di nedo
“Cambio direzione vado verso sud”. Scrivevo un tempo quando sognavo di mollare tutto e sperdermi “nei mari del sud”. Come se si potesse semplicemente cambiare vita cambiando luogo. Ma come diceva Lello Arena nel film Ricomincio da tre, “uno sa che cosa lascia, ma non sa! Che cosa trova!”.
Ne avevo le palle piene. Di tutto, anche di me stesso. Su un foglio sulla scrivania a lavoro avevo fatto un elenco di luoghi verso i quali andare per togliermi un po’ fuori dai coglioni da questo ginepraio di scazzi che la vita si diverte a mettere sul cammino di ognuno di noi.
In cima all’elenco la Normandia, subito sotto la Sicilia. L’occasione si presenta “uozappando” con il Califoggiano (Fabio) una sera, il quale ha in progetto di scendere in Sicilia lungo costa col nuovo falcone (!).
E così in una assolata mattina di tarda primavera dirigo le mie ossa a cavallo della mia amata in direzione ostinata e contraria: sud profondo dove non avevo mai osato scendere.
A dire il vero il viaggio in buona parte è motociclisticamente parlando, noioso. No, non per l’andatura che il Califoggiano va più forte di me anche col monocilindrico, ma per le strade abbastanza dritte, trafficate soprattutto intorno Roma. Comincio a godere sotto al promontorio del Circeo: da lì in poi mi appare un’Italia che non mi aspettavo, piena di luoghi dove mi garberebbe fermarmi per un po’: Terracina, Sperlonga, Gaeta…poi saltiamo Napoli prendendo l’autostrada e ci fermiamo a Paestum per la prima tappa. Il secondo giorno riprendiamo da Castellabbate, lungo costa passando da luoghi incantevoli che ci hanno stoppato una miriade di volte rallentando il cammino. Ma ogni sosta valeva la pena e giù attraverso Pisciotta, Marina di Camerota, Sapri, Maratea dove ci facciamo una pausa pranzo con bagno in una spiaggia di ghiaia esagerata. Sarei vicino al Nirvana se non fossero per un paio di tette ignude che mi turbano…
Califoggiano ha bisogno di stabilire un piano: dove arriviamo? Io no, non ho quel bisogno. Non me ne fotte un cacchio della meta; potrei decidere di andare ovunque o di fermarmi per sempre lì. Ma siccome sono in debito di riconoscenza verso Fabio, mi adeguo (o cerco di adeguarmi) alle sue scelte. E allora inizia una lunga rincorsa, complici le strade per lo più dritte e con poco traffico, lungo la Calabria per arrivare in Sicilia. Intravedo Praia a mare, Scalea, Diamante, Paola, Amantea. Poi addirittura Marina di Palmi per un errore di “navigazione”, quindi Scilla ed infine nel tardo pomeriggio Villa S. Giovanni dove ci imbarchiamo per la Sicilia.
Messina ci accoglie stracolma di traffico e gioventù. Guido cercando di non distrarmi, ma i troppi culi e la stanchezza mi portano ad accumulare l’ennesimo distacco dal Califoggiano. Stiamo puntando a sud verso Catania ma è tardi ed appena fuori Messina ci mettiamo alla ricerca di un luogo per la notte. A Capo Scaletta fermiamo un signore in una piazzetta. La buona sorte vuole che sua cognata abbia un agriturismo “nella campagna” a due chilometri salendo su da lì. Saliamo per una stradina piena di brecciolino che sembra un serpente raggomitolato ed arriviamo in un luogo magnifico con visuale sullo stretto di Messina. Sotto di noi adagiata lungo mare c’è Reggio Calabria.
