Premessa
Un uomo diventa adulto il giorno in cui una ragazza gli dà del lei.
Ero un eterno adolescente succube di tette e culi che inseguivo libero guidato dagli ormoni sui prati come fossero farfalle.
Ogni generazione ha avuto le proprie donne ideali di riferimento: la Pampanini e la Mangano, la Lollobrigida e la Loren…la mia donna ideale aveva il viso di Gloria Guida, il culo della Cassini, le tette della Bellucci ed il “calore” di Moana…
Entrai in ascensore con la vicina di casa, una ragazza con gli short pari chiappa di ordinanza ed il solito toppino senza reggiseno (siori e siore sta su! magia!). Occhialoni da sole lei, rayban io. Sorrisetto antico e finto il mio, imparato a 12 anni da Tony Manero; atteggiamento autentico-annoiato lei. Tatuaggi tanti lei e pure piercing al naso, sulla lingua e all’ombelico. Io no. Nei venti secondi che ci tengono vicini cerco un argomento di conversazione e le parlo delle ferie e del viaggio che vorrei fare. E lei mi ascolta vagamente interessata. Sono lì che penso ai passi successivi immaginando sviluppi…le solite cose che immaginiamo sempre noi maschietti via…quando lei salutandomi mi fredda con un “Buona giornata Signor Nedo”.
– Ecco vuoi rovinarmi la giornata? Dammi del tu dai!
– E mi scusi ma non mi riesce!
Come non ti riesce? Che vuol dire?
…sì cara ragazza capisco che tuo padre ha pochi anni più di me, ma non sono poi tanti gli anni di differenza su…quanti saranno? Dieci, quindici…
– sono del ’92! -….macché…prendo il cellulare e calcolo la differenza di età…?? No dai…ricalcolo…!!!?!?!
Senza dubbio un limite di anni concretamente invalicabile. In quell’attimo ho capito che era finita…la mia vita.
No, non è corretto, lo sapevo bene che non era ancora finita, perché noi umani abbiamo risorse infinite e pure straordinarie capacità di adattamento (altrimenti non avremmo vinto la sfida col resto degli esseri viventi). Ma era comunque morto un pezzo importante di me in quel “lei”…lì se non sei proprio scemo ed hai un poco di dignità, capisci che è giunta l’ora di …diventare adulto.
E che fa l’uomo adulto? Come si relaziona con l’altro sesso? Bè ho osservato molti di voi di Anima Guzzista ed ho ascoltato molti discorsi “saggi” nelle lunghe serate semi alcoliche ai raduni quando il vino tira fuori dall’anima le Verità…vi ho visti sentenziare con quell’aria di superiorità sotto i baffi imbiancati…
– Sono altre le cose da apprezzare in una donna…
– Come altre? A me le donne sono sempre piaciute per questo questo e questo! Eh! E mi son sempre trovato bene! – ribattevo io.
– Sì ma vedi, non sono poi cose così importanti. Ciò che conta è avere accanto una persona bella dentro, con cui passi volentieri del tempo perché ti è affine, con la quale ci sia una bella sintonia e comunicazione…una donna intelligente insomma.
Ma si sa, la gente dà buoni consigli quando non può dare il cattivo esempio…
…allora ci ho pensato su, ci ho riflettuto un po’. Era indubbiamente arrivata l’ora di cercarla quella donna. Quella intelligente. Oddio in confronto a me anche una scimmia femmina è intelligente, dunque non avrei trovato difficoltà…
Ho cercato su internet le mete per il turismo sessuale intelligente ed ho scoperto che se Thailandia e Cuba sono le migliori mete per trovare le donne tutte tette e culi per adolescenti, le donne intelligenti pare si trovino in grandi quantità…sui Pirenei…
Il viaggio
E così in un giorno assolato del luglio 2016, caricata la moto di tante cose compreso costume da bagno, maschera e pinne, mi accingo ad affrontare il viaggio di trasferimento. Con me un caro amico di infanzia su moto innominabile. Nella mente il traguardo di giornata sarebbe Perpignan a oltre 800 km da casa mia. Tutto fila liscio in Italia dove troviamo poco traffico e voliamo veloci. Poi in Francia cominciano le mie personali peripezie coi caselli autostradali francesi.
Ho combattuto contro i caselli autostradali francesi ed i caselli hanno vinto.
