di Marco Sardina (Marsa)
Era da tre anni che ci volevo andare e non ci ero mai riuscito. Quest’anno sembrava quello buono e poi ci si sono messi gli impegni di lavoro e all’ultimo anche il tempo. Tutto incerto fino all’ultimo minuto. E mi sono detto che l’elefanten è così, e va metabolizzata questa filosofia. Volerci essere ed essere pronti ad affrontare le incertezze e gli eventi. E’ Martedì. Preparo la meticolosamente la moto, rabbocco d’olio, controllata alle candele, regolazione punterie, coprimanopole montati e pronti all’uso e per finire un abbondante strato di silicone spray su tutto.
Il giorno dopo sarò proprio a Monaco per lavoro e non so ancora se riesco a rientrare.
Giovedì sera invece riesco a saltare su un volo di rientro e arrivando a casa sento già l’agitazione della partenza. Io con il rischio di ghiaccio ho paura, non semplice paura, me la faccio proprio sotto.
Va beh, non pensiamoci e a nanna.
Alla mattina di venerdì sono sveglio prima della sveglia, una occhiata fuori… azz!!! Ha nevicato… uno straterello bianco copre tetti e prato… ma non la strada!! Un attimo di riflessione e poi prendo la decisione. Vado!!! Se va male tornerò indietro ma non posso rinunciare adesso. Mia moglie terrorizzata mi saluta e sicuramente ha pensato che sono pazzo. Faccio del mio meglio per tranquillizzarla ma dubito di esserci riuscito. E a 48 anni compiuti sto per partire per il mio primo Elefantentreffen.
Mi preparo, pronto in un lampo e via al punto di incontro davanti a Pogliani a Sesto. Lungo la strada all’agitazione della partenza subentra una sorta di eccitazione, sto andando davvero!!! Stento ancora a crederci.
L’appuntamento è con un veterano dell’Elefanten che scrive su QdE, “il franz” e con chi altri non lo so ancora. Il motto è “chi c’è ,c’è”.
Arrivo ben prima dell’ora fissata e mentre mi fumo la prima sigaretta mi accorgo che le “liquid chain” (quella pasta che stesa sul pneumatico bagnato dovrebbe solidificare funzionando come una vera catena) le ho lasciate a casa.
Sto ancora riflettendo sulla grande filosofia dell’essere un minchia che arrivano i due soci della prima parte del viaggio. Il franz e wolf, BMW R1100RT e Kawasaki Ninja 900 (!!)
A parte i commenti sulla Kawa del Wolf protetta da improbabili “cuscini” tenuti da cinghie nella speranza di proteggere la carena da eventuali scivolate, e con paramani artigianali “costruiti” ad hoc, partiamo sotto il nevischio che a intervalli ci accompagnerà per tutta la strada. Ma prima abbraccio un caro amico, veterano dell’Elefanten che quest’anno non potendo partecipare è passato a salutare!!
A Trento Nord ci congiungiamo con altri tre compagni d’avventura e proseguiamo verso il Brennero con la temperatura che progressivamente si abbassa (-4, -6, -8°C) e continua e nevicare fine. Fortunatamente la strada rimane sufficientemente pulita. Verso Insbruck inizia ad esserci un po’ più di neve e il freddo inizia a farsi sentire nonostante gli strati di materiale tecnico. Le uniche calde sono le mani grazie a manopole riscaldate più coprimanopole e i piedi grazie anche al paraspruzzi della Norge. Il viaggio a parte il freddo si svolge senza particolari problemi e verso le 5 del pomeriggio arriviamo al bed and breakfast conosciuto dal franz. Un piccolo problema per le stanze prenotate che erano state per errore assegnate ad altri ma alla fine troviamo tutti posto letto. Doccia bollente e riscaldati tutti nella stube sottostante dove troviamo che ci aveva inconsapevolmente ciulato le stanze. Il lambretta club Lombardia. Tre lambrette e una vespa PX all’Elefantentreffen!!! Dei miti, simpaticissimi. Insomma la serata con una bella tavolata è volata tra stinchi, gulasch e birre!!!
Alla mattina, il risveglio assaporando il giro fino alla fossa, viene interrotto dal primo sguardo fuori……..uno spesso strato di neve copre tutto incluse le moto!!!