Il giorno dopo l’obiettivo per me è salire all’Etna. Ma lungo la strada pioviscola e nel traffico di un paese perdo il mio “Caronte”. In compenso trovo le indicazioni per andare in vetta e mi diverto! O come mi diverto. Bello il tracciato e bello il fondo, curvo e piego e mi sento garoso. Su fa freddo parecchio. Dopo un po’ Fabio arriva e scendiamo perché la pioggia sta aumentando. Più sotto vaghiamo mézzi di strizzo alla ricerca di un luogo dove pranzare ed attendere che spiova un po’. Finiamo in un ristorante dove festeggiano un paio di comunioni. Ci piazzano in una saletta con tv e ci guardiamo la motogp. Mangio troppo. Non sto una sega bene. Ripartiamo direzione Ragusa per strade interne veloci e piacevoli. Voliamo. L’obiettivo è Kamarina dove Sweetly Brutal ha prenotato per noi una stanza per quella notte dentro uno dei residence utilizzati dalle Aquile dell’Etna. Il gruppo siciliano ha organizzato il raduno di area mediterranea del MGWC e noi cogliamo l’occasione per fare un saluto. E così giungiamo nel tardo pomeriggio al raduno. C’è una bella aria, tante belle Guzzi e rigorosamente Guzzi e facce conosciute. Assistiamo alla serata finale del raduno. Per me è un ambiente sostanzialmente nuovo del quale le dinamiche sono un mistero. C’è una bella aria familiare e pare strano che tutto questo possa esistere solo per la passione per una determinata marca di moto. Ma tant’è.
La mattina dopo, Califoggiano punta verso nord all’appuntamento coi suoi amici per i quali è sceso in Sicilia. Ed io proseguo da solo il mio viaggio.
Prima di partire mi ero documentato su quanto la Sicilia poteva offrirmi. E mi ero reso “finalmente” conto di quanta ricchezza quella terra ha. Veramente è come per un golosone entrare in una mega pasticceria e non sapere da dove cominciare. In quei casi lì o ti blocchi, o mangi alla rinfusa ciò che ti capita a tiro. Ben consapevole di non poter vedere che una piccolissima parte dell’isola, scelgo di girarla tutta alla zingara senza programmi, un po’ come se fossi in volo, un motonauta nello spazio. L’obiettivo è quindi farmi un’idea di massima, immaginando poi, magari in un’altra vita, di tornare per visitare meglio qualche determinata zona.
Per cominciare mi voglio guardare i luoghi di “Montalbano”. Ho amato prima i libro di Camilleri poi la fiction televisiva. E così Punta Secca, Donna Lucata, Ragusa, Plaja Grande…poi mi dirigo verso Agrigento sempre lungo costa. Zona di viticoltori e di produzione massiva di ortaggi. Trovo un gruppo di guzzisti ellenici e faccio un po’ di strada con loro. Attraverso l’abitato di Gela e sfioro Licata e proseguo su. Valle dei Templi, pausa pranzo, troppi turisti.
Riparto e seguo le indicazioni per la Scala dei Turchi. Ma non scendo dalla moto, sto ancora riflettendo su come impiegare il mio tempo in questo viaggio. Non ho ancora deciso che “strategia” adottare per fare strada e nel contempo godermela. Quindi torno indietro e salgo lungo costa e passo sotto Siculiana adagiata su un colle. Nell’interno tuona, c’è un temporale in corso. Il “nero” si sposta verso la mia direzione. Decido di spingere la mia moto ancora un po’ verso ovest sperando di schivare i nuvoloni. Sciacca, Menfi e Selinunte. Stop a Selinunte. Mi giro il sito archeologico. Intanto il temporale non è completamente schivato ma conto di avere almeno un’oretta di tempo prima che venga giù il mondo anche qui. Quindi riparto verso Mazara del Vallo e poi Marsala ed il rischio pioggia finisce del tutto. Devo decidere dove fermarmi ma ancora è presto. Vedo Marsala imbandierata per la festa della Repubblica. Garibaldi a Marsala e la barzelletta sui carabinieri che assaggiano la benzina sono le uniche cose che la mia cpu riesce a trovare nel mio ridotto hard disk. Esco dalla città e mi dirigo verso Trapani e devio per lo Stagnone dove c’è l’isola (credo sia privata) dove un tempo sorgeva Mozia antica città fenicia. Sullo sfondo l’Isola Grande che semichiude lo Stagnone ed i molini delle saline al cala sole. Spettacolo. Riprendo il mio cammino e salgo verso Trapani cercando di trovare un posto dove dormire. Seguo delle indicazioni e capito in un albergo dentro Trapani sotto Erice.
