Di andre1100sport
Sono tornato ormai da una settimana da un’indimenticabile (anche perché per me è il primo viaggio così lungo in termini di tempo e km) vacanza in Sicilia in due: io e il mio 1100 Sport.
Cercherò di non tediarvi con gli aspetti turistico-balnear-gastronomico-sentimentali, e di limitarmi invece agli aspetti più strettamente tecnico-motociclistici e all’itinerario (per sommi capi).
Parto con due borse flosce laterali: da una parte tenda e sacco a pelo, dall’altra tuta&stivali antipioggia (mai usati, ha piovuto due o tre volte ma sempre di notte), scarpe da ginnastica e bottiglia di olio motore di scorta (neanche aperta a fine viaggio!); legato sopra una borsa laterale il materassino da campeggio. Nella borsa centrale, fissata sulla sella passeggero, tutti i vestiti. Il peso si sente, soprattutto nei cambi di direzione, ma la moto si guida bene lo stesso.
Addosso tuta di pelle in due pezzi (marrone quasi nera, ideale sotto il sole), guanti e stivali, che userò sempre nei trasferimenti e invece lascerò in campeggio nei brevi spostamenti locali. Casco apribile, sarà anche meno sicuro ma con l’integrale sarei morto dal caldo.
Primo giorno (5 agosto): autostrada da Bergamo a Parma (l’unica che farò fino al tratto che mi porterà a Palermo) e poi solo strade normali fino a Castiglion della Pescaia (GR). Ma che bella è la Cisa? non l’avevo mai fatta; e le stradine tutte curve della Lunigiana e Garfagnana?
km 570.
Secondo giorno (6 agosto): via per le ancora più splendide strade del senese e le altrettanto belle strade per Orte, Narni, Terni, Rieti e L’Aquila, per arrivare per la seconda notte al raduno sul Gran Sasso chiamato “Piccolo Tibet” organizzato da Motociclisti Imprevisti, di cui avevo saputo grazie alla segnalazione di Dav850T3Cali sulla mailing list di AG.
Ed ecco la prima magagna : poco prima di arrivare al raduno, mi fermo a chiedere un’indicazione e, al momento di ripartire, premendo lo start il motorino gira ma non ingrana sulla ruota della frizione, ne esce un rumore tipo mitraglia e la moto non parte. Parto a spinta (in discesa) e arrivo a Fonte Vetica (nei pressi d Campo Imperatore), sede del raduno, quasi senza benza perché piuttosto che fermarmi al distributore e ripartire spingendo con la moto stracarica preferisco rimanere a piedi!
Neanche il tempo di arrivare (cazzo che posto, e sì che ne ho viste di montagne… sembra di essere su uno di quegli altopiani in Kyrghizistan, nel cuore dell’Asia Centrale: avete presente, no?) e subito un team di meccanici preparatissimi e ben attrezzati comincia ad armeggiare intorno al 1100. Che sia la batteria scarica? Colleghiamo coi cavi la batteria a quella di un’altra moto e proviamo, stesso risultato. Ma il capo meccanico (Marcellino Faletto su Yama XJ750 Turbo!!!) ha le idee chiare: nota che, dalla molla della serratura della sella passeggero, ad ogni tentativo di avviamento esce una fumatina e, prima ancora di averlo individuato fisicamente, capisce subito qual è il problema: la batteria non è collegata bene a massa e disperde. A questo punto è fin troppo facile accorgersi che la treccia metallica della massa della batteria è avvitata a un punto di attacco della piastra reggi batteria che si è dissaldato dal telaio, quindi la corrente passa, attraverso la suddetta molla e gli altri punti di attacco della piastra al telaio (infatti la moto e tutti i servizi funzionano regolarmente), ma quando ne deve passare tanta (per l’avviamento) disperde. Avvitata la treccia a un altro attacco della piastra reggi batteria, il problema è bell’e che risolto.
km 1022.
