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Un giorno con Osvaldo

1990
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Di Maurizio ‘Ponant’ Vallebona

 

Ci sono momenti della vita in cui ti costruisci in testa l’idea che niente delle cose che potresti fare possa ancora stupirti e sorprenderti.

Oggi è domenica. Non me la sento di andare fino al raduno a bracciano. Non ho voglia di farmi travolgere dall’orda festante del raduno… So che arriverà ancora il momento per festeggiare, ma adesso no, è ancora troppo presto per me e sento che devo ancora recuperare qualcosa.

Il sole filtra dalle tapparelle, è un giorno buono per una scampagnata, una cosa tra vecchi amici io, il mio guzzi ‘Osvaldo’ e il plaid di tante scampagnate e un nuovo amico, il libro che mi porto dietro.

E, perchè no, anche un po di musica.

Oggi rispetterò tutti i limiti di velocità. Non ho fretta, non ho una sensazione. E dal momento in cui apro lo zainetto a quello in cui sento il ‘cloc’ della prima marcia del Guzzi, tutto è ovattato e impersonale.

Oggi Osvaldo è ancora più ‘rotondo’ del solito… Ronfa come un gatto al quale sto ‘grattando’ il punto giusto, si distende con quel suo pulsare ritmico regolare, abbandonato come se nient’altro ci fosse al mondo in quel momento. Osvaldo mi rimanda la ‘sua’ vibrazione, e come un grosso gattone caldo non si preoccupa di quello che sta facendo o di come lo sta facendo ma mi segue e mi asseconda in modo misurato e lievemente distaccato aumenta le fusa… e di colpo, la strada diventa il pensiero.

Non c’è nient’altro che la musica ed il calore del motore che mi trasporta e mi impone il suo ritmo da assecondare, da approfondire e riconoscere…

Canta guzzone bello canta… fammi ascoltare la tua canzone con quella nota infinita che cambia di tonalita e di ritmo al comando di una manopola… portami via con te, una cambiata dopo l’altra, e fammi dimenticare questi ultimi mesi…

Qualcosa intorno alla strada, un gioco di luci, di geometrie, di proporzioni di orizzonti che la mia vista coglie ma il mio cervello registra, mi colpisce così proseguo, su strade che conosco bene e che una mano invisibile modifica ogni stagione, sempre diverse e sempre uguali come se fossero vive, e se una strada davanti a me dicesse: ‘non ti preoccupare, ti porto al solito posto ma ti faccio fare un giro diverso’ mi fiderei di lei come di un vecchio amico dal quale è bello lasciarsi trasportare…

Osvaldo, lui, continua la sua corsa, mi chiama un pò alla volta. Mi ricorda, tenendomi per mano come sapevo guidare un tempo e come mi venisse istintivo e naturale fare certe cose… e un po’ per volta mi torna la ‘mano’ la ‘voglia’ di essere lì e fare strada… Arrivo alle salite, e la ‘coppia’ mi porta su… questo borbotto cupo ma costante mi fa salire, e ringrazio nella mente un meccanico brianzolo che con il suo talento mi regala un’emozione da lontano.

Sali guzzone, sali.

Portami ancora dove lo sguardo fissa il verde che accarezza le vallate, e svuotami la mente lasciamoci alle spalle tutto quanto. Lasciamo indietro, là nel basso nelle nebbie le mie preoccupazioni. Lasciami respirare gli odori di questo bosco, del suo fresco, dell’umido che resiste ancora dietro a ogni foglia sotto ogni muschio.

Sali Guzzone, Sali amico senza parola che dà sicurezza e calore…

Continua a salire e a cantare la tua cupa e misurata canzone che tanto bene si intona alla mia anima… fammi pensare ad una foto che ricordo, una persona in Vespa con gli amici, ad una Vespa che ho comprato e che non ho fatto in tempo a regalarti…

Oggi se fossi qui con la tua Vespa su questa strada di montagna ti starei dietro e ti accompagnerei.

Ma un po’ più da lontano, per stare lontano dagli scarichi a due tempi… E per non farti fretta. E tu saresti lì come ti vedo nella foto che mi è rimasta con i tuoi amici con la scritta “carogna 1” sul fianchetto… Io e Osvaldo li rispettiamo questi vespisti… e questo più degli altri… e intanto la cima si avvicina e mentre la strada finisce in uno spazio e mi obbliga a fermarmi, la riesco a immaginare questa Vespa che continua a salire e va in alto dove non la posso seguire…

Io mi fermo qui, sulla cima di questa montagna, con i miei pensieri, con i ricordi di quello che son riuscito a fare e con il rimpianto di quello che non c’è stato il tempo di fare… da qualche parte, lassù, c’è un gruppo di vespisti con scritto “carogna n°…” sul fianchetto e stanno andando a ballare ad una fiera di paese come ti piaceva fare quando hai conosciuto la mamma.

Buon viaggio papà.