Il fatto è che non ho carta di credito. Ho bancomat e carta di debito. Ma entrambe non funzionano sul suolo francese. Peraltro finisco rapidamente anche gli spiccioli ed i caselli hanno simboli per me sconosciuti e tutte scritte in francese nonostante la Costa Azzurra sia lì, così vicina all’Italia. Sbagliamo caselli avendo più o meno il 20% di indovinare quello giusto per le moto e che accetti pagamenti…in natura! Sì perché ad un certo punto ho pensato pure di pagare in quel modo. Per pranzo ci fermiamo ad un distributorino con annesso un piccolissimo prefabbricato con funzioni da autogrill. Lì due ragazzine da adolescenti (e quindi non mi riguardano più e non vi racconto quindi della quinta di Lucia e degli occhioni azzurri di Marja), mi sorridono e mi porgono il mio toast caldo all’esterno e congelato all’interno. Lo mangio intorno e butto il resto. Beviamo una cosa al volo e ripartiamo. Il sole picchia forte siamo oltre Marsiglia, anzi quasi a Montpellier mi pare. Ad un certo punto il mio amico segue le indicazioni su sfondo verde invece che quelle su sfondo blu. Ma in Francia le autostrade sono indicate in blu. Anche io sono convinto pienamente della scelta e ci ritroviamo a sperderci nella campagna francese alla ricerca di un distributore di benzina possibilmente aperto. Sono in riserva da un po’, ad occhio avrò un ventello di kilometri di autonomia ancora, ma di distributori manco l’ombra. Poi finalmente ne troviamo uno in un posto sperduto. Funziona solo con le carte, ma puntualmente rifiuta le mie. Noto che le pompe hanno le ragnatele. Il mio amico riesce a far funzionare la carta mettendo il codice, ma il distributore non si attiverà. In compenso al ritorno troverà nell’estratto conto una prenotazione di spesa di 128€, che a distanza di un mesetto verrà annullata d’ufficio. Lì vicino c’è un fabbricato industriale ed attaccato ad esso c’è un’abitazione con un orto ed un tipo di una certa età che aggiusta qualcosa. Mi avvicino alla recinzione e attiro la sua attenzione con quelle tre parole di francese che tutti conosciamo ma che non so scrivere correttamente (excusemuà, lejesonfer, rienvaplus, le cocsportif, jesuìcaterinedenev, jenoparlèfransè, silvuplè, l’addisiòn, endotruacatrsencsissetwitnefdis). Dopo di che, mischio italiano, inglese, spagnolo e francese ed il tipo in questione si allarga in un sorrisone e mi risponde in un italiano con inflessione siciliana facendo scattare subito una simpatia e quel calore di casa che in tre ore di Francia avevo già ampiamente perduto. Mi racconta che suo padre era di Noto in Sicilia e che era emigrato lì nella Camargue per lavorare in miniera e che lui lo scorso anno era stato giù a Noto…e così via con la nostalgia dell’Italia che affiorava negli occhi e nel cuore…quando ci si allontana da qualcosa si scopre quanto si ama, quando ci si avvicina si scopre quanto si odia. Ed in effetti l’odio e l’amore sono le facce di una stessa medaglia.
Ci indica un centro commerciale a qualche km da lì che ha una pompa di benzina funzionante.
Poi continuando per statale arriviamo a Beziers dove decidiamo di “fare festa” per il primo giorno. Il sole è sempre alto anche se sono le sette di sera. Troviamo un albergo in un posto periferico. E’ un albergo (di una catena) prefabbricato ad un piano, particolarmente brutto e frequentato solo da uomini di origine nordafricana. Il prezzo per una doppia senza servizi in camera sfiora il trentello a testa con colazione. Vabbè, siamo stanchi, accettiamo e ci sistemiamo. E qua è tutto un programma: la stanza è un loculo per due. Il cesso è praticamente un modulo di plastica nel quale si accende la luce quando entri ma se non ti siedi sulla tazza si rispegne quasi subito. Non esistono bidè o lavandini, c’è solo il modulo doccia anch’esso in plastica che spara un getto stile lager nazista caldo/freddo senza pietà. Non ci sono estrattori di aria o almeno non li vedo. Per chiudere l’argomento dell’albergo vi dirò che la mattina la colazione (al costo di 5€ cadauno) è a “buffet” (ahahahaha) nella stanzetta che fa da reception e consiste in:
dispenser di fiocchi d’avena e altra cosa simile;
dispenser di sostanza bianca probabilmente yogurt;
macchinetta del caffè che butta della brodaglia assortita varia;
gli immancabili succhi di frutta industriali multicolori;
e le classiche confetture di marmellata e burro preconfezionati.
