di Enzo Nasto (enas84)
23/09/2008
La sveglia biologica mi fa alzare verso le 7 dopo un’altra notte un po’ tormentata. Questo periodo è uno dei più turbolenti della mia vita. Una notizia non proprio piacevole mi ha travolto, sono tornato ad essere single, un lupo solitario come una volta, come mi piace definirmi, e, dulcis in fundo, la mia California, la mia Splendida, è ferma col cambio completamente fuori uso. Insomma, ce ne è abbastanza per non dormire la notte. Ma se la vita e il destino con me spesso crudeli mi hanno insegnato a fare a meno di “qualcosa” di veramente importante, ancora non sono riusciti a farmi passare la passione per l’Aquila, e non ci riusciranno mai. E’ una bella mattinata quasi primaverile, e io apro gli occhi con un nuovo sole dentro e con la voglia di riappropriarmi della mia California e della mia passione. Decido, senza pensarci troppo, di smontarla io per poter sistemare il cambio. Ha inizio la mia avventura di meccanico, un’avventura fatta di passione, di mani scassate, di scottature e di perni tagliati con la forza.
M’impossesso di un parte del garage destinata alle “varie ed eventuali” (appunto), e ci porto la moto. Recupero alcuni semplici “ferri del mestiere”, che ripongo in maniera un po’ grezza, lo ammetto, in un contenitore di legno per la frutta, e mi siedo per qualche minuto accanto alla moto. Confesso di averla guardata in maniera un po’ sconfortata. La volontà e l’arte di arrangiarsi non mi mancano, ma non mi sono mai cimentato con qualcosa del genere. Papà mi guarda e dice: <<Sei ancora in tempo per portarla da un meccanico>>. Gli rispondo, scacciando via quelle paure: << No, lo faccio io>>. E mi metto all’opera!
Anche se col senno di poi sarebbe stato meglio lasciare “attaccati” quanti più pezzi possibile, inizio a smontare con l’idea di separare ogni pezzo da quello che gli sta vicino…
Tolgo subito gli specchietti, la sella, la batteria, il serbatoio, gli scarichi e il telaietto posteriore che comprende il porta pacchi, lo schienale per il passeggero e i supporti per le borse, e anche il parafango. E vedendo Splendida così, che perde i pezzi, mi viene il primo colpo di una lunga serie. Devo proprio avere un cuore forte! E così, pian piano, i pezzi della mia moto si separano e tornano liberi, com’erano nella fabbrica di Mandello più di dieci anni fa. Poi passo al gruppo “airbox-collettori-carburatori, e qui cominciano i problemi. I due perni che fissano al telaio la staffa che fa da supporto alla sella, al serbatoio e all’airbox, non si svitano nemmeno bestemmiando in tutte le lingue del mondo. Mio malgrado, sono costretto ad usare la forza, e a “decapitarli” con la smerigliatrice. Dopo aver tolto l’odiato airbox (che non rimetterò più…), praticamente vedo solo motore, telaio, ruote e cablaggi vari. A questo punto creo un basamento con dei mattoni e dei pezzi di legno sotto il motore, per poter smontare le ruote, anche quella anteriore, visto che ho un disco spaccato causa blocca disco dimenticato, episodio che mi ha fatto giurare che non lo avrei usato mai più, e di tornare alla cara, vecchia catena!
E’ ormai ora di pranzo, e prima di concludere questa mia prima (mezza) giornata di lavoro tolgo anche il forcellone. Intorno al motorone, quella V ormai simbolo mistico per noi guzzisti, rimangono sempre meno pezzi.
24/09/2008
Stacco gli ultimi cablaggi che erano ancora al loro posto e sono pronto per sollevare la parte superiore del telaio, lasciando letteralmente a terra il gruppo motore-cambio con le due semiculle inferiori e il cavalletto centrale. Visto che papà è a lavoro, mi faccio aiutare da mammà, che si presta ben volentieri a fare da collaboratrice (ogni tanto le chiedevo un bel caffè), dubitando però, anche se col sorriso sulle labbra, che io riesca a ricomporre quel puzzle incredibile che è diventata la mia moto! E’ ormai ora di pranzo, e anche se mi dispiace non poco, devo per forza fermarmi, visto che mi attende un bel po’ di lavoro allo studio (le disgrazie non vengono mai sole).
25/09/2008
Come al solito riprendo di buon ora, ma devo fare qualcosa di più soft. Smonto velocemente il cavalletto centrale, le due semiculle e il motorino di avviamento, e non mi resta che svitare i sei perni che mantengono uniti motore e cambio. Tutto questo avviene senza difficoltà. Ora però il mio lavoro è finito, non me la sento di aprire il cambio, e così chiamo un mio caro amico, che era stato preventivamente “allertato”, il Sig. Vincenzo Pascariello, per me San Vincenzo da Sarno. Devo portare il cambio da lui, prendiamo appuntamento per il giorno seguente.
