Di Davide Pizzocaro
Io e la mia V11 Scura.
Si una Moto Guzzi, di quelle d’annata.
Decisione presa ad inizio anno. A dir la verità dovevo andarci con Impe, che poi ha dovuto dare “liscio”. Dopo una breve discussione con mia moglie: semaforo verde.
Preparazione minima, solo itinerario Michelin, d’altronde, non mi serviva altro.
Programma: andata via Norvegia e ritorno via Finlandia e Svezia, per passare dall’Europa continentale alla Scandinavia avrei fatto due ponti in Danimarca, quello tra l’isola di Fyn e Sjelland e quello sull’Oresund (Danimarca-Svezia) che, fino a sette anni fa era il più lungo d’Europa.
Lunedì 6 Giugno
Partenza ore 6.20 Bresso, appena finito un temporale. Brogeda, S. Bernadino, Breganza e poi tutta autostrada, fino in Danimarca. Arrivo ad Odensa alle 22.30.cena frugale e a letto.
Totale: km 1.462; ore di guida: 16,10 di cui 12 sotto forte pioggia.
Martedì 7 giugno
Partenza alle 8.25 da Odensa,
Tempo terso ma vento a circa 40 nodi, al traverso, ci sarà da divertirsi sui due ponti…
Primo ponte e lascio l’Europa continentale.
Secondo ponte… In effetti la moto è inclinata costantemente e devo farmi proteggere dal vento da un fuoristrada
Svezia, Malmoe, Goteborg e poi Norvegia. Oslo, il tempo tiene, si prosegue verso nord. Poche foto, guidare è una libidine e poi oggi vorrei fermarmi solo per i rifornimenti. Non sono i paesaggi il motivo per cui sono qui.
Dopo Oslo cominciano le montagne. Non sono come le nostre ma hanno il loro fascino. Sono antiche, le cime sono molto arrotondate dal tempo. Lungo i fiordi la strada è un misto velocissimo, da sballare. Faccio fatica a non fermarmi ad ogni chilometro, il paesaggio dei fiordi è stupendo con questo tempo.
Arrivo a Lillehammer che il sole comincia a calare, faccio un paio di passi di montagno (600 m), traffico scarso, proseguo per Oppdal, dormirò lì stanotte.
Totale km. 1.215; ore di guida 14.
Mercoledì 8 Giugno
partenza alle 9.55: ho fatto fatica ad alzarmi…
Inizia a piovere, niente di speciale, sono poco più che spruzzi, anche se freddi (5 gradi circa). Mentre proseguo la pioggia aumenta, fa freddo, per strada incrocio qualche camion e camper Tedesco od Olandese. Faccio quattro passi di montagna, sono abbastanza agitato, non c’è praticamente nessuno! Neve tutto intorno, nuvole basse e piove… praticamente ghiaccio! La strada fuma (si, fuma veramente, qui le riscaldano sui passi montani più freddi, con resistenze annegate nell’asfalto, almeno credo). Mi rendo conto che il mio abbigliamento non è proprio dei migliori: maglietta di cotone pesante, maglione zip di cotone (Guzzi of course…), giubbotto di pelle e cerata; sotto, Levis 501 e antipioggia senza imbottitura (zioporc… che freddo!!). Mani fradicie perché i copriguanti tengono le prime due-tre ore, poi si allagano e si inzuppano anche i guanti di pelle…Bravo, proprio ben attrezzato! Mi vengono in mente i tre tedeschi che ho incrociato in Germania: quello sì che era un abbigliamento adatto, bravi loro, stupido io, avanti lo stesso.
Finalmente un punto di riferimento per il mio viaggio: il circolo polare. Nel piazzale ci sono tre camper Tedeschi e due macchine di ragazzi locali che si fanno una birra; se ne vanno appena arrivo. Neanche un cristiano per farmi fare la foto, vabbè, no problem, faccio io.
Continua a piovere che dio la manda, sono stanco, finalmente arrivo a Moi-rana e vedo un albergo con tutti i crismi. Sono le 9.30 di sera, guido da quasi 12 ore sotto un’acqua d’inferno ed ovviamente mi pregustavo già la doccia calda ma: “I’m sorry, it’s fully booked” (Spiacenti, l’albergo è al completo).
Mi indica un albergo a 70 km che è l’unico ad avere stanze libere. Piove così forte che è da non credere. Alternative zero; un’altra ora e mezzo di guida in montagna con una serie infinita di tunnel stretti e bui, freddi come un congelatore e con parecchie buche. Arrivo a destinazione alle 22.45. Totale km 672 ore di guida: 13.
Una media devastante, sono distrutto, infreddolito e bagnato fino al midollo, il tempo sarà così anche domani, dicono i Norvegesi. Tra l’altro mi sono perso per strada i due bulloni che tengono il silenziatore destro. Ho dovuto fissarlo col fil di ferro che devo curare praticamente ad ogni buca (e sono tante!); sembra un viaggio all’inferno…basta: rinuncio!
