Classe 1914, possedeva un Airone 250 per passeggiare… poi con un misto di pezzi tra un Falcone, Astore e Airone, insieme al sul meccanico avevano costruito una moto per le corse… tutto avveniva nel subito dopo guerra tra gli anni ’50 e ’60 dove si correva su percorsi di terra, sabbia, fango…
l’asfalto era una utopia.
Erano una utopia anche le protezioni personali e le protezioni sulle strade… al massimo indossavano caschetti di cuoio e ai bordi delle curve si appoggiavano balle di fieno.
Queste erano le basi di quasi tutti gli aneddoti che mio Nonno Enrico mi raccontava. Io, classe 1978, ancora un bambino, rimanevo sempre affascinato, basito e… mi perdevo nei miei sogni creandoli con tutte le perle di saggezza donatemi da Nonno Enrico. Era mio Nonno, questo ormai signore vecchietto, completamente sordo, con una rauca voce bassa quasi assente dovuto da una tracheotomia subita durante la 2° guerra mondiale… era mio nonno che nonostante l’età, nonostante i segni sul viso e sul corpo di una vita dura mi donava queste perle guardandomi con occhi vivi, lucidi… e non di lacrime ma lucidi di vita… e io nei suoi occhi vedevo, sognavo lui da giovane con la sua guzzi e io al sul fianco mentre facevano alzare la polvere correndo sul circuito della sua gara preferita, la Roma-Monte Mario.
Mi ripeteva sempre “senti la strada, ascolta il motore e dove guardi la moto ti porta”.
Sono passati più di 20 anni dalla tua morte ma il tuo ricordo in me non muore… GRAZIE NONNO.
… sono cresciuto cosi… questo è il motivo della mia passione per le moto, la passione per la GUZZI.