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Come sono diventato Guzzista: PierpaoLo Zio

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Come sono diventato Guzzista.

Potrei limitarmi alla foto n. 1: Guzzisti si nasce (e io modestamente lo nacqui).
Il bimbo a bordo del V35 sono io con il mio papà, purtroppo scomparso poco dopo.
La moto, tra le sue poche (ma buone) eredità, fu conservata nello scantinato di mia nonna a Taranto, dove da bambino andavo spesso a curiosare, sognando, un giorno, di cavalcare quella moto.

L’infanzia scorre serena in piedi davanti (prima) e sul sellino posteriore (poi) delle svariate vespe possedute dal mio secondo papà, accrescendo la mia passione per 2 (ma anche 4) ruote.

Arrivati i giorni fatali in cui avrei finalmente potuto guidare una moto, mi viene negata ogni possibilità di negoziazione, al grido di “è troppo pericoloso”, “i tempi sono cambiati” o, peggio, “non è necessaria”.

Mi ritrovo così all’università dove investo L. 300.000, accumulate a botte di furtarelli perpetrati da mia nonna ai danni del mio (consapevole) nonno, per acquistare – in gran segreto e con la complicità di mia sorella – la prima vespa 50 sgarrupata (in seguito sostituita da un hondina CS125, anch’essa sgarrupata).

La Guzzite, mai sopita, ritorna a farsi sentire a 29 anni, quando mi viene lasciato un gruzzoloetto per la scomparsa di mia nonna (la mamma del proprietario del V35).
Comincio a pensare seriamente a rimetterlo in strada, ma in molti mi dissuadono parlando delle sorprese che si possono trovare su una moto ferma da oltre 25 anni, arrivando, in un caso, perfino a definirla “un rottame”.

Nel frattempo spunta la versione nera del V7 Classic e, visti i mezzi economici a disposizione (mai più tornati), non ci penso su 2 volte: la vado a provare e l’acquisto il giorno stesso.
La prima “moto vera” mi infiamma il cuore, accompagnandomi nelle prime timorose pieghe (a dire il vero non proprio il mio forte) e in mille avventure con quella che sarebbe poi diventata mia moglie (divenuta ben presto guzzista anche lei).

Ma la guzzite spinge duro, e finalmente, nel 2011, complice l’officina di Roma Tiburtina dove curavo la mia bimba, prendo il coraggio a 2 mani e con alcuni amici (manco quelli dell’amaro Montenegro) riusciamo a riesumare dalla cantina di Taranto la vecchietta, che spedisco a Roma su un camion di grano. Attaccata una batteria, 2 gocce di benzina, e il motore si accende al primo colpo dopo 29 anni.

Da allora sono rimasto (e rimarrò) fedele solo a lei, assecondando, per quanto riguarda la sua compagna da lunghe percorrenze, la mia volubilità: vorrei poter possedere tutte le Guzzi del mondo, ma purtroppo mezzi e spazio non me lo consentono, e così cambio (troppo) di frequente (anche qui le foto parlano da sole).

Dopo il trasferimento a Milano mi rendo conto che la Stelvio – meravigliosa viaggiatrice – sia in realtà poco adatta alle mie nuove esigenze: in città non va oltre la seconda e soffre e i progetti di allargamento della famiglia mal si conciliano con quelli di viaggi mitologici. La vendo, ma non demordo, continuando, nonostante l’arrivo del primo figlio, la ricerca della moto perfetta.

Tra i vari passaggi, scommetto su un SP 1000 vestito da vecchietta, che trovo parzialmente funzionante niente meno che da un rigettiere di Varese. La faccio sistemare, ma mi rendo conto che non è quello che cercavo, così la metto in vendita con l’idea di farmi una special tutta mia su base Bellagio.

E così accade il miracolo guzzistico: dopo vari commenti di scherno sul prezzo richiesto, mi contatta l’ex proprietario dell’SP 1000, dicendomi che la prende senza pensarci, che l’aveva realizzata lui anni addietro e che l’aveva poi venduta restando con imperituro pentimento.
Il giorno stesso della (ri)consegna, su moto.it trovo un annuncio di vendita di quella che era stata la MIA Bellagio, esattamente al prezzo ricavato dall’SP.
Mi pare un segnale inequivocabile, e così contatto il venditore (che 5 anni e 5.000 km prima era stato il mio acquirente) e la bimba mi viene spedita da Roma a Milano, per diventare, dopo la ricerca dei pezzi e qualche mese di lavoro realizzato da Millepercento, la Special che vedete in foto.

Quale sarà la prossima? Credo un V85 TT, anche se gli impegni familiari consentono di girare sempre meno e se, per razionalità, dovrei prima vendere la mia ultima creatura (cosa che, so, non dovrei non dovrei mai fare).
Per fortuna il prezzo richiesto è alto e sono pochi i pazzi seriamente interessati, quindi per ora non corro pericoli… pur cosciente che con questa patologia, son sempre dietro l’angolo!

Buona guzzite a tutti.