Il giorno seguente, dopo la lauta colazione sopra descritta, riprendiamo il nostro cammino in autostrada per Perpignan. C’è un forte vento bastardo trasversale a raffiche che soffia dalle bocche di Carcassone ed entra nel Mediterraneo che ci fa andare di bolina per chilometri. Mi sporgo dalla moto come fossi su un fly-junior, manca solo il trapezio e darei volentieri anche una mano di terzaroli. In compenso a mente fresca capiamo qualcosa di più dei caselli autostradali francesi, ma all’uscita di Perpignan sono realmente sollevato e felice di non vederli per un po’. Eppoi, comincia finalmente il godimento. O almeno dovrebbe…
Pirenei
…Andorra…
Avevo un itinerario stampato con le tappe, ma l’ho lasciato sul tavolo di cucina. Ma comunque ricordo a grandi linee i nomi dei paesi e dei passi da fare. Quindi, con l’aiuto del navigatore del mio amico, ci mettiamo sulla D117 per Maury. La giornata è tiepida e c’è il sole, ma il vento ci tiene freschi. Arriviamo al paese di Saint Paul de Fenouillet e cerco e trovo le indicazioni per le Gourges de Galamus. Il luogo è fantastico con questa strada stretta sullo strapiombo scavata nella roccia. Ci sarebbe anche un eremo (L’Hermitage Saint Antoine) da visitare interno alla roccia stessa, ma romba il cielo e si avvicina minacciosissima una perturbazione. Letteralmente scappiamo ventre a terra sui nostri cavalli di acciaio (epico eh!) inseguiti da tuoni e saette e pezzi di ghiaccio. Siamo più veloci del vento che ci soffia alle spalle.
Tornati sulla strada principale proseguiamo in direzione ostinata e contraria alla ricerca del Col de Pailheres…ma il cielo è sempre più nero e le nubi ci corrono incontro. Si fa scuro. Mi fermo e propongo l’unica idea sensata che ho avuto in quei giorni: l’inversione del senso del giro. Quindi ritorniamo indietro a Perpignan e puntiamo Andorra. Inseguiti dalla pioggia.
Imbocchiamo la n-116 da Perpignan per Andorra che nella prima parte è una superstrada, poi inizia una bella strada che sale con asfalto buono lungo laghi e fiumi e rocce. Salendo però cala la temperatura e mi ritrovo ad indossare pure la tenuta da pioggia per il fresco. Va detto che sono equipaggiato con abbigliamento prettamente estivo ma in compenso ho maschera e pinne con me…entriamo dai Pirenei orientali nei Pirenei della Catalogna e le bandiere a strisce orizzontali giallo rosse si sprecano…sui terrazzi, appese agli edifici pubblici, sulle torri e sui ruderi. Passiamo il Col de Puymorens a 1915 metri e fa freschino. Il paesaggio circostante è il tipico da stazione sciistica invernale con colpo di coda estivo. Prima di Puigcerdà giriamo sulla n-20. Il cielo è scuro e saliamo per il Pas de la Casa 2405 metri dal quale scendiamo ad Andorra La Vella. Sto dando una lezione di guida in salita a due customisti britannici quando la mia bella si mette a fare qualche capriccio di troppo. Ci sono 4 gradi in cima al passo e già mi immagino a cercare un meccanico che capisca qualcosa di Guzzi e penso che in fondo potrei pure seppellirla qua e tornare in nave via Barcellona. Ma l’amore vince e la mia bella riprende a funzionare decentemente.
Più sotto c’è un bel sole ed il cielo si è completamente aperto e la luce è quella vivida del tardo pomeriggio che qua ad ovest dura a lungo ma siamo in una conca e ben presto farà scuro. Ci fermiamo in una frazione di A.LaVella in un albergo in centro. L’albergo è decente appena un po’ da rimodernare per le rifiniture e gli arredamenti, ma molto migliore del prefabbricato francese della sera prima. Ci danno una camerona enorme con bagno completo ed in muratura al quinto piano. C’è anche un bel terrazzo fiorito che dà sul Pas de la Casa. Un buon panorama. Al costo molto contenuto di 27 euro a testa compresa colazione che si rivelerà vera ed ottima colazione da albergo medio italiano. Al quinto piano non arriva la wi-fi, allora dopo un lungo bagno, scendo nella hall per tenere qualche contatto via internet. E mi siedo in una poltrona che dà sotto una scala. L’avessi mai fatto! C’è un gruppone di ragazzi e ragazze francesi in una sorta di gita o di “campo estivo” ed era tutto un via vai di ragazze semi vestite per “uomo adolescente” che mi hanno letteralmente schifato. Ufff che palle! Sto cercando la donna intelligente e mi ritrovo circondato da ragazzine dalle gambe lunghe e tornite e dai culi di marmo. No, così non va.
