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In missione per conto di Dio

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Report telegrafico di una domenica minchiale
di Samside

Sveglia alle 9.00.

Doccia, barba, scarpa di pelle nera, pantalone di velluto nero, camicia in doppio cotone ritorto, giacca e guanti di pelle, integrale.
Raggiungo la chiesa dove oggi si sposa Matteo, l’ultimo degli ex compagni di classe con i quali c’è ancora qualche rapporto, che ancora non ha la fede al dito (a questo punto manco solo io ….).
Mi guardo intorno e secondo me sono il più figo di tutti.
Anche se gli sguardi di chi ho intorno paiono dire tutt’altro.

Ma non è questo il problema.
Il problema è che io odio le cerimonie tutte, i matrimoni in particolare.
I matrimoni ai quali vado in moto, e quindi non posso bere, sono quelli che proprio non sopporto.
Problema che diventa più grande se la chiesa è proprio di fronte alla rotatoria che unisce la statale alla strada per Urbino.
E dietro ci sono le Capute.
Finite le quali, si fanno un’altra trentina di chilometri di curve, prima della Trabaria.
Problema che diventa gigantesco quando è domenica, il cielo è limpido e l’aria è fresca.

Tolgo il casco, tolgo i guanti, apro la giacca.
Alzo lo sguardo, lo riabbasso.
Mi passano di fronte in rapida sequenza una Ducati, una mucca e una giappa non identificata.
Mi guardo intorno.
Un sorriso, forse un pò desolato, ma sincero.
Mi chiudo la giacca, mi metto i guanti, il casco.
Accendo.

Si avvicina Lorenzo che mi fa “Ma a pranzo vieni ?”
Io gli rispondo “Forse si” e parto ridendo come un imbecille dentro al casco.
Non tanto perchè so benissimo che non ci andrò, quanto perchè mi rendo conto di guidare una Guzzi vestito da mucchista.
Complice il fatto di conoscere le strade a menadito, mi diverto.
Mi diverto da morire.
Mi diverto così tanto che in alcuni momenti ho quasi la sensazione di saper guidare almeno un pò sto ferro maledetto.
Che respira che è una meraviglia, che sta bene, e che mi fa star bene come un bambino con il suo gioco preferito.
Non penso ad altro che a divertirmi e non incontrare posti di blocco.
Il primo me lo segnalano a tempo debito, chiudo e ci passo davanti a 3000 giri.
Occhiataccia il primo, occhiataccia il secondo, sguardo ebete del pirlota, e pedalare.
Il secondo non me lo segnalano affatto, e chiudo nell’ istante in cui vedo l’omino blu in mezzo la strada.

Non una gran mossa, potrà sembrare, ma faccio davvero tanto baccano.
Mi guarda brutto, bruttissimo, ma la paletta non la alza.
Mi guarda bruttissimo, ma ora anche un pò incursiosito, e ‘sta paletta continua a non alzarla.

Sono passato, ma a questo punto non c’è più nessun rumore.
O quantomeno, nulla è percepibile, se non l’odore che lascio in scia.

Arrivo in cima alla Trabaria, e mi fermo, perchè ho bisogno di assorbire un pò di questo sole.
Ho le ossa ghiacciate.
Si, perchè l’aria è fresca quando, sul livello del mare, stai in piedi, fermo, sotto il sole.
L’aria è fresca e tu stai da Dio.
Ma se quel giorno di aria fresca è il 5 di ottobre, e tu con la moto arrivi intorno ai 1300 andando ad andatura arzilla-medio-spedita, è il motore a stare da Dio.
Tu che lo guidi con la scarpina fescion, il pantaloncino figo e sotto la giacca, solo la camicia stilosa, sei un emerito minchia.

Scambio due chiacchiere con il ducatista che mi ha sverniciato senza pietà, e che mi guarda con disprezzo.
Penso tra me e me:
“Si, ok, mi hai dato paga. E allora ?

A parte che io mi stavo facendo gli stramaledetti miei, ma tu ….