Mando un sms a pochi intimi per l’annuncio funesto. Devo comunque arrivare ad Alta.
Giovedì 9 Giugno
Partenza h. 8.25
Continua a piovere, i Norvegesi avevano ragione, ok, tanto ho già rinunciato.
Traghetto, tempo di attesa mezz’ora, si può fare qualche foto, e bere un caffè caldo.
Il paesaggio cambia, la vegetazione diventa più rada e cominciano a vedersi le renne. Per fortuna si tengono lontane dalla carreggiata.
La pioggia cala, ogni tanto il sole si fa vedere. Mi fermo per qualche scatto.
Avanti, manca ancora un pezzo ad Alta.
Lungo la strada il tempo migliora, ancora qualche scatto, tanto adesso ho tempo.
Arrivo al Alta alle 7 di sera, albergo, mangiata con tutti i crismi e senza guardare il conto: da queste parti è facile spendere 100 Euro per una cena normalissima. Mi concedo della carne di balena, squisita. Sono triste, se non fosse stato per il tempo – ho pensato – ce l’avrei senz’altro fatta.
Qualche foto del fiordo di Alta
Totale km 747 ore di guida 9,35.
Credo sia stato in quel momento che ho deciso di proseguire. Era ancora presto quando sono andato in camera, rifocillato e asciugato ed ho deciso di proseguire.
Avrei dovuto svegliarmi presto, programmo per le 4.00 la partenza. Al Plateau di Capo Nord sono circa 260 km. Il sole, come si vede, è già in alto.
Venerdì 10 Giugno 2005 ore 3.54
Mi butto per strada a tutta manetta, trovo un tempo strano; nuvole bassissime che contornano una valle in mezzo alla quale corre la strada dritta come un righello. Fa un freddo cane e a 200 all’ora ancora di più.
Arrivo ad Hammerfest alle 6.00 ed il benzinaio è chiuso, proseguo per Honnisvag ed alle 6.30, mi scrive che apre alle 7.00. Una corsa per nulla. Non ho più benzina.
La prendo con calma e mi faccio una sigaretta con in vista l’aereoporto. A proposito, chi è capace di atterrare qui deve avere un gran manico, i piloti capiranno il perché guardando la foto. Tenete presente che, di solito, qui la visibilità è di 50 m e tira pure vento; ma oggi il tempo è discreto, a me sembra bellissimo.
Faccio rifornimento e riparto per la destinazione finale, sono 40 km, ci sono quasi!
La strada è bella, purtroppo un gabbiamo decide di fare una virata troppo vicino alle mie forcelle e… ci si stampa contro. È stupendo, bianco, con le ali grigie. Devo fermarmi per toglierlo ed adagiarlo sul ciglio della strada.
Dicono che a Capo Nord il tempo sia sempre pessimo. Quattro anni fa, in camper, con mia moglie, Irma e Silvio avevamo trovato nebbia fitta per due giorni e chi ci è stato può confermare.
Invece, man mano che proseguivo, il tempo migliorava. In vista del Plateau faccio una foto, è quel promontorio in fondo al fiordo, la meta è in vista.
Arrivo alle 7.30, le biglietterie sono chiuse, molti camper nel piazzale ma in giro due o tre persone.
Faccio qualche foto; riesco anche a trovare un Inglese che mi fa lo scatto di rito, vicino al monumento.
Vento gelido, mi riparo all’interno del edificio (bruttino, non c’è che dire) e qui, la cerniera del mio giubbotto di pelle si incastra. Non c’è verso ci perdo quasi mezz’ora ma non faccio che peggiorare la situazione; pazienza.
Sono pronto a ripartire quando sento il rumore inconfondibile di moto. Una Harley e – udite udite! – una California II!!
Ho parecchia strada da fare ed oggi è Venerdì, sono le 8 di mattina, devo arrivare almeno fino a Tornio se voglio essere a casa per Domenica prima delle 10 di sera. Sono 3.800 km.
Manetta spalancata. Praticamente tutta d’un fiato fino a Kautokenio (Lapponia); pieno, caffè e vediamo come va la gomma dietro… caz.. ! sono sulle tele, si vedono già tre strisce di tessuto!
Chiedo al service di fianco al distributore e mi dice che in “città” c’è solo una moto e nemmeno immatricolata; deve fare arrivare la gomma da Alta, sempre che ce l’abbiano.
Da Alta sono 300 km e non è detto che abbiano la gomma. Decido di continuare a 70/80 all’ora.
Telefono all’importatore Moto Guzzi di Turku che mi dice che posso proseguire fino alla “città” successiva (100 km circa) così lui mi fa avere la gomma via posta espressa. Devo solo trovare il meccanico attrezzato per montarla. Il problema è che, bene che vada, la gomma arriva Sabato, forse in tarda mattinata. In alternativa, proseguire fino a Rovaniemi, dove lui conosce un gommista attrezzato e con la gomma in magazzino – probabilmente; comunque sono 250 km a 80 all’ora.
