di Enzo Nasto “enas84”
Novembre 2008, non ti dimenticherò mai. In una settimana ho fatto cose che mi hanno reso felice come poche altre volte in tutta la mia vita. E che mai scorderò. Ho aperto questo mese con l’incontro Guzzifoggiano e con le sue tante belle sensazioni che ho già raccontato.
Giusto una settimana dopo, il primo Uinterparti di Anima Guzzista, perla di una quattro giorni che di esperienze, di prime volte e di emozioni me ne ha regalate tante. Ma non voglio anticipare nulla, inizio subito il racconto…
Giornata 1 – Giovedì 6 Novembre 2008
Alle 6.24, io e mio cugino Luigi che mi accompagna in questo viaggio, siamo nel treno che da Napoli ci porterà a Milano, da li prenderemo un regionale per Lecco per poi arrivare a Rogeno, a casa dei nostri zii Luigi e Antonietta e di nostro cugino Paolo, che ci ospiteranno per questi quattro giorni. Questo viaggio per me ha più di una meta e di uno scopo. Rappresenta anche un modo per allontanarmi dalla quotidianità che a volte diventa insopportabile, per lasciare lungo i binari lo stress dell’ultimo periodo e per ricaricare le batterie.
I vari spostamenti ferroviari sono stati regolari e alle 19, dopo una veloce doccia, siamo tutti a tavola per la cena. Poi un breve giro in macchina e tutti a dormire, la stanchezza si sente e il giorno dopo sarà davvero lungo…
Giornata 2 – Venerdì 7
La sveglia suona presto per tutti. Oggi è la giornata dedicata all’EICMA, il salone del ciclo e del motociclo di Milano. Alla stazione di Molteno, io, Luigi e Paolo, prendiamo il treno diretto alla Stazione Garibaldi di Milano. Scendiamo a Sesto San Giovanni per prendere la metro che ci porterà alla nuova fiera di Rho-Pero. Tutto fila liscio e alle 10.30 siamo già in giro tra i padiglioni. Questa è la prima volta che visito il salone della moto, e ammetto che per me potrebbe anche chiamarsi EIMG, cioè Esposizione Internazionale Moto Guzzi. Infatti mi libero subito del primo padiglione per andare in quello dove c’è lo stand dell’Aquila. Mi guardo intorno in continuazione, ma non lo vedo. Quando ad un tratto mi appare in lontananza un ovale rosso a me molto familiare, che diventa la stella cometa da seguire. I miei cugini hanno capito che il momento è sacro e non aprono bocca…
Finalmente sono nello stand della mia amata Moto Guzzi! Lo spazio secondo me è poco, come al solito le moto sono a poca distanza una dall’altra e diventa quasi difficile guardarle, anzi ammirarle perché lo meritano, con calma e attenzione. C’era tutta la gamma 2009. E qui si potrebbe discutere all’infinito sull’opportunità di presentare varie versioni e colori dello stesso modello, sull’assenza della moto che ognuno di noi a nei propri sogni, sull’aria di crisi che si respira. Ma quando hai davanti queste Guzzi così belle, diventi come un bambino, non capisci più nulla, e le vorresti tutte per te. Per me è stato così. Se dovessi fare una mia personalissima graduatoria, ragionando col cuore, al primo posto del podio metterei, ovviamente diranno in molti, la California Vintage, che anche in questa veste bianca è davvero fantastica. Ma da questo punto di vista sono completamente di parte. Poi la Stelvio “Tutto Terreno”, e la Griso “Special Edition”, con i cerchi a raggi e una nuova colorazione. Ma se ne avessi la possibilità, le comprerei tutte!
Dopo aver fatto un po’ di foto, esprimo un desiderio che non sarà esaudito: quello di far sparire tutta la gente e di restare da solo in mezzo alle mie Guzzi. Questo non si può, e così riprendiamo il giro e visitiamo tutti gli altri padiglioni. Ma il mio pensiero va sempre allo stand della mamma, dove ritornerò più volte, anche se magari per pochi minuti, richiamato da qualcosa che non so spiegare…
Verso le 15.30 io e i miei cugini decidiamo di andar via. Ma loro ancora non sanno che non tornerò a casa con loro. Quando stiamo per prendere la metropolitana, gli dico che io scendo a Piazzale Cadorna. Mi devo vedere con un caro amico che non vedo da tanto tempo. Chi sa quando mi ricapiterà l’occasione di stare di nuovo dalle sue parti, non posso perderla. E non importa che la giornata in fiera è stata stancante e che i miei piedi chiedono pietà, devo andarci. Di chi sto parlando? Di un’altra Aquila Barista DOC, cioè Andrea, alias Frizz. Alle ore 16.25 prendo il treno che da Piazzale Cadorna porta a Varese. Alle 17 circa sono alla stazione di Gerenzano-Turate, che è proprio a due passi dalla sua abitazione. Ma lui non c’è ancora, devo aspettare un’oretta. Poco male, ho ancora la forza di camminare e così ci scappa una passeggiata nelle vicinanze. Sono da poco tornato sotto casa sua quando ad un tratto si avvicina un furgone. All’inizio non riconosco chi c’è dentro. Poi dico: E’ lui!!! Appena scende, ci abbracciamo proprio come due vecchi amici che non si vedono da tempo. E’ passato più di un anno da quando ci siamo visti per la prima volta, e l’occasione era importante, era il I° Incontro Aquile Bariste, a Venturina (LI). Ci fermiamo un attimo dove lui lavora per sbrigare le ultime faccende della giornata che gli restano e poi, giusto per non smentirci, ci fermiamo in un bar per bere una bella birra! Inutile sottolineare che stiamo senza parlare giusto quando la bocca è occupata con altro… Di cose da raccontarci ne avevamo tante.
