Home Incontri e racconti L’Anima delle Guzzi

L’Anima delle Guzzi

2017
0
immagine-racconto

di Apparente-Guzzista

“Oggi voglio proprio marinare il rientro in ufficio e farmi un bel giretto in moto, come ai vecchi tempi….ai tempi della scuola quando, il primo giorno di primavera sceglievo un posto, con una bella vista dove potevo mirare la natura che si risvegliava e così, con la mia bicicletta, mi godevo la giornata, alla faccia degli impegni.“

Così cominciò quel pomeriggio del 21 marzo.
Presi la mia Nevada 750 e andai dal mio amico Michele, Guzzista, proprietario di una Nevada 350.
La strada per arrivare da lui era trafficata ma, il pomeriggio si presentava con un sole che a dispetto dei giorni precedenti, grigi e piovosi, dava il suo benvenuto alla primavera appena nata.
Arrivato sotto casa sua, diedi due colpi di gas della mia Guzzi e subito dopo lo vidi spuntare dalla finestra, attratto dal richiamo di quel suadente suono a lui straordinariamente ammaliante. Ci salutiamo, lui scende immediatamente, viene in strada, ci accostiamo e lì cominciò il chiacchieriggio simpatico e gustoso tra due amici che condividono la stessa passione.
Ad un certo punto Michele mi confessa: “Sai, anche Alberto è d’accordo con te. anche secondo lui, faccio male a non valutare l’occasione che mi viene offerta da Stefano .” Stefano è il proprietario di una splendida Moto Guzzi California che dopo appena un anno dall’acquisto è costretto a venderla, poiché deve trasferirsi temporaneamente all’estero per lavoro e non può portarsi con sé la sua amata cavalla di metallo. Alberto inveceè l’amico di Michele, esperto di moto, attualmente a piedi per cause di forza maggiore, al quale viene spesso richiesto parere su scelte e decisioni.
Io di rimando gli dico: “ su dài, che aspetti a definire l’accordo con Stefano? Mi sembra onesta la sua proposta e soprattutto tu coroni un sogno. Non è forse il tuo sogno cavalcare una cali? Bene, questa è quella che fa per te. E’ una cavallina, che presto perderà il suo padrone. Le tue cure e le tue attenzioni eviteranno che resti triste e in balia di un freddo e insensibile concessionario, avido e attento solo ai guadagni.”
Michele, alle mie parole, tacque, si assorse nei suoi pensieri e subito dopo cambiò argomento.
Continuammo a chiacchierare e mentre passeggiammo, poco distanti dalla mia Hacuna, incontrammo Alberto. Subito Michele, si affrettò a presentarmi Alberto, persona dal piglio sicuro e molto affabile. Dopo le presentazioni di rito, la “cerimonia” ebbe il suo giusto epilogo: osservare al “microscopio” la mia Hacuna. Michele indicò con la mano il posto dove sostava lei, Alberto le girò intorno, la guardò, la scrutò e con occhio attento, piglio professionale non tardò ad enunciare la sua “diagnosi”. ”E’ proprio una bella moto. Complimenti! Anche tu hai avuto fortuna a trovare una moto così ben tenuta!” E continuando: “ Invece questo testone, perde il suo tempo in inutili riflessioni. Acquistare o no la Cali di Stefano. Io l’ho vista. E’ una gran bella moto, nuova, tenuta maniacalmente e dai colori molto simpatici.” Dopo le parole di Alberto, girai immediatamente lo sguardo verso Michele per carpirne le reazioni gestuali ma lui niente, inflessibile come una sfinge, sembrava disinteressato a tutto quello che gli stavamo dicendo. Mi pareva sospetto quell’atteggiamento.
Proseguimmo la passeggiata affrontando i discorsi più disparati ma, quello circa l’eventualità di acquistare la Cali di Stefano, no. Per Michele sembrava tabù. Mi era oltremodo strano quel suo atteggiamento.
Arrivò l’ora dei saluti. Il sole ormai era andato a riposare, stanco delle fatiche del giorno. La sera aveva preso servizio quotidiano e sembrava già fresca e poco invitante perché ci si attardasse ancora. Misi in moto e partii per far ritorno a casa non senza aver fatto di tutto per allungare la strada che porta verso casa.
Una volta chiusa la porta del garage, squilla il cellulare, penso: “ Saranno i miei, preoccupati per il ritardo inconsueto”. Invece no, era Michele. “Ancora su quella cazzo di moto sei?” Disse con fare seccato di chi cerca il suo interlocutore ma non riesce a trovarlo che solo dopo un sacco di tentativi. “Perché ti meravigli, ho sbagliato strada e ho allungato.” E lui: ”sempre le stesse scuse. Ti devo dire una cosa importante: ho chiamato Stefano e ho acquistato la moto!”, ed io: “ma no! Veramente? Complimenti! Hai fatto la cosa giusta.”
Però, conoscendo Michele, che si entusiasma anche quando, in moto, riesce a schivare una famiglia di moscerini che gli va incontro, ascoltando la sua voce piatta, priva di enfasi pensai, qui qualcosa non va! Il sogno della sua vita, la meta raggiunta eppure, l’entusiasmo sembra essersi dimenticato di lui. Mi trattengo ancora un po’ per fargli ancora i complimenti e gli do appuntamento per il giorno seguente.
In serata, durante la cena ripensavo a quell’ultima telefonata con Michele. Non riuscivo ad unire i tasselli di quel mosaico, qualcosa non mi quadrava.