Terzo giorno (7 agosto; e qui mi sto sforzando per tenere fede alla parola data e evitare di dirvi qualcosa degli arrosticini, della grappa e del dopo grappa al raduno…): Marcellino non è tipo che si accontenta di una soluzione di emergenza, sa che ho ancora tanta strada davanti e girare con la batteria che saltella nel sottosella non è bello. Così mi invita a casa sua dove, come se fosse la cosa più normale del mondo, crea dal nulla due piastrine a U di acciaio, le fora e mi rifissa perfettamente la piastra reggi batteria al telaio (penso che la terrò sempre così, a imperituro ricordo della sua maestria). Non contento, mi invita a pranzo (e sua moglie cucina davvero bene) e mi dispensa saggi consigli per il percorso a venire.
La prossima tappa è a casa di una mia amica in Puglia, parto che è già pomeriggio ma resto fedele al progetto no autostrada e mi faccio le varie statali x Chieti, Popoli, Sulmona, Roccaraso, Isernia (quest’ultima parte splendida; tra l’altro non ci passa nessuno perché, come mi spiega un benzinaio, hanno appena aperto una nuova strada a doppia corsia che copre lo stesso tratto; in pratica la strada vecchia è diventata un circuito per motociclisti, particolarmente indicato per supermotard; peccato che una CBR uscita larga da una curva mi stava centrando in pieno, c’è mancato davvero un pelo!), Campobasso, Foggia e Ruvo di Puglia.
km 1500.
Un giorno di sosta a Ruvo di Puglia (8 agosto) e poi il quinto giorno (9 agosto) via per la Sicilia, passando da Matera, Metaponto e Sibari, poi scavalcando i monti della Calabria e sbucando sul Tirreno a Guardia Piemontese, a nord di Tropea. Sempre solo statali fino a Villa San Giovanni, breve traversata in traghetto e ancora statali da Messina fino a Riposto, “Il porto dell’Etna”, pochi chilometri a nord di Catania (cazzo, ma che traffico nei paesini lungo la costa!).
Si manifesta la seconda magagna (che poi si rivelerà essere dipendente dalla quarta, ma non anticipiamo i tempi…): in Calabria, scendendo verso il Tirreno, il freno dietro comincia a mollare. Sul 1100 Sport non è rarissimo, ha una pinza dietro da motorino, la moto è stracarica, io sono abituato ad usare tanto il pedale del freno dietro (retaggio della frenata integrale del Lario?), la discesa era lunga … insomma penso a una bolla d’aria nel circuito idraulico.
km 2105.
Il sesto giorno (10 agosto) vado a Catania a cercare un’officina, un gentilissimo Guzzista locale su T3Cali mi accompagna prima dal concessionario Guzzi (chiuso), poi in un’officina multimarche, che mi indirizza a sua volta all’officina autorizzata Guzzi Nunzio Moto di Acireale (il cui meccanico mi mostra con giusto orgoglio un Daytona Limited Edition che hanno in officina). Qui prima tentano di rimbalzarmi in un’altra officina, poi di fronte alla mia disperazione mi lasciano fare da me lo spurgo dell’impianto (fornendomi molto gentilmente cavalletto, attrezzi, liquido freni e il cosiddetto “cicciamerda”, cioé una tanichetta con tubetto dove far defluire il liquido che esce). Risultato scarso: il freno frena solo dopo una prima pedalata a vuoto, e dopo un po’ di chilometri ricomincia a non frenare più del tutto come prima. Pace, c’è sempre il freno motore!
km non pervenuti (2200?)
Settimo giorno (11 agosto) dedicato alla visita dell’Etna: sono arrivato fino in cima (anche se purtroppo la Guzzi l’ho dovuta lasciare alla partenza della cabinovia! ) , ed è davvero uno spettacolo. Peccato che il tanto camminare tolga spazio alla guida, perché la strada che sale da Zafferana Etnea al rifugio Sapienza sembra un circuito x moto: larga, bell’asfalto (che in Sicilia è un po’ una rarità, purtroppo) e disegnata da uno che non può non essere un appassionato di moto.
Freno dietro sempre assente, in più ( terza magagna ) inizio a sentire uno strano rumore dalla ruota (o dai freni?) davanti, la sera in campeggio smonto un po’ di roba e credo di capire che il responsabile sia un cuscinetto del perno ruota. Niente da fare, siamo a giovedì sera, lunedì prossimo è ferragosto e ho già constatato che in questi giorni le officine sono tutte chiuse.
km 2305.