Usciamo a cena sul tardi pensando che gli orari fossero più spagnoli che francesi ed invece in giro c’è pochissima gente ed i locali recano scritto come orario di chiusura 22,30 o 23,00. Minchia. Mangiamo qualche crepes assortita bevendo un par di bottiglie di birra spagnola a testa e poi la splendida padrona del locale, una tipica donna molto intelligente e peraltro fisicamente uguale uguale a Maga Magò, ci butta fuori. Gironzoliamo un po’ in giro nel fresco della sera. C’è un bel centro sportivo con campi da tennis ed un curatissimo campo multiuso (calcio, rugby, calcetto…). Sotto c’è un piccolo capannello di persone intorno ad un ragazzo che firma autografi su magliette. Più in là un set fotografico di una nota marca sportiva. Andorra, essendo paradiso fiscale, è residenza di molti atleti dal calcio, al ciclismo, al tennis. Chissà chi era quel ragazzo. Camminiamo fino a tornare al nostro albergo, passando davanti ad un museo dell’auto purtroppo chiuso. Ad Andorra la benzina costa 0,9 euro al litro, non si pagano tasse ed ho visto tante belle auto di lusso… In albergo mi rimetto su internet in un’altra poltrona che dava di spalle alla famigerata scala…ma stava di fronte ad una porta che andava nel seminterrato. E nel seminterrato c’era la Spa o beauty farm dove una parte del gruppetto delle ragazzette francesi con qualche loro coetaneo, si era data appuntamento per un party clandestino ed era tutto un via vai di ragazzine in pigiamini o pantaloncini e magliettina tutte chiaramente in fuga dai propri letti. E sono affiorati ricordi dolci ed amari dei miei ventanni…ero in settimana bianca con amici…la sera mentre gli altri riuniti chiacchieravano e rollavano di nascosto in un salone, facevo finta di andare a letto e aspettavo Alessandra nel buio di camera mia. Poco dopo lei entrava di soppiatto ad accordare i nostri corpi in incontri clandestini interminabili…Ho pregato sette divinità differenti per trasformarmi in un brufoloso ventenne per scendere giù con loro. Come effetto ho ottenuto due rughe in più intorno agli occhi…per l’invidia!
Torno in camera e mi addormento con un modesto giramento di coglioni.
…Spagna…
Il giorno dopo, la colazione è degna di un campione a parte l’espresso alto cinque dita che la donna intelligente della reception mi prepara. Lei è carina ed affabile e per la prima volta riuscirà a far funzionare il mio bancomat. Pago il conto e via verso la Spagna.
Ed è una giornata fantastica: sole e fresco insieme. La strada è memorabile e non scende mai di quota. Asfalto quasi ottimo e tracciato veloce e divertente. Paesi spagnoli particolari e solari e paesaggio più selvaggio e più da far west. Spazi ampi e deserti, torrenti e laghi si alternano a grosse collinone. Morale alle stelle. Ci divertiamo ed attraversiamo luoghi particolari e più caratteristici.
Passiamo Gerri de la Sal e puntiamo Pont de Suert entrando nel Tunel de l’Argenteria. Rocce alte ai lati e rapaci in volo, mancano solo gli indiani in cima ai monti. Passiamo il Port de la Creu de Perves ed il col de L’Espina e ci fermiamo a pranzo in un locale “La Morera” a Castejon de Sos sulla route n-260. Il locale si auto definisce “sport tavern” (sono tutti luoghi di montagna dove si fa arrampicata, trekking, sci, motocislimo, ciclismo, rafting, parapendio etc etc…) ed ha attaccati al muro foto in bianco e nero e poster di antiche gare motociclistiche oltre a molte altre cose vintage. Tra queste un cartellone pubblicitario in legno con un orologio vero incastonato dentro che fa la reclame al mondiale di calcio 1966 con “commento italiano di Nando Martellini”. Chissà dove lo hanno trovato. La padrona di casa è una bella donna intelligente. Ed esperta. E simpatica. Ed aperta. E spagnola. E mora. E tatuata. E vissuta. Non ci capiamo molto a parole ma sono convinto che se mi fermassi qua forse…ingrasserei! Ordino nachos e mi porta un piattone enorme di roba pesantissima che manco Bud Spencer e Terence Hill insieme sarebbero riusciti a finire! Ma il suo locale lo fotografo e me lo segno. Andateci, tra l’altro sono posti incantevoli ed ho visto uscendo che è pure ostello, o cosa simile, a prezzi interessanti.
La giornata è magnifica e fresca. Ripartiamo e ci troviamo in un canyon a passare lungo un torrente con la strada scavata nella roccia. Poi continuando su strade davvero piacevoli e veloci, risaliamo su un lungo passo il Collado de Foradada in Aragona, dove c’è un non meglio identificato monumento strano fatto di lance che spuntano dalla terra. Allora c’erano gli indiani qua eh! Poi scendiamo lungo un lago e proseguiamo direzione Sabinanigo sotto il monte Perdido. Poi decidiamo che Jaca sarà la tappa della sera ed il punto più a ovest del nostro giro. In realtà discutiamo se proseguire fino al mare al golfo di Biscaglia che dista circa 130 km, ma le bizze della mia moto, i pressanti messaggi su whatsup di donne varie e le previsioni del tempo dei giorni successivi, ci fanno decidere di rispettare il programma iniziale e tornare indietro dal lato francese.
