di Gazzettiere
oggi anche io ho sgranchito i cilindri.
giornata deliciosa e suave, sole spezzettato da nuvolette bianche, caldo primaverile con soffi freschi.
dopo essermi perso as usual nella periferia disordinata di roma, finalmente ho imbroccato la via ardeatina e ho traversato l’antica via appia.
splendida.
acciottolata, costeggiata per chilometri da due filari di pini marittimi dal grande ombrello, è un museo all’aperto dell’antica roma.
cippi, archi d’acquedotto, resti di tempietti: ogni pochi metri c’è qualcosa.
vi possono transitare in auto solo i residenti, quindi non l’ho percorsa, ma mi ci sono fermato e vi ho camminato insieme con tantissime persone.
roma, che non mi piace e che respingo, mi si è riconciliata.
poi ho percorso la via appia nuova, stupida statale suburbana con semafori, ristoranti con sala cerimonie, mobilifici, autosaloni, fino alla cittadina di albano.
è arroccata sul culmine del ciglio di un vulcano inattivo, la cui caldera oggi è il lago di albano.
il centro storico è antico ma poco interessante.
da lì, ad ariccia, deliziosissima.
anche ariccia è sul bordo del cratere, ed è unita (o separata) ad albano da un ponte antico altissimo, protetto da reti perché attrae i suicidi.
panorama splendido sulla pianura, e dall’altro versante molto ripido vista sul cupo e profondo lago di albano.
vigili dappertutto. stava per passare il giro del lazio. quindi, consigliato dal comandante dei vigili, ho guidato nelle stradine ripide di ariccia e posteggiato la motazza.
passeggiata sul corso centrale di ariccia. da una parte il piccolo palazzetto municipale con bandiere e lapidi commemorative, e resti di antichità pre-romana, con il piccolo teatro comunale “bernini”; all’altra estremità del corso c’è il castello-palazzo dei chigi con la piazza progettata nel seicento da lorenzo bernini, il grandissimo architetto barocco cui è dedicato il teatrino comunale.
ariccia è celebre per la porchetta. potevo forse rinunciare?
in piazza il negozio di cioli, poi il bar pasticceria di cioli, poi l’insegna del forno cioli…
entro in un altro negozio, che fa la porchetta, e sul bancone ha i celebri biscotti cioli.
gustato un panino con la porchetta dalla bontà imbavazzante, chiedo alla vecchia come mai tutto è cioli.
“ma sono cioli anche io”, risponde.
mi ha raccontato un secolo di saga dei cioli, delle morti improvvise di molti di loro, della zia adua (o isa, o ada, o iole), dei due rami della famiglia che si odiano da generazioni, dei due diversi forni cioli per la cottura dei porcellini, forni concorrenti tra loro, posti alle due estremità opposte del paesino.
furono i bisnonni della vecchia a introdurre ad ariccia questa specialità. “e oggi finalmente la nuova generazione vuole chiudere questa divisione nella famiglia per fare una festa per gli 80 anni dall’apertura del primo forno”.
passati i ciclisti del giro del lazio con telecamere ed elicottero, sono salito in sella per andare nella vicina rocca di papa dove c’è la strada in discesa che pare una salita. oppure la strada in salita che pare una discesa.
erano trent’ anni che volevo vedere questa meraviglia naturale.
la strada magica è sempre sul ciglio dello stesso vulcano spento.
ho provato io stesso, con stupore.
si tratta di un rettilineo nel bosco. la strada è ondulata, salita discesa salita. il tratto in discesa però ha una particolarità.
gli oggetti rotolano in salita. verso l’alto.
il rivolo d’acqua ai margini dell’asfalto scorre in salita; un oggetto rotola verso l’alto.
ho provato io stesso poche ore fa con una bottiglietta di minerale.
posata sull’asfalto, risale contromano.
c’è chi dice per le vibrazioni del suolo vulcanico, chi per uno spostamento geomagnetico (ma perché allora anche una pallina di gomma, insensibile al magnetismo?), chi parla di ufo e chi, con molta più intelligenza, ipotizza un effetto ottico: la disposizione delle pendenze diverse fa sembrare salita quello che è in realtà un falso piano in leggera discesa.
sarà, ma ho fatto una prova con uno strumento sssientifico indiscutibile: la mia motazza.
ho percorso la strada avanti e indietro, girando come un piciu alle due rotonde che la delimitano, e il buscaglia mi dice che quello che pare salita è salita, e quello che pare discesa è discesa, e che quindi gli oggetti rotolano davvero contromano verso l’alto.
questa è la discesa dove gli oggetti rotolano in salita.
il mistero resta irrisolto!
infine, ritorno verso roma, passando a castel gandolfo a fianco del palazzo in cui s’è ritirato il papa (¿ma il papa se si lava in acqua fredda si ritira?) e rientrando nelle code capannoni mobilifici abiti da sposa…
questo ti dà la moto.