Alle 9.30 stiamo già aprendo il cambio, mai termine chirurgico fu più azzeccato, pregando che i danni siano limitati. Dopo un’attenta ispezione la sentenza è questa: cuscinetto dell’albero primario rotto, e una forchetta con curvatura preoccupante. Sostituiamo questi due pezzi e richiudiamo. Potrei anche ritornare già a casa con il cambio, ma preferiamo ricontrollare con calma. Ci rivediamo il giorno dopo…
28/09/2008
E’ domenica, è ovviamente la passo lavorando. Inizio a rimontare solo il minimo indispensabile, visto che si tratta di una prova, in quanto la certezza che il cambio vada bene non posso averla. Nel pomeriggio sono pronto permettere in moto, e non nascondo che un po’ di emozione c’era. Premo il pulsante “Start”, la V riprende subito vita, ma dopo pochi secondi succede qualcosa che mi lascia senza parole: il motore sale di giri senza che io acceleri. Spengo e riaccendo più volte, ottenendo sempre lo stesso sgradevole risultato. Lo sconforto mi prende, gli smadonnamenti non si contano più. Così decido di chiamare l’amico guzzista Pasquale (Pask73), che mi suggerisce di controllare che i cavi del gas stiano al loro posto, senza essere tesi. Visto che la giornata era ormai finita, lo faccio il giorno dopo. Sistemati i cavi, che apparentemente non presentavano problemi, così come lo sdoppiatore, avvio e il motore non fa più brutti scherzi. Posso finalmente provare il cambio. Il battito cardiaco aumenta, il piede sinistro trema quando sta per toccare il bilanciere. La prima entra senza problemi, e faccio girare per qualche attimo così. Provo ad inserire la seconda. Che non entra. Prima-folle, folle-prima tutto ok, ma la seconda non ne vuole sapere. C’è ancora qualcosa che non va, ed è inutile che vi descriva il mio stato d’animo in quel momento… Un po’ per la rabbia, un po’ per gli impegni di lavoro, fermo i lavori per qualche giorno. Poi chiamo il Sig. Vincenzo e gli racconto tutto, e rimane senza parole. Ci vediamo la domenica mattina, è il 3 ottobre, ma con poche speranze di ottenere miracoli. E infatti il miracolo non avviene. Devo smontare di nuovo. Gli dico che il cambio sarà di nuovo da lui quanto prima. Detto fatto, e così nel tardo pomeriggio ci rivediamo. Direi miracolosamente, visto che quel giorno avevo tra le mani anche il vino. Non chiedetemi come ho fatto a fare tutto questo in quella giornata perché non lo so nemmeno io…
Il lunedì pomeriggio il cambio è di nuovo aperto, non c’è nulla di rotto, i vari pezzi sono perfettamente integri. Forse il problema c’è stato nel rimontaggio. Sono cose che possono capitare, purtroppo. La mattina dopo questo benedetto cambio arriva a casa mia con tanto di consegna a domicilio. Il sig. Vincenzo è sempre gentile e disponibile!
Dopo qualche giorno di inattività, riesco ad unire motore e cambio, monto di nuovo solo lo stretto necessario e provo. Questa volta va tutto bene! E che rumore che fa la mia moto senza silenziatori! Essendo ora più tranquillo, mi dedico a sistemare e lavare tutti i pezzi ancora smontati che ne hanno bisogno. L’assemblaggio procede bene, anche se un po’ a singhiozzo. Nel frattempo ho anche comprato i cornetti di aspirazione, visto che come avrete capito, l’airbox mi sta proprio antipatico… Tra le tante cose, ho sostituito il disco anteriore, e anche qui è dovuta intervenire la smerigliatrice, visto che i perni volevano restare al loro posto…
E’ il 17 ottobre ormai, e nonostante sia di venerdì, Splendida esce dalla “sala operatoria” sulle sue ruote, anche se ancora incompleta. Infatti, visto che il tempo è più che primaverile, continuo a lavorare all’aria aperta. Unica nota dolente è l’impianto frenante integrale, visto che non riesco a fare lo spurgo a causa delle viti che sono completamente bloccate (la maledizione continua). Ma in questo momento di questo problema non mi preoccupo affatto. Lunedì 20 “lei” è pronta per un veloce giro di collaudo. E io? Si, sono pronto anche io, emozionato come quando l’ho guidata per la prima volta. Pochi chilometri per controllare tutto, faccio molta attenzione perché posso contare solo sul freno anteriore. Va tutto bene, tutto funziona, ma soprattutto non perdo pezzi per strada! Manca solo una messa a punto generale (carburazione, punterie, freni), e a chi rivolgermi se non a lui, a San Vincenzo da Sarno? Splendida resta da lui per 24 ore. La vado a prendere il 23 ottobre, è giovedì, giusto in tempo per il fine settimana. E infatti ci scappano un paio di giri in costiera, e la domenica vado, anzi andiamo, io e “lei”, all’incontro di Morino (AQ) organizzato da Daniele “SinSp1910Le”. Quasi 800 km in tre giorni senza il benché minimo problema, posso essere orgoglioso del lavoro che ho fatto.
Forse se la mia moto potesse parlare mi ringrazierebbe, perché mi sono preso cura di lei, perché l’ho “aggiustata”, ridandole la possibilità di macinare chilometri. Sono io invece che devo ringraziare lei e questa passione, che mi fanno stare bene più di ogni altra cosa al mondo. Pensavo ad una delle persone che mi hanno insegnato di più, che mi hanno fatto crescere. Ambrogio Fogar, uno dei miei miti. Queste sue parole le ho sempre davanti agli occhi, così quando proprio la vita diventa dura, le posso rileggere senza avere bisogno di un libro: <<…basta una bolla d’aria rubata ad una grotta ideale, sommersa dal mare, per dare la forza di continuare…>>
Grazie all’Aquila di Mandello, che mi afferra e mi fa volare con lei, io di “bolle d’aria” ne ho tante. Premere il pulsante e sentire la V che si rianima, stringere il manubrio a corna di bue, poggiare i piedi sulle pedane larghe e con il sinistro azionare il bilanciere.
E potrei continuare ancora…
Ringrazio tutti coloro che hanno letto queste mie righe, spero di non avervi annoiato troppo.