Ottavo giorno (12 agosto): sperando che il cuscinetto regga, parto per la prossima tappa, l’angolo sud-est della Sicilia, località Isola delle Correnti (zona Portopalo di Capo Passero). Giusto a metà strada, appena fuori Siracusa, su una superstrada a circa 120 km/h, il cuscinetto se ne va. L’effetto è simile a quello di una foratura prima che inventassero le gomme tubeless, la moto di colpo diventa incontrollabile, ma per fortuna è un 1100 Sport, la moto più stabile del mondo: resto in piedi, mi fermo e do un’occhiata, dal cuscinetto escono pezzi della guida delle sfere triturata, sembra anche che manchino alcune sfere. Trotterello a 30 km/h fino alla prima uscita, con la ruota che sfarfalla vistosamente e anche i freni davanti che, di conseguenza, non frenano più; disperato, trovo un’officina auto, mi ci fermo frenando coi piedi come si faceva con la bicicletta da ragazzini e imploro i meccanici di aiutarmi. Tra l’altro è quasi l’una e stanno chiudendo per il pranzo. Sulle prime mi dicono di lasciare lì la moto e tornare dopo pranzo (ed è già una pacchia, mi aspettavo che mi cacciassero via; tra l’altro in fondo all’officina vedo fare capolino una Monster S4, sta a vedere che tra i meccanici di questa officina c’è qualche appassionato motociclista…), poi decidono di cominciare a vedere che cos’è e dopo neanche un’ora il cuscinetto morto è sostituito con un altro nuovo fiammante… anzi, prelevato dalla cassa del rottame e proveniente dall’albero a cammes di una Ford Mondeo! Il tutto per l’esorbitante prezzo di 15 Euro (roba da non credersi; ho già scritto a Motoschifismo per ringraziare).
Riparto e arrivo alla meta (Isola delle Correnti, gran bel posto) neanche troppo tardi.
km 2563.
Nono giorno (13 agosto): torno verso nord fino a Siracusa e, quando ci arrivo, noto ( quarta e ultima magagna ) che anche un cuscinetto della ruota dietro (quello lato disco freno) ha deciso di imitare il collega all’anteriore: gira male e fa un brutto rumore. Provo invano a girare un po’ di officine, ma è il venerdì pre-ferragosto, e quando finalmente ne trovo una disposta a guardarci sono le dodici e mezza e i ricambisti sono già chiusi, dove lo trovo un cuscinetto di ricambio?
Decido di fare come per l’altro cuscinetto (l’esperienza insegna!): non si può riparare? Fanculo, proseguo la visita di Siracusa e incrocio le dita.
km non pervenuti
Decimo e undicesimo giorno (14 e 15 agosto): tutto bene, giro nei dintorni di Siracusa (assolutamente da vedere, oltre ai soliti posti che sono su tutte le guide, la valle del fiume Anapo e l’annessa necropoli preistorica di Pantalica) e Ragusa.
km 3076.
Dodicesimo giorno (16 agosto): mi trasferisco oltre Agrigento, a Eraclea Minoa.
km 3338.
Tredicesimo giorno (17 agosto): visito Agrigento e la Valle dei Templi.
km 3388.
Quattordicesimo giorno (18 agosto): mi sposto con armi e bagagli a Selinunte (con strizza incredibile sui tornanti in discesa che da Menfi portano verso la foce del Belice: l’asfalto sembra di vetro e, avvicinandomi al primo tornante, che gira a destra, ogni tentativo di frenare si risolve in un bloccaggio della ruota anteriore; per fortuna riesco ugualmente a impostare la curva senza invadere più di tanto l’altra corsia). Appena arrivato in centro di Marinella di Selinunte, mentre vado a 5 km/h dietro una fila di auto, la ruota dietro di colpo si inchioda (è la definitiva conferma della quarta magagna ). Il cuscinetto ha fatto la fine di quello davanti, ma da come si è bloccata di colpo temo il peggio, cioè che si sia danneggiata la coppia conica! Per fortuna proprio lì davanti abita un Guzzista (mi pare Nevada), che almeno mi aiuta a spostare la moto a lato della strada e mi dà indicazioni sui meccanici della zona. Però siamo a giovedì della settimana post ferragosto, officine chiuse fino a lunedì.