Il giorno seguente, al lavoro, non riuscivo a distrarre la mente da quella vicenda che non funzionava come doveva, secondo me. Per un po’ ho anche dubitato della convinzione di conoscere Michele ma, ero troppo certo delle sue reazioni e quindi il tarlo si faceva sempre più incessante.
A metà mattinata mi squilla il cellulare. E’ Michele! ” Michele ciao, come va?” e lui: “ Cosa mi consigli di fare? Io non posso tenere due moto. Come faccio?” ed io gli rispondo con calma: “devi vendere la tua, non c’è alternativa, ti devi disfare della moto e cominciare a goderti la tua California”. Con fare rammaricato mi dice: ” Io sono innamorato della mia moto, io non posso separarmi da lei; lei è parte di me, della mia esperienza. Io ho sognato fin da piccolo di diventare un Guzzista. Ero attratto dal suono che emettevano le marmitte delle Guzzi quando, in paese le vedevo sfilare davanti a me, cavalcate da felici proprietari orgogliosi di possederle e di mostrarle in tutta la loro bellezza. Quando passavano, davanti ai miei occhi si imprimeva l’immagine dell’aquila che era lì per spiccare il suo volo, insieme al suo possessore, per volare insieme verso la libertà.
Quando ebbi la fortuna, a quasi cinquant’anni, di comprarmi la mia Nevada 350, io allora toccai con mano il significato di quello che vedevo. Solo lei, mi ha regalato le emozioni che sognavo da bambino, Io non posso tradirla, io non posso separarmi da lei!” Il suo appello era così accorato da emozionarmi al punto di non aver più il coraggio di continuare quella telefonata.
Lo salutai e gli promisi che mi sarei fatto sentire più tardi, magari ne avremmo discusso meglio.
La giornata trascorse in fretta con il rimbombare delle parole di Michele nella mia testa. Non riuscivo a distogliermi da quell’appello accorato, dal quel bisogno di trovare una soluzione giusta per la sua moto, per la moto di cui Michele era innamorato. Cederla voleva dire per lui, tradirla, tradire tutte quelle esperienze che con lei aveva condiviso dopo tanto averla sognata. Feci una considerazione: ma si può essere innamorati al tal punto per una moto? Evidentemente si! Ed era la cosa che complicava tutto il resto delle vicenda. Cosa si poteva suggerire, in alternativa, alla cessione della sua moto? Bella storia!
La giornata trascorse.
L’indomani, mentre mi apprestavo ad andare al lavoro, mi squilla il cellulare e mi sento dire: “Hai un minuto?” Era ancora Michele. Io penso, prima di dargli la disponibilità ad ascoltarlo, per bacco non sono in grado di dargli nessun consiglio! Speriamo bene!! “si ti ascolto, dimmi.” E lui: “ adesso ti leggo un fax che mi è appena pervenuto. È scritto da Stefano.” Il fax recitava così: “Michele, ho deciso di scriverti perché mi rendo conto di non farti cosa gradita.
Finora ero abituato a tenere fede alla parola data, ma ti prego di capirmi. Da ieri sera, dopo il momento di aver realizzato che la moto non era più mia, non sono più lo stesso; questa notte non ho dormito serenamente, il pensiero mi ossessiona.
Se veramente sei guzzista convinto, puoi sforzarti di capirmi, ho comprato questa moto con tanta gioia, ho finalmente realizzato un sogno che avevo da tempo; inoltre questa moto l’ho comprata come regalo per aver conseguito un traguardo per me importantissimo: essermi laureato, dopo grossi sacrifici, a 48 anni.
Un sogno realizzato che meritava di essere completato con un altro sogno che avevo nel cassetto. C’è un altro motivo: ho un figlio di 26 anni che è rimasto profondamente deluso dalla notizia della vendita, sperava che un giorno gliela regalassi.
Per questi motivi ti chiedo di scusarmi e perdonarmi per questa decisione che ti ferirà, ma sono sicuro che sarai in grado di comprendermi.
Troverai sicuramente una moto bella come la mia e probabilmente ad un prezzo più favorevole per te.
Sono disposto ad aiutarti a trovarla, e ci incontreremo di frequente sulle nostre belle Moto Guzzi, un marchio glorioso che merita la nostra passione.
Scusami ancora.
Ti saluto con affetto, Stefano.”
Michele finito di leggermi la lettera di Stefano mi disse: “Grazie a Stefano ho compreso che non ci sarà mai più un’altra moto nella mia vita. Io ho avuto la stessa notte di Stefano. Questa mattina mi sono destato che ero un’altra persona. L’insonnia e la frustrazione mi hanno fatto compagnia per l’intera notte.”
Stetti in silenzio.
Questa storia non poteva essere casuale. L’amore per una Moto Guzzi, è un amore particolare. Ove scocca, attiva una sorta di anima che è propria nelle Guzzi. Quando scegli una Guzzi e perché l’amerai. Non l’acquisti per semplice gusto ma lo fai perché, prima o poi, sarà parte di te e non potrai più farne a meno di lei. Non puoi possederla come un oggetto inanimato, un semplice mezzo di trasporto.
Bellissimo essere Guzzisti.
Presi fiato, e risposi: “ Michele, ha vinto l’affetto, hanno vinto i sentimenti, quelli più veri. Riposa tranquillo e sii certo che la tua Guzzi continuerà a regalarti quelle emozioni che ti faranno continuare ad essere orgoglioso di lei. Ciao.”