Decido di fermarmi a Pellio; arrivo in hotel alle 20.15. Non sono stanco; incazzato, quello sì. Potevo controllare prima, potevano darmi una gomma a mescola più dura (già, ma poi sul bagnato, a 180 non sarei mica riuscito ad andare…).
Totale km 795 ore di guida 16,15
Sabato 11 Giugno
partenza ore 7.25 locali (1 in più per noi)
Arrivo a Rovaniemi. Il gommista è ancora chiuso alle 8.30 ma sembra un posto serio
Hanno la gomma che mi serve, stessa marca e modello: ma vieniiiii!!!
Cambio gomma in un ‘ora e riparto alle 10.00.
Allora: è sabato, sono le 10.00 ed ho… 3.400 km da fare. In totale ho a disposizione 36 ore per arrivare a Milano; devo assolutamente tenere presente che, il lunedì mattina ho l’aereo per Dusseldorf che parte da Malpensa alle 7.30, riunione in giornata e ritorno a casa…
Kari (l’importatore di Turku) mi consiglia di lasciare la moto a Rovaniemi, me l’avrebbe spedita a casa lui ed io avrei preso l’aereo.
Non mi andava. Non so perché, ma proprio di lasciare la Scura, dopo che siamo stati insieme sei giorni con tutto quello che era successo, non mi andava.
Decido di farla tutta d’un botto. Bisogna considerare che, anche in Svezia, ci sono i controlli di polizia e qui non scherzano niente.
Già mi è andata bene in Norvegia martedì: mi hanno fermato (andavo a 87 col limite a 60) e me la sono cavata con una ramanzina (sarebbero stati 1.000 euro, per la cronaca), non volevo perdere tempo per un’altra ramanzina o peggio.
Quindi il problema più grosso era riuscire a tenere la velocità sui 170 senza farsi beccare. Ovvio che, nei centri bisogna rallentare, ma poi, i centri non sono così tanti da queste parti.
Fino a Sundsvall tempo ok. Da lì in poi, acqua, tanta, tantissima.
Arrivo a Stoccolma alle 10 di sera, mi faccio un “big mac” (non c’era proprio altro a quell’ora) e mi preparo a passare la notte alla guida.
Arrivo a Jonkoepping alla 1 di notte circa, smette di piovere, meno male, e invece no, comincia la nebbia. Accidenti qui siamo anche più a sud ed è quindi, normalmente, buio. La nebbia è gelida, entra nelle ossa (col giubbotto senza cerniera poi…) e non si vede una mazza; di sonno neanche l’ombra, per ora.
Si fanno le sei quando divento matto, dalle parti di Malmo, per trovare un distributore con la carta di credito automatica. Arrivo al pelo. Alle 4.51 di mattina passo finalmente il ponte sull’Oresund. Il tempo è finalmente bello anche se ventoso.
Via così fino alla Germania, sonno ok.
Fino alle 11.00 non ho avuto problemi poi, un paio di colpi di sonno mi hanno obbligato ad una sosta che non fosse solo per il pieno.
Un paio di telefonate per informare la dolce mogliettina ed un panino. Incontro un motociclista tedesco. Quando gli dico da dove vengo mi guarda strano e non pare crederci molto. Francamente, non ci credo neanch’io.
Sono le 13.30 e sono a Kassel, in piena Germania. Traffico tanto, pioggia violenta a tratti e sono stanco, parecchio.
Dopo la fermata a Kassel decido di smanettare un po’. D’altronde, se non lo fai in Germania…
Soddisfazione maxima passare la polizia a più di 200. Curvoni da paura, veramente divertente.
Fino a Breganza, guidare è un piacere.
A Breganza, in prossimità delle montagne, temporale stile diluvio universale. Dura poco ma è violentissimo. Per fortuna mi premia con un incredibile arcobaleno tridimensionale che non mi ricordo di aver mai visto prima!
Sul S. Bernardino freddo ma niente di speciale. Dopo il passo l’ultimo rifornimento e poi, via fino a casa dove arrivo alle 21.30.
Tutto qui, niente di più e niente di meno.
Esperienza grandiosa, posti favolosi, peccato per il tempo, peggio di così non poteva essere; moto grandiosa (chi mi tocca la V11 lo sego in quattro!), grande Kari, senza il suo aiuto, sarei ancora in Lapponia.
Mia moglie, poi, è stata semplicemente grande: sopportare un marito che, a 40 suonati, ha ancora la sindrome di Peter Pan, non deve essere facile, mentre per lei sembra sempre una gioia. Anche se mi è mancata, è meglio che non sia venuta: troppo freddo, troppa acqua, troppe ore in moto; troppo di tutto, se non ti piace guidare.
Non voglio fare un libro e quindi mi fermo qui anche se di cose da raccontare ne avrei un vagone.