Come sono diventato Guzzista. Avevo una Honda XL, era il mio unico mezzo di trasporto. Era il 2004, luglio – la sera che l’Italia era stata eliminata dagli europei. Me lo ricordo bene, perché ero andato a casa di amici a vedere la partita. Tornando a casa vedo un gatto nero che traversa la strada, il mio sguardo lo segue. Non mi accorgo che la macchina davanti a me inchioda, le entro nel paraurti. In realtà il paraurti non c’era: il tipo era già stato tamponato il giorno prima. Però c’era una sbarra di ferro bella grossa sotto al paraurti, contro cui la forcella della mia Honda XL si accartoccia come una banana. Telaio storto, moto da buttare, sono molto triste, e soprattutto appiedato (la mia Micra era morta il mese prima). Un collega della mia ragazza, che lavorava a Roma, si offre di regalarmi la sua vecchia Guzzi, è una V35 GT, accetto senza pensarci troppo. Il weekend dopo scendo in treno con il casco e vado a prenderla. L’estetica non è proprio mozzafiato, ma si vede che alla moto, anche se è un po’ pasticciata qua e là, hanno voluto bene. Mi metto in sella e parto. Lentamente, chilometro dopo chilometro, curva dopo curva, salita dopo discesa, quella pulsazione mi entra dentro per non uscire più. Arrivo a Milano che sono completamente innamorato. La moto per me era sempre stata un mezzo di trasporto. Grazie a quella motoretta strana mi ritrovo una scimmia che mi spinge a usarla tutti i giorni per andare a zonzo in pausa pranzo e scoprire stradine nuove nei fine pomeriggi. Poi mi metto a gironzolare su internet e mi imbatto in una mailing list in cui mi chiedono se sono abbastanza TDC per stare lì. Il resto della storia sarebbe troppo lungo da raccontare. Poi dice che i gatti neri portano sfiga…