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Il valore delle “cose”

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Di Marco D’Anella

L’ho sempre pensato ed ora ne sono ancora più convinto che le “cose” che ci appartengono ed a cui siamo legati hanno un valore intrinseco che va al di là del loro valore strettamente commerciale, in particolare per me, anzi noi (la mia famiglia tutta), la Moto Guzzi V65 di mio fratello.

Chi di voi mi conosce meglio infatti sa che ho perduto mio fratello 21 anni fa proprio in sella alla V65 che da allora custodisco in maniera maniacale e resterà a dispetto delle leggi sempre sua.

Quello che sto per raccontare diciamo che ha del grottesco, pur tuttavia ha provocato in me un disagio che mai avrei potuto immaginare.

Mio cognato, ragazzo aspirante Guzzista di soli 25 anni, martedì scorso prende la moto per andare a sostenere l’esame della patente. Dopo le prove di rito, ottiene immediatamente l’agognata tesserina (ah come cambiano i tempi..) e felice felice se ne va a zonzo per due giorni scorrazzando per mezza provincia.

Il venerdì vado per prendere la moto e immediatamente mi salta all’occhio che manca il fianchetto destro!

Sono immediatamente pervaso da una sensazione di sconforto mista ad incredulità, prendo il telefono e comincio a chiamarlo sperando di sentirlo dire che lo ha tolto e appoggiato da qualche parte ma la sua risposta è laconica: “Quale fianchetto?”.

A quel punto ha capito che bisognava intervenire subito per porre rimedio e già il sabato mi sono attivato in tutti i modi per reperire il pezzo.

Concessionari, amici, mercanti di pezzi usati, (trovate il post anche nel mercatino) insomma era come se mi mancasse un braccio…

Con il passare delle ore, pur collocando il fatto nella giusta gerarchia (in fondo è una ca..ata rimediabilissima) non mi scrollavo di dosso la sensazione di aver fatto una cosa brutta, in altre parole di non aver custodito a dovere la moto.

La mattina di domenica mi sono alzato di buon ora ed ho svegliato mio cognato.

“Vieni con me e ripercorriamo tutta la strada che hai fatto, dobbiamo ritrovarlo”, queste sono state le mie parole e lui un po’ assonnato ed un po’ esterrefatto (ha provato a dire: “Ma ho fatto un sacco di km e poi è come cercare un ago in un pagliaio e….”) si è accomodato in macchina e siamo partiti. Mentre andavamo con andatura adagia e percorrevamo i km, un pensiero ricorreva nella mia mente: “Non può finire così, non deve finire così”, quando ad un tratto dopo circa 40 Km, nel centro di un paesino la mia tenacia è stata premiata, adagiato su un lato della stradina di pavé, eccolo, lo vedo e sembra come un miracolo che sia stato per ben cinque giorni lì ad aspettarmi.

Era un po’ malconcio a causa di qualcuno che c’è passato sopra ma a mezzogiorno era già stato riparato ed era di nuovo al suo posto sul lato destro della moto.

Quanto vale per voi un fianchetto di plastica?