Jaca ci accoglie alle sette di sera nella luce più piena. E’ un paese molto vivace e popolato da turisti. Troviamo un buon albergo al prezzo di 54€ la doppia senza colazione ma con garage per le moto. Anche qua stanza enorme e bagno degno di un appartamento di buon livello. All’ora di cena ce ne andiamo a piedi per il paese che c’è ancora parecchia luce. Centro del paese vivo con negozi di vario tipo aperti fino a tarda notte. Ciudadela de Jaca- piccola fortezza con fossato di prato verde abitato da un cervo giovane o da daino o da animale simile che viene sotto la passerella ad attendere che i turisti gli gettino qualcosa da mangiare. Pratone esterno della Ciudadela (o Castillo de san Pedro) popolato da gruppetti di giovani sdraiati al sole chi con libri, chi con le cuffiette, chi impegnato in smantrugiamenti adolescenziali, in attesa che il sole cali. Giriamo alla ricerca di un locale dove mangiare ma è troppo presto per le loro abitudini. Si forma una banda musicale sotto il Comune. E’ una (azzardo io) marching band che rallegrerà le strade. Dopo un po’ scegliamo un ristorante in una zona periferica un po’ fuori dal centro turistico. E scegliamo bene. Per vari motivi: è frequentato da locali e si mangia caratteristico; si spende poco; c’è una cameriera fantastica (almeno per me). Da che parte cominciamo? Dalla paiella? Dall’insalata di pollo? Dalla birra? Dai 20 euro a cranio? No partirei e finirei con la cameriera. La ragazza ha gli occhi blu, carnagione chiara, capelli neri raccolti, viso angelico ma sguardo vivo. Ci sistema in un tavolo di passaggio…il suo passaggio! Ha un culo della madonna dentro i leggings neri e leggeri che risultano trasparenti. Con filo interdentale tra le chiappe. Uno di quei culi che Madre Natura ha disegnato nella esatta forma e dimensione da essere abbastanza grossi senza essere eccessivi, da essere tondi ma non tondissimi. Con quelle leggere imperfezioni che indicano una tendenza a straboccare ma che ancora non strabocca. La tipica forma di culo che la Natura ha disegnato, prima nel tuo cervello a mò di imprinting e poi nel corpo di lei perché tu abbia l’impellente necessità di un amplesso. Furba la Natura eh! A lei interessa solo perpetuare la vita, del resto non gliene fotte nulla. La ragazza mi passa su e giù sotto il naso. Mi si ferma accanto a prendere le ordinazioni. Ho fame. Potrei morire strozzato. Mi prendo tutti i rischi possibili. Rischio fino all’ultimo ma porto a termine la cena malgrado lei. Lei non è una donna intelligente o se lo fosse la cosa sarebbe del tutto secondaria (sempre per la Natura dico eh). Sua madre invece che sta in cucina, la guardo dalla porta di ingresso. Ogni tanto viene in sala. Ha polpaccioni importanti ed un seno maturo. Mi sorride quando passa. E’ indubbiamente intelligente. Ma io, preferendo la figlia, fuggo.
La banda cammina suonando nelle strade strette del borgo tra le braccia della piccola folla di turisti. Coppie di varia età siedono ai tavolini all’aperto dei locali con birre ed altri alcolici davanti a sé. Anche stasera ho qualcosa nel gozzo…pare un ovosodo che non va né su né giù…la cameriera mi ha sconfitto definitivamente nei miei buoni propositi?
Nel frattempo, noi non lo sappiamo, un’emerita testa di cazzo con un camion stende turisti su un lungomare famoso.
…Francia…
Ricarichiamo le moto e partiamo alla volta del Col du Somport. Fa freschino nonostante il sole ed il cielo azzurro. Abbiamo letto della tragedia di Nizza ed il ritorno in Francia porta con sé più di un velo di tristezza e penso che anche il mio racconto ne risentirà dato che è un po’ lo specchio delle sensazioni vissute. La strada che porta al Col du Somport è bella e lo spettacolo della natura straordinario con questi monti rocciosi con la neve in cima e questi torrenti frizzanti a lato della strada. Su in cima c’è quella che una volta era la dogana. Questi edifici semi abbandonati sono un retaggio di quando l’Europa non era unita, ma comunque mi mettono tristezza. Mi piacerebbe trovare su un comitato di accoglienza francese che mi desse il benvenuto in amicizia. Invece è tutto deserto e semi abbandonato. Si entra e si esce come se nulla fosse. Forse oggi sarebbe più logico trovarci la gendarmerie in stato di guerra. Scendiamo in Francia lungo una strada boscosa dove fa veramente freddo ed io non ho altro da mettere. Ma scendendo la temperatura sale. Siamo nei Pirenei Atlantici. I panorami sono più rigogliosi di verde e più mono-toni, somigliano molto alle parti basse delle nostre Alpi. Abbiamo in mente tutta una serie di passi francesi alcuni tipici del Tour de France. Il primo è il Col de Marie Blanque. E’ più un altipiano boscoso che un passo di montagna come peraltro molti altri che faremo. Si raggiunge per una strada stretta veramente secondaria che gira in mezzo alla natura e sale poco alla volta. Tanto verde intorno. Varie case di boscaioli con animali vari. Su c’è un immenso pratone dal quale partono vari sentieri da trekking per le cime lontane.
