Alla fine uno deve ricredersi.
Non è più vero che il freddo acciaio non vive.
Non credo più che solo il sangue è vita ed il resto un inutile ammasso di molecole inorganiche atte a costruire montagne, strade, ponti ….. no, non venitemi a dire che in questa vita l’unica cosa “viva” sono gli animali che calpestano questo pianeta … che Dio mi sia testimone di quanto sto per raccontarvi che avrà dell’inverosimile, ma solo chi ha il dono della “Fede” può comprendere, il resto che viva e muoia nell’ignavia di una misera esistenza fatta di cose futili e di una “sopravvivenza” superficiale dove il materialismo prende il posto nell’anima.
Io da oggi non sarò più lo stesso, e lo inciderò sulla pelle affinché ogni giorno io possa ricordare questi eventi, chinare il capo al Supremo e ringraziarlo per questa vita, per queste esperienze che nonostante mi procurino un dolore così forte, così lancinante mi lasciano dentro al’anima una gioia per appartenere a quel popolo eletto ….
2007, marzo…
Nella decisione di prendere una seconda automobile, usata, per raggiungere nel fine settimana la famiglia su al paese, mi balza la malsana idea di soddisfare una vecchia passione che nacque in Germania vedendo i ragazzi di allora circolare sulle Zundapp, scarrozzando nei dintorni di casa e forse, anche da mio padre che involontariamente me l’ha trasmessa con i suoi racconti quella di comperare una motocicletta. Non ci fu alcuna scelta, le idee in quel senso erano già abbastanza chiare su quale marca scegliere solo che non conoscevo i vari modelli che in quel momento erano disponibili. Un altro stimolo venne da un regalo di uno dei miei fratelli, non ricordo chi, che mi regalò un modellino di quella tanto maltrattata marca, inoltre un caro amico di paese, ne possedeva una, non sua ma del fratello, e rimasi affascinato da quel motore, da quella livrea. Moto Guzzi … Semplicemente una Moto Guzzi.
Ne parlai con quella che allora era mia moglie che non mi sembrò, in quella circostanza, tanto contraria tranne per il fatto che io non avevo mai, dico mai guidato una motocicletta. Come un bambino in preda ad una emozione indescrivibile mi misi alla ricerca di un concessionario e dopo che due di loro non Guzzi mi offrirono vantaggiosissime offerte la trovai e l’emozione di leggere “Moto Guzzi” sull’insegna posta sulla strada è stata indescrivibile.
Era lì Grazia, titolare che con il marito gestiva l’unica concessionaria su Montesilvano e dintorni e mi accolse con il suo sorriso solare. Entrai nel salone e di fianco a sinistra erano posteggiate tre modelli: una Bellagio, una Nevada ed una California. Nere, tutte e tre. I miei occhi caddero subito sulla Nevada che mi guardò, mi rapì all’istante …. Grazia si fece avanti e chiese “Come posso aiutarti?” la mia risposta fu immediata e secca “voglio lei” indicando quella posta nel mezzo. Rimase sorpresa per la mia determinazione, forse per un attimo spiazzata, poi tornò il sorriso sul suo viso e mi fece accomodare alla scrivania ….. Mi fece un offerta che non mi aspettai offrendomi a meno del prezzo di listino tutta una serie di accessori che non erano montati e che mi servivano appunto per i miei piccoli viaggi da Montesilvano ad Ateleta. Portai la documentazione che occorreva dietro, preparò la richiesta per il finanziamento ed uscì con il cuore in gola restando in attesa della conferma… che arrivò la mattina dopo dalla voce gaudente di Grazia. Il cuore esplose. Tempo una settimana e l’allestimento sarebbe stato montato e la moto pronta per iniziare a percorrere i suoi primi chilometri.
19 marzo
Uscì dal cantiere un po’ prima della chiusura per indossare quel primo vestiario improvvisato da motociclista. Presi il pullman e mi diressi verso Grazia. La moto era pronta, lucida nel parcheggio dietro la concessionaria ed il meccanico mi diede le prime istruzioni: “si accende così, le marce si mettono così, la frizione si fa così” ecc ecc ecc ….
Prima falsa partenza, seconda falsa partenza, la terza fu quella buona, giretto nel parcheggio del concessionario e poi mi tuffai nell’ora di punta in quello stradone chiamata “Via Verrotti” nell’ora di massima circolazione. Un battesimo non indifferente ….. nel giorno dedicato alla festa del papà.