Il tempo di scaricare, fare una doccia e scendo in moto al porto per cenare e guardarmi la città. Questa falce di terra che si insinua nel mare ha una collocazione meravigliosa: al sud la zona delle saline; davanti ad ovest le Egadi, a nord le spiagge ed il litorale che va verso S.Vito lo Capo e a est il monte dove c’è Erice. Ed ha pure tanta storia alle spalle come tutta la Sicilia, dalla preistoria ai giorni nostri passando dai fenici, romani, normanni etcetc…meriterebbe almeno 3 giorni di sosta. E meriterebbero pure le Egadi e la tonnara di Favignana.
Non ho quel tempo a disposizione: sono un motonauta e devo muovermi.
Così la mattina dopo parto presto per salire ad Erice e godermi questo luogo straordinario ed il panorama circostante. Compresa una splendida colazione con un paio di “genovesi” al pistacchio e alla crema di limone…dopo Erice scendo lungo la litoranea e mi imbatto nella tonnara di Bonagia. Poi punto verso S.Vito lo Capo; c’è tanta gente. Si è fatta una certa e mi accatto un panino e mi dirigo verso una spiaggia che avevo visto arrivando. Moto a vista mi tuffo in un acqua gelida e splendida che mi ritempra e ricarica istantaneamente. Guardo la mia guzzi california poggiata sul cavalletto laterale e carica come un mulo e mi viene voglia di farci un giro. Rimonto e punto alla riserva dello zingaro. Mi godo il panorama straordinario che questo tratto di Sicilia offre. Come il giorno prima per la Scala dei Turchi, non posso fermarmi e farmi la camminata necessaria. Non me la sento di mollare la moto lì lontana dai miei occhi. Per cui riprendo la mia strada lentamente voltando il capo ovunque. Anche qua tornerò con l’obiettivo di andare al mare.
Punto a farmi la strada interna per Alcamo saltando Palermo. Ma incoccio le indicazioni per Scopello. E che non mi faccio un caffeino a Scopello? La baia coi faraglioni è purtroppo intasata di imbarcazioni da diporto, ma il panorama resta strepitoso. Sorvolo Castellammare del Golfo con la mega spiaggia e punto su Alcamo e Partinico. Salto purtroppo Monreale che meriterebbe invece una sosta almeno per il duomo. Mi ritrovo ai margini di Palermo e cerco di evitare l’autostrada per uscire ma all’altezza di Bagheria mi arrendo e mi butto sulla A19. Nella mia testa si materializza la meta di giornata: Cefalù. Ci arrivo e sono le sette di sera. Il passaggio a livello è giù da almeno mezz’ora e si è creata una coda luuunga di traffico in entrata. In paese c’è un casino che la metà basta. Varie peripezie per trovare una sistemazione; poi alla fine mi sistemo in un albergo in riva al mare. Dalla mia camera godo di uno spettacolo meraviglioso al cala sole e la mia moto parcheggiata sotto lì ci sta d’incanto.
E’ una tiepida sera di giugno. Sono sul terrazzino di camera davanti al mare seminudo dopo essermi goduto una doccia di mezz’ora. Sogno una cena di pesce e magari una donna. Bussano alla porta con discrezione. Apro e mi appare Alessia la simpatica ragazza della reception con un cannolo appena fatto in un piatto…vado a cena dove lei mi consiglia. Passeggio per il borgo e posso dire di essere felice. A mezzanotte sul terrazzino mi pappo il cannolo e tutto è così dolce come solo quando stavo dentro il ventre di mia madre.