Troppo incazzato per guardare i km, ma così a occhio direi 3500-3550.
Tanto per non starmene con le mani in mano, il 19 vado in treno a Trapani e in traghetto sull’isola di Favignana, poi il 21 me ne torno a Selinunte in treno.
Diciottesimo giorno (22 agosto): alle 14 il meccanico del posto (Castelmoto di Castelvetrano, bravo e gentile) viene a recuperare il 1100 col furgone. Peccato che in questo periodo lavorano solo mezza giornata, al pomeriggio l’officina è chiusa.
Diciannovesimo giorno (23 agosto): la mattina, di buon’ora, mi presento in officina e smonto la ruota dietro. Tolta la ruota, provo timidamente a far girare a mano l’albero di trasmissione, pronto al peggio, e invece gira tutto come l’olio, era solo il maledetto cuscinetto, la coppia conica è OK! Con l’aiuto del meccanico cambio il cuscinetto, anzi già che ci siamo li cambiamo tutti e due, per un totale (compreso il recupero della moto col furgone e i due cuscinetti) di 75 Euro. Altro bell’esempio di onestà. Magicamente, anche il freno dietro torna a funzionare normalmente: evidentemente la magagna n. 2 dipendeva dalla n. 4, nel senso che il bastardo cuscinetto stava già cominciando a partire fin dalla Calabria, faceva sfarfallare la ruota, e quindi anche il disco freno, le cui oscillazioni impedivano al circuito idraulico di funzionare correttamente (infatti, come ho già detto, anche quando era saltato il cuscinetto della ruota davanti non funzionavano più i rispettivi freni).
Pronti via, me ne vado a Palermo: sono in ritardo sul programma e quindi, dopo essere passato dai ruderi del paese di Gibellina, distrutto dal terremoto del Belice del ’68, mi concedo il secondo tratto di autostrada della vacanza (il primo era stato Bergamo-Parma!). Monto la tenda all’Isola delle Femmine (un nome ingannevole, non se ne vede una…) e vado subito al porto di Palermo per prenotare la nave x Genova della sera dopo. Poi mi getto nella Palermo by night, davvero intrigante.
Troppo felice per guardare i km, ma così a occhio direi 3800
Ventesimo giorno (24 agosto): la mattina in campeggio vedo un Hayabusaro che lubrifica la catena e gli chiedo da dove viene, in un italo-inglese malcerto ma efficace quello mi risponde: da Finlandia tutto on the road except boat from Zara to Ancona!!! La mia autostima per i tanti km fatti cade sotto zero.
Palermo by day mi intriga un po’ meno della sera prima, comunque sempre molto bella e mille cose da vedere. La sera a malincuore mi imbarco.
km 3840.
Il ventunesimo giorno (25 agosto) non si conta neanche: nave Palermo-Genova, arrivo alle 17 e via in autostrada fino a Bergamo. Minaccia pioggia, quindi vado allegro e, sulle curve della Milano Genova, sono anche tentato di gettarmi all’inseguimento di una Hornettina volante che mi passa beffarda; ma poi mi chiedo: chi me lo fa fare, con borse, borsoni e 4000 km sul groppone, di rischiare la vita per star dietro a un pirla? Non mi riconosco più, sta vedere che ‘sta vacanza mi ha maturato!
km finali 4040.
Bilancio: ho lasciato in Sicilia (e ci metto anche il Piccolo Tibet-Gran Sasso) un pezzo di cuore e due cuscinetti. Ho conosciuto gente splendida, generosa, disponibile e cordiale. Ho scoperto (a 34 anni!) che una vacanza in moto (naturalmente Guzzi) & tenda, specialmente se in solitaria, è un’esperienza da fare nella vita.
P.S.: Ma ’sti cavolo di cuscinetti del perno ruota, è così comune che si rompano? Due in un viaggio di 4000 km? Forse che, in un periodo di magra, a Mandello al posto delle sfere gli operai nei cuscinetti ci mettessero le caccole del naso? Credo proprio di essermi strameritato sul campo i galloni di Gran Maestro della Loggia del Cuscinetto.
Ci si vede alle GMG (se riesco a arrivarci… mi porterò dietro un paio di cuscinetti di scorta)!
In Guzzi we trust
Andre1100Sport