Dopo andiamo a casa sua. Li non solo ci aspetta Chiara, che io avevo già conosciuto a Venturina, ma anche una nuova arrivata, la piccola Maia, nata quasi sei mesi fa. E visto che i bambini mi piacciono un sacco, mi faccio trascinare dalla sua allegria, cosa subito notata da Andrea. Il tempo che tutti ci sistemiamo un po’ (io avevo una maglia di ricambio nello zaino…) e andiamo, a piedi, ad un ristorante a poche centinaia di metri dalla loro casa. La cena è davvero ottima, ma non ci tratteniamo più del necessario per non fare troppo tardi, visto che poi Andrea mi deve accompagnare con l’auto a casa di mia zia. Ma il tempo per un rito immancabile di ogni incontro tra aquile bariste lo troviamo… Cosa? Un bel bicchierino di nocino opera del mitico Frizz!
La giornata sta per concludersi. Io e Andrea lasciamo Chiara e Maia a casa e ci mettiamo in macchina per tornare da mia zia. Arrivati qui ci salutiamo, ma sono saluti brevi. Domani sera ci rivedremo…Si, sabato. Per me non sarà un giorno qualunque.
Giornata 3 – Sabato 8
Mi alzo verso le 7 dopo aver dormito pochissimo, un po’ per le belle emozioni vissute la sera prima, un po’ per quello che mi attende la mattina dopo. Fosse stato per me, Andrea mi avrebbe potuto anche lasciare già la…La dove?
A Mandello del Lario, dove nascono le Moto Guzzi!
Verso le 8.30 io e i miei cugini siamo pronti per partire. Paolo vorrebbe prendere il navigatore perché non è mai stato a Mandello. Io lo guardo e gli dico: <<No, a Mandello vi ci porto io>>. Io, che a Mandello non ci sono mai stato… Siamo sulla statale, abbiamo da poco superato Lecco quando ad un tratto compare un cartello, c’è scritto che la prossima uscita è quella per Mandello. L’emozione comincia a crescere in maniera esponenziale. Divento insofferente, non vedo l’ora di arrivare davanti a quella fabbrica, dove sono nate le mie due Guzzi. Passiamo per Abbadia Lariana, poi una di quelle classiche indicazioni stradali ci dice che siamo sul territorio di Mandello. E mi verrebbe voglia di baciare il suolo. Ad un tratto arriviamo ad un incrocio, e un piccolo cartello con su scritto “stabilimento Moto Guzzi” ci invita a girare a destra. La strada passa sotto la ferrovia, e subito dopo si mostrano a me quei muri carichi di storia che riconosco immediatamente, pur non avendoli mai visti prima.
Siamo in via Parodi, davanti alla mecca dei guzzisti.
La macchina non è ancora ferma del tutto e io sono già con la portiera aperta. Mi catapulto davanti al cancello rosso. Dopo 3 anni di guzzismo sono riuscito a realizzare il sogno di vedere “la fabbrica”. Forse farei meglio a non scrivere nulla, sarebbe meglio non provarci proprio a raccontare le emozioni e i brividi che ho provato in quei momenti. Ma qualcosa sento di doverlo scrivere. Perché certe cose sono più belle se hai la fortuna di poterle condividere con qualcuno.
Poggio la mano sul cancello ed è come fare un viaggio nel tempo e nella storia. I miei primi pensieri sono andati alle due Aquile che ho la fortuna di possedere. “Imoletta” e “Splendida”, che hanno lasciato Mandello rispettivamente da 24 e 10 anni. E non ho alcuna difficoltà ad ammettere che i miei occhi sono diventati lucidi pensando che sotto quei capannoni, pezzo dopo pezzo, hanno preso anima e corpo quelle 2 moto che dopo anni sarebbero diventate mie. Averi voluto averle li con me, anche per farle rivedere il loro nido!