Si, dico a te: tu, ti sei visto ?

Hai una moto che fa cagare.
Tutta kittata e tutta personalizzata …. e c’hai lasciato i db killer.
Sei vestito come un fighetta …..”

“………”

“Ah, ecco perchè mi guarda con disprezzo ….. si, dai, la moto non è proprio bella, però due o tre spunti interessanti ci sono”.

Gli spiego il perchè della mia mise, e ne riguadagno il rispetto, prima che mi saluti, per lasciare posto al V-Stronz munito.

Ragazzo simpatico, solare, amante della moto, ma non appassionato.
Apre il bauletto, tira fuori un thermos e si versa un caffettino caldo (bastardo, la moto fa schifo, con il bauletto è inguardabile ….. ma lo invidio parecchio).
Conosce diversi modelli, viene da un Transalp, ma insiste con ‘sto “il monocilindro”, “il bicilindro”,…..
Chiacchieriamo, e intanto vedo che ogni tanto, dietro agli occhiali da sole, allunga gli occhi verso la mia.
GS e Stelvio costavano troppo, così da poco ha comperato il V-Stronz, e ne è più che soddisfatto.
Le Guzzi lo affascinano, ha guidato una Brevina e gli è piaciuta molto, ma costano troppo, e troppo grande è l’incognita affidabilità e assistenza.

E allunga gli occhi.

“Ma guarda che ora le Guzzi sono moto affidabilissime…”
“Ma guarda che ci sono degli ottimi usati ….”
“Ma guarda che quelle che a te sembrano moto affidabili, in realtà hanno tanti problemi …”
“Ma guarda che non ci sono più le mezze stagioni, e se si stava meglio quando si stava peggio, l’importante è unire l’utero al dilettevole ….”.
“E blablabli….e blablabla”.

E allunga gli occhi.

“E allora se lo vuoi proprio, ‘sto colpo di grazia, io te lo do.”

“Ascolta, io me ne vado.
Prima però appoggia il culo sulla mia moto, così capisci perchè ti affascinano”.

Cazzo, non aspettava altro: mi giro per togliere il casco dal serbatoio e i guanti dai coprivalvole (sborone …..) e lui è gia li che scalpita.
Mette una gamba dall’altra parte, la solleva dal cavalletto, e gli si legge la paura in faccia.

“Accidenti, pesa !!”.

“Pesa solo da ferma, poi quando vai in giro non pesa più.
Gira la chiavetta, fai fare il check, e poi accendila”.
Accesa.

Lui cambia espressione e colore.
E non dice niente.
Mani sulle manopole, sguardo perso nel vuoto.

Mi sembra più patacca di me.

“Dai una sgasatina”.

Sgasatina-ina-ina.
Ghigno.

Sgasatina-ina.
Sorriso

Sgasatina.
52 denti.

Sgasata.
Coito non interruptus.

“Ma ascolta, vicino casa mia, dov’è che posso provare una Guzzi ?”.
“Vicino casa tua non so, comunque sabato prossimo prendi tua moglie, fai un giro fino a Macerata, e arrivi in corso Cavour.
Li vedi l’insegna, e mentre tua moglie parla con la Lidia, tu parli con Roberto”.

Io ancora non mi sono ripreso del tutto dal freddo, ma intanto salgo, lo saluto e lo lascio, sorriso ebete e chiazza sui pantaloni.
Se avessi avuto un’ hornet, avrei fatto la strada più breve.
Purtroppo però ho un V11, quindi finisco la Trabaria, un pò di E45, Scheggia fino a Gubbio, Contessa e via a casa attraverso le colline, per saltare la statale.

Era da tempo immemore che non prendevo tutto ‘sto freddo, e il cellulare è pieno di messaggi che vanno dal “Ci sei mancato” al “Non si fa così”.

Li perdono.

Ero in missione per conto di Dio, ma non possono saperlo.

Ed è inutile spiagarglielo.

Non mi capirei.

 

© Anima Guzzista