di Mototopo
In motocicletta la tentazione a correre è ovunque e si annida dietro alle occasioni più impensate, come ad una partenza al semaforo, mentre fermi, in moto al rosso, ci affianca la solita inconsapevole quanto riprovevole faccia smanettante col gas.
La competizione insita nel correre e nell’anelito alla vittoria è un cancro; è ovunque. Per questo forse è umana. La competizione e la sfida si insinuano, infide e sottocutanee; anestetizzano le nostre coscienze e le appuntiscono come frecce tese verso bersagli sempre più lontani, difficili, e soprattutto sempre più insignificanti e distanti da noi e dal nostro reale benessere.
Al primo vagito è già competizione quando la madre con i parenti inizieranno i confronti di peso, di altezza e di tono ugolare con gli altri neonati; così come la morte, in ultimo, diventerà una sfida personale nello strappare giorni di vita, quasi che la propria presenza al mondo non abbia altro significato se non rappresentare rabbiosi la propria ultima vendetta.
A me è già successo ed anche voi, prima o poi, sentirete quella voce tentatrice che dal profondo del vostro cuore o da dietro l’angolo del garage perentoria dirà: “Mai sarai un vero minchia se una Guzzi da corsa non farai”.
Miiiinkia!!! – mi son detto!
E adesso come si fa una moto da corsa? Dove inizio per fare la mia Guzzi da corsa? Decido di iniziare andando in libreria; quella a fianco del mio garage. Mi propongono subito un saggio dal titolo inequivocabile: “Sulla preparazione di una Moto Guzzi da corsa”.
Beeeene!!! – mi son detto!
Il saggio inizia con una citazione che da lì a poco si dimostrerà più che illuminante: “La moto da corsa deve diventare il prolungamento del proprio corpo: tra il pilota e la sua moto ci deve essere la totale identificazione e l’assoluta simbiosi. Essa deve diventare lo strumento tecnico del nostro corpo finalizzato alla vittoria”.
Miiiinkia!!! – mi son detto!
Mi è bastata quella frase per capire tutto quello che dovevo fare alla mia vecchia Guzzi. Non so se perché ero già abbastanza intelligente o piuttosto già assai minchia. Comunque sia, cestino il libro e inizio con certezza la mia opera. L’analisi comparata tra il mio corpo e il suo futuro strumento di vittoria mi portò subito a realizzare i seguenti interventi.
Nuove valvole cardiache e trachee maggiorate.
Una delicata e minuziosa lucidatura dei condotti orali per meglio farle apprezzare l’aria di vittoria presto vicina.
L’inevitabile trapianto di due bei nuovi polmoni altrettanto maggiorati.
Un bel radiatore osmotico per alleviarle l’affanno quando il passo sarà più lungo della gamba. Le indispensabili sacche e cateteri per tutti quei liquidi più o meno oleosi.
Il reimpianto completo in treccia metallica e arti flottanti di tutto l’apparato tenditore e vascolare.
Il misterioso albero della vita ks.
Una foratina a quella ciclopica trottola volanica.
Una visita accurata dallo specialista ortopedico per le necessarie modifiche e riparazioni alla struttura ossea portante.
Un’amputazione decisa dei due femori inferiori del telaio, tanto è sempre andata e sempre andrà su due ruote.
Piccoli ma mirati interventi di chirurgia plastica per meglio affinare la sua fisionomia aerodinamica.
Una drastica riduzione e riassemblaggio dell’apparato elettrico del sistema nervoso visto che ad una certa età la saggezza potrà esprimersi senza una eccessiva profusione di contatti neurali.
Il consueto pannolone sotto coppa per arginare tutte le possibili incontinenze nei momenti di maggior sforzo dinamico.
La mia Guzzi da corsa è da tempo finita e nonostante tutto questo popo’ di lavoro non ho ancora vinto una gara.
Miiiinkia!!! – mi son fatto!
Dovevo forse finire di leggere quel libro? Ho forse sbagliato qualcosa nella preparazione della mia moto da corsa? In quale campionato dovrei correre per tornare finalmente vittorioso con il mio nuovo strumento di guerra finalizzato alla vittoria? A cosa potrà mai servire la mia motocicletta da corsa? Che Guzzi da corsa ho mai fatto?
Questa storiella illustrata è dedicata a Tatuato poiché io so che nel profondo del suo cuore è un figlio dei fiori e sulla superficie un inquieto amante dei cannoni…