Poi ho pensato a tutta la storia che è li dentro. A tutto quello che quei muri hanno visto, a tutti i personaggi straordinari che hanno creato dei miti a due ruote. Guzzi, Carcano, Todero e tantissimi altri uomini più o meno noti hanno lavorato e vissuto tra quelle pareti, che fosse per me non andrebbero nemmeno tinteggiate. Ma si sa, i monumenti vanno restaurati. Si, ho usato la parola monumento, e allora? Per me quella fabbrica è un monumento, e ora andatelo a spiegare a chi non la pensa così e che magari vorrebbe liberarsi di Mandello…
Dopo aver passato diversi minuti in un’altra dimensione, ritorno sulla terra e scatto alcune foto. Ovviamente, in qualcuna ci sono anche io! Mi sento così strano e felice che se lo spiegassi non mi capirei…
Lasciamo momentaneamente la mecca per recarci presso un vero e proprio santuario del guzzismo, la concessionaria Agostini, che dista qualche centinaio di metri. Qui ci accoglie Alis Agostini, figlia del leggendario Duilio, insieme ad alcuni del suo staff, tra cui il mitico meccanico Ube, e a quello di Anima Guzzista. Ci sono, tra gli altri, il Presidente Alberto Sala e Goffredo Puccetti, autore del bellissimo libro da me ribattezzato “vangelo grigio”. Inutile sottolineare che anche qui si respirano storia e passione. Pian piano arrivano gli tutti i partecipanti al privo evento invernale di Anima Guzzista. Come accade in tutti gli incontri come questo, finalmente si danno un volto e una voce a tante persone mai viste prima e conosciute sul web! Rivedo con piacere Fabio il Califoggiano e Sam, conosciuti una settimana prima in Puglia. Chiamo anche a casa, per dire ai miei genitori dove sono…Con la speranza che un giorno possano capire fino in fondo cosa rappresenta per me questa passione.
Tra le tante moto nuove e storiche esposte nella concessionaria due attirano in maniera particolare la mia attenzione, anche se per motivi opposti. La prima è la moto che ha portato l’Ing. Giuseppe “Naco” Guzzi a Capo Nord, per questo ribattezzata Norge. La seconda invece è una gemella della mia Imoletta!
Il programma della mattinata prevede due gustose alternative. La prova delle moto e la visita al museo della Guzzi, che, per chi non lo sapesse, si trova all’interno della fabbrica. Io scelgo la seconda, anche perché avremo un cicerone d’eccezione, Vanni Bettega, memoria storica degli ultimi quarant’anni di vita della Moto Guzzi. Io e gli altri visitatori ci ritroviamo all’ingresso della fabbrica verso le 10. Prima di entrare nel museo, sento il bisogno di parlare con qualche amico guzzista che non è li per raccontargli le mie emozioni. Chiamo il guzzzifoggiano Carmine, che subito si accorge che la mia voce è rotta dall’emozione.
L’apertura del cancello mi da un’altra scarica di adrenalina…Anche se per poche decine di metri, stiamo camminando all’interno della fabbrica. Quando finalmente siamo nel museo, la prima moto esposta non può che essere la prima costruita da Carlo Guzzi, la G.P. 500, e subito Vanni comincia ad inondarci di informazioni tecniche e curiosità.
E’ un susseguirsi senza pause di moto che hanno fatto la storia sia in pista che in strada, come in cielo così in terra. Sarò banale, ma per me il pezzo più pregiato è la Otto Cilindri 500. E penso che sia così per tutti. Pensata dall’Ing. Giulio Cesare Carcano, è da molti considerata “la più straordinaria macchina a due ruote di sempre”, che con il suo frazionamento così spinto è la prova del grandissimo livello raggiunto dal Reparto Progettazione.
Oltre che meraviglia e venerazione, provo anche rabbia, perché nel corso degli anni si è dispersa una gran quantità di energia e di forza creativa, e così l’Aquila è stata spesso costretta a svolazzare a bassa quota, mentre il suo posto è nell’olimpo delle moto. Con mia grande sorpresa, anche qui ho visto una moto identica, anche nel colore, alla mia V35 Imola II.
Altra moto che non può lasciarmi indifferente è la California 850. Posseduta da mio padre, è stata la freccia di cupido che mi ha fatto innamorare della Guzzi… Non so che darei per poterla guidare, e chissà magari un giorno riuscirò a trovarne una e a comprarla (sognare non costa nulla).
La visita al museo si conclude, purtroppo i reparti e la galleria del vento non si possono visitare. Confesso candidamente che ho pensato di nascondermi da qualche parte e di restare li.
Torniamo tutti da Agostini. Giusto il tempo di salutare i nuovi arrivati e di comprare qualche gadget di Anima, e io e i miei cugini torniamo a casa per il pranzo. Ma tornerò presto tra i miei amici guzzisti. In serata c’è il momento forse più atteso del uinterparti, la cena.