2008, primi di Giugno
Quando si dice che a volte sarebbe il caso di restare a casa per non combinare qualche guaio…
Uscì quel sabato mattina per farmi una passeggiata, andai inconsapevolmente a Sulmona così per perdere tempo e capitai da un concessionario plurimarche di moto. Entrai, tanto per vedere i vari modelli di moto, non avevo alcuna intenzione di acquistare neanche un fazzoletto … ma poi vidi quella ruota, quella cazzo di ruota che sbucava da dietro uno scaffale come la gamba di una bellissima donna che accavallata sbucava da dietro un angolo. Mi colpì, mi avvicinai rapito da qualcosa che mi chiamava a se, mi attirava, e superato il mobile apparve lei nella sua magnificenza e nella sua bellezza fatta di cromature e di metallo verniciato. La Signora California mi rapì come nessuna donna è stata capace di farlo. In breve permutai la Nevada solo dopo 14 mesi di convivenza, rinnovai nell’immediato un finanziamento e tempo una settimana la portai via da quella galera. Me ne fu grata da subito.
E’ stato amore, amore puro verso quel freddo acciaio che mi scaldava l’anima che mi dava una emozione mai provata prima, che neanche le braccia di quella che fu mia moglie è stata in grado di trasmettere in questi 17 anni di matrimonio. Passione pura, amore pure, gratitudine reciproca. Quella che fu mia moglie non è mai salita su di lei anche se lei, la moto, la presi per quei viaggi sognati in coppia e mai fatti. Mai con mia moglie. Sempre è solo con lei, Caliev.
L’ho custodita, lavata, ho messo le mani ovunque provando un’emozione talmente forte ed un godimento indescrivibile, quasi un orgasmo. I migliori meccanici, le migliore cose … fedele compagna di 10 anni di vita. Mai fredda.
Quasi 140.000 km percorsi in solitaria, rispetto reciproco, albe e tramonti uno di fianco all’altro, dormite sotto le stelle uno di fianco al altro, pioggia, vento, gelo, neve, sole …. sempre insieme … non mi ha mai abbandonato …. mai. Nella buona e cattiva sorte, in salute e in malattia ed in ricchezza e poi povertà….
2018, gennaio …
Questo inverno aveva qualcosa di insolito, non era il solito passaggio di una stagione che noi motociclisti amiamo ed odiamo, amiamo per il rombo tonfo che ci regala l’aria lo odiamo per le poche uscite che ci permette di fare. Ma quest’inverno si preannunciava più triste che mai e ne conoscevo l’origine, almeno per quello che stavo vivendo.
Intervallavo l’uso dell’una con l’altra ultima arrivata il V11, a seconda delle condizioni meteo o dell’umore, ma non l’ho mai trascurata salutandola affettuosamente ogni mattina ed ogni sera come si conviene verso ad una persona a cui si vuole bene, per la quale si nutre affetto e tra me e me ripetevo che in fondo era solo un freddo pezzo di ferro, null’altro…. dicevo, pensavo!
Il 29 dicembre del 2017 segna l’uscita dalle mura domestiche di mia moglie e di mio figlio “costretto” a seguirla e da lì in poi è stato un dramma un dolore che non sto qui a raccontarvi, ed ogni ora che passava mi faceva scivolare sempre più verso uno stato tra l’euforico e la depressione, tra il convincersi di una cosa buona e giusta e il ricadere verso il martirio della propria anima della propria solitudine.
La decurtazione di parte dello stipendio di gennaio da parte dello stato e la cessione di una cospicua parte per il mantenimento mi lascia senza alcuna speranza per far fronte alle spese minime, con le finanziarie sul collo ad alitare aria gelida, l’affitto non pagato, le bollette e qualche spiccio da dare ai figli al di là del mantenimento, decido di metterla in vendita non avendo altra scelta e non trovando altra soluzione. Come se mi avesse letto nel pensiero la Caliev inizia a dare i primi segni di sofferenza, non parte come sempre al primo colpo, balbetta, strattona. Dio mio non ora, non adesso, comunque la uso per tenerla viva, inizio a sentire odore di benzina, dal tappo credevo ed invece sul lato destro del serbatoio noto dell’umido, tocco, annuso è benzina. Inizio a pensare di essere circondato dal maligno, le cose vanno sempre più per il verso sbagliato, non una ma tutto, mi aggrappo a Dio implorando perdono per qualsiasi peccato commesso e prego come un forsennato… mea culpa mea culpa mea grandissima culpa… rasento la pazzia.
Con le dita pesanti come macigni batto sulla tastiera la volontà di metterla in vendita prima l’una poi l’altra, insieme. Descrivo la moto, cerco di elencare i vari difetti quello che conosco, le riparazioni, le migliorie, scordo diverse cose, la mente non è limpida, riprendo correggo. Ripetevo che la vendita dell’una avrebbe salvato l’altra e speravo in cuor mio che non fosse lei… ma lei apparteneva ad una storia finita, per la quale feci quello sforzo per poter viaggiare con quella persona … bisogna essere duri nella vita per fare delle scelte e bisogna decidere se credere nel materialismo delle cose oppure credere nella spiritualità, da sempre sono stato per la seconda scivolando a volte nella prima vuoi per circostanza vuoi per necessità, ed ho pagato a duro prezzo di questa debolezza di questa mancanza di Fede. Ho indurito il cuore con grande sofferenza.