It was an early morning yesterday, I was up before the dawn
And I’ve really enjoied my stay, but I must be moving on
Supertramp, Goodbye Stranger 1979
Parto presto. Ho in mente il Parco delle Madonie. Al santuario della Gibilmanna sono completamente solo. L’aria è tiepida e splendente e c’è tanto sole e tanto silenzio. Mi fermo lì davanti con la moto e lascio svanire le mie velleità spirituali nel fumo della sigaretta. Riparto e salgo. Freschino. Tracciato bello. Asfalto pessimo. Ma mi diverto cmq col cali. Non è una moto da corsa e le buche le regge bene. Piano Battaglia, Petralia Soprana, Gangi, Sperlinga, Nicosia in provincia di Enna…posti incantati che non ti aspetti. In lontananza il versante nord dell’Etna, ancora innevato(?). C’è Bronte da raggiungere, ma ho un po’ freddo ed ho voglia di andare al mare. Quindi attraverso il parco dei Nebrodi e torno sulla costa. Non prima di aver incontrato un cerbiatto sul ciglio della strada ed un falco ad ali spiegate e coda aperta in posizione di stallo che osserva dall’alto una qualche preda. Lo colgo con lo smartphone in qualche foto purtroppo rivelatasi poi scadente e sgranata.
Attraverso un paese e mi faccio fare un panino in un negozietto di prodotti tipici dove c’è una ragazza strepitosa, credetemi stre-pi-to-sa (e simpatica), che mi consiglia. Sono di nuovo sulla Ss113 litoranea nord in direzione est e cerco un modo per passare oltre la ferrovia e tuffarmi nel mare blu. Spiaggia di ghiaia, non c’è nessuno. Mi spoglio e mi tuffo. Acqua più calda. Nuoto e mi perdo ad osservare il fondo con la maschera dietro una scogliera. Esco ed in spiaggia sono scese quattro o cinque persone dalle villette che stanno lì. Il panino con un salume tipico dei Nebrodi e la scamorza affumicata è strepitoso e “forte”. Sono di nuovo in paradiso con la moto lì sulla stradina sterrata a dieci metri da me. Poi il sole comincia a picchiare un po’ troppo. Mi rituffo veloce e mi rivesto semi bagnato e riprendo il mio viaggio.
Saranno le 4 del pomeriggio e non so bene cosa fare. Ho varie opzioni in mente, nessuna prevale sulle altre. Quindi proseguo lungo costa fino a Capo D’Orlando. Pausa e passeggiata. Il posto meriterebbe un altro bagno ma c’è vento e non è più così caldo. Devo decidere come tornare a casa, se prendere un traghetto a Messina o farmela come all’andata. L’incertezza svanirà al porto di Messina non trovando la biglietteria aperta per fare un conto di quanto mi costerebbe il traghetto notturno per Salerno. Così torno in Calabria e mi fermo per la notte nell’incantevole Scilla.
L’albergo stavolta è da battaglia. Ci sono 3 motociclisti inglesi attempati anziché no, che hanno spedito le loro (brutte) moto da Londra a Prato e poi sono scesi in Sicilia e ora sono di ritorno.
Il lungomare è straordinario. La cena no. Scarsa qualità e prezzi esosi. Non comprendo che politica turistica hanno scelto da queste parti. Dubito che sia la via giusta quella di fregare i turisti.
La mattina dopo i 3 inglesi sono in partenza come me. Hanno due Gs ed una triumph enduro (non so che modello, ma non la tiger). Vanno a Terracina dove hanno prenotato per la notte. Io invece sono atteso all’ostello di Salerno. Sono lì che carico la mia moto in garage quando i 3 mettono in moto. Che cacofonia! Due frigider ed una lavastoviglie. Credetemi soprattutto il motore Triumph emette un suono schifoso, con dei sibili e fischi che sembra ci sia uno stadio lì che disapprova! E io ho i conati di vomito ma per fortuna se ne vanno ed il suono rotondo e musicale del mio bicilindrico rimbomba nel garage e mi torna il buonumore. L’aria mattutina è fresca. Cerco di rifarmi la strada che ho fatto all’andata e più o meno ci riesco. A mezzogiorno ho fame e sono ad Amantea. Mi fermo ad un bar. Stanno uscendo dal forno degli arancini che rilasciano un profumo da lacrime e sbavo come un neonato. Me ne accatto un paio e riparto cercando una spiaggia. Non è difficile trovare una spiaggia in Calabria ovviamente. Deserta poi. Stessa scena del giorno prima: moto a dieci metri coi miei vestiti sopra. Maschera, boccaglio e nuotata. Mi gusto gli arancini bevendomi una birra fresca.