Sono posti da ciclisti più che da motociclisti. Poi proseguiamo a cercare il Col d’Aubisque. Siamo sempre nei Pirenei Atlantici. E qua si gode! Finalmente si sale tra spunzoni di roccia innevata e tornanti di montagna che io personalmente adoro. Sono agile come un giaguaro col mio California sui tornanti. Più agile di molti moto- turisti che a momenti si mettono a far manovra. (Come a dire che dipende dal pilota e non dalla moto -sorrisetto compiaciuto). Il Col d’Aubisque cui segue subito il Col du Soulor, è una sorpresa. A metà della salita all’altezza di un ristorante situato in cima ad uno strapiombo, c’è uno stormo(decine e decine) di rapaci in caccia che è uno spettacolo. Ci fermiamo a fare foto e video che purtroppo renderanno meno di un decimo di quanto abbiamo percepito coi nostri occhi umani. Eppure il mio amico ha un cellulare fotonico ultima generazione. Comunque mai vista una cosa del genere. Non sono un ornitologo, non so se erano aquile o falchi. So solo che era fantastico. Ripartiamo con ancora l’emozione nel cuore. Più su arriviamo al passo. Tre enormi biciclette colorate accolgono gli intrepidi che fanno l’impresa di salire in bici. C’è chi fa la foto sotto di esse appoggiandoci la propria bicicletta. C’è pure chi si arrampica sulla sella di quelle enormi. Lì capisco, che nonostante tutto, noi in moto lassù siamo il contorno, la tappezzeria dello scenario. Ma sono proprio contento di fare da spettatore.
La stessa sensazione proverò poco dopo sul mitico Tourmalet. Lungo la discesa arriviamo ad un paese e ci fermiamo in un locale con tavolini all’ombra lungo la strada. Comincia a fare caldo e gradualmente ripongo il vestiario nelle borse. Panino e bevuta analcolica e poi avanti ancora verso il Tourmalet. Siamo entrati negli Alti Pirenei nel Parco Nazionale des Pyrenees. A fondo valle scorre un fiume trasparente. I cartelli per i ciclisti raccontano che il passo è lungo 14 km per un dislivello di 1060 m con pendenza media del 7%. Di cartelli simili sono pieni tutti i Pirenei francesi. Lo spettacolo delle strade è meraviglioso. In cima al passo c’è un monumento al ciclista e varie targhe che ricordano imprese memorabili per gli appassionati. Il panorama è fantastico come sempre con gli spunzoni di roccia tutto intorno. Ci facciamo una lunga pausa. Compro due magliette souvenir per i nipotini che costano un occhio.
Poi scendiamo con l’idea di raggiungere Bagneres de Luchon di nuovo al confine con la Spagna. Per arrivarci passiamo dal Col d’Aspin e dal Col de Peyresourde dove entriamo in Alta Garonna.
A Bagneres de Luchon ci sono tante strutture ricettive. Ce ne sono anche parecchie in malora abbandonate. Doveva essere e lo è ancora in buona parte, un posto a forte vocazione turistica. Troviamo posto in un “castello” lungo il fiume Luchon. Ci sistemano in cima ad una torre. 79€ la doppia senza colazione. La stanza è bellissima. Il bagno è grande ma trascurato. Tubi a vista e mattonelle spezzate. Peraltro la doccia è un modulo di plastica posto stile cabina telefonica di lato scostato dal muro con dei tubi volanti. La scala per arrivare su in camera è in legno tutta sbilenca e tremolante. Nessun ascensore. Dubito che sia a norma! In città un albergo del genere chiuderebbe in tre giorni (almeno dalle mie parti). Comunque il posto è bello. La “maison”, o meglio la villa, ha un accesso davanti in ghiaia e di lato pratoni con tavolini e sdraio. Sul retro la dependance anch’essa locata. Scarico moto, sistemazione e doccia e poi subito a piedi in paese. C’è vita. Parecchi turisti. Gironzoliamo ma la gente è già a tavola. Che buffa cosa questa. In 50 km in linea d’aria cambiano gli orari della cena. Stavolta scegliamo un posto turistico e caschiamo bene lo stesso. Non ricordo cosa si mangia, mi pare costolette d’agnello. E’ un mega piatto unico che soddisfa il palato e lo stomaco. Poi un dolce troppo stile francese l’isola galleggiante (ile flottante), una meringona sguazzante in una bacinella di crema liquida. Comunque buono. Poi ci sediamo ai bordi di un alta aiuola nella piazza principale. Turismo familiare soprattutto. Alcune bambine ruzzolano sui loro skateboard. Un piccolo di massimo due anni seguito dal padre viene a discutere con noi di ciucci e pappe. L’aria è rilassata…nonostante tutto…
Si è fatta una certa ed abbiamo come sempre, x-centinaia di km sul groppone e 8/9 ore giornaliere nette di moto. Mentre rientriamo capitiamo davanti la maison du maire, insomma il Comune di Bagneres d.l. Hanno allestito tutto uno scenario per il Tour de France che ha fatto tappa qualche giorno prima in quel paese. Sul terrazzo del Comune ci sono 4 personaggi cartonati in bicicletta con le maglie tipiche dei leader delle classifiche de la Grande Boucle. Tutto intorno dei quadri appesi al palazzo, ricordano le precedenti volte che il Tour ha fatto tappa lì, con foto del vincitore dell’epoca. Un italiano solo nel 1910 un “certo” Bottecchia.