Scendiamo dopo colazione e la situazione è critica. Girello a piedi per verificare le strade. Impossibile muoversi. Solo “Pier il polso” con il suo 1200GS prova a fissare dei ragni alla ruota posteriore e tenta l’avventura. Sapremo poi che è dovuto tornare indietro dopo poco tempo. E se è tornato indietro lui……
Gli altri si dividono e la decisione è di arrivare alla fossa anche a piedi (15Km). Io e il mio “socio” (Bebba) partiamo e iniziamo a camminare. Secondo atto del minchia è stato dimenticare a casa anche un cappello qualunque….Compro in fretta e furia un cappellino con visiera e ci incamminiamo. Riusciamo ad evitare qualche kilometro soprattutto grazie a un camionista tedesco con un carico di birra che ci dà un passaggio per un tratto, fumando e bevendo birra e guidando a velocità folle sulle strade coperte di neve e ghiaccio. Ancora vivi nonostante l’esperienza, dopo gli ultimi 3Km con una salita al 14%, fatta a piedi, riusciamo ad arrivare alla fossa e le gambe paralizzate riprendono vigore.
E’ davvero un colpo d’occhio unico. Tra moto e sidecar che tentano di affrontare l’uscita verso la strada spinti dagli uomini dell’organizzazione, la gente che si assiepa per l’iscrizione, le foto di rito sotto lo striscione, i fuochi accesi con il fumo che si alza in cielo, le bandiere nazionali dove sono raccolti i gruppi più numerosi. Le moto e i personaggi più strani.
Ma arrivano anche i lambrettisti. Dei miti viventi. Sono riusciti ad arrivare alla fossa dove gli enduroni hanno fallito!!
E non possiamo dimenticare il manipolo di eroici disperati che è arrivato dall’Italia con il Ciao Piaggio….
Le sensazioni sono uniche. L’atmosfera sembra surreale e fuori dal tempo. Giriamo dentro al raduno godendo lo spettacolo variegato che offre, inclusi i preparativi per pranzi non esattamente dietetici.
Il rientro in albergo è stato celebrato con un’altra mitica tavolata e da una piacevolissima serata pur nell’incertezza sulla possibilità di ripartire il giorno successivo, per la neve che continuava a cadere, se pur meno intensamente.
Ma alla mattina le strade erano decenti e dopo i primi chilometri prudenti per raggiungere l’autostrada ci siamo messi in marcia abbastanza spediti nonostante il vento fortissimo che ci ha accompagnati fino a Rosenheim. E proprio il vento molto forte complice anche una nostra leggerezza mi ha fatto finire la benzina mentre ero in coda al gruppo. Inutili i lampeggi per avvisare chi mi precedeva, la moto si ferma e la spingo in una area pic nic poco distante attendendo che qualcuno torni indietro. Ma nel frattempo si ferma una giovane coppia in macchina. Il ragazzo, in inglese, anticipa la mia spiegazione e tira fuori dal bagagliaio una tanica di benzina che versa nel serbatoio della Norge mentre mi dice che avendomi visto spingere ha fatto inversione di marcia ed è tornato indietro. Era molto orgoglioso di avermi aiutato e ho faticato non poco per fargli accettare almeno 5 euro (non voleva categoricamente di più). Mi ha solo chiesto “quando vedrai un motociclista tedesco in difficoltà in Italia ricordati di aiutarlo”
Incredibile.
Da lì in poi, a parte la fatica, è andato tutto liscio fino a casa, con gli addii che si sono disseminati sulla strada a seconda delle mete finali di ciascuno e i quasi continui saluti agli motociclisti che rientravano. Era quasi un’altra festa nella festa!
Per queste ore non ci sono stati schieramenti di marche, di tipi di moto (bellissimo passare il gruppo dei Ciao salutando con il massimo rispetto) eravamo tutti uguali e solidali, tutti motociclisti. E soprattutto eravamo lì, La gente per strada che ti chiede da dove vieni, dove si trova il raduno, ascolta le risposte….e ti sorride facendo i complimenti e forse sognando l’avventura. Immaginavo potesse essere così ma esserci stato per me è stata una soddisfazione incredibile e ha cambiato alcune cose dentro di me.
Questa impressione unita alla soddisfazione di avere affrontato la paura del ghiaccio e di cadere mi rimarrà profondamente scolpita nell’anima.
Un ringraziamento ai miei incredibili compagni di viaggio, il franz, bebba, pier il polso, wolf e anche a tutti gli altri dei quali (mi scuso) non ricordo i nomi.
L’anno prossimo ritornerò.