Il tempo di annoiarmi del luogo e del sole e riparto lungo costa verso nord.
Sosta a Praia a mare. Scendo proprio giù che all’andata sono passato veloce. Sono lì davanti all’Isola di Dino o come si chiama. C’è un bel paio di figliole stese al sole. Gelato e caffè al bar. Il barista dice che di estate è stracolma quasi sempre. E quasi tutti napoletani. Immagino sia il classico posto che d’estate eviterei come la peste, non per i napoletani sia chiaro, potrebbero essere pure marziani sarebbe lo stesso. Odio i posti affollati.
Ma adesso è splendido con la sua sabbia e gli scogli scuri e la ferrovia a ridosso.
Per strada ci sono molti banchetti che vendono maglie e bandiere della Juventus. A dire il vero tutta questa parte del sud compresa la Sicilia, pare essere popolata da tifosi juventini. Sul ciglio della strada una mega pubblicità mi invita a comprare la maglia commemorativa della Juventus campione d’Europa! Mi sono perso qualcosa…pochi giorni fuori dal mondo e la Juve ha vinto la Champions? Non mi torna tanto. Nuvole nere nella mia testa e nuvole nere sopra la mia testa. Così mi accoglie la Basilicata. Più su a Sapri pioggerella che mi accompagnerà lungo tutto il Cilento. Punto verso Paestum dove c’è di nuovo il sole. Quindi verso Salerno alla ricerca dell’ostello che è in pieno centro storico ed ammattisco per arrivarci.
Il centro di Salerno mi sorprende parecchio. La Salernitana ha vinto il campionato e tutto è imbandierato. L’ostello è felicemente abitato da ragazzi e ragazze più o meno giovani e più o meno stranieri. Cena dal “Duca”, pizzaiolo napoletano consigliato direttamente da mio fratello, che mi spiega l’arcano delle maglie commemorative juventine: vale la pena investire e provare. Se va male con le vendite di prima della partita più o meno ci vai in pari. Se va bene guadagni una decina di volte quanto hai investito. Ma mi rassicura che la Juve non ha vinto la Champions.
Due passi in centro poi nanna che sono sfatto.
Dormo come un sasso e parto presto. Ultimo giorno, in serata vorrei essere a casa. Ma fa caldo. Un caldo afoso terrificante. Salerno è avvolta nella foschia e l’aria è ferma. Prendo l’autostrada e volo verso Orte che è la mia uscita preferita quando torno su da questo lato. Due ore di autostrada belle pesanti per via del caldo. Fino al giorno prima viaggiavo con giubbotto estivo e felpa sotto. Oggi starei nudo. Da Orte punto Viterbo sulla superstrada e poi devio per la Cassia ed il lago di Bolsena. Da lì Pitigliano, Manciano, Scansano e mi diverto come un bambino in quelle strade deserte, perfette di asfalto e divertenti come tracciato. Alle due pausa pranzo a Scansano nel solito luogo dove mi fermo di solito. Sono rientrato a casa mia, sulle mie strade, quelle che conosco meglio.
Poi variante aurelia noiosissima fino a casa.
Quasi 3.500 km in otto giorni. Nessun problema di nessun tipo alla mia splendida stone del 2003 che alla partenza segnava 104 mila km e rotti e all’arrivo è sopra i 108mila. Goduria pura ancora una volta…io aspetto ancora che mi lasci a piedi almeno una volta. Temo che sarò io a lasciarla ferma prima o poi, quando smetterò questa mia carriera da motonauta.
Gerico Benedetti / nedo
Foto di Nedo e Califoggiano