…ancora Spagna e di nuovo Francia…
La mattina dopo, caricate le moto, cerco di pagare il conto col bancomat, ma non ci riesco. Noto però che l’interlocutore francese medio non ha generalmente alcuna voglia di ammattire. In Spagna in un paio di distributori di benzina, avevano trovato il modo di farlo funzionare utilizzando un altro lettore di badge. Sono perplesso che in Francia non funzioni il circuito Pagobancomat-Maestro. In effetti di lì a poco (a pranzo), troverò l’unico francese (d’importazione peraltro) in un posto sperduto che riuscirà a farmi pagare col bancomat in Francia.
Usciamo dal cancello del castello e subito a sinistra c’è la strada che sale verso la Spagna dal Col du Portillon. E’ uno sconfinamento strategico al fine di rifornimento a costo minore e pure per fare una colazione decente in un bar di Bossost. Al confine con la Spagna troviamo a sorpresa la Guardia Municipal a controllare chi passa. Appena li vedo, sollevo la mia visiera nera e mi fanno cenno di passare. I luoghi sono fantastici e dopo aver rifornito e colazionato, due daini ci traversano la strada abbastanza improvvisamente e scompaiono nel lato opposto nella boscaglia. Puntiamo al Col de Mente e ci arriviamo presto. E’ poco più di un colle di boscaioli nel verde dove c’è una bella fontana di legno intarsiato. Riempio le mie borracce d’acqua fresca. Poi ci dirigiamo al Portet d’Aspet. E qua cominciamo a divertirci molto meno perché la strada che sarebbe pure bella come tracciato è piena zeppa di “gravillon”…brecciolino. Col de Portel e Col de la Crouzette sono strade strette dentro la boscaglia. Certamente piacevoli ma non propriamente motociclistiche. Però mentre salgo vedo davanti a me un animaletto curioso e mi fermo spegnendo il motore. E’ più grande di uno scoiattolo, con una lunga codona pelosa. E’ nero e bianco col musino un pochino schiacciato e due occhi grandi. E’ curioso. Quando mi sente e mi vede arrivare prima scappa, poi torna indietro sul ciglio della strada per vedere. Non faccio in tempo a fotografarlo. Sarà stata una puzzola? Boh. Però simpatica. Sgattaiola via nel verde ed io resto un pochino ad aspettare sperando che torni. Aveva altro da fare evidentemente. In lontananza le montagne alte innevate. Siamo nei Pyrenees Ariegeoises.
C’è una mega carta che descrive le montagne che si vedono davanti. Scopro che in buona sostanza dall’altra parte c’è già Andorra. Puntiamo al Col de Port proseguendo sulla D618 per arrivare a Tarascon sur Ariege. Pausa pranzo in un locale fuori Surba. E’ un bar di campagna parecchio alternativo, con dentro un palco e degli strumenti. Immagino che la sera suonino e facciano un bel casino. La solita mezza baguette con jambon e fromage. Siamo bassini ed il caldo è aumentato mentre il gravillon ha continuato a perseguitarci fino lì. Da Tarascon cerchiamo l’ultimo passo che abbiamo in mente nel nostro percorso: il col de Pailheres che era il primo della lista. Saliamo su una buona strada in un panorama aperto. I monti sono morbidi ed in cima al passo ci sono una mandria di cavalli bellissimi dalle lunghe code e criniere bionde, tozzi e palestrati mi ricordano i surfisti delle mie parti. Mi domando se anche loro si ossigenano e vanno a fare le ripetute in palestra… Peraltro il pelo marrone ambrato ricorda un po’ l’abbronzatura. Sono belli eppure buffi e si rotolano sull’erba. Ognuno ha un campanaccio al collo e si sente solo il loro suono. Dovrebbero essere cavalli bretoni o simili. Parcheggio la moto di lato e faccio foto. Ad un certo punto uno stallone si avvicina alla mia moto e lì per lì temo che me la ingroppi…ehi cavallo! Guarda che hai fior di giumente intorno (beato te!), lascia perdere quel pacco di metallo cellulitico della Guzzi. Lo stallone è curioso ma non è scemo. Prendiamo a scendere che non sappiamo ancora dove ci fermeremo. La strada per scendere è strana: parecchi tornanti per un crinale con poca pendenza. Comunque in uno di questi tornanti un’altra ampia famiglia di questi cavalli sta bivaccando tranquillamente riasfaltando con la merda la strada. Piego con cautela eh…
Siamo alla fine del giro tornati nella zona dei Pirenei orientali e si vede il mare all’orizzonte e ci fermiamo per decidere il da farsi. E’ metà pomeriggio e decidiamo di scendere a Perpignan e buttarci in autostrada e di andare finché ce n’è. Rifacciamo la strada D117 e a Perpignan ci buttiamo in autostrada direzione Narbona.
