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Una V7 a testa o croce

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Di Martino

 

Chissà perchè le storie delle Guzzi sono sempre “speciali” Quella che vi racconto è la storia di una Guzzi molto speciale, una 850 GT california del 74. Tutto è iniziato da un regalo di compleanno. Allora avevo una california III (la roccia) e conoscendo la mia passione per le Guzzi mi è stato regalato un modellino da montare (scala 1:6 x770 pezzi della Protar) della mitica 850 gt california. Errore fatale, non si fanno di questi regali a un guzzista dichiarato. Non vi dico il tempo che ho impiegato per montarla, anche perchè è un modello realistico al massimo, comunque questa cosa mi ha fatto nascere la voglia di possederne una reale. Così comincio a scandagliare gli annunci dei vari mercatini. Era passato oltre un anno e non avevo trovato niente, ossia niente che potessi permettermi visto le quotazioni. Quando ormai non ci speravo più, eccola lì: V7 anno 74, ferma da quattro anni, cedo al migliore offerente, quotazioni a partire da 1500 euro. Dopo varie peripezie e contrattempi (sembrava quasi che fossi destinato a perdere questa occasione) finalmente ho la possibilità di vederla. Stava lì in un angolo del giardino di una villetta a due passi dal mare, appoggiata sul cavalletto laterale e coperta da un telo impermeabile. non era una V7 qualsiasi, ma Lei, l’antesignana delle Califiornia. Di metterla in moto, neanche a parlarne, gomme a terra, tutte le fusioni “infiorate”, cromature opache e rugginose e un’ incredibile “cosa” attaccata al retrotreno (una specie di paraurti alto 15 cm. che avvolgeva tutto il posteriore, cosparso di fanalini rossi e gialli) aggiungiamoci borse laterali, un baule da 50 lt. parabrezza, due enormi antinebbia gialli e delle strane serpentine avvolte sui collettori di scarico e otterrete un “bisonte” mostruoso. Il venditore mi aveva dato appuntamento Insieme a un’altro “pretendente”, unici sopravvissuti alle peripezie accennate. Il tipo aveva l’aria di un professionista, era arrivato a bordo di una citroen DS a dir poco fantastica. Ho pensato subito che non l’avrei spuntata, ma ero deciso a giocarmela fino al massimo delle mie possibilità. Partiamo con le quotazioni, il tizio si rende conto che non mollerò e mi fà una proposta che mi lascia perplesso, per evitare di farci eccessivamente male, perchè non ce la giochiamo a testa o croce? Non ricordo cosa scelsi, fatto stà che mi andò bene, e ora la “bestia” sonnecchia nel mio garage. Tutto questo accadeva tre anni fà e sono convinto che un’occasione del genere non mi capiterà mai più. Sono quelle cose che non si spiegano, che ti fanno sospettare che “doveva andare così”. Ne è seguito un faticoso (e costoso) restauro che mi ha impegnato per circa un anno, poi finalmente il battesimo della strada. Guidare una moto d’epoca è un’esperienza che definirei “rivelatrice”, se poi è una Guzzi dei tuoi sogni…

Gli stessi itinerari che conosci a memoria per averli percorsi innumerevoli volte assumono un sapore diverso. La guida è necessariamente più tranquilla, ad ogni cambiata devi aspettare che il motore, con il volanone, cali di giri. La potenza disponibile non è quella a cui sei abituato, e anche i freni……sono d’annata, ma l’insieme dell’erogazione e del tipo di guida sono una cosa goduriosa. A dire il vero c’è un’altro sogno (che credo proprio resterà tale) rimasto nel cassetto. Diciassettenne, per andare a scuola prendevo il tram sulla Casilina, e all’altezza di Torpignattara c’era il negozio, perchè più di tanto non era, di Napoleoni. Era appunto un negozietto buio con le moto ammassate a destra e sinistra di un corridoietto che dava sul bancone di vendita, il materiale attaccato dappertutto, perfino appeso al soffitto. All’improvviso in quel buco è apparsa una…

una V7 sport. era splendida, verde metallizzato e telaio rosso. Ricordo che siccome non aveva posto, ogni mattina la sistemava a metà trà la saracinesca e il marciapiede, che era piuttosto largo. Era un evento, e trovavi spesso la ressa intorno a quella magnificenza. Al ritorno da scuola scendevo dal tram e passavo non sò quanto tempo a divorarla con gli occhi. Comprai il n. di motociclismo che la riguardava, e non sò quante notti agitate mi fece passare, oltre a quelle che mi procuravano le amiche della cugina o le studentesse di ragioneria dell’istituto di fronte al mio. Fino ad allora vedevo la Guzzi solo come fornitrice della polizia, ma quella moto fù una rivoluzione, una cosa dirompente, che voltava completamente pagina con il passato (almeno per me, all’oscuro allora dei passati sportivi e delle vittorie della Guzzi). Come fosse arrivata a Napoleoni è per me un mistero, dopo una ventina di giorni qualcuno se la portò via (trà la costernazione del sottoscritto) e non se ne videro più.