimo, non solo per la simpatica compagnia, ma anche per avermi aiutato con i loro consigli e la pazienza, nel aspettarmi, e Sabrina per aver sopportato pioggia e freddo degli ultimi giorni senza lamentarsi.
In questa meravigliosa vacanza alla fine abbiamo fatto 4200km, girando in lungo ed in largo questa meravigliosa Isola; la moto si è comportata benissimo con i suoi 65000 km in 3 anni.
Ora non ci rimane che..sognare quei paesaggi..e ripensare a nuove avventure.