Parentesi Brassens
Lungo l’autostrada prima di Montpellier vedo un’indicazione che mi avvisa della presenza di un parchetto tematico dedicato a George Brassens nella successiva area di sosta. Faccio cenno al mio amico e ci fermiamo un po’ lì. Giro per il parco a fotografare la statua del cantautore francese ed i versi delle sue più famose canzoni stampate su fogli di blocco notes giganti.
Attenti al gorilla.
ritorno
Montpellier ci ospita per la notte. Altro albergo di plastica prefabbricato di altra catena francese al costo esoso (per il servizio offerto) di 65€ senza colazione. Cena di carne a ristorante della catena Buffalo Grill.
Mattino pronti via. Autostrada. Abbiamo imparato come fare e diventa tutto più facile. Le autostrade francesi sono belle. A tre corsie. I francesi guidano bene. La prima corsia più a destra è per chi va piano. Ma nessuno va veramente piano. Minimo fanno 90 km/h. La corsia di centro si usa per sorpassare, la terza corsia si usa per sorpassare nel caso ci siano due mezzi più lenti (tipo due camion) che si sorpassano. Inoltre nella terza corsia mai o quasi mai c’è qualcuno che va più dei 130 km/h. Esattamente l’opposto di quanto accade in Italia dove in genere ci sono due sole corsie ed in quella lenta trovi idioti a 60/70 all’ora e in quella di sorpasso teste di minchia sopra i 150 che ti fanno i fari anche se sei in sorpasso a 135. Però le autostrade francesi da un casello all’altro si trasformano in superstrade, circonvallazioni di città e si perdono le indicazioni su sfondo blu. E’ come se fossero dei fiumi che si intombano e poi riemergono qualche chilometro più in là. Non perdere mai la pazienza e la speranza è fondamentale. Basta proseguire dritto per la direzione principale e ricompaiono le indicazioni a sfondo blu dell’autostrada. Peraltro costano sensibilmente meno soprattutto per le moto: da Perpignan a Ventimiglia circa 30€. Da Ventimiglia a Livorno 48€. L’unico vantaggio è pagare tutto insieme invece che a rate.
Nella corsia in direzione opposta alla nostra c’è molto traffico e sembra intensificarsi mano a mano che ci avviciniamo a Nizza, come se la gente se ne andasse tutta via. All’ultimo casello della zona della Costa Azzurra, metto le monete ed il casello me le risputa. Chiamo la casellante che mi risponde “Cheschè vu combinè?” Io ormai sicuro ed esperto rispondo come mi viene “Nada de nada! It refuses my coins! (Fuck You)” After ten minutes…dopo un po’ arriva questa donna rotondetta dal viso obiettivamente simpatico e giulivo, con due polpaccioni rosei come prosciutti, certamente una donna intelligente con la quale potrei pure metter su famiglia… no famiglia no, una relazione in Costa Azzurra, una liason pornographique! chissà. Lei prende le mie monete e prova pure lei pensando che io sia completamente idiota. Ma il casello per fortuna gliele risputa. Allora gliele deposito in mano e me ne vado chiudendo definitivamente con i caselli francesi e con le donne intelligenti!
riepilogo
Dati da navigatore: 2.854 km per 44 ore di guida.
Rispetto al progetto originario non abbiamo fatto un paio di passi dal lato spagnolo che avrebbero dovuto portarci da Ripoll a Cap de Creus (ecco il motivo di costume, maschera etc…).
Il lato spagnolo motociclisticamente mi è parso più divertente e veloce. Ed anche più particolare come paesaggi. Il lato francese è più simile alle nostre Alpi ed è il paradiso vero del ciclista peraltro l’asfalto è mediamente peggiore e molti passi minori, col senno del poi, li avrei evitati. Senza dubbio sì, al Col d’Aubisque e sì al Tourmalet. Dovendo rifare un giro del genere, mi studierei un percorso a “stella” con base ad Andorra per sfruttare a pieno il costo della benzina a 0,9.
Di donne intelligenti i Pirenei sono pieni, anzi mi sono sembrate un po’ tutte molto intelligenti. Forse è dipeso dal non parlare la stessa lingua…capire non rende felici…
…il corpo trascina per mano la mente lungo il cammino che porta alla vecchiaia.
più o meno questo giro
Nedo