Il pomeriggio sembra non voler passare. La voglia di essere al ristorante al più presto è tanta. Come concordato la sera prima, verso le 18.30 mi viene a prendere a casa di mia zia Andrea. Unica differenza, il mezzo di trasporto. Non l’auto, ma il suo bellissimo V11 Sport. Oltre che del sellino, dovrò essere ospite di un suo casco! Viaggiamo tranquilli verso Mandello, il ristorante è li, e con mia grande gioia passiamo anche per via Parodi. La parte finale della strada per raggiungere il ristorante non è proprio bellissima, con delle discese molto ripide, che evidentemente al ritorno saranno salite…
Sbrigate le questioni finanziarie (il Tatuato non faceva passare nessuno gratis alla dogana…), siamo tra i primi ad entrare nella sala, e pian piano arrivano tutti gli altri. Come ho già scritto più sopra, questa è l’occasione buona per conoscere tanta gente mai vista prima. Vedo per la prima volta Katia la Piratessa, Antonio “Ice966” (visto antò, ci siamo incontrati!), Lori “Breeze”, Giordano “il pirata”, Cinzia “CinCin”, e ci sono anche Francesco “Pessimo elemento” con Michela, il gruppo anconetano e tantissimi altri che purtroppo non posso citare per problemi di spazio. Eravamo più di cento!!! E così la cena diventa una serie di incontri nell’incontro, ad esempio ci sono parecchie Aquile Bariste e frequentatori del Bar di Tulla, che puntualmente si siederanno vicino, creando come sempre scompiglio, mangiando più di ogni altro settore della sala, e facendo volare via le bottiglie di vino come se arrivassero al tavolo già vuote…Non manca la telefonata ad un amico lontano, e stavolta tocca a Salvatore Accardo, che risento sempre con piacere.
La cena è stata ottima, la compagnia fantastica, così come la musica della band ufficiale di Anima Guzzista! Insomma, spero si sia capito, è stata una serata indimenticabile. La mezzanotte è passata da un pezzo, abbiamo preso anche la torta e il caffè, e io e Andrea decidiamo che è meglio andar via, visto che io sono ospite di mia zia e non di un albergo, e lui la mattina seguente deve lavorare. Anche se è difficile e un pizzico di tristezza ci assale, cerchiamo di salutare quanta più gente è possibile e andiamo verso il V11. Quando stai così bene vorresti che serate come queste durassero di più, molto di più.
Ci mettiamo in marcia con andatura calma, sembra che vogliamo allontanarci dal ristorante il più lentamente possibile. Quando poi arriviamo davanti alla fabbrica, alziamo entrambi la mano sinistra in segno di saluto, e di rispetto. Andrea quasi si ferma e fa un’accelerata col motore in folle, quasi volesse che l’urlo della sua moto arrivasse fino ai reparti più lontani dalla strada. Non so nemmeno io il perché, ma quella sgasata mi ha dato un’emozione quasi violenta. Anche questo non lo dimenticherò mai.
Dopo una mezz’oretta scarsa siamo sotto la casa che mi ospita. E stavolta non è come la sera precedente, quando i saluti erano stati più leggeri. Ci tocca salutarci come fanno due amici che sanno di dover aspettare molto tempo prima di rivedersi. Grazie di tutto, Andrea!
Ma soprattutto, grazie a tutti quelli che come me hanno l’Anima Guzzista!
Giornata 4 – Domenica 9
Nonostante abbia dormito pochissimo, alle 9 io e Luigi siamo già pronti per salutare calorosamente i nostri cari zii che ci hanno ospitato. Causa sciopero delle FS, abbiamo anticipato la partenza da Milano dalle 15.10 alle 11.10, alle 10 siamo già in stazione accompagnati da Paolo. Non ci resta che aspettare il nostro treno. Il viaggio è meno tranquillo dell’andata, arriviamo anche con un’ora di ritardo a Napoli.
Durante il tragitto non ho fatto altro che ripensare a ciò che avevo fatto, visto e vissuto. Spesso controllavo a fatica il sorriso che in automatico si mostrava sul mio volto. Tra un cruciverba e qualche canzone ascoltata col lettore mp3, ho scritto una bozza di questo racconto, sentendomi rigenerato. E subito è tornata nella mia mente questa frase, che ho fatto subito mia e che riporto integralmente, con la quale saluto affettuosamente tutti voi che avete letto queste mie (tante) righe:
Il personaggio che ha scritto questi appunti è morto quando è tornato a posare i piedi sulla terra d’Argentina, e colui che li riordina e li ripulisce, io, non sono più io; per lo meno, non si tratta dello stesso io interiore. Quel vagare senza meta per la nostra “Maiuscola America” mi ha cambiato più di quanto credessi.
Ernesto Che Guevara.