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Il giorno in cui vidi la Griso

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Il giorno in cui vidi la Griso

di Mario Fedeli

Ieri 5 Agosto 2005, primo giorno di ferie (che giorno, lo ricorderò a lungo… penso di avere trovata la mia futura moto: un amore a prima vista) ero in giro con la mia piccola Breva – un anno al 29 Agosto e quasi 15000 KM.
Stavo facendo il passo San Marco – per chi non è dei luoghi: è il passo che dalla Valtellina scende in Val Brembana – e, fermo ad ammirare il paesaggio ed a scattare qualche foto, ho sentito un suono – che dico?- una musica, venire dai tornanti più a valle e tre moto zigzagare tra essi con una naturalezza quasi le moto stesse conoscessero la strada e fossero nate solo per far quella.
Non riuscivo a capire che moto potessero essere, sicuramente non delle jap, quelle stridono, nè delle tedesche… quelle frullano, ma non mi sembravono delle Ducati il cui suono è inconfondibile così come lo è il suono dell’amata Moto Guzzi; non riuscivo proprio a capire, senonchè, quando ormai avevo dato per assodato che fosse qualche ducatista smanettone e perfezzionista, con mia somma sorpresa quando mi hanno raggiunto, il cuore ha iniziato a battere a mille: sì era proprio Lei , l’ultima creazione di quel di Mandello, inconfondibile e dal vivo ancora più bella, in azione ancora più eccitante… era la GRISO, anzi non una ma ben TRE Griso, condotte dai rispettivi collaudatori i quali, riconosciuto che ero uno della famiglia, mi hanno salutato con molto entusiasmo e io a sbraccirami e saltare dalla gioia!

Allora mi è quasi scappata una lacrima per la gioia, sentendo forte quel sentimento di appartenenza che vuol dire avere una GUZZI ed essere GUZZISTA, anche perchè mi è tornato in mente che un desiderio si stava avverando: la mattina infatti attraversando Mandello sono passato davanti allo Stabilimento (è un vizio che ho quando passo da Mandello, anche prima che mi comprassi una Guzzi) e vedendolo ancora aperto (mi aspettavo di trovarlo già chiuso per Ferie invece no tutto era in fermento anche la facciata stanno riportando a nuovo così come hanno rifatto il sito… che bello rivedere tutta questo ripartire e rinascere), mi sono detto: “sarebbe bello incontrare qualche collaudatore” ed ora erano lì, con ben tre moto non ancora in produzione, niente male per il primo giorno di ferie.
Appena mi hanno passato, intuendo che si sarebbero fermati in cima al passo che distava pochissimo da lì, mi sono precipitato sù (penso di non aver mai smanettato così!!!) e arrivato in cima le ho trovate lì che facevano bella mostra di sè.

 

STUPENDE, le foto non le rendono giustizia: MERAVIGLIOSE… non ci sono termini per poter esprimere quello che provavo, ho tentato di condividere la mia grossa emozione con la persona più importante della mia vita, mia moglie Cristina, ma ahimè non c’era campo al cellulare e allora ho inziato a scattare foto per avere un ricordo.
Ho avuto anche la tentazione di salirci ma non ho osato, non per timore di essere rimproverato , ma perchè troppo belle e quindi quasi un peccato toccarle.
Con lo sguardo sempre sulle tre Griso mi mangiavo un panino al punto di ristoro mobile che sosta in cima al passo; sempre restando a due passi dalle tre – un vero peccato abbandonarle! – e le ho guardate una per una, quasi fossero diverse, quasi per vedere se c’era una differenza tra esse.
Con lo sguardo perso davanti a una delle tre mi sono sentito rimproverare da uno dei collaudatori, perchè stavo mangiando e non avevo aspettato loro per mangiare insieme al ristorante che stà poco più sotto! Ho rifiutato ma non stavo più nella pelle: dei collaudatori della GUZZI mi avevano invitato a pranzo con naturalezza, come se fossimo dei carissimi amici e ci conoscessimo da una vita… anche questo vuol dire avere una GUZZI.
Ho chiesto com’era da guidare e che particolarità aveva rispetto alla mia e uno dei tre mi ha risposto con disponibilità.
Poi a conclusione lo stesso mi ha chiesto se mi piaceva ed io gli ho risposto che vista dal vivo è molto più bella che in foto, poi scherzando mi ha detto: “allora l’anno prossimo ti vendi la Brevina e ti pigli questa e magari ci reincontriamo qui”.
Poi hanno acceso: che SUONO, che…MELODIA! Sembrava il battito di un cuore come se qualcosa di umano si risvegliasse e rendesse onore all’impegno di tutti quelli che credono e continueranno a credere in questo mito del motociclismo italiano e… in un attimo sono scomparsi dietro la prima curva dopo un ultimo saluto.
Non stavo più nella pelle, mi sono precipitato a cercare campo per il cellulare perchè dovevo raccontare a mia moglie quello che mi era capitato.

Ho provato delle sensazioni che solo in pochissimi e importanti momenti della mia vita avevo provato, è per questo che ho deciso di scrivervi, per condividere con Voi e con tutte le persone che vi seguono e amano la GUZZI, i sentimenti che ho provato e la fortuna che ho avuto; penso che mi sia capitata una di quelle cose belle che un GUZZISTA sogna gli possano succedere.

Ciao e grazie per avermi ascoltato