Venerdì 26 gennaio un messaggio mi chiede di poterla vedere e ci diamo appuntamento per l’indomani sabato. Quello che sarà il futuro proprietario viene da Roma, la vede, la guarda, la prova. Ne parliamo e ci accordiamo, stretta di mano …. Verrà lunedì, la posteggio, la copro allontanandola dagli occhi ed anche l’ultimo lavaggio l’ho evitato per non toccarla, per non sentire quell’ferro, quell’alluminio quella plastica. No!
Lunedì mattina la scopro per l’ultima volta, non la guardo più come un tempo, il mio sguardo è perso, la guardo ma non la vedo, la prendo ma non la tocco, c’è un distacco e la rabbia sale quando si accende al primo colpo e noto in quei pochi chilometri l’assenza di balbuzie, la mancanza di strattonamenti, fluida, liscia, scattante, non c’è odore di benzina…. “Puttana” le dico “mi stai uccidendo, peggio di quell’altra. Non puoi avere un’anima sei ferro cazzo, sei plastica! Non puoi uccidermi, sono già morto!” Niente, scivola nel traffico con leggerezza su quella strada che tante volte mi ha portato al lavoro ed a casa. Gli occhi diventano umidi ed in pochi chilometri vedo le strade percorse, i tramonti le albe, il ricordo delle notti passate assieme sotto le stelle del bivacco. Puttana, puttana questo destino, puttana il mondo. Puttana tutti voi……
Pochi minuti, due firme, soldi in contanti.
Consegno al nuovo proprietario tutto ciò che avevo da parte per lei, filo frizione nuovo, filo acceleratore, guarnizioni, faretti supplementari, ammortizzatori usati, tutto in regalo… Carica la moto, si prepara.. E’ lei, con uno scatto di rabbia, parte e scompare dalla mia vista, non so se mai la rivedrò … è il 29 gennaio 2018, giusto un mese da quando l’altra senza anima è andata via, giusto un mese, 30 giorni come i 30 danari di Giuda.
…..
Sono triste, cerco di evitare qualsiasi pensiero, è mezzogiorno penso di preparami il pranzo non voglio pensare, il cuore mi pulsa pesante, lo sento battere e far casino nel petto che vibra ad ogni colpo. Con lei finisce definitivamente una parte della mia vita, mi ripeto con un sorriso sardonico le parole dell’altra senza anima “non ti ho tradito”. Abbasso lo sguardo sulla pentola assaggio la pasta, squilla il telefono. Mi si gela il sangue. Il nuovo proprietario.
E’ fermo appena dopo Sulmona, la moto si è spenta di colpo dopo qualche strattonamento, esce benzina a flotti. Disperatamente provo a contattare un carissimo amico di Sulmona ma non risponde, cerco disperatamente il numero verde dell’assicurazione per chiamargli un carro attrezzi ma non lo trovo, decido preparo lo zainetto con gli attrezzi e mi preparo per soccorrerli li sull’autostrada appena dopo Sulmona. “Puttana perché mi fai questo?” mi ripeto, è nella più totale disperazione degli eventi mi butto in ginocchio ed invoco Dio “allontana da me il maligno Signore, allontana Satana, ti imploro perdono”. Nel frattempo la moto viene caricata dall’assistenza prende la strada verso il meccanico. “Fammi sapere tienimi informato” dico al proprietario. Il nodo in gola ed il mio cuore non batte più come prima. Scende un velo, la testa si svuota penso alle conseguenze.
E’ sera ed il pensiero è fisso sulla Caliev. Non riesco a pensare ad altro. Decido di chiamare l’agenzia di assicurazioni per avvisarli della vendita ed annullare la copertura assicurativa. In quello stesso momento mi chiama il nuovo proprietario è mi riferisce che la pompa della benzina ha ceduto, non funziona più.
La pompa della benzina …. il cuore.
Perdonami. Perdonami amore mio.
Il cuore della Cali si è fermato, lì appena dopo Sulmona, ed un silenzio assurdo è sceso sulla mia anima…. Non ha retto al distacco, al mio tradimento e con questo dolore nel petto considero conclusa anche l’esperienza matrimoniale.
E’ così all’improvviso una serenità non descrivibile avvolge il mio cuore, sento quell’anima rientrare in me a confortarmi è mi sussurra che non c’è tradimento, mi dice che ha capito che comprende la mia necessità “materiale” e che lei non mi avrebbe abbandonato per 30 danari, e stamattina 30 gennaio, il V11 che ogni volta stentava nella accensione, è partita al primo colpo.
……
Claudio Ranallo