Home Personaggi Garage STORIA DI CUSCINETTI STERZO, FORCELLE E DI UN POVERO PERNO RUOTA DA...

STORIA DI CUSCINETTI STERZO, FORCELLE E DI UN POVERO PERNO RUOTA DA SALVARE

296
0

di Marco “Baloo”

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai in una “forcella” oscura, che la diritta (sempre forcella) era smarrita.
Bene, credo che queste parole siano tra le più citate da qualche secolo a questa parte. Spero che il grande Vate mi perdonerà se le adopero in modo così blasfemo per iniziare il racconto del lavoro che ho svolto sulla mia bellissima Moto Guzzi V100 Mandello e per giunta, ROSSA.
La cosa che mi ha messo più in difficoltà, molto più della parte tecnica nel trovare le soluzioni pratiche per fare le modifiche che avevo in mente, è stato il cercare di far capire quali erano le motivazioni che mi spingevano a fare questo lavoro. Ma andiamo per ordine.
Felice possessore di una moto che mi ha da subito trasmesso un fascino che nessun’ altra prima aveva fatto, ho dovuto affrontare alcuni episodi che hanno fortemente messo in crisi la mia fede e devozione assoluta.
La prima voce maligna a penetrarmi….. No, questa parola, non so perché, ma non mi piace. Mi correggo. A ferirmi, si meglio, a ferirmi come un pugnale affilato, è stata la notizia che nelle forcelle fosse presente una sola molla, ubicata nello stelo di destra.
CRISI! Com’è possibile!? Come può un canguro saltare se ha una molla sola?!?
Mi rivolgo ai concessionari MG per avere notizie o meglio smentite ad un’eresia di tale livello ma, al contrario, mi arrivano solamente conferme! Inizia repentino uno stato depressivo, mi cimento in prove tecnico/empiriche che mi portano a piegarmi su una sola gamba e provare a rialzarmi.
Alzo la moto sui cavalletti, la copro con un telo…. Non la adopererò mai più!!!
Sostegno dal mondo Guzzista:
”Ma che te ne frega di quante molle ha? C’ hai corso fino adesso? Va bene? E allora, “belin” (licenza poetica), vai e non rompere i…(licenza poetica libera a vostro piacimento).
Torna la ragione. Non può essere! Io smonto tutto e controllo.
Due! Due!! Sono due!!! Due belle molle che spingono gagliarde come nessun’altra moto ha avuto prima! Diavoli malefici che mettono in giro certe voci.
“Vabbè, ha due molle. Ora sarai contento! Ma l’idraulica? Quella no. E’ una e una soltanto. Puoi fare tutte le prove che vuoi”. Percepisco una sghignazzata goduriosa in questa affermazione.
Riflessione: Avendo iniziato questo racconto in modo così bizzarro, non ho la più pallida idea di come riuscirò a proseguire. Anzi, non ricordo neanche più bene cosa dovevo dire. Pausa.
Riprendiamo da:” Felice possessore di una moto che mi ha da subito trasmesso un fascino che nessun’ altra prima aveva fatto”, notavo però un comportamento anomalo dello sterzo che ha trovato conferma il giorno in cui ho deciso di sollevare la ruota anteriore per vedere che non ci fossero impuntamenti girando a destra e a sinistra. Effettivamente in posizione centrale lo sterzo aveva un leggerissimo, quasi inavvertibile, blocco che opponeva una certa resistenza muovendolo in ambo le direzioni, cosa talmente minima da non esigere alcun tipo d’intervento.
Macinando altre migliaia di chilometri, quella che era una leggera percezione era però diventata una vera e propria difficoltà che implicava un necessario controllo dello stato dei cuscinetti dello sterzo.
Seppur ritenendo di avere le capacità adeguate ad affrontare questo lavoro, prima consulto per bene il manuale officina della V100 Mandello onde evitare di incappare in errori grossolani. Da subito mi rendo conto che avrò bisogno di alcuni attrezzi che non possiedo ma che lavorando in un’azienda molto attrezzata, sono in grado di costruire.
Per prima cosa ho fatto una bussola per mollare le ghiere che fissano il perno forcella al telaio

Così sono riuscito a togliere il piantone dello sterzo fig1 per scoprire che effettivamente i cuscinetti erano parecchio nicchiati, soprattutto la pista esterna superiore fig 2 e 3.

Le spiegazioni che mi sono dato per giustificare un danno così evidente dopo appena 24 000 km, anzi, in realtà già da molto prima, sono state una quasi assenza di grasso, un assemblaggio avvenuto con poca cura e poi ho trovato un’escrescenza di saldatura sull’alloggiamento della pista superiore del telaio e per questo veniva a mancare la planarità fig 4.
Per togliere le piste esterne dal telaio è necessario procurarsi un estrattore per cuscinetti, io ne ho preso uno economico di scarsa qualità in Amazon ma che con qualche modifica ha fatto il suo lavoro. ESTRATTORE:

Per togliere la pista interna inferiore fig1, la pratica corretta sarebbe quella di scaldare per bene la piastra inferiore e con una pressa fare uscire per sotto il perno dello sterzo, che è posizionato per interferenza. Questa pratica, anche se corretta, penso che possa essere molto “stressante” per il materiale, così ho preferito tagliare la pista con una piccola fresa ad aria. PISTA TAGLIATA:

I cuscinetti originali sono FAG a sfera a contatto obliquo e credo siano una scelta di alta qualità anche se probabilmente sono più delicati rispetto a quelli conici a rulli che però, posso dire per esperienza, col tempo tendono ad accumulare gioco non dovuto all’usura ma per la deformazione della gabbia interna che contiene i rulli. Comunque quest’ultimi sono disponibili come opzione agli originali, personalmente ho scelto di rimontare quelli a sfera anche se costano quasi il triplo degli altri, circa 130€ scontati.
Rimontiamo tutto. Cosa serve? Per prima cosa inizio ad installare le piste esterne sul telaio (ovviamente ho rimosso il difetto nella sede che menzionavo prima). Poi il parapolvere e la pista interna sul perno del piantone. Questo è il lavoro che richiede più attenzione ed esperienza perché bisogna intervenire senza toccare minimamente le parti di scorrimento delle sfere e nemmeno le parti in prossimità di queste. Bisogna far avanzare le piste in modo assiale evitando che si intraversino o che si grippino perché ciò potrebbe portare del materiale tra il cuscinetto e la sede.
Per le piste esterne mi sono costruito due cilindri di alluminio uniti da una barra filettata da M12

Meglio installare una pista alla volta ingrassando le superfici di scorrimento

Per la pista interna ho lavorato un tubo di alluminio e adoperato la pressa.

A questo punto ho ingrassato e rimontato tutto

Il libro officina dice di fare un pre-serraggio per adattare i cuscinetti, ad una coppia di chiusura di 60nm e azionare ripetutamente lo sterzo in ambo i lati per poi rimollare e richiudere ad una coppia di 30nm. Sinceramente 60nm mi sembravano troppi e sono arrivato, in vari step, fino a 45nm, per poi richiudere definitivamente a 30nm. Il risultato mi è sembrato ottimo.
Bene, tutto è pronto per rimontare gli steli. Sono lì, in un angolo, dove li ho messi quando li ho smontati. Prendo in mano il primo, il destro, bello con i suoi foderi neri, le cromature e le anodizzazioni neutre. Che eleganza, con la sua forma quasi fallica e che funzionando ricorda simbolicamente un amplesso. Mi ci appassiono al punto che comincio a spingerlo giù e su, giù e su. Mi sembra di sentire l’olio che passa attraverso le lamelle dei freni idraulici, ammorbidendo il movimento dell’andare e venire come se volesse assecondare le mie mani senza violenza.
Riflessione: sto seriamente pensando di adoperare due inchiostri di colore diverso come nel libro “La storia infinita”. Uno per la parte razionale e l’altro per quella irrazionale. Mi rendo conto però, che tecnicamente non sono in grado di farlo e quindi continuo in monocolore. Fine riflessione.
Anche l’altro è lì, il sinistro, il gemello omozigote, una fotocopia, pronto a condividere ogni singolo metro d’asfalto, buca, asperità. Voglio pompare anche lui, hanno sempre fatto le cose assieme e non voglio essere io a dividerli. Eccoti……
Vacca miseria! È una furia indemoniata che mi scappa di mano reagendo al mio peso come fosse un Tagadà (ricordi di quando andavo al Luna Park). Mi torna in mente la vocina del diavoletto che mi aveva avvisato.
Sono fregato! Mi avvio verso il telo con il quale intendo coprire nuovamente e sigillare la moto facendo finta che non esista più e dedicarmi ai francobolli (che non ho, prima che qualcuno mi chieda di mostrargli la collezione).
NO! Io sono io!! Ce la posso fare!!! Posso correggere questa menomazione degenerativa, questa mancanza di una parte di cromosoma (sinceramente qui mi riferisco più agli ingegneri o agli affaristi che per risparmiare hanno concepito una schifezza simile) e riabilitare SX a diventare come DX. Ho tralasciato XX e XY ma secondo me il richiamo è palese.
Cerchiamo una spiegazione, entriamo nel mondo dell’irrazionale, in quel posto astratto, etereo, sfuggente, dove tutto e il contrario di tutto trovano una loro ratio con una logica certosina che appare inconfutabile ma solo per chi la sta concependo e assolutamente impenetrabile per chi ne ascolta la spiegazione.
Perché modificare le sospensioni di una moto?
“Facile, perché vuoi migliorarne l’assetto!” No. “La guidabilità!?” No. “sono rotte?” Assolutamente no. (tra virgolette riporto una vocina che potrebbe essere spiegata con la mia coscienza razionale ma che in realtà rappresenta i guzzisti del forum ma sempre nella mia testa).
“E allora perché fai tutto sto casino? La moto va bene?”
Benissimo. Il perno.
“Il perno?”
Lo so, non è facile. C’è chi va in moto guardando i paesaggi, chi è ansioso di raggiungere qualche posto meraviglioso, chi è inebriato dalle prestazioni e dagli ingaggi, c’è chi non vede l’ora di “spalancare” dopo una curva per poi arrivare ugualmente ultimo (ogni riferimento è puramente casuale).
Io mentre cavalco il mio destriero non faccio altro che interrogarmi su cosa stia facendo ogni singola parte meccanica che lo compone, un’analisi continua ed esasperante alla ricerca di possibili anomalie o carenze.
Buche, salti, rallentatori, frenate al limite. Gli steli vorrebbero essere liberi di muoversi ognuno a modo suo, secondo la loro indole, il loro carattere. Uno veloce e nervoso mentre l’altro è calmo e riflessivo, Malgrado siano così diversi sono costretti a sopportarsi perché uniti da un patto di tolleranza, uniti da un povero perno che cerca di farli andare d’accordo e che allo stesso tempo deve anche tenere attaccata la ruota anteriore cercando di non farla flettere così come gli steli vorrebbero facesse.
Dico, come si fa a raggiungere una meta serenamente quando c’è in corso una tragedia di tale entità? Non sono pronto a sopportare l’ansia e lo stress che ciò mi può provocare.
(Sono più incasinato di prima. Come faccio a continuare la parte tecnica? Cancello momentaneamente tutto e poi, forse, re-incollo.)
Si può fare! Ne sono convinto. Tutti quelli che ho consultato mi hanno detto di no. Officine specializzate dicono di montare cartucce after market che la moto migliora tantissimo (NON MI INTERESSA MIGLIORARE LA MOTO COME LO INTENDI TU!!!).
Avere tutti contro mi invoglia ancora di più a fare il lavoro. La mia moto sarà ancora più mia, sarà unica…. Oppure dovrà montare delle cartucce after market.
(cambio colore dell’inchiostro a vostro piacimento)
Analizziamo da un punto di vista tecnico quali sono le maggiori difficoltà e le differenze tra lo stelo destro (con idraulica) e quello sinistro (senza). Esternamente le differenze visibili sono i tappi superiori, il destro con regolazione del precarico molla e del freno dell’estensione mentre il sinistro non ha niente. Poi i piedini inferiori dove si attacca la ruota. Il destro ha il foro ruota di diametro inferiore, 25mm, e per sotto ha un foro che alloggia una vite per tenere il pompante interno. Il sinistro ha il foro per il perno ruota che è da 30mm mentre manca completamente il foro per fissare un nuovo pompante e diciamo che questa sarà la vera modifica da fare per ottenere il risultato tanto agognato e cioè di trasformare lo stelo di sinistra ad immagine e somiglianza di quello destro.
Inizio a smontare il tutto per vedere come affrontare le modifiche e mi metto in moto (nel senso che mi attivo) per trovare i pezzi presenti nello stelo di destra ma che mi mancano per modificare quello di sinistra. Fortunatamente Alex di AG, che ringrazio, ha una moto uguale alla mia che ha fatto modificare e molto gentilmente ha accettato di vendermi i pezzi avanzati che erano esattamente quelli che mi servivano.

Cosa positiva è che i foderi degli steli sono perfettamente uguali ed intercambiabili, quindi quello che era a sinistra rimarrà al suo posto senza dover fare modifiche. Le molle invece sono uguali ma posizionate in modo diverso. La destra è infilata nel pompante e rimane nella parte alta dello stelo, mentre a sinistra è dentro allo stelo nella parte bassa.
Pompante destro in tre foto

Stelo di sinistra

Per togliere la molla di sinistra bisogna svitare una ghiera avvitata nel bordo superiore dello stelo

Per farlo mi sono costruito l’attrezzo nella foto seguente. La ghiera poi non va rimontata, ho provato anche a modificarla ma la molla non scorre bene all’interno.

A questo punto anche gli steli erano perfettamente uguali e pronti, rimaneva da smontare i piedini per verificarne le differenze e capire se era possibile modificare quello di sinistra per alloggiare e fissare il pompante. Per togliere i piedini bisogna per prima cosa svitare il grano laterale che fa da fermo. Questo grano è fissato con la loctite e poi ribattuto, quindi bisogna assicurarsi che la chiave faccia una forte presa e soprattutto è necessario scaldare bene il pezzo. Dato che la sua chiave a brugola tendeva a scivolare, gli ho piantato dentro un inserto torx che lo ha fatto svitare senza problemi. Prima di passare a togliere i piedini, bisogna ripristinare le creste di filettatura dentro al foro filettato perché sicuramente sono state deformate dalla pressione del grano stesso, questo per evitare che svitando il piedino, si rovini l’intera filettatura. Per fare questo, io ho adoperato una piccola fresa ad aria a punta e una punta da segno.
Ora sopraggiunge il problema di tenere fermi gli steli, senza che si rovinino, per svitare i piedini e allora mi sono fatto questo supporto in alluminio per prenderli nel mandrino del tornio. Alla fine, scaldando bene, si sono svitati più facilmente di quello che mi aspettavo.

Mi accorgo da subito che il piedino sinistro da modificare ha delle differenze sostanziali e che non è possibile riprodurre una copia esatta di quello destro. Ha una profondità maggiore e quindi il pompante si posizionerebbe in un punto più basso rispetto all’altro, cosa facilmente risolvibile mettendo uno spessore. Soprattutto ha meno materiale in corrispondenza del perno ruota e se procedessi nel fare la sede della vite per tenere il pompante nello stesso modo dell’altro, si potrebbe indebolire troppo. Decido allora di passare ad una vite più piccola, da 8 invece che da 10 e con testa ribassata. Mi costruisco una maschera per fare il foro …

… e con un lamatore riproduco la sede della testa della vite

Ora rimane da affrontare il fatto che il pompante per essere fissato, ha un foro filettato da 10mm passo 1 ed io devo adoperare una vite M8. Risolvo la cosa costruendo una boccola con filettatura esterna da 10×1 e interna da 8×1,25

Ora torniamo a quanto detto precedentemente sulla differenza di profondità del piedino di sinistra e per correggere quella che sarà l’altezza del pompante, ho costruito uno spessore di alluminio da infilare nel piedino stesso.

Mannaggia! Un centesimo di differenza, non ci voleva. Vabbè, faro meglio la prossima volta.
A questo punto è tutto pronto per essere rimontato ed inizio col riassemblare i piedini.

La filettatura degli steli l’ho appena sporcata con della Loctite 243 mentre i grani li ho fissati con la più forte 270.
Proseguo con il mettere in sequenza le parti che compongono gli steli installando dei paraolio nuovi. Per inserire i paraolio sugli steli, oltre ad aver sporcato per bene di olio ogni parte, ho adoperato il trucco del sacchetto di nailon e cioè quello di avvolgere con un pezzo di nailon dove si deve far scorrere il paraolio nuovo, così gli fa da guida salvando la superficie di contatto. Invece, per inserire i paraolio nelle loro sedi nei foderi, non avendo un attrezzo specifico, per non rischiare di rovinarli, ho preso un paraolio vecchio e l’ho tagliato in modo da ricavarne 2 mezze lunette che ho adoperato per spingere dentro i paraolio nuovi.

Ed ecco il risultato finale

Riflessione finale:
Ora la mia moto ha due steli perfettamente uguali, entrambi con la regolazione del precarico della molla e dell’estensione dell’idraulica, la compressione invece era fissa e quindi allo stato attuale risulta essere raddoppiata. Questa cosa era in parte voluta perché la moto mi è sembrata da sempre troppo morbida nell’anteriore, soprattutto di idraulica. L’estensione abbiamo detto che è regolabile e quindi in caso si può ammorbidire. Comunque, per cercare di compensare e correggere questo possibile “indurimento”, ho pensato di adoperare un olio più fluido, sono passato dal 7,5 al 5.
Il risultato è ancora tutto da scoprire e non vedo l’ora di fare la prima uscita su strada, ma il proposito che ha dato inizio a tutto questo casino credo che abbia raggiunto il suo obiettivo.
Il povero perno ruota è salvo e giuro che mi è sembrato che mi strizzasse l’occhiolino l’altro giorno prima che lo montassi.
Grazie a tutti